La mondializzazione e l’universalizzazione della Società Internazionale non vogliono dire omogeneità priva di problemi. Al contrario. Quello che si percepisce, attualmente, è che i problemi della Società Internazionale sono veramente globali. Il collasso di una porzione della Società Internazionale è probabile che induca, nel complesso, a trasformazioni significative.
D’altro canto, le tematiche vincolate alle popolazioni rappresentano grosse sfide per la stabilità dei Rapporti Internazionali, soprattutto perché la crescita demografica è direttamente vincolata al problema del sottosviluppo e ai flussi migratori – particolarmente dai paesi più poveri verso i paesi più ricchi.
I livelli di sviluppo economico e di crescita demografica e i rapporti tra questi fattori sono, pertanto, variabili di una rilevanza molto importante per l’analisi dei Rapporti Internazionali nell’odierna società globalizzata.
I RAPPORTI INTERNAZIONALI NEL MONDO CONTEMPORANEO
Gli ultimi decenni del XX secolo sono stati contrassegnati dall’intensificazione dei rapporti tra i popoli, sotto una forma mai vista in precedenza. Le distanze si restringono sempre di più, il tempo e lo spazio perdono il significato che poteva avere per i nostri genitori o nonni e – gli individui presenti nei diversi luoghi del pianeta- prendono coscienza del fatto che “la minore distanza tra due punti è come quella di un tasto nella tastiera”.
Il secolo XXI ha portato con sé grandi conquiste: il mondo è più piccolo, globalizzato, fisicamente ed elettronicamente interconnesso; le frontiere perdono la loro rilevanza; il sistema internazionale è sempre più integrato; la tecnologia raggiunge milioni di persone e non esistono limiti per la conoscenza. L’ultimo secolo del secondo millennio ha assistito un’evoluzione tecnologica inimmaginabile!.
Attori
Cento anni fa lo Stato era l’unico protagonista sulla scena internazionale. Gradualmente andarono incorporandosi altri attori, come le decine di Organizzazioni Internazionali (d’ora in poi OI), le quali sono attori governativi interstatali e agiscono nei più diversi settori – da quello della sicurezza regionale a quello della salute e dello sviluppo. Attualmente, esistono più di 250 OI. Inoltre, incominciarono a sorgere altri attori che convivono tra di loro, influenzandosi reciprocamente e il proprio sistema.
Dalla seconda metà del XX secolo, gli individui iniziarono a riunirsi e a formare gruppi d’influenza intorno alle tematiche più svariate. I gruppi si strutturarono in Organizzazioni Non Governative (ONG), le quali, dal loro canto, si organizzano in grandi movimenti internazionali e sulle quali – in teoria – gli Stati non interferiscono nella loro costituzione. Si può anche percepire un avvicinamento significativo tra persone di diverse parti del globo, soprattutto per quanto concerne lo sviluppo dei mezzi di trasporto e, principalmente, i mezzi di comunicazione – fondamentalmente Internet. In questa maniera questi gruppi diventano attori rilevanti della scena internazionale, con un’influenza pari a quella di molti Stati nazionali. I principali settori di lavoro di queste ONG sono: ambiente, diritti umani, cooperazione, cultura, assistenza economica, umanitaria e sociale, e altri ancora.
Tra gli attori non-governativi interstatali si devono anche prendere in considerazione le aziende multinazionali e transnazionali. È così che arriviamo al secolo XXI con una Società Internazionale nella quale queste organizzazioni private, dedite al ricavo lucrativo, si trovano tra gli Attori di maggiore influenza nel sistema. Alcune di esse sono più influenti di molti Stati sovrani. L’integrazione delle grandi aziende multinazionali, tramite la formazione di enormi conglomerati, fa sì che i vincoli con lo Stato, dove hanno sede le loro case madri, perdano spazio di fronte agli interessi economici in altre regioni. In altre parole, queste aziende rappresentano sempre di meno gli Stati dai quali ebbero origine.
Anche gli Stati si sono associati. Ciò si riflette nell’aumento della cooperazione internazionale e dell’interdipendenza tra gli attori statali con accordi di libero commercio e la formazione di grandi blocchi economici. Nel XXI secolo, le barriere tra le nazioni vicine cadono e vecchi rivali diventano importanti alleati.
