Melkulangara Bhadrakumar, Strategic Culture Foundation, 29/02/2012
Mentre il gruppo BRICS sembra in effervescenza, i paesi membri si sono prodigati per poter agire in modo coordinato. A proposito della crisi in Siria, che è senza dubbio la questione “più calda” nella politica internazionale di oggi, i BRICS presentavano i segnali preoccupanti di una crisi di identità. Russia e Cina hanno posto il veto alla risoluzione della Lega Araba sulla Siria nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, mentre l’India e il Brasile hanno votato per la risoluzione. La modalità si è ripetuta una settimana dopo in seno all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Ancora una volta la cosa si è ripetuta quando gli ‘Amici della Siria’ hanno tenuto la loro riunione a Tunisi, lo scorso Venerdì. Russia e Cina si sono tenute lontano dall’incontro di Tunisi, mentre l’India e il Brasile hanno registrato un presenza dal basso profilo. Iniziava a sembrare che l’era BRICS stesse probabilmente per finire senza tanti complimenti. I BRICS come gruppo di potenze emergenti non ha mai avuto carenza di detrattori, che si sentirebbero immensamente sollevati – in particolare in Occidente, specialmente negli Stati Uniti.
Pertanto, si presenta quale piacevole sorpresa che la voce riguardante la morte prematura dei BRICS, sia un’esagerazione. Le notizie da Città del Messico di questa settimana mostrano il BRICS non solo vivo e vegeto ma, come si suol dire, apparire impaziente di agire mentre si avvicina il vertice annuale nella capitale indiana, del 28-29 marzo.
A margine di una riunione del G-20 a Città del Messico la scorsa settimana, i ministri delle finanze dei BRICS – Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa – decidevano di tenere delle consultazioni esclusive. E sono giunti alla sorprendente proposta di istituire una banca multilaterale che verrebbe finanziata esclusivamente dai paesi in via di sviluppo, al fine di finanziare progetti in quei paesi.
È interessante notare che la proposta proveniva dall’India. New Delhi ha fatto circolare in anticipo la sua proposta nelle capitali BRICS, in modo da portare avanti la discussione tra i paesi in via di sviluppo nel suo complesso, a fianco della riunione del G-20.
La proposta è certamente in fase esplorativa e corre parallela a un appello del G-20 a rafforzare gli istituti di prestito più piccoli e regionali, come la Banca per lo sviluppo Inter-Americana, la Banca asiatica per lo sviluppo e la Banca africana di sviluppo. Queste banche regionali hanno tutte approvato aumenti di capitale, il che consentirebbe loro di espandere il credito nelle rispettive regioni.
New Delhi, come ospite del vertice BRICS di fine marzo di quest’anno, ha anche stilato l’ordine del giorno per il percorso futuro del gruppo. La sua proposta per una banca BRICS è costruita sulla promessa fatta al vertice del gruppo dello scorso aprile in Cina, per “rafforzare la cooperazione finanziaria tra le banche di sviluppo del BRICS.” La ragione d’essere della proposta indiana per una banca BRICS è che gli attuali organismi finanziari multilaterali non sono stati efficaci nella loro attività di finanziamento dei paesi in via di sviluppo. In realtà, i principali donatori di queste stesse istituzioni si trovano ad affrontare oggi la crisi economica, e a malapena si stanno tenendo a galla.
Il Brasile non ha tardato a esprimere sostegno, in linea di principio, alla proposta indiana. Naturalmente, l’idea è all’inizio, ma il prossimo vertice BRICS dovrebbe deliberare su ciò. Per inciso, il ministero degli esteri indiano ha annunciato che il ministro degli esteri cinese Yang Jiechi dovrebbe arrivare a Delhi e tra i colloqui vi sarà l’ordine del giorno del vertice BRICS.
L’India avverte l’impulso all’innovazione dell’architettura finanziaria globale, come anche il suo senso di vulnerabilità crescente ai rischi globali. Nonostante la robusta crescita economica dell’India (che dovrebbe essere di circa il 7% quest’anno), la capacità dell’economia di resistere a grandi shock esterni rimane questionabile. Un recente rapporto intitolato The Global Risks Atlas 2012 scritto da Maplecroft, la ben nota società di analisi dei rischi, cita l’India come la nazione più esposta e meno resistente dei BRICS ai rischi globali. In un elenco di 178 paesi, l’India si pone come la 19.ma economia più esposta e meno resistente, mentre Russia, Cina e Brasile sono state classificate al 30.mo, 58mo e 97.mo posto.
L’iniziativa indiana sulla banca dei BRICS deve anche essere vista opposta alla campagna occidentale concertata a rappresentare il raggruppamento giocare un ruolo declinante nelle dinamiche globali, a causa del recente calo di prestazioni, avendo perso oggi parecchi dei precedenti vantaggi per gli investitori occidentali. Secondo questa tesi, i CIVETS – Colombia, Indonesia, Vietnam, Egitto, Turchia e Sud Africa – adesso giocano il nuovo ruolo di prossima generazione di tigri economiche.
