Fonte: http://www.albatv.org/EEUU-planea-nuevas-bases-militares.html
Caracas 1 Aprile 2010
Alla vigilia della prima visita in Venezuela del primo ministro russo, Vladimir Putin, e degli accordi mirati ad incrementare le capacità di difesa del governo venezuelano, Washington muove le sue pedine per recuperare il proprio dominio militare all’interno della regione.
Mentre il Venezuela si prepara ad accogliere Vladimir Putin, la cui presenza è richiesta per la concretizzazione di alcuni accordi – tra cui la consegna di elicotteri Mi-17 e l’acquisto di 92 carri armati russi T-72 e del lanciamissili Smerch – la portaerei statunitense “USS Carl Vinson” fiancheggia le coste del Perù, realizzando manovre congiunte con la Fuerza Aérea e l’Armada peruviana.
La portaerei – terza nave più grande del Pentagono – è, inoltre, affiancata da una flotta di attacco composta da: navi d’assalto, caccia torpedinieri, aerei ed elicotteri anti- sommergibili.
Voci del Pentagono hanno affermato che Washington realizza queste manovre militari all’interno della regione abitudinariamente, tuttavia, la presenza militare statunitense nell’emisfero è aumentata in maniera preoccupante dal 2006, ovvero da quando il Venezuela è entrato in contatto con la Russia per le questioni relative alla difesa militare.
Fu proprio allora che il governo degli Stati Uniti classificò il Venezuela come un paese “che non collabora sufficientemente per la lotta al terrorismo”, proibendo la vendita di armi ed equipaggiamenti di difesa al paese sudamericano.
Con la conseguenza di portare il governo di Chávez a cercare nuovi soci che non fossero soggetti alle pressioni di Washington.
Il Venezuela che in quel periodo dipendeva proprio dagli Stati Uniti in materia di difesa, aveva infatti, solamente due opzioni: o lasciare indebolire le proprie Forze Armate – aumentando la vulnerabilità del paese – o trovare, appunto, altri paesi non subordinati
all’agenda di Washington, in possesso delle capacità tecnologiche, necessarie a soddisfare le esigenze di difesa venezuelane.
Fino ad oggi, Caracas ha comprato armi russe per un totale di 4 miliardi di dollari.
Inoltre, sono in corso, sempre con il governo russo, nuovi progetti di cooperazione nel campo energetico e tecnologico, finalizzati in particolare a migliorare le relazioni fra questi due grandi produttori di petrolio e gas.
Altre basi USA nella regione
Il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Robert Gates, ha annunciato una visita in Brasile per concludere gli accordi riguardanti l’insediamento a Rio de Janeiro di una base militare congiunta per “vigilare il traffico di droga nella regione”. *
La base che costituirà parte di un’asse fra Stati Uniti, Portogallo e Brasile, coprirà la zona del Sud Atlantico e servirà, appunto, per la cooperazione multinazionale “contro il traffico di droga e il terrorismo”.
La settimana passata (ultima settimana di marzo, ndr), l’ambasciatore statunitense in Colombia, William Brownfield, ha rivelato che il suo Paese stava già finanziando accordi militari con altri due Stati latinoamericani.
Brownfield non ha però fatto alcun nome, relativo ai due Paesi con i quali, secondo lui, “erano già pronti” gli accordi che avrebbero permesso un’espansione militare degli Stati Uniti nella regione sudamericana.
Nuove preoccupazioni, dunque, che si aggiungono a quelle già procurate l’anno passato, in seguito alla firma di uno dei tanti accordi fra Colombia e Washington.
Nel quale, oltre a permettere l’installazione di sette basi militari in Colombia, si autorizzava le truppe statunitensi all’accesso dell’intero territorio colombiano per la realizzazione di operazioni militari.
Un documento ufficiale delle Forze Aeree statunitensi del maggio 2009, spiegava che Washington aveva bisogno di assicurarsi la propria presenza in Colombia per poter svolgere operazione militari di “ampio spettro” in tutto il Sud America e per poter “combattere la costante minaccia…dei governi anti-statunitensi presenti nella regione”.
