Le elezioni politiche in Iran
Lo scorso 2 marzo si sono svolte in Iran le elezioni parlamentari per eleggere 290 deputati del Majles (Parlamento), per un periodo di quattro anni. Questa è stata la nona tornata elettorale per le politiche, dalla Rivoluzione islamica del 1979. Il sistema parlamentare iraniano è di tipo monocamerale e tutte le norme approvate dal Parlamento sono soggette al controllo costituzionale del Consiglio dei Guardiani (Shoraie Negahban), una sorta di Corte costituzionale con sindacato preventivo. Nei sistemi costituzionali europei normalmente vi sono due Camere, una “bassa” e una “alta” e il controllo sulla legittimità costituzionale avviene dopo che la legge emanata dal potere legislativo diviene operativa (in Italia funziona esattamente in questo modo). L’unico sistema europeo che prevede in alcuni casi residuali un controllo di legittimità preventivo è quello francese.
Cipro, un enigma da risolvere per la Turchia
Il ministro per gli Affari europei di Ankara, Egemem Bağış, ha sottolineato sulla stampa nazionale e in incontri pubblici la soluzione più gradita alla Turchia della questione cipriota: l’unificazione dell’isola, nella traccia di quel piano Annan del 2004 (previsione di uno Stato federale unito e indipendente) accolto dal 64,9 % dei turcociprioti e bocciato dal 75,8 % dei grecociprioti, con conseguente fallimento del progetto sostenuto dall’ONU.
Al-Azhar, Chi sostiene gli Stati Uniti e Israele contro l’Iran è un peccatore
La Commissione per le Fatwa dell’Università di al-Azhar, in Egitto, la più importante istituzione dell’Islam sunnita, ha emesso un parere religioso vincolante (fatwa) in...
Da Lawrence d’Arabia al bluff della Primavera araba: intervista con Franco Cardini
A cura di George Best
La presenza del professor Franco Cardini al Politecnico di Torino è un ottimo motivo per oltrepassare la soglia di quello...
Siria e Iran nel Grande Gioco
Questa estate un alto funzionario saudita ha detto a John Hannah, ex-capo assistente di Dick Cheney, che fin dall'inizio della sollevazione in Siria, il re ha creduto che il cambiamento di regime sarebbe un grande beneficio per gli interessi sauditi: "Il re sa che oltre il collasso della stessa Repubblica Islamica, nulla indebolirebbe di più l'Iran che perdere la Siria".
Questo è oggi il "grande gioco" - perdere la Siria. Ed è così che si gioca: istituire in fretta un consiglio di transizione come unico rappresentante del popolo siriano, indipendentemente dal fatto che abbia delle gambe reali in Siria; alimentare gli insorti armati provenienti dagli stati limitrofi; imporre sanzioni che colpiscano i ceti medi; montare una campagna mediatica per denigrare gli sforzi siriani di riforma, cercare di fomentare divisioni all'interno dell'esercito e dell'elite e, infine, il presidente Assad cadrà - così i suoi fautori insistono.
Il detonatore Kurdistan: autonomia e destabilizzazione
Le truppe statunitensi nel dicembre 2011 lasciano l’Iraq con profonde differenze dal momento in cui lo avevano invaso: se prima vi era un Governo centrale in via di sviluppo, ora sul suolo iracheno troviamo una serrata lotta fra fazioni, un Paese in fase di disgregazione politica e religiosa con un livello di vita di molto inferiore rispetto a pochi anni orsono.
Tale processo di “balcanizzazione” è fondamentale per gli Usa nel tentativo di mantenere il controllo di una zona così importante per l’accesso al cuore del continente eurasiatico (sappiamo di come tale obiettivo sia costante per la strategia angloamericana)
Siria: la prossima guerra "umanitaria" della NATO?
Prof. Michel Chossudovsky, Global Research, 11 febbraio 2012
Introduzione
"Al fine di facilitare l'azione delle forze di liberazione (sic), ... uno sforzo particolare dovrebbe essere...
Il doppio veto che impedisce la guerra imperiale contro la Siria. Il GCC e...
Réseau Voltaire, Damasco (Siria), 5 febbraio 2012
Contrariamente a quello che era successo durante l'attacco contro l'Iraq, la Francia non ha difeso i principi del...
Guerra Valutaria: quali sono i veri obiettivi dell'embargo petrolifero dell'UE contro l'Iran?
Contro chi è rivolto in realtà il cosiddetto "embargo petrolifero contro l'Iran" dell'Unione Europea? Si tratta di una importante questione geostrategica. Oltre a rifiutare le nuove misure dell'UE contro l'Iran come controproducenti, Teheran ha messo in guardia gli Stati membri dell'Unione Europea che l'embargo petrolifero contro l'Iran danneggerà loro e le loro economie, molto più che non l'Iran. Teheran ha così avvertito i dirigenti dei paesi dell'Unione Europea che le nuove sanzioni sono stolte e contrarie ai loro interessi nazionali e comunitari; ma ciò è corretto? Alla fine, chi beneficerà della catena di eventi che vengono messi in moto?
Iran, i tamburi di guerra rullano sempre più forte: gli Stati Uniti preparano un’ulteriore...
Man mano che i tamburi che chiamano alla guerra all’Iran si fanno sempre più forti, l’esercito statunitense non ha perso alcun tempo per riposizionare...