Continua la collaborazione fra Pechino e Caracas.

Dopo un 2010 ricco di intese, anche quest’anno prosegue il sodalizio fra Cina e Venezuela, prima ad inizio 2011 ed ora con gli ultimi accordi strategici stipulati a Caracas lo scorso 15 marzo.

La firma posta dal presidente Hugo Chávez ha sancito l’intesa con l’impresa cinese China International Trust and Investment Corporation (Citic Group) e la Banca Industriale e Commerciale della Cina (ICBC). L’obiettivo è la realizzazione di una joint venture in grado di sviluppare il settore petrolifero, minerario, finanziario ed edile.

Due i punti su cui occorre soffermarsi: il settore edile e quello petrolifero.

Per quanto riguarda il settore delle costruzioni, l’accordo preso prevede il raggiungimento di un grande piano costruttivo che include la realizzazione di almeno due milioni di alloggi entro il 2017, per un totale di 4.000 milioni di dollari di investimento.

Prima tappa, la costruzione di 20 mila abitazioni riservate agli sfollati delle alluvioni che hanno paralizzato il centro e il sud del Venezuela al termine dell’anno passato.

Come sottolineato poc’anzi il secondo aspetto degno di nota concerne il mercato del petrolio.

In questo caso la collaborazione principale avverrà fra la già citata Citic Group e la Petróleos de Venezuela (PDVSA), ovvero la compagnia petrolifera statale della Repubblica Venezuelana, che dopo gli accordi presi nel 2007 con la China National Petroleum Corporation (Cnpc), rinnovati all’inizio del mese di dicembre 2010, continua la collaborazione con Pechino.

L’interesse è tutto rivolto alla fascia petrolifera del Orinoco (centro-sud del Venezuela), importante fonte del Paese.

Se dunque, da una parte, la Cina di Hu Jintao sarà un’importante risorsa per lo sviluppo di infrastrutture e abitazioni, dall’altra si aggiudicherà l’ennesimo importante tassello, nella gestione del settore petrolifero in America Indiolatina. Va infatti ricordato come questo sia solo l’ultimo di una lunga lista di accordi raggiunti nella regione sud americana, che ha già coinvolto anche Brasile, Argentina, Ecuador, Perù, Colombia, Cile e Bolivia.

*Stefano Pistore (Università dell’Aquila, contribuisce frequentemente al sito di “Eurasia”)


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