Infine, nella Società Internazionale contemporanea, si vive la preminenza dell’individuo. Nei nostri giorni, la condizione umana riceve una maggiore attenzione da parte della comunità internazionale. I rapporti internazionali nel XXI secolo considerano l’essere umano, in quanto ente individuale, un Attore con sempre maggiore influenza e importante. Con l’avvento di Internet, dei sistemi di comunicazione globale, un uomo solo o piccoli gruppi di persone in differenti parti del mondo può colpire il sistema in modo significativo.
Dai grandi operatori e speculatori del mercato finanziario internazionale, ai terroristi, “hackers”, piccoli investitori e persino elettori – che possono fare pressione ai loro governati mediante messaggi elettronici. Da qui il rilievo che possiede, nel Diritto Internazionale, la protezione internazionale dei Diritti Umani. Sempre di più prende maggiore forza l’idea che tutti gli uomini e le donne, indipendentemente dalle loro differenze di nazionalità, razza o genere, formano parte di una stessa e unica umanità.
EQUILIBRI DI POTERE
È importante analizzare la strutturazione del Sistema Internazionale dalla prospettiva dell’unipolarismo, bipolarismo o multipolarismo, in diverse epoche e sottostrutture. Per fare ciò è necessario avere presente gli avvenimenti importanti che segnarono il percorso dei Rapporti Internazionali dell’Era Moderna, tra i quali sono imprescindibili sottolineare:
▪ Conferenza di Westfalia (1648)
▪ Rivoluzione Francese (1789)
▪ Congresso di Vienna (1815) e l’Accordo Europeo
▪ Rivoluzione Industriale e Neocolonialismo, a partire del secolo XIX
▪ Prima Guerra Mondiale
▪ Guerra Fredda
▪ Rivoluzione Russa e la nascita dell’Unione Sovietica
▪ Periodo tra le due guerre (1919-1939)
▪ Seconda Guerra Mondiale
▪ Guerra Fredda
▪ Collasso del blocco
In questo momento, è imprescindibile analizzare e capire il sistema internazionale mediante le sue sottostrutture – politica, economica, sociale, giuridica, militare-strategica – degli attori coinvolti nel processo – che da molto tempo non sono più gli Stati nazionali, bensì oggi includono le organizzazioni internazionali, le organizzazioni non governative, l’opinione pubblica, i partiti politici, le aziende multinazionali e, certamente, i propri individui, le “forze profonde” che influenzano i comportamenti degli attori – l’economia, ma anche gli aspetti ideologici, culturali, tecnologici e strategici – e, infine, le forme nelle quali si svolgono le interazioni all’interno di queste strutture – o sottosistemi – e tra di esse.
Con il collasso dell’URSS e la fine della Guerra Fredda, aleggiava l’idea che il pianeta – finalmente – sarebbe arrivato a un Ordine nel quale la pace si sarebbe raggiunta e i rapporti internazionali non avrebbero avuto più – nella guerra – uno dei loro aspetti centrali. Il decennio del 1990 ha dimostrato che queste aspirazioni erano ancora un’utopia. I conflitti regionali, le guerre civili, le crisi istituzionali nelle diverse parti del mondo, facevano trasparire che non può esistere il vuoto di potere. Il secolo XX è finito in maniera ancora più complessa e conflittuale di come era iniziato.
Il secolo XXI inizia con l’argomento della sicurezza internazionale come una delle questioni centrali. Ciò si deve, soprattutto, alla nuova politica estera dei Sati Uniti, dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. La priorità della Potenza egemonica sarebbe la difesa dei suoi interessi e la sicurezza dei suoi cittadini, ovunque essi fossero minacciati. E il governo di George W. Bush, lasciò in chiaro nella crociata internazionale che gli USA avevano intrapreso che chi non era con loro sarebbe stato contro di loro.
Le nuove minacce sono diventate uno degli aspetti più importanti dell’agenda internazionale. I problemi del crimine organizzato e del terrorismo internazionale, sono stati catalizzati dalle nuove risorse della Società Internazionale globalizzata post Guerra Fredda.
