Il romeno Vasile Lovinescu (1905-1984) fu uno scrittore fecondo, praticamente sconosciuto al pubblico italiano se non fosse per alcune sue opere pubblicate dalle Edizioni all’insegna del Veltro (La Dacia iperborea, La Colonna Traiana, Vremea) e per un profilo bio-bibliografico contenuto in un saggio uscito presso la stessa casa editrice (C. Mutti, Eliade, Vâlsan, Geticus e gli altri). In ogni caso, la vita di Lovinescu, trascorsa nello studio e nella meditazione, è povera di eventi che possano interessare il biografo; l’unica sua apparizione nella vita pubblica si colloca nel 1940, quando ricoprì la carica di sindaco legionario nella sua città natale, Fălticeni, nel nord della Moldavia romena.
Nel 1934 Lovinescu iniziò una corrispondenza epistolare con René Guénon che venne interrotta solo nel 1940, a causa degli eventi bellici del secondo conflitto mondiale. Dalle lettere che Guénon inviò allo scrittore romeno e dalle note esplicative con cui esse sono state corredate dall’editore del presente volume, affiorano interessanti e talvolta inedite informazioni su varie personalità della vita politica (le regine romene Elisabetta e Maria, il terzo Agha Khan, Alberto I di Monaco, David Lloyd George, Philip Sassoon, Eleftherios Venizelos, Georges Benjamin Clemenceau, Édouard Herriot ecc.); su episodi come l’ascesa del Principe di Wied al trono d’Albania; sulle attività di ambigui personaggi del mondo degli affari come il “Napoleone del petrolio” Henri Deterling o come il protagonista dello scandalo di Panama Cornelius Herz ecc.
Tra gli esponenti di quest’ultima categoria, nel carteggio Guénon-Lovinescu viene fatto oggetto di particolare attenzione Basil Zaharoff, il banchiere, mercante d’armi, petroliere, magnate della stampa, proprietario di case da gioco, agente dello spionaggio inglese e, come spesso accade in casi analoghi, “filantropo”, che compare nei Cantos XVIII e XXXVIII di Pound sotto il nome di “Metevsky”.
Zaharoff, che aveva convinto Clemenceau a stipulare con Alberto I di Monaco una convenzione sul Casinò di Montecarlo che confluì nell’art. 436 della Parte XV del Trattato di Versailles, avvalendosi della complicità della Società Teosofica nel periodo fra le due guerre mondiali tesseva le sue trame in Romania, attratto nel paese danubiano dal profumo dei pozzi di petrolio. Perciò non è escluso che pensasse anche a lui Indro Montanelli, quando alla vigilia della rivoluzione legionaria inviò al “Corriere della Sera” una corrispondenza da Bucarest che iniziava così: “Un torbido mondo di furbi ebrei, di inglesi intriganti, di francesi accaparratori, di falsi giornalisti, di banchieri senza scrupoli e di politicanti è in via di liquidazione” (I. Montanelli, Da inviato di guerra. Lo squadrismo romeno, Edizioni di Ar, 2018, p. 19).
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