Luca Ciarrocca, I padroni del mondo. Come la cupola della finanza mondiale decide il destino dei governi e dei popoli, Chiarelettere 2013, 237 pagine, € 13,90
Questo saggio di Luca Ciarrocca, giornalista con retroterra economico nonché fondatore del sito indipendente WallStreetitalia.com, costituisce uno strumento di analisi molto utile per comprendere le dinamiche politiche ed economiche che in seguito alla crisi scoppiata nel 2008 hanno ulteriormente consacrato l’ascesa della finanza. Ciarrocca ripercorre, con una prosa chiara e scorrevole, gli eventi (crescita elefantiaca degli strumenti derivati, fallimento di Lehman Brothers, “salvataggio” di AIG, “consegna” di Bear Stearns al colosso JP Morgan Chase, intervento di Washington finalizzato a stabilizzare la terribile situazione bancaria) che sono alla base dell’odierna politica iper-espansiva varata dalla Federal Reserve (di cui viene inquadrata la collusione con il sistema bancario di Wall Street e indagata nel dettaglio la natura profondamente distorta e pericolosa) allo scopo di assicurare la solvibilità degli istituti Too Big To Fail (TBTF). L’autore mette in evidenza anche il ruolo svolto dagli hedge fund, i giganteschi fondi speculativi in grado di condizionare pesantemente l’andamento dei mercati azionari ed obbligazionari, e l’arrendevolezza con cui le classi politiche hanno trattato sia con loro che con le grandi banche. La “riforma della finanza” promossa da Barack Obama si è risolta all’adozione della cosiddetta “Volcker rule” (cioè il Dodd-Frank Act), una legge che ricalca alcuni principi del celebre Glass-Steagall Act, ma che di fatto non impedisce ai giganti di Wall Street di operare con gli stessi metodi pre-crisi.
Viene inoltre indagata a fondo la natura della crisi europea, nell’affrontare la quale Ciarrocca mette in evidenza le colossali inadeguatezze delle classi dirigenti sia a livello nazionale che comunitario, responsabili di aver concesso fiumi di liquidità a costo pressoché nullo alle grandi banche (con tassi di interesse dello 0,25%) mentre stritolavano famiglie e piccole e medie imprese nell’asfissiante morsa dell’austerità – pretesa da Bruxelles e applicata con inedita brutalità soprattutto in Italia, Grecia e Spagna – contribuendo ad alimentare la disoccupazione che affligge in particolar modo i Paesi mediterranei.
L’autore non si limita tuttavia a ricostruire il “film della crisi”, ma giunge a proporre alcune soluzioni tese a riequilibrare la situazione e a ridimensionare drasticamente il potere delle grandi banche. Si tratta del sistema “Positive Money”, elaborato dagli economisti Andrew Jackson e Ben Dyson, basato su sei principi fondamentali indagati e spiegati nei minimi particolari.
Si tratta, in definitiva, di un saggio fortemente critico tra i migliori usciti in questi ultimi anni, nel corso dei quali l’editoria ha proposto una pubblicistica quasi interamente tesa a promuovere cambiamenti di impatto assai ridotto che mirano a rassicurare l’opinione pubblica senza alterare le strutture riproduttive e i rapporti di forza presenti.
Questo articolo è coperto da ©Copyright, per cui ne è vietata la riproduzione parziale o integrale. Per maggiori informazioni sull'informativa in relazione al diritto d'autore del sito visita Questa pagina.