Nella cattedra di Geopolitica del secolo XX, Master Accademico in Geografia Universitaria della Politica Classica, sostenuto dall’Università di La Rioja (Argentina), è stato preso in considerazione un fecondo dibattito sul panorama del postmodernismo, il quale stabilisce che le basi teoriche fondamentali della Geopolitica tradizionale sono iniziate a essere fortemente contestate da parte di una nuova corrente di ricercatori, identificati con la Scuola Critica di questa disciplina.
Su questo argomento ne ho già fatto cenno in precedenti articoli apparsi su CRÓNICAS, analizzando, prioritariamente, l’opinione d’insigni geopolitici europei, come il belga Robert Steuckers, lo spagnolo Heriberto Cairo Carou, l’italiano Tiberio Graziani, il russo Alexander Dugin, senza tralasciare : Zbigniew K. Brzezinski, Samuel P. Huntington, George F. Kennan, e altri.
Con la fine della Guerra Fredda, considero che le premesse basiche della Geopolitica tradizionale sembrano essere state rivalutate. Mi riferisco, in particolare, alla teoria dello « heartland » di Halford Mackinder, al messaggio di George Kennan e alle sfere d’influenza.
Gli anni novanta
Ormai è assodato come questo decennio abbia rappresentato un cardine nella configurazione dello scenario internazionale. Due sono stati gli avvenimenti decisivi: la caduta dell’Unione Sovietica (URSS) e la conseguente scomparsa del socialismo reale. Entrambi gli eventi hanno provocato la disarticolazione del sistema bipolare e del vecchio ordine internazionale che le grandi potenze vincitrici della II Guerra Mondiale avevano posto in essere.
Secondo Cutrona –direttore della Cattedra- « Il nuovo status quo ha strappato alla Geopolitica l’appoggio pratico di cui aveva goduto per molto tempo ». in quei tempi di « post Guerra Fredda », fecero la voce grossa molti analisti, sollevando la necessità di promuovere un cambio paradigmatico nella Geopolitica. « Decostruire questa disciplina promuovendo un inedito ripensamento della materia ». Era giunta l’ora dei sostenitori della Geopolitica Critica, della quale « è costituiva la cerchia post strutturalista che si è concepita nell’ambito della geografia umana » (Agnew, Flint, 2002).
Nei nostri tempi
Lo stile attraverso il quale si stanno portando avanti gli attuali rapporti russo-americani, consentono di immaginare la riconfigurazione dello scenario internazionale e la ricomparsa pratica dei postulati tradizionali. Tale ipotesi dà luogo a nuovi interrogativi come quelli esposti dal porfessore Cutrona : « Le grandi potenze continuano ad agire secondo i postulati della Geopolitica classica ? La Geopolitica classica è l’unico valido strumento per capire la realtà ? Si sta verificando un ritorno ai classici, oppure sono tramontati ? Queste premesse gettano le fondamenta di una nuova edizione della Guerra Fredda ? Costituiscono la chiara manifestazione delle ambizioni imperialuste della Russia e degli Stati Uniti ? »
Robert Cox, analista economico britannico, radicato da ormai molti anni a Buenos Aires, ha realizzato una categorizzazione classica del cangiante ordine internazionale, considerando che nell’ultima decade del secolo XX le procedure e le istituzioni internazionali hanno sofferto forti alterazioni, nonostante in quel momento lo scenario internazionale non mostrasse la stabilità necessaria per strutturare una nuova classificazione assiomatica del sistema, tranne che per un paio di questioni che si erano presentate come indiscutibili.
Da una parte, gli Stati Uniti erano riusciti a imporsi formalmente (nonostante questo fatto si fosse consumato alcuni anni addietro) nei confronti dell’Unione Sovietica e, in questa forma, il modello capitalista trionfava sull’archetipo della pianificazione centralizzata. Grosso modo la nuova ingegneria internazionale si è caratterizzata con la supremazia degli Stati Uniti, con la formazione di diversi blocchi economici e politici all’interno di una cornice di regionalismo aperto. A ciò bisogna aggiungere « il consolidamento progressivo del capitalismo, la crescita economica esplosiva di alcune nazioni che in passato erano considerate sottosviluppate ; l’espansione del commercio industriale, l’accentuazione della polarizzazione economica mondiale, tra le altre » (Cutrona).
Nella Cattedra di La Rioja sono state analizzate le conseguenze causate dal terrorismo internazionale, il quale è passato a occupare, a partire dal 11 settembre 2001, il nuovo ruolo di nemico internazionale. L’analisi effettuata ha messo in evidenza che al di là delle timide ed ambigue manifestazioni controegemoniche di Cina, Cuba, Iran, Iraq e Corea del Nord, nessuno Stato è riuscito a sfidare la supremazia americana fino al punto di mettere al repentaglio la stabilità del sistema.