È indubbio che la problematica della sicurezza contrassegnasse l’Agenda Internazionale per molto tempo. E questo è un aspetto del quale non possiamo trascurare nel momento di studiare i rapporti internazionali, nonostante Uruguay –apparentemente- sia un paese che si tiene lontano da queste tematiche.
PROCESSI D’INTEGRAZIONE
I processi d’integrazione – economica, soprattutto, ma anche politica – sono un altro fenomeno di spicco in questo cambio di millennio. In diverse regioni del mondo, si strutturano blocchi per garantire la competitività dei loro membri nel mercato internazionale. Cadono le barriere, si stabilisce la cooperazione e molti attori si uniscono con i vecchi avversari per difendere meglio i propri interessi.
Mediante questo fantastico fenomeno dell’economia globale, i processi d’integrazione economica conducono ad altre forme d’integrazione e aumentano la tolleranza e la comprensione “dell’altro” nella società internazionale, per lo meno, all’interno di alcuni blocchi.
I nuovi forum internazionali sono strutturati per discutere gli argomenti economici tra i paesi. L’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) sta prendendo maggiore forza. E, accanto a questi forum nei quali si dibatte sull’economia globale, sarebbe impossibile che non si strutturassero altri, per esaminare temi sociali e persino politici.
Ambiente
Un’altro degli argomenti di cui si stanno interessando i membri della Società internazionale del secolo XXI è quello dell’ambiente. Il pianeta intero sta subendo gli effetti dell’attività umana moderna. Temi come la deforestazione, la polluzione, l’estinzione delle diverse specie di piante e di animali, l’accelerato processo di desertificazione nei diversi luoghi del pianeta e la scarsità dell’acqua potabile, i cambi climatici e l’effetto “serra”, segneranno l’agenda internazionale di questo primo secolo del terzo millennio.
Democrazia e diritti umani
La società internazionale di inizi del XXI secolo si è data delle regole per la difesa della democrazia e dei diritti umani in tutto il pianeta. Nonostante siano ancora presenti governi autoritari e dittatoriali nelle diverse parti del mondo, si considera che questi regimi tenderanno a scomparire, essendo la democrazia l’opzione definitiva dei regimi politici. Questo è un fenomeno che ha avuto una forte influenza nei rapporti internazionali, essendo anch’esso influenzato da questi ultimi.
URUGUAY E IL SUO CONTESTO
Da un punto di vista geografico, ci troviamo in una posizione privilegiata, nel bacino del Plata. Interagiamo economicamente e commercialmente con i soggetti della nostra regione, vale a dire, viviamo in questo “quartiere” e con esso interagiamo. Se ci allontaniamo un po’ di più, ce ne accorgiamo che siamo inseriti nell’America meridionale, dove il Cile ha sempre rappresentato un fattore di equilibrio nei confronti dell’Argentina.
Abbiamo un certo livello di vincolo nei confronti del Paraguay, ma il resto dei paesi (compreso il nord del Brasile), sono luoghi lontani per noi, sia dal punto di vista geografico che da quello storico. Per quanto concerne il resto del continente americano, si distingue il Messico, con il quale ci unisce vincoli molto particolari che ci hanno consentito bilanciare la nostra dipendenza regionale con l’Argentina e il Brasile. Con il Messico esiste anche – dopo il processo civico-militare-, un rapporto di fratellanza, poiché ha accolto molti compatrioti e li ha inseriti in posti di rilievo. Con gli USA abbiamo un rapporto corretto, importante, ma fondato nel rapporto con i nostri avi. Con la Cina, abbiamo un rapporto commerciale, così come con il Giappone, l’India e la Russia.
Regionalismo vs multilateralismo
Lo scenario internazionale contemporaneo – come è stato detto in precedenza – è caratterizzato dal fenomeno della globalizzazione e presenta due tendenze parallele per quanto concerne i negoziati commerciali: da una parte, quella regionalista, che tende alla formazione di blocchi economici e, dall’altra, la multilateralista, che preferisce portare a termine questi negoziati in un contesto più ampio.
