Il gruppo delle isole Spratly è un vasto territorio composto da una miriade di isole, atolli e barriere coralline situato nel Mar Cinese Meridionale (1). Sono un arcipelago giacente sul 10° parallelo, tra le coste del Vietnam e delle Filippine.
Dal punto di vista amministrativo esse rappresentano uno dei distretti del Vietnam, il Distretto di Truong Sa.
L’arcipelago si estende per oltre 410.000 chilometri quadrati e la sua complicatezza riguarda non solo l’aspetto geografico e ambientale ma anche quello politico.
È un territorio fondamentalmente inospitale ma che desta grande interesse da parte degli Stati del Sud-Est asiatico per le sue risorse energetiche; infatti le isole Spratly “galleggiano” su un mare di petrolio e di gas naturali!
La prima indicazione che le isole Spratly fossero molto più che un semplice insieme di atolli è avvenuta nel 1968, quando il Ministero per le Risorse Geologiche Cinese stimò che l’arcipelago contenesse 17.7 miliardi di tonnellate di petrolio.
Più della metà del traffico mondiale delle petroliere e delle portacontainer transita attraverso il Mar Cinese Meridionale, i cui fondali racchiudono le più grandi riserve di petrolio e di gas (2). E proprio per questo motivo le isole di questo bacino sono al centro di una disputa tra i Paesi che vi si affacciano e cioè il Vietnam, le Filippine, la Cina, Taiwan, la Malaysia e il Sultanato del Brunei (3). Negli ultimi trent’anni questi Paesi si sono ripetutamente scontrati, anche con le armi, per acquisire posizioni di vantaggio in una competizione senza esclusione di colpi che vede avvantaggiata la Cina.
Breve descrizione degli sviluppi nell’area nel corso degli ultimi trent’anni
Nel 1974, dopo che il Vietnam ha permesso alle società petrolifere occidentali di esplorare le isole Paracelso, la Cina ha reagito occupando parte delle isole militarmente.
Nel maggio 1976 le Filippine hanno scoperto, non lontano dalle coste di Palawan (una sua regione confinante con le isole Spratly), dei giacimenti petroliferi che a tutt’oggi le forniscono il quindici per cento del petrolio consumato dal Paese.
Nel 1984 il sultanato del Brunei ha stabilito una zona di pesca economica esclusiva a sud delle isole Spratly, ma senza reclamarne la sovranità, per evitare dei contenziosi con la Cina e il Vietnam.
La situazione nell’area è diventata più tesa tra il 1988 e il 1992, quando Pechino ha continuato la sua opera di occupazione delle isole. Nel 1992 la Cina ha iniziato ad usare lo strumento economico. La CNOOC (China National Oil Offshore Corporation) (4) ha siglato un contratto con la Crestone Energy, una società petrolifera americana, per esplorare il blocco di Wan-an Bei 21, nel Mar Cinese Meridionale, che copre un’area di 25.155 chilometri quadrati e che include una porzione delle isole Spratly. Parte della zona di esplorazione della Crestone Energy includeva però anche i blocchi 133 e 134 di sovranità vietnamita, dove erano già in corso delle esplorazioni da parte di compagnie vietnamite e americane (5). Questa vicenda portò i due stati ad un ulteriore contenzioso diplomatico, dove ognuna delle parti chiedeva all’altra di cancellare il suo contratto con la compagnia petrolifera (6).
Soltanto nel 2002 si è arrivati ad una soluzione: la Cina e i Paesi facenti parte dell’ASEAN hanno siglato un accordo che rifiuta il confronto militare e promuove l’impegno per la ricerca di una soluzione pacifica per i contrasti riguardanti il Mar Cinese Meridionale.
Questo mare è stato il teatro anche di ripetuti scontri in alto mare tra le forze navali americane e quelli cinesi. Gli Stati Uniti hanno più volte denunciato l’aggressività della flotta cinese, mentre i cinesi accusano la flotta americana di invadere ripetutamente il loro territorio marittimo. Tutto ciò avviene a causa di una diversa interpretazione del diritto marittimo; infatti il Mar Cinese Meridionale, considerato una zona economica esclusiva dai cinesi, è in realtà un mare popolato da una serie di isolotti inabitati. Negli ultimi mesi la Cina ha intensificato la sua presenza nell’area, inviando le proprie navi a pattugliare le isole Spratly e Paracelso, ufficialmente per impedire la pesca illegale. Per contro, gli Stati Uniti rivendicano il loro diritto di transito nell’area, garantito dalla Convenzione per il Mare delle Nazioni Unite.
La strategia cinese per quanto riguarda il Mar Cinese Meridionale è quella di evitare conflitti regionali sino a che la Cina non ha costruito un vantaggio tale, inteso soprattutto in termini di forze armate, da potersi poi permettere di dettare le sue preferenze da una posizione di forza, con la speranza che gli avversari finiscano poi per cedere senza neanche combattere.
L’interesse all’egemonia nel Mar Cinese Meridionale è dovuto anche al fatto che la Cina si preoccupa della sicurezza di questo mare e del vicino Stretto di Malacca, entrambi importanti perché rappresentano luoghi strategici per il sistema internazionale marittimo in quanto in essi sono tracciate le rotte commerciali che collegano l’Oceano Indiano all’Oceano Pacifico, rotte usate per il trasporto di petrolio verso la Cina.
* Carla Pinna è dottoressa in Scienze politiche (Università di Cagliari)
(1) Il Mar Cinese Meridionale è costellato da oltre duecento tra isolette e scogli, la maggior parte dei quali sono concentrati a nord negli arcipelaghi delle isole Paracelso e a sud in quello delle isole Spratly, la cui superficie complessiva non raggiunge le tre miglia quadrate.
(2) L’arcipelago delle isole Spratly, insieme al corridoio del Wakham, costituisce il principale canale di transito delle petroliere dell’intera regione dell’Estremo Oriente. Il venticinque per cento del petrolio mondiale passa attraverso questa zona.
(3) Il Brunei è l’unico Stato a non avere una presenza militare nell’arcipelago.
(4) La CNOOC fa continue esplorazioni nel Mar Cinese Meridionale perché è importante non solo per le sue riserve di gas naturale ma anche perché è una regione strategica perché collocata vicino a Shanghai, l’area con il più alto tasso di crescita economica dell’intera Cina.
(5) PetroVietnam e Conoco Phillips Vietnam Exploration and Production, quest’ultima sussidiaria della società petrolifera americana Conoco Phillips.
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