Fonte: “Il Piccolo”

Domenica prossima si voterà in Kosovo. Le prime elezioni dopo la dichiarazione di indipendenza della ex provincia autonoma serba, proclamata a Priština il 17 novembre 2008. Un evento che interessa anche il futuro della Serbia e gli equilibri politici in quelle regioni. Di questo si è discusso in occasione dell’incontro organizzato dall’associazione culturale “Strade d’Europa”, dalla rivista “Eurasia”, dall’Istituto di Alti studi in geopolitica e scienze ausiliarie, da “Nostra Gazzetta” e dalla Comunità religiosa Serbo-Ortodossa di Trieste, con il contributo dell’Università cittadina. «In Kosovo la situazione non è affatto chiara», ha sottolineato Stefano Vernole, redattore della rivista Eurasia: «Dopo l’autoproclamazione di indipendenza avvenuta il 17 novembre di due anni fa da parte del governo di Priština, solo 71 Stati hanno riconosciuto la sua autonomia. Per gli altri il Kosovo continua a rimanere una delle regioni autonome della Serbia. A questo va aggiunto che nel giugno del 2008 i serbi che abitano nel nord del Kosovo hanno proclamato una contro-secessione sostenuta dal governo di Belgrado. Una situazione che è stata parzialmente tollerata fino all’anno scorso. Ci sono poi i sondaggi. L’80% degli albanesi del kosovo sono favorevoli ad una grande Albania». Ma qual è il futuro per la Serbia in Europa? A chiedere soluzioni efficaci per questo paese è Stefano Pilotto, docente all’Università di Trieste: «La Serbia è un ponte per l’Europa, che ha avuto una punizione troppo severa. Troppo spesso si chiede alla Serbia che dimentichi il Kosovo in cambio di favori commerciali, ma questo non può accadere». Di crimini contro il popolo serbo ha parlato invece la giornalista Marilina Vece, autrice del libro “Cuore di lupo”. Tra il 1998 e il 2001 – ha raccontato la Vece – 1300 serbi che vivevano in Kosovo sono scomparsi. «Trecento, solo tra il 1998 e il 1999, sono spariti nel nulla, e sono atati usati per il traffico internazionale di organi. Gli espianti avvenivano nei campi ospedale in Albania: un rene poteva arrivare a costare 30 mila euro, 50 mila per un fegato, la trattativa era privata per gli espianti di cuore». L’incontro è stato anche un’occasione per ufficializzare la costituzione di una delegazione triestina dell’Associazione di amicizia Italia-Serbia. ( i.gh. )


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