Il multilateralismo si esprime nel forum dell’OMC (Organizzazione Commerciale del Commercio), fondata nel dicembre 1994, dopo lunghi negoziati dai nomi come quello di “Uruguay Round”. Lo scopo dell’OMC è quello di riuscire a liberalizzare al massimo il commercio mondiale, includendo non solo i prodotti, ma anche altri settori, come quello dei servizi, proprietà intellettuale e spese governative.
La regionalizzazione è la risposta che individuarono i paesi per far fronte a questa situazione, vista la necessità di sempre maggiori investimenti nel campo della ricerca e dello sviluppo per l’ottenimento di prodotti più economici e di migliore qualità e, per tanto, più competitivi sul mercato internazionale. Un’altra ragione che ha spinto alla costituzione di blocchi economici sono i profitti su scala, il che abbassa anche i costi di produzione, favorendo l’inserimento dei prodotti nel mercato. Come possiamo osservare, l’integrazione economica non costituisce un fine in se stessa, ma rappresenta uno strumento per un migliore inserimento dei paesi del blocco nel mercato internazionale.
Nello scenario multilaterale, l’Uruguay dipende – allo stesso modo che gli altri piccoli paesi produttori di materie prime – dalla riuscita dei negoziati agricoli dell’OMC. I principali protagonisti per la riduzione dei sussidi sono gli USA e l’Unione Europea. Quello che possa accadere in questo ambito, si rifletterà nei negoziati futuri. Questo è il caso dei negoziati tra il MERCOSUR e l’Unione Europea, dove esistono dei limiti per quello che riusciranno a fare in materia agricola, poiché esistono dei punti che solo si possono negoziare nell’ambito multilaterale.
PROBLEMI DA RISOLVERE
Nella regione.
La storia del MERCOSUR rivela che, sistematicamente, i paesi si allontanano da una premessa fondamentale in un gioco che dovrebbe stimolare la cooperazione tra i suoi membri. Questa premessa possiede una doppia formulazione: credere in ciò che si firma e firmare ciò in cui si crede. In primo luogo, è necessario valorizzare effettivamente i compromessi firmati, i quali scaturiscono da complessi e costosi processi di negoziazione e si esprimono in un insieme di norme che devono essere rispettate. In secondo luogo, gli accordi devono includere norme la cui attivazione sia verosimile e auspicabile per ciascuno degli attori coinvolti.
Con i tempi che corrono il MERCOSUR è un’unione doganale imperfetta, in fase di consolidamento. È indispensabile perfezionarla affinché si possa raggiungere il Mercato Comune, secondo quanto previsto nel Trattato di Asunción (26/03/1991).
Per quanto concerne il Dazio Esterno Comune (AEC), diventa imprescindibile perfezionare la disciplina sui dazi, anche se rispettando le asimmetrie esistenti tra i soci, che impongono differenti ritmi e velocità. Il cronogramma delle riduzioni daziarie mantiene delle eccezioni come quelle concernenti i regimi di beni capitali e i beni informatici e le telecomunicazioni. Inoltre, si conservano anche le eccezioni nazionali che sono state accordate quando entrò in vigore il Protocollo di Ouro Preto (17/12/1994).
Ci sono tre aspetti che dimostrano la complessa situazione dell’Uruguay dal punto di vista della sua dimensione regionale:
1. Si percepisce (a livello politico e cittadino) che le condizioni d’integrazione all’interno del blocco sono insoddisfacenti.
2. Si costata un accentuato bilateralismo tra Argentina e Brasile, il quale prevale sulle condizioni plurilaterali dell’accordo sub regionale del MERCOSUR.
3. I rapporti con l’Argentina, il vicino regionale contiguo, sono deteriorati dall’ubicazione della fabbrica di cellulosa BOTNIA nella riva del fiume Uruguay.
L’Uruguay possiede una bassa capacità per influenzare le condizioni internazionali degli accordi reciproci, di modo che, conoscendo lo sviluppo delle posizioni dei suoi potenziali soci, costituisce una risorsa fondamentale. È necessario costruire fondamenta solide per un migliore inserimento internazionale. Nelle attuali condizioni in cui versa il blocco, una dipendenza regionale eccessiva può minacciare la stabilità di crescita dell’Uruguay, condizione imprescindibile per il suo sviluppo.
