Fonte: http://www.southasiaanalysis.org/papers44/paper4336.html


Osservazioni preliminari

La Regione del Medio Oriente in termini di rivalità strategica tra i leader mondiali, ha visto almeno tre fasi significative negli ultimi 65 anni. Durante la Guerra Fredda era l’arena di confronto tra le superpotenze Stati Uniti ed Unione Sovietica. Nell’era post-Guerra Fredda dagli anni ’90 fino alla metà degli anni 2000, gli Stati Uniti hanno avuto il predominio incontrastato sul Medio Oriente, assieme al predominio globale.

Dal 2005, la Russia dell’allora presidente Putin, nel tentativo di ristabilire il suo punto d’appoggio strategico nella regione, ha compiuto incursioni strategiche in Egitto, Israele, Giordania, Qatar e più significativamente in Arabia Saudita.

La Cina con la sua crescente Potenza Nazionale, nello stesso tempo, ha anche stabilito sostanziali relazioni strategiche con l’Arabia Saudita e l’Iran. La Cina aveva puntato prevalentemente sul Medio Oriente, non solo sulla sicurezza energetica, ma anche sulle partecipazioni strategiche relative alle sue aspirazioni di status di potenza globale.

Questo è il quadro strategico che si aveva fino a poco tempo fa, ed ora promette di cambiare con la rivoluzione politica che ha avuto luogo in Egitto, e le cui potenti ragioni di fondo possono diffondersi nel resto del mondo arabo.

La repentinità della rivoluzione politica in Egitto non è nulla di nuovo. Il Medio Oriente è storicamente stato travolto da tali eventi strategici e politici, che non fossero stati previsti o letti correttamente dalle dirigenze politiche e d’intelligence delle principali potenze che hanno interessi importanti in questa regione.

La rivoluzione iraniana del 1979 non ha inghiottito tutto il Medio Oriente, essendo l’Iran non solo uno Stato non-arabo, ma anche uno Stato sciita. Inoltre, qualsiasi effetto a catena della rivoluzione iraniana era e sarebbe stata brutalmente repressa dai regimi autoritari che fiorirono nel mondo arabo, e che erano strettamente legati agli Stati Uniti.

La Rivoluzione dell’Egitto del 2011 ha avuto luogo nel più potente Stato arabo del Medio Oriente e sta dimostrando di essere uno stimolatore e un modello per simili sconvolgimenti politici nel resto del mondo arabo e del Medio Oriente troppo. Il mondo è cambiato e così anche l’ambiente politico in Medio Oriente, dove il dominio indiscusso di monarchie dispotiche e regimi autoritari del Medio Oriente non possono più continuare incontrastato.

Le dinamiche di potere in Medio Oriente si sono ulteriormente modificate con la Turchia, che da pilastro dell’architettura di sicurezza degli Stati Uniti, ha allentando i legami con gli Stati Uniti e Israele e si è sempre più avvicinata a Iran e Siria. L’Iran non ha potuto essere domato dagli Stati Uniti negli ultimi tre decenni e continua a turbare i pianificatori strategici degli Stati Uniti. E in questa sorta di ambiente di sicurezza del Medio Oriente, Russia e Cina sono in attesa dietro le quinte per sfruttare le aperture in modo conseguente, per favorire i loro interessi strategici.

Le dinamiche dei cambiamenti in atto in Medio Oriente, dettano la revisione del gioco del potere strategico che potrebbe prendere forma in vista delle sfide notevoli che Stati Uniti, Russia e Cina affrontano in Medio Oriente.

Il presente articolo intende analizzare le seguenti prospettive in Medio Oriente:

Stati Uniti: sfide politiche e strategiche nelle dinamiche dei cambiamenti in Medio Oriente

L’interesse strategico attuale della Russia in Medio Oriente

Cina: il dilemma strategico in Medio Oriente

Il gioco di potere di Stati Uniti, Russia e Cina nelle dinamiche dei cambiamenti nel Medio Oriente: prospettive

Stati Uniti: sfide politiche e strategiche nelle dinamiche dei cambiamenti in Medio Oriente

Il nucleo degli interessi strategici degli Stati Uniti in Medio Oriente, ne hanno determinato la formulazione politica e strategica, e tra questi in particolare vi sono (1) la sicurezza di Israele; (2) il controllo del petrolio e delle notevoli risorse energetiche del Medio Oriente; (3) Assicurarsi le rotte petrolifere marittime e i passaggi strategico attraverso cui queste rote vitali passano; (4) prevenire il sorgere di una qualsiasi potenza regionale ostile agli Stati Uniti e i loro alleati, o che controlli le risorse energetiche della regione.

