La proposta – recentemente espressa – del ministro degli Esteri turco Davutoğlu di costituire una comunità economica eurasiatica è il miglior viatico alla strutturazione di relazioni affidabili e produttive in una grande realtà continentale.
Proprio in questi giorni l’incontro tra Davutoğlu e il titolare degli Esteri iraniano, Mottaki, tenta di disinnescare tensioni e provocazioni di ogni genere, cercando in particolare di restituire ai paesi dell’area la responsabilità di scelte che non possono essere affidate a potenze estranee.
Nella conferenza stampa di Tehran Mottaki ha osservato – ed è difficile dargli torto – che in tutti i conflitti più o meno recenti dell’area vicino/medio orientale il ruolo degli Stati Uniti è sempre stato decisivo: ed effettivamente basterebbe questo per comprendere l’anomalia di una situazione in cui i protagonisti vengono da lontano e pretendono di imporre “diritti civili e democrazia”, secondo proprie, non negoziabili, regole.
La Turchia – ha sottolineato Mottaki – ha familiarità con le posizioni iraniane, e questo può facilitare il dialogo tra forze diverse. Questa familiarità è la stessa che Davutoğlu ha manifestato nella proposta di comunità economica rivolta, in generale, a tutti i paesi euroasiatici; in un momento in cui (riportiamo esattamente un titolo di “Turquie News” del 15 febbraio) vi è “riconciliazione di circostanza ma tensione di fondo fra Ankara e Tel Aviv”, tensione ancora sottolineata di recente dal ministro degli Esteri israeliano Lieberman nel corso di una sua visita a Baku.
Le ragioni della geopolitica e quelle di una certa affinità profonda tra popoli vicini, insomma, sembrano dare ragione all’apertura scelta da Yeni Şafak qualche giorno fa : “Un vento turco soffierà in Eurasia”.
* Aldo Braccio è redattore di “Eurasia”
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