Fuori dalla regione
Non siamo riusciti, – nonostante il forte incremento delle nostre esportazioni verso destinazioni non tradizionali – stabilire e sviluppare negoziati su grande scala e con prodotti di maggiore valore aggiunto. Il nostro principale mercato acquirente continuano a essere il Brasile e il MERCOSUR.
STRATEGIE DA SEGUIRE
Nella regione
Lavorare sodo per il riconoscimento dell’esistenza di asimmetrie tra gli Stati aderenti. La Decisione n° 18/05 del Consiglio del Mercato Comune, la quale ha dato origine al Fondo per la Convergenza Strutturale e per il Rinvigorimento Istituzionale del MERCOSUR (FOCEM), costituisce uno strumento fattibile in quel senso. Si tratta di un quadro storico nel processo d’integrazione, per quanto rappresenta un’iniziativa concreta, da molto tempo richiesta dalle economie minori del blocco, con l’obiettivo di ridurre le asimmetrie tra gli Stati che lo compongono.
Sorge nuovamente l’idea di un’integrazione delle catene produttive del blocco, il che potrà trasformare il MERCOSUR, da un semplice meccanismo di liberalizzazione dei mercati, in un vigoroso strumento per l’introduzione di politiche pubbliche volte allo sviluppo dei paesi membri. La rievocazione degli accordi settoriali per l’integrazione delle catene produttive non produrrà esiti immediati, ma sicuramente contribuirà, a medio e lungo termine, ad attrarre investimenti produttivi e a irrobustire le economie della regione, diventando meno suscettibili alle avversità della globalizzazione. In questo contesto, l’integrazione dell’infrastruttura, rappresentata dall’energia, i trasporti e le telecomunicazioni, rappresenta un potente strumento per la promozione dello sviluppo della regione nel suo insieme, garantendo importanti benefici in ambito sociale come, ad esempio, nella generazione di impieghi. La creazione del Parlamento del MERCOSUR rappresenta, con certezza, il grande salto del blocco verso il futuro.
L’Uruguay sta segnando alcune regole a livello regionale. Per noi diventa essenziale rendere concreti i negoziati tra il MERCOSUR e l’Unione Europea poiché, con una ventina di prodotti, potremmo piazzare quasi l’80% delle esportazioni uruguaiane. L’UE stava negoziando con i membri del CAN e, per via delle divergenze, quei negoziati si sono visti frustrati. Attualmente, l’UE ha aperto dei negoziati con il Perù e la Colombia e noi abbiamo cominciato a lavorare con l’UE per liberare il MERCOSUR dalle rigidità e dare un certo livello di flessibilità.
Per una economia piccola come quella uruguaiana, un accordo commerciale ideale dovrebbe includere: una profonda integrazione nella regione; ottenere l’autorizzazione da parte del blocco per negoziare con i paesi terzi da un punto di vista unilaterale o preferenziale; preservare margini di preferenza importanti in settori rilevanti del paniere delle esportazioni del paese per allargare l’effetto del cambio di direzione del commercio favorevole, pagato dagli altri.
Il MERCOSUR insieme al Cile, la Bolivia, l’Ecuador, il Venezuela, allargato verso la Colombia, il Perù, la Guyana e il Suriname, conforma l’UNASUR. Quest’organizzazione, creata recentemente, ha già al suo attivo diversi organismi, come: Consiglio Energetico, Consiglio di Difesa, Salute, Sviluppo Sociale, Cultura e Tecnologia. Nonostante la sua recente creazione, esso si è costituito come uno strumento, soprattutto in ambito politico, per discutere temi che possono interessare l’ordine istituzionale della regione (ad esempio, l’appoggio manifestato nei confronti della Bolivia e l’installazione di basi militari nordamericane in Colombia). La materializzazione del gasdotto del Sud e della Banca del Sud, sono azioni che contribuiranno a consolidare quest’Unione delle Nazioni del Sud.