Nel perseguimento di questi interessi strategici fondamentali, gli Stati Uniti hanno stretto accordi strategici con Egitto, Giordania, Arabia Saudita gli sceiccati del Golfo e il Sudan. Israele è stato il perno strategico degli Stati Uniti nella regione.

Sopratutto gli alleati arabi degli Stati Uniti sono a rischio di sconvolgimenti politici oggi, a seguito della Rivoluzione dell’Egitto del 2011. Il processo di sconvolgimento politico è già in corso, nonostante le concessioni da 25.ma ora ai popoli da parte dei regimi dispotici. La loro esistenza politica come leve strategiche e politiche sfruttate dagli Stati Uniti, che hanno assicurato il perpetuarsi di tali regimi dispotici, è fragile e viene diluita dal declino percepito del potere statunitense.

I fattori strategici finora prevalenti, nelle formulazioni e nelle relazioni politiche degli Stati Uniti nella regione, erano considerazioni di ordine politico immateriale, ed erano sussunti finché i regimi dispotici amichevoli erano al loro posto, potendo con ciò facilitare il perseguimento degli interessi strategici degli Stati Uniti.

Ma con il mutamento del quadro politico in Medio Oriente, che sarà probabilmente meno esigenti e meno sensibile agli interessi strategici degli Stati Uniti, la sfida per gli Stati Uniti di oggi richiederà la trasformazione completa delle loro strategie politiche. La capacità politica di gestire dei regimi democratici arabi potrebbe essere oggi un imperativo degli USA.

I paesi arabi possono ora essere più tentati di seguire l’esempio dell’Arabia Saudita, che dopo l’11 settembre 2001 ha fatto ricorso ad una “strategia di copertura contro gli Stati Uniti” attraverso la definizione di partnership strategiche con la Cina e gli Stati Uniti.

L’ambivalenza strategica dei nuovi regimi arabi, che molto probabilmente andrebbero al potere, sfiderebbe i postulati di base della vigente politica negli Stati Uniti in Medio Oriente e l’attuale architettura di sicurezza degli Stati Uniti nella regione.

Si può discutere se dei transitori regimi militari appoggiati dagli Stati Uniti, come quello instauratosi in luogo in Egitto, in attesa di elezioni democratiche, saranno in grado di fornire stabilità e continuità nel salvaguardare gli interessi strategici degli Stati Uniti.

Sulla scia della rivoluzione in Egitto del 2011 e della tempesta che si ripercuote in altri paesi arabi, dove è già in atto, gli Stati Uniti sarebbero seriamente sfidati nel creare nuovi rapporti di sicurezza e politici con i nuovi regimi arabi emergenti.

Il compito di cui sopra, diventa molto più difficile per gli Stati Uniti, quando l’ambivalenza strategica degli Stati Uniti con due grandi ex-alleati nella regione, in particolare l’Arabia Saudita e la Turchia, viene presa in considerazione. Gli Stati Uniti avrebbero difficoltà a trovare risposte alle loro politiche nel garantire la sicurezza di Israele.

L’interesse strategico attuale della Russia in Medio Oriente

La Russia, a differenza degli Stati Uniti e della Cina, non dipende dal Medio Oriente per la sua sicurezza energetica, avendo consistenti risorse energetiche proprie e che di fatto garantisce la sicurezza energetica dei paesi europei e altrove. Quindi, in termini di interessi strategici centrali nel Medio Oriente, questi non ruotano intorno alla sicurezza energetica o alla difesa dei corridoi per le esportazioni del petrolio.

Durante l’era post-Guerra Fredda, la Russia potrebbe contare solo sull’Iran in Medio Oriente. Oggi la Russia ha compiuto incursioni strategiche e può contare su Arabia Saudita e Turchia, due importanti nazioni del Medio Oriente. Con l’Arabia Saudita ha sviluppato forti legami politici ed di difesa, firmando un accordo di 2 miliardi di dollari USA in armi. La Turchia, come risultato del cambiamento nelle direzioni della politica estera, ha stabilito forti legami in termini di accordi di transito degli oleodotti.