Ordini internazionali
Secondo il parere del professore Cutrona, sembrerebbe che il classico avversario americano avesse preso la decisione di ritarsi definitivamente dallo scenario mondiale. Una economia impoverita, una corruzione galoppante e, fondamentalmente, una crescita militare insostenibile, avevano finito per minare la vitalità russa, e sulle sue macerie è stata eretta la Comunità degli Stati Indipendenti (CSI), sebbene questo nuovo sistema non si trovi sotto il classico e tenace controllo moscovita.
Tuttavia, una serie di manovre portate a termine dal governo di Washington oltrepassarono una linea che Mosca non era disposta a tollerare : a) l’installazione di uno scudo antimissili in Polonia; b) l’introduzione di un complesso sistema di radar nella Repubblica Ceca.; c) la possibile entrata della Georgia e dell’Ucraina nella NATO.
Dietro ad ogni manifestazione di rivendicazione e/o di censura da parte di entrambe le potenze, si cela una visione strategica e una forma in cui ciascuna di essa concepisce lo spazio e la geografia, le quali diventano le basi dei rispettivi codici geopolitici, che costituiscono gli assi fondamentali sui quali si diagramma la politica estera di tutti gli Stati (Gaddis, 1982).
La rinnovata rivalità russo-americana si fonderebbe nell’uso di una serie di codici geopolitici specifici, i quali sono reiteratamente influenzati dalle teorie geopolitiche classiche.
Facendo riferimento all’ultimo accadimento internazionale degli inizi del 2009, scoppiò la contesa russo-ucraino sul trasporto del gas moscovita attraverso territorio ucraino, azione che minacciò con l’esporre l’Europa alle dure condizioni dell’inverno. Dopo forti accuse incrociate da parte di ambedue i governi, Russia e Ucraina hanno dovuto accettare l’intervento dell’Unione Europea per frenare l’inasprirsi della diatriba. L’avvenimento ebbe il suo culmine quando Mosca decise di troncare totalmente l’erogazione di gas verso l’Europa, dopo aver accusato Kiev di rubare e dirigere altrove la risorsa ; fatto che motivò il vertice europeo a intercedere per evitare che la disputa si abbattesse più forte sull’Europa.
Conclusioni
Tra le principali conclusioni, la Cattedra di La Rioja ha indicato che la Geopolitica si è caratterizzata, tra le discipline affini, per il carattere eminentemente statico. Molti dei suoi postulati classici sono prevalsi fino ad ora senza subire variazioni. Un fattore ha contribuito su questa direzione: la produzione intellettuale nella Geopolitica ha sofferto un forte rovescio per via del fatto che è stata sempre identificata come « l’attore intellettuale » dei grandi strateghi durante le guerre mondiali, diventando un tabù all’interno degli ambiti accademici e politici internazionali.
Ma sono forse le guerre del petrolio, i conflittuali problemi sull’acqua dolce, l’acquisto delle terre, le discussioni sui confini, la pesca nelle acque territoriali e tanti altri temi, fattori che s’iscrivono all’interno della tematica geopolitica ?
Durante gli ultimi anni, un gruppo d’intellettuali sta avviando forti trasformazioni all’interno di questa disciplina. La Scuola Critica ha messo in discussione molti dei suoi fondamenti, in una missione emancipatrice dal lascito intellettuale geopolitico classico.
Sembrava che tutto suggerisse che la congiuntura internazionale si era evoluta verso un percorso completamente nuovo. Tuttavia, una serie di fatti inattesi retrodatavano lo status quo di alcuni decenni . Entrambe le potenze (Russia – Stati Uniti) hanno deciso di riattivare i codici geopolitici di epoche precedenti e l’ingegneria teorica elementare di tali codici trova le sue profonde radici nel pensiero geopolitico tradizionale, come da me descritto nel mio libro : « La geopolitica : un dialogo tra la geografia e la storia », (2002, 2003).
È certa la conclusione del professore Cutrona ; nella sua esposizione, svolta nella Cattedra di Geopolitica del secolo XX, egli afferma : « Il sistema internazionale è troppo complesso per incasellare i processi più recenti secondo i modelli e gli schemi del passato ».
(trad. di V. Paglione)
* Bernardo Quagliotti de Bellis è direttore della Asociación Latinoamericana de Estudios Geopolíticos e Internacionales e della rivista “Geosur”; attualmente è docente presso la Escuela de Comando de la Fuerza Aérea e il Centro de Altos Estudios Nacionales, ma in passato ha insegnato presso numerose istituzioni universitarie, tra cui la Escuela de Guerra Naval, dove ha lavorato per un ventennio, e l’Instituto Militar de Estudios Superiores, dove deteneva la cattedra di Geopolitica
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