Extra-regione
Lavorare per il consolidamento dei mercati dei paesi emergenti, i quali stanno aumentando i loro acquisti di forma significativa. Fino alla fine del XX secolo, i nostri prodotti sono stati sempre messi da aprte nei confronti delle transazioni industriali ma, a partire del XXI secolo, stanno sperimentando una crescita spettacolare. Attualmente, i prezzi oscillano tra il 35 e il 40% in più del valore che avevano tra il 2001 e il 2005. In questo senso, si sta producendo un aumento genuino della domanda mondiale, con l’India e la Cina in testa. D’altro canto, il dollaro sta perdendo forza di fronte alle altre monete internazionali e i tassi reali d’interesse sono diventati negativi. Le commodities, in questo scenario, sono diventate dei finanziatori attivi.
Le elezioni parlamentari americane di ottobre 2006, rappresentarono una nuova configurazione del Congresso nordamericano, caratterizzata da una maggiore proporzione dei membri del Partito Democratico in entrambe le camere. La nuova politica commerciale con i paesi dell’America, concede una nuova enfasi alle iniziative lavorative e ambientali, s’introduce un linguaggio che si associa di più al discorso della cooperazione e alla creazione di competenze e si stabiliscono direttrici che consentirebbero ridurre gli esigenti requisiti in materia di proprietà industriale.
In questo senso, si può inferire che i negoziati attivi con gli USA, ad esempio, con il TIFA, possono fruttare mediante l’inseguimento di un intercambio benefico per entrambe le parti.
In tutti i casi (regionale ed extra-regionale), è imprescindibile che le nostre sedi diplomatiche comincino ad avere un ruolo più impegnato per quanto concerne l’attuazione dei negoziati e l’apertura di nuovi mercati. Per fare ciò, è imprescindibile dotarle di personale molto qualificato nel commercio estero, così come dell’infrastruttura necessaria per diventare “agenti di marketing” della nostra produzione nazionale.
CONCLUSIONI
L’Uruguay sta dimostrando che è incline a un modello simile a quello del Brasile e del Cile in materia di politica estera. Sarebbe auspicabile che adottassimo un atteggiamento attivo nella ricerca della solidarietà tra le nazioni non egemoniche, principalmente nel senso Sud-Sud. Esiste una evidente leadership da parte del Brasile all’interno del blocco sudamericano, ma non dobbiamo dimenticare che il Brasile partecipa anche alle articolazioni con i paesi emergenti: Sudafrica, India, Cina e Russia (BRIC’s) e con il G-20, il che consente di essere capaci di negoziare, senza essere ossequenti con il grande impero del Nord.
Questo nuovo processo di cooperazione internazionale, si affranca dai legami ideologici che raggruppavano in blocchi artificiali i cosiddetti “non allineati”, i “sottosviluppati”, “il terzo mondo”. Le nuove associazioni si basano sugli interessi bilaterali, oggettivi e non esclusivi, rispettose della sovranità di ciascuno Stato nazionale. Senza di queste, l’interdipendenza e la cooperazione conducono – inevitabilmente- al sottosviluppo e all’impoverimento dei popoli.
Le lotte del presente sono indissolubilmente legate ai progetti futuri e – in questo senso- si deve tenere in considerazione un’altra disciplina, la Geopolitica.
È indispensabile che i leader politici e gli intellettuali del paese stabiliscano le strategie di sviluppo per il XXI secolo. Le nostre potenzialità naturali devono essere dovutamente valorizzate. La nostra capacità scientifica e tecnologica deve essere sistematicamente allargata d’accordo a un modello internazionalmente competitivo.
Il nostro popolo deve essere educato in massa per afferrare nelle proprie mani la difesa della nostra sovranità e per perfezionare la nostra democrazia.
* Questo è un lavoro presentato nel mese di settembre 2009, dopo la conclusione dei laboratori dell’Escuela de Gobierno di Uruguay, il quale si è reso concreto mediante un convegno organizzato dal Parlamento uruguaiano e la Fondazione “Manuel Giménez Abad” di Zaragoza. (Cristina Iriarte).
Fonti:
* Materiale rilasciato dai docenti della “Escuela de Gobierno”
* Corso su Rapporti Internazionali dell’Istituto Legislativo Brasiliano
* Articoli e materiale bibliografico del Prof. Luiz Alberto Moniz Bandeira
LA ONDA® DIGITAL
(trad. di V. Paglione)
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