All’aeroporto di Malpensa non cambiano i pesos argentini. È capitato qualche settimana fa.
Nel frattempo il noto programma televisivo argentino Periodismo para todos, condotto dal popolare ed influente giornalista Jorge Lanata (per decenni il miglior giornalista della sinistra argentina), punta il dito contro il presidente Cristina Kirchner, rea di essersi arricchita illecitamente, sfruttando la sua posizione, mentre l’inflazione in Argentina è a livelli altissimi (ufficialmente al 10%, ufficiosamente al 23%), come negli anni ottanta, considerati il decennio perso dell’America Latina[1].
Lanata fa testimoniare, in una puntata del suo programma, l’ex segretaria, dell’ex presidente Nestor Kirchner, marito di Cristina. La quale racconta dei suoi sospetti, sul riciclaggio di denaro, da parte del palazzo presidenziale. Denaro, a suo dire, che serviva per corrompere politici ed alleati del presidente[2].
Sotto la lente d’ingrandimento dei media argentini è finita una villa, di proprietà dei Kirchner, a El Calafate, una località turistica della Patagonia, dove, si suppone ci sarebbe un enorme caveau, fatto costruire dal defunto marito (morto nell’Ottobre del 2000) della Kirchner, per contenervi beni preziosi e denaro, e dotato di un’enorme porta blindata, che sembra sia costato oltre diecimila euro.
Come se non bastasse, lo scorso Novembre, il giudice di un tribunale di New York City -Stati Uniti- Thomas Griesa, ha dato ragione ad un gruppo di fondi speculativi, che chiedevano il rimborso dei bond argentini andati in default nel 2001. Nel 2005 l’Argentina aveva proposto uno scambio con nuovi bond, che però avrebbe rimborsato solo al 34%, ma i fondi non vi avevano aderito. L’esborso, quindi, sarebbe stato di oltre un miliardo di euro, se non fosse che nello stesso pronunciamento il giudice ha bloccato i rimborsi. L’Argentina ha quindi proposto un nuovo piano di rimborso obbligazionario, tuttora al voglio della Corte americana. Nella stessa situazione degli americani si trovano oltre 400 mila italiani. L’unico spiraglio per l’Argentina è la prescrizione, che arriva dopo dieci anni: secondo una parte della giurisprudenza si partirebbe dal 2001 (quindi l’Argentina si salverebbe), ma secondo un’altra parte dal 2005.
Per alcuni analisti internazionali, l’Argentina non può andare ancora una volta in default poiché il rapporto Pil/debito pubblico è solo al 28%, rispetto per esempio a quello dell’Italia che, da molti anni, è al 120%. Il grosso problema sta nella frattura totale tra il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e l’Argentina, consumatosi all’epoca del default e mai più ricompostosi[3].
Anche il rapporto con l’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite) non è idilliaco. Buenos Aires è stata invitata a riformare la magistratura, a suo dire troppo politicizzata e quindi legata al Governo, ma l’invito è stato rispedito al mittente dal ministro degli esteri argentino, Hèctor Timerman[4].
Cristina Kirckner, che ha preso il posto del marito nel 2007 -in una sorta di “legge della minoranza”[5] in cui una minoranza detiene il potere sulla maggioranza, in questo caso una ristrettissima minoranza dominante sulla maggioranza del paese[6]– in una recente intervista si è difesa così: “E’ un complotto della destra, una destra irresponsabile, che vuole sabotare i programmi di produzione, reindustrializzazione e creazione di posti di lavoro. Finchè sarò al governo mi batterò contro chi pretende di guadagnare attraverso la svalutazione monetaria, facendo soffrire il popolo”.
Una delle poche cose che la presidenta finora ha fatto, per tamponare gli effetti della crisi in Argentina, è stato un condono fiscale. Chi riporterà i suoi capitali in patria non verrà tassato, neppure retroattivamente. Per il Governo la manovra servirà a riavviare il mercato immobiliare e quello delle opera pubbliche. Naturalmente l’opposizione ha dato battaglia ma la Camera dei Deputati ha approvato con 130 voti favorevoli contro 107 contrari[7].
E’ stato, inoltre, proibito l’acquisto di dollari come bene rifugio, le banche del paese non li vendono più. Molti argentini si stanno recando nel vicino Uruguay per comprarli, cercando di sfuggire alla galoppante inflazione[8].
Uno solo l’obiettivo messo assegno dalla Kirchner è stato l’inaugurazione, poco tempo fa, di uno stabilimento Fiat, a Ferreyra, nella provincia di Cordoba. Un investimento da 130 milioni di dollari e oltre duemila posti di lavoro, tra diretti e indotto. Produrrà circa duemila macchine agricole, quattromila trattori, mietitrebbiatrici e cinquantamila motori agricoli all’anno[9].
Tutto questo ha provocato un richiamo da parte FMI, come accennato, e lo spostamento geopolitico della contesa. Gli Stati Uniti, infatti, principali finanziatori del fondo, cercano di contrastare l’Argentina con l’aiuto del Brasile, il gigante economico dell’America latina. Ma l’uscita di scena dell’ex presidente brasiliano Lula e l’elezione di Dilma Rousseff ha riavvicinato Argentina al Brasile. Le uniche due donne capo di stato, nel Sud America, hanno fatta fronte comune. Inoltre, l’Argentina ha aperto all’Iran, acerrimo nemico degli USA, nonostante il regime di Ahmadinejad fosse stato accusato, nel 2006, di un attentato terroristico. Gli scambi commerciali tra i due paesi sono aumentati, raggiungendo i 400 milioni di dollari[10].
Come se non bastasse, il prossimo Ottobre ci saranno le elezioni nazionali. Ad oggi l’opposizione non ha un candidato abbastanza forte e quindi la Kirchner si sente sicura della vittoria. L’unico, ma sarebbe un massacro, potrebbe essere Daniel Scioli, peronista e governatore della regione di Buenos Aires, la più ricca e popoloso dell’Argentina, che, negli anni, è uscito indenne dalle critiche dell’entourage dei Kirchner e dei loro governi.
Criticato dalla presidenta per le alluvioni del Rio de La Plata, che causarono una cinquantina di morti, nel dibattito pubblico ha abbozzato senza rompere con il kirchnerismo. I critici lo accusano di mancato coraggio, gli accoliti di non aver lacerato il tessuto sociale[11].
Sembra che Cristina Kirchner stia riuscendo a “cavalcare la tigre’’: in questo momento storico, sembra aver acquisito il controllo di questa situazione molto critica. Non contrastando le forze in moto ma facendo compromessi e stringendo nuove alleanze. Non fissandosi sul presente ma avendo una visione di lungo termine. Salda, aspettando che gli eventi scemino[12].
[5] Friedrich v. Wieser, Potenza e diritto, Lipsia 1910
[6] Max Scheler, L’avvenire del capitalismo, ed. Settimo Sigillo, Roma, 2002
[12] Julius Evola, Cavalcare la Tigre, ed. Mediterranee, Roma, 2009
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