Fonte: http://en.fondsk.ru/print.php?id=2601 26.11.2009

La Turchia concederà alla Russia la licenza per effettuare esplorazioni nella zona del Mar Nero, nella zona marina esclusiva, in connessione con il progetto del gasdotto South Stream. Per l’Ucraina, la decisione è il classico azzardo del gambetto.

Il Presidente turco A. Gul ha detto al suo collega russo, D. Medvedev, della decisione per telefono, il 19 novembre. Lo stesso giorno, il ministro dell’Economia Turco ha detto, a Milano, che ha passato al Vice Primo Ministro russo, I. Sechin, tutti i documenti per la licenza della costruzione del gasdotto South Stream che attraverserà la Turchia.

Di conseguenza, la Russia non dovrà più costruire la sezione offshore del gasdotto nella zona economica sul Mar Nero dell’Ucraina. L’obiettivo per il 2013-2015, della sezione off-shore, che collegherà la stazione di pompaggio di Beregovaya, vicino a Novorossijsk (Russia) e Varna (Bulgaria), è di 63 miliardi di metri cubi di gas naturale. In precedenza, l’intero progetto appariva irrealistico, a causa della mancanza del consenso dell’Ucraina per l’utilizzo delle sue acque territoriali, ma la situazione è cambiata dopo la mossa “alla turca“, e adesso il progetto South Stream ha buone possibilità di materializzarsi.

La decisione della Turchia a favore del progetto, non è stata una sorpresa. Già lo scorso agosto, il primo ministro russo Putin e il suo collega turco R. Erdogan, avevano firmato l’accordo corrispondente ad Ankara. La Turchia ha accettato South Stream, in cambio dell’adesione della Russia al progetto dell’oleodotto Samsun-Ceyhan, che collegherà il Mar Nero e le coste del Mediterraneo. La nuova rotta di transito renderà possibile, al paese, ridurre il carico di lavoro del Bosforo e dei Dardanelli, che sono eccessivamente gravati dal traffico di petroliere, e allo stesso tempo, mantenere le correnti entrate dai transiti.

La Russia ha chiaramente dimostrando disponibilità nel trattare la Turchia come un partner principale della regione del Mar Nero, sia economicamente che politicamente. Da un lato, la Turchia attira la Russia come un potenziale alleato per il controllo del Caucaso. Dall’altro, la Turchia sembra essere aperta a iniziative che l’Europa persistentemente blocca. I media turchi hanno recentemente segnalato che la Gazprom ha acquistato una partecipazione del 71% nella Bosphorus Gaz Corporation AS, una società relativamente piccola, con una quota del 3% del mercato del gas della Turchia, che servirà come principale agente di Gazprom nel paese, in particolare nel processo di privatizzazione delle reti di distribuzione del gas turche.

Lo sviluppo può essere considerato come un primo passo per affrontare l’ambizioso richiesta di aumentare la propria influenza sul mercato turco del gas, e quindi rendere il paese un centro di transito del gas di importanza mondiale, perfino un rivale della Baumgarten, in Germania. Nel quadro del piano, la Turchia potrebbe ottenere un appoggio in più, nei rapporti con l’UE, sulla cui porta ha bussato per oltre un decennio. Inoltre, poiché il paese ospitante il Nabucco, con cui l’UE deve diminuire la propria dipendenza dalla Russia, la Turchia si può aspettare di diventare sempre più importante per l’Europa. Paradossalmente, per quest’ultima, l’indipendenza energetica dalla Russia può tradursi in dipendenza della Turchia.

Dal punto di vista della Russia, la Turchia può essere usata come un contrappeso ai paesi dell’UE coinvolti nel progetto South Stream, poiché stanno cercando di giocare una loro propria partita, piuttosto che accogliere le richieste della Russia.

Il blocco “Cittadini per lo Sviluppo Europeo della Bulgaria” ha vinto, il 5 luglio, le elezioni parlamentari in Bulgaria. All’inizio del suo mandato, il suo nuovo primo ministro, B. Borisov, ha immediatamente dichiarato che sospenderà la partecipazione del suo paese al progetto South Stream. Ovviamente, la decisione può essere attribuita alla pressione esercitata dagli Stati Uniti e dall’UE, per promuovere il progetto Nabucco, sebbene la “sfida” della Bulgaria difficilmente durerà a lungo. Il governo bulgaro non hanno nemmeno tentato di spiegare la sua decisione, quando la Romania ha espresso interesse ad aderire al South Stream.

Ad ogni modo, tutto quanto sopra appartiene alla sfera della geopolitica. Parlando dell’Ucraina, il recente accordo tra la Russia e la Turchia comporta una impressionante perdita di tasse sul transito e la perdita dello status di corridoio eurasiatico dell’energia. La condizione è affrontare l’annientamento dovuto ai seguenti motivi.

A livello di interfaccia con l’Europa, la capacità delle reti di transito del gas in Ucraina è di 175 miliardi di metri cubi, che teoricamente dovrebbero essere sufficienti per canalizzare tutta l’esportazione del gas russo verso l’Occidente. Nel 2007 – l’ultimo anno prima della crisi – la Russia ha esportato 153,67 miliardi di metri cubi di gas naturale, il 75% del totale – via i gasdotti che attraversano l’Ucraina. La rete di gasdotti dell’Ucraina potrebbe servire come la via per l’esportazione del gas russo a tempo indeterminato – il piano della Russia per l’esportazione di gas verso la Cina, rende improbabile che le sue esportazioni di gas verso l’Europa aumentino in modo significativo. Tuttavia, la graduale introduzione del gasdotto South Stream, che è solo una questione di tempo dopo il consenso della Turchia, può provocare alla riduzione di più di due volte, del volume di transito di gas dalla Russia attraverso l’Ucraina. In termini di tasse di transito, i tagli superebbero almeno gli 1,5 miliardi all’anno. Inoltre, nel caso in cui la Russia riesca a realizzare il suo altro progetto ambizioso – Nord Stream, che collegherà Vyborg (Russia) e Greifswald (Germania), pompando 55 miliardi di metri cubi di gas naturale l’anno – non ci sarà praticamente alcun gas che alimenterà la rete di transito dei gasdotti in Ucraina. Parlando appunto di gas, tutto ciò che resterà è il gas turco. La Turchia è il quarto importatore mondiale di gas della Russia dopo l’Italia, la Germania, e l’Ucraina. Ha importato 23,9 miliardi di metri cubi di gas naturale dalla Russia, nel 2008. Putin e Erdogan, a Sochi il 16 aprile, hanno deciso di prorogare l’accordo base del 1986, con cui, nei prossimi anni, la Russia esporterà gas verso la Turchia attraverso l’Ucraina.

Tutta la situazione, è un tocco semplice della politica attuale o il castigo di Dio per il povero giudizio politico? Il paese che attualmente svolge un ruolo chiave nel trasporto di energia in tutta l’Eurasia, che fa transitare il gas a quello che sta per prendere in consegna il suo ruolo attuale. Inutile dire che l’amministrazione ucraina può essere accreditata di risultati fantastici.

I piani formulati congiuntamente da Russia e Turchia sembrano seri. In ogni caso, il mercato ha reagito di conseguenza. Spinti dalla notizia dell’accordo con la Turchia, il 20 ottobre, i titoli Gazprom hanno guadagnato 2 punti ed hanno raggiunto i 200 rubli, ben al di là della dinamica complessiva del mercato.

Traduzione di Alessandro Lattanzio (http://www.bollettinoaurora.da.ru)


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