Il ruolo in gioco è contestare la pertinenza dei BRICS con il pretesto specioso che ci sono altre economie in via di sviluppo che stanno crescendo assai rapidamente o che offrono alti rendimenti sui mercati finanziari. I BRICS non dovrebbero permettere che questo stratagemma abbia successo. Per prima cosa, il ruolo dei BRICS non può che aumentare in quanto rappresentano la maggior parte dei paesi a “medio reddito” in rapida crescita. Se le economie a “medio reddito” rappresentano il 58% della crescita mondiale di oggi, i BRICS sono il più grande “blocco” all’interno di essa.
In uno scenario globale in cui le economie sviluppate stanno perdendo la loro posizione dominante nella crescita mondiale e le economie a “basso reddito” in via di sviluppo contano solo per l’1% della crescita mondiale dei passati 5 anni, tra il 2005 e il 2010, il ruolo cruciale del BRICS è evidente.
Il cuore della questione è che le economie BRICS non solo sono in rapida crescita – anche spettacolare – ma sono anche di grandi dimensioni. Cina, Brasile, India e Russia sono classificate rispettivamente come 2°, 7°, 9° e 11° economia più grande del mondo di oggi. Non sorprende che ciò che pietrifica l’Occidente è l’impatto collettivo dei BRICS sulla dinamica del mondo, e in caratteri inauditi nella moderna storia economica, che finora è stata costruita sul paradigma del “mondo sviluppato – mondo in via di sviluppo”.
Il cambiamento di paradigma è ulteriormente accentuato dalla crisi finanziaria internazionale, come testimoniano i fatti. Secondo le statistiche della Banca Mondiale, i BRICS rappresentavano il 53% della crescita dell’intero PIL globale di 7.250 miliardi dollari, nel periodo 2007-2010. La crescita degli Stati Uniti in questo periodo (592 miliardi dollari) è stato un solo un sesto della crescita del PIL dei BRICS di 3.819 miliardi dollari. Molto probabilmente, la tendenza si ripeterà nel 2012. L’Unione europea e il Giappone non dovrebbero “crescere”, mentre la crescita degli Stati Uniti è in stallo, anche con prestiti di grandi dimensioni dovrebbe essere meno della metà della crescita del PIL della Cina – senza contare i BRICS nel loro complesso.
In sintesi, le posizioni divergenti dei BRICS sulla Siria non dovrebbero sorprendere. Come un commento sul quotidiano Global Times della Cina ha sintetizzato: “I BRICS non sono un blocco di tipo politico/militare come la NATO [North Atlantic Treaty Organization]. Coordina gli interessi economici delle grandi economie in via di sviluppo del mondo … Alcune piccole economie possono continuare a crescere ancora più rapidamente di alcuni BRICS … [ma] i paesi BRICS continueranno a rafforzare il loro ruolo di forza trainante nell’economia mondiale”.
Chi avrebbe mai pensato che i BRICS agitassero il bastone contro il dominio del sistema di Bretton Woods degli Stati Uniti così apertamente? A Città del Messico la scorsa settimana, i ministri delle finanze dei BRICS hanno deciso che è giunto il momento che il decennale predominio degli Stati Uniti nella Banca Mondiale non sia più incontrastato.
“I candidati dovrebbero basarsi sul merito e non sulla nazionalità”, ha detto ai giornalisti il ministro delle finanze brasiliano Guido Mantega. I BRICS si propongono di discutere la possibilità di presentare il proprio candidato per sfidare “chiunque sia nominato dal governo degli Stati Uniti”, secondo la Reuters. (I candidati possibili sono la segretaria di stato statunitense Hillary Clinton, l’ex Segretario al Tesoro Lawrence Summers e l’ambasciatrice USA alle Nazioni Unite Susan Rice.)
“E’ tempo [per i BRICS] di rompere la tradizione degli Stati Uniti e dell’Europa di spartirsi le cariche [di Banca Mondiale e FMI] e noi tutti, questa volta, dobbiamo sforzarci maggiormente di trovare qualche consenso”, aggiungeva Pravin Gordhan, il ministro delle finanze del Sud Africa. Questo può sembrare idealistico. Ma, anzi, rende la sfida ancora più importante, poiché dimostra che la fiamma dei BRICS è ben lungi dall’essere spenta dalla crisi in Siria.
FONTE: http://www.strategic-culture.org/news/2012/02/29/brics-flame-continues-to-shine.html
Traduzione di Alessandro Lattanzio
http://sitoaurora.altervista.org/home.htm
http://aurorasito.wordpress.com
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