La Russia ha anche buoni rapporti con l’Egitto, la Giordania e il Qatar. Il punto da notare è che oggi la Russia intrattiene buone relazioni con tutti i paesi del Medio Oriente che costituiscono la ragnatela di rapporti di sicurezza progettata per garantire la sicurezza degli interessi strategici fondamentali statunitensi in Medio Oriente.

La Russia ha anche stretti rapporti di collaborazione nella difesa e modifica dell’equipaggiamento militare di origine russa e di produzione in comune di attrezzature, come gli UAV. Ma la maggiore partecipazione russa nel Medio Oriente oggi, è quella di controllare i prezzi mondiali del petrolio, in una combinazione disposta sostanzialmente con l’Arabia Saudita, e sui prezzi del gas naturale con il Qatar. In questo modo, la Russia ottiene la sostanziale leva strategica nei giochi di potere in Medio Oriente.

Cina: il dilemma strategico in Medio Oriente

Dopo gli Stati Uniti, la Cina deve affrontare grandi dilemmi strategici nel Medio Oriente. Gli interessi strategici della Cina in Medio Oriente sono di origine recente, essendo la Cina priva di precedenti legami storici con le nazioni arabe. Anche durante la Guerra Fredda, la Cina non figura nel calcolo strategico delle nazioni arabe e del Medio Oriente.

La Cina, in un modo che può essere definito come ‘attore esterno irresponsabile‘, nel senso che ha introdotto missili balistici a gittata intermedia a testata nucleare, prima in Arabia Saudita e poi in Iran. Entrambi questi sviluppi sono palesemente anti-USA nella progettazione e stimolazione di una gara missilistica in Medio Oriente. La Cina è attualmente un alto interesse in Medio Oriente, in relazione alla sua sicurezza energetica, con una dipendenza schiacciante dall’Arabia Saudita. Come gli Stati Uniti, la Cina era felice di fare affari con monarchie e regimi autoritari del Medio Oriente. E’ poco qualificata ad occuparsi di diritti umani e di democrazia, che gli Stati Uniti erano periodicamente inclini a predicare alle nazioni arabe. In realtà la Cina era fortemente propensa a sostenere il mantenimento al potere del presidente Mubarak in Egitto, nel recente sconvolgimento politico.

La Cina ha tuttavia due dilemmi strategici nel Medio Oriente. Nella bagarre tra potenze intra-regionale per la preminenza regionale, la Cina si ritrova dietro a due potenti rivali, vale a dire, Arabia Saudita e Iran. La Cina non può permettersi di perdere l’Arabia Saudita con la dipendenza notevole dalle sue forniture di petrolio. La Cina conta pesantemente sull’Iran per il sostegno nelle sue politiche dell’Asia centrale, e anche come conveniente punto di pressione strategico contro gli Stati Uniti. Non è senza ragione che la Cina ha tenuto più decisamente a favore dell’Iran contro gli Stati Uniti, più anche della Russia.

Il secondo dilemma strategico della Cina è che, nonostante la sua crescente potenza militare, la Cina non è ancora in grado di proiettare la propria potenza in Medio Oriente, e ciò la priva di significative leve strategiche e politiche da sfruttare nel gioco di potere in Medio Oriente. Quindi di tutti i tre attori globali coinvolti nel gioco di potere in Medio Oriente, la Cina si trova ancora in una condizione insufficiente per poter giocare un ruolo di potere tale da rafforzare significativamente il proprio status di potenza globale. L’argomento spesso ripetuto che la Cina ha sfruttato con successo il suo ‘soft power‘ per rafforzarsi in Medio Oriente, è piuttosto debole, perché in ‘soft power’, in ultima analisi, è meno forte della ‘potenza bruta’, in una regione che non porta a rafforzarla nel gioco di potere strategico.

Il gioco di potere di Stati Uniti, Russia e Cina nelle dinamiche dei cambiamenti nel Medio Oriente: prospettive

Il gioco di potere in Medio Oriente di queste tre potenze leader, nel calcolo strategico globale necessariamente a livello macro, deve tener conto dell’equilibrio tra i loro giochi di potere, a livello globale e in altre regioni. Solo delle prospettive possono essere acquisite da tale analisi laterale

I rapporti Stati Uniti-Russia non possono essere tutti così strategicamente positivo, soprattutto perché l’establishment politico degli Stati Uniti soffre ancora delle fissazioni da guerra fredda. Due presidenti degli Stati Uniti che si sono succeduti, hanno sottolineato la necessità di resettare le relazioni USA-Russia. I paesi europei hanno fortemente sostenuto la concessione di ‘status di partner’ nella NATO alla Russia. La Russia ha cooperato con gli Stati Uniti e l’Occidente in una serie di questioni cruciali. Non si può dire che la Russia ha adottato posizioni contraddittorio o ha fatto ricorso alla politica del rischio calcolato contro gli Stati Uniti.