Allo stesso tempo, il documento, spiegava che attraverso le nuove basi in Colombia, l’esercito statunitense avrebbe potuto “migliorare le capacità di eseguire un’eventuale guerra lampo”.
Ugualmente, verso la fine del 2009, è stato siglato un accordo fra Washington e Panamà per stabilire 11 basi militari operative, sempre mirate all’incremento della lotta al narcotraffico.
Gli Stati Uniti – già in possesso della base militare di Howard a Panamà, chiusa nel ’99 – al posto di aprire un’altra base così grande all’interno della regione, e con la scusa della lotta al narcotraffico, avevano già preferito in passato optare per una stabilizzazione in più “luoghi di operazione avanzata” (FOL – Forward Operating Locations –) ovvero: El Salvador (Comalapa), Ecuador (Manta), Aruba e Curarao.
Nel 2009, tutti i contratti per l’insediamento di queste basi sono stati rinnovati, tranne quello in Ecuador.
Tuttavia, la presenza militare nella base di Manta è stata facilmente rimpiazzata con le nuove basi in Colombia, in seguito alla firma del nuovo accordo con Washington.
Basi che permettono agli Stati Uniti un controllo regionale a livello aereo e marittimo.
L’Olanda prepara la guerra contro il Venezuela
Le basi di Washington in Aruba e Curarao, isole che formano parte del Regno olandese, sono state utilizzate durante gli ultimi anni per intimidire e provocare il Venezuela.
Tra visite di portaerei, sottomarini nucleari, aerei da guerra e migliaia fra truppe e forze speciali statunitensi, queste isole – a pochi chilometri dalla costa venezuelana – sono finite nel bel mezzo di un conflitto fra USA e Venezuela.
Contemporaneamente, il governo olandese ha promosso una campagna contro il governo di Hugo Chávez, con l’intento di dimostrare come il Venezuela abbia fra i suoi piani, quello di invadere le isole olandesi (Aruba, Bonaire, Curarao).
Il governo venezuelano ha respinto tali accuse vigorosamente; Ciò nonostante uno dei periodici più letti in Olanda, De Telegraaf, oggi (1 Aprile 2010, ndr) ha pubblicato un articolo intitolato “Venezuela minaccia la guerra”, in cui si afferma che “il Dipartimento della Difesa olandese sta seriamente considerando la possibilità di intraprendere una guerra contro il Venezuela a causa delle sue intenzioni di avvicinamento verso le Antille olandesi”.
L’Olanda, stretta alleata di Washington e membro della NATO, ha permesso l’espansione militare degli Stati Uniti ad Aruba e Curarao durante gli ultimi anni, in modo da poter resistere all’influenza regionale dello Stato venezuelano.
Inoltre, dopo il tragico terremoto di Haiti dello scorso gennaio, Washington ha approfittato della situazione per inviare più di 20 mila truppe verso i Caraibi, accompagnate da equipaggiamenti militari di ultima generazione.
La crescente presenza militare degli Stati Uniti in America Latina evidenzia le intenzioni di recuperarepotere e dominio in una delle regioni più ricche di risorse strategiche del mondo.
*L’accordo si è concluso il 12 Aprile scorso e come anticipato si tratta esclusivamente di un accordo di cooperazione bilaterale, mirato ad intensificare la lotta al narcotraffico.
Non sembra dunque prevista la presenza di soldati statunitensi all’interno di basi militari brasiliane; contiene inoltre una clausola in cui viene assicurato il rispetto dei principi di integrità e di inviolabilità territoriale.
Allo stesso tempo, però, vengono fatte presenti numerose collaborazioni che risultano alquanto ambigue rispetto al resto dell’accordo, come l’appoggio logistico, l’addestramento militare, la collaborazione nel sistema e nell’equipaggiamento militare, peace keeping, e molte altre ancora. – NdT –
(Traduzione di Stefano Pistore)
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