Le relazioni Stati Uniti-Cina, nonostante la retorica che scaturisce da Washington e Pechino, sono molto diffidenti e si può giustamente dire che sono contraddittorie. L’US National Military Strategy 2011 è un documento che fa sia riferimenti diretti che messaggi impliciti, dimostrando ampiamente che la Cina appare come la prima minaccia militare agli Stati Uniti. La Cina negli ultimi due anni in modo più visibile, ha adottato posizioni militari contraddittorie con gli Stati Uniti, in Asia orientale, oltre a ricorrere alla pericolosa politica delle minacce di guerra e del rischio calcolato.

Gli Stati Uniti, come potenza dominante nel Medio Oriente, fino ad oggi, e la cui prevalenza può essere diluita dai rivolgimenti politici che potrebbero eruttare in Medio Oriente, sarebbero ovviamente costretti a cercare partner strategici per mantenere il Medio Oriente stabilizzato. Tra la Russia e la Cina, la Russia sarebbe un partner più forte e stabile per gli Stati Uniti, in Medio Oriente e nel Grande Medio Oriente.

Gli Stati Uniti devono riconoscere che la Cina avrebbe preferito che gli Stati Uniti fossero ancora una volta impantanati in Medio Oriente e che distogliessero l’attenzione dalla sicurezza e dalla strategia in Asia Orientale. Gli Stati Uniti s’erano da poco rivolti all’est asiatico con spirito di rivincita, come i cinesi vorrebbero far credere. Nei calcoli strategici della Cina, il Medio Oriente rappresenta un forte “punto di contro-pressione strategica” contro gli Stati Uniti, in relazione alla diluizione della riaffermazione della superiorità strategica degli Stati Uniti in Asia orientale.

Nel Medio Oriente, mentre la Cina potrebbe avere fatto dei progressi in Arabia Saudita e Iran, la Russia ha un relativamente più ampio abbraccio strategico del Medio Oriente, nel suo complesso, incorporandosi nella fascia settentrionale di Turchia, Siria, Israele ed anche l’Iran.

Gli Stati Uniti hanno buone possibilità di recuperare il loro predominio strategico originale in Medio Oriente, con due accorgimenti, il primo è che gli Stati Uniti, spinti dalla corrente delle dinamiche delle mosse politiche del Medio Oriente, devono essere nella “parte giusta della storia”. E trasformare le loro esistente formulazioni politiche e strategiche.

La seconda avvertenza è che gli Stati Uniti, da soli, non possono assumersi il compito della stabilità e della sicurezza del Medio Oriente, o in altre regioni. Questa è ancora sottolineato nel documento US National Military Strategy 2011. Come ho sottolineato nei miei scritti, gli Stati Uniti devono cooptare la Russia per la sicurezza globale, ed il Medio Oriente è il perno centrale per l’inizio di questa strategia.

Osservazioni conclusive

Dopo quasi 20 anni, il Medio Oriente è in un momento determinante di fermento politico che, se non abilmente gestito dagli Stati Uniti, può influire vitalmente sul continuo radicamento effettivo strategico degli Stati Uniti nella regione. Se gli Stati Uniti danno il Medio Oriente per scontato, correranno il rischio di deviare dal loro interesse primario sulla montante minaccia cinese in Asia orientale contro gli Stati Uniti e i loro alleati.

In Medio Oriente, gli Stati Uniti e la Russia hanno buone possibilità di arrivare a una certa convergenza strategica nel promuovere la sicurezza e la stabilità in Medio Oriente. A tal fine le dinamiche del cambiamento strategico in Medio Oriente, suggeriscono che un sostanziale azzeramento delle politiche e delle strategie degli Stati Uniti, nel loro approccio verso la Russia, è imperativo per poter collaborare congiuntamente per garantire la pace e la sicurezza in Medio Oriente.


* L’autore è un analista di Relazioni Internazionali e Affari Strategici

Traduzione di Alessandro Lattanzio

http://www.aurora03.da.ru

http://www.bollettinoaurora.da.ru

http://sitoaurora.xoom.it/wordpress/


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