Luigi Zuccaro, Heartland o del Romanticismo politico – Le categorie della Rivoluzione Conservatrice e l’ora presente
İrfan Edizioni, San Demetrio Corone (CS) 2023, pp. 199 € 19,50

Questo ampio e interessante saggio di Luigi Zuccaro – ampio nella molteplicità di spunti offerti, interessante per le correlazioni ideali stabilite o suggerite – prende le mosse dal sorgere del Romanticismo politico, ossia – nota l’Autore – da quella visione tragica e consapevole che coinvolge pensatori di lingua tedesca all’indomani della fine della Grande Guerra; questi “presagiscono la nascita di nuovi imperi fondati sulle ideologie della modernità e privi di una visione storica forte, decisa, essendo puro appannaggio della tecnica e della finanza”.

Sono “centinaia di autori in cerca di un destino romantico e politico”, che confluiranno nella grande elaborazione e nel “comune sentire” della Rivoluzione Conservatrice ponendo le basi anche dei successivi sviluppi, che – sottolinea Zuccaro – andranno “al di là della Kultur tedesca: la lotta all’economicismo e all’Usura”, per esempio e soprattutto.

È comunque certamente in ambito germanico che sorge il Romanticismo politico così come la nozione di cultura contrapposta a quella di civiltà; la prima riprende essenzialmente un’idea di tradizione di quanto è originario, persistente, mentre la seconda sembra implicare un progresso un divenire. Spengler distingueva fra l’idea di una cultura e la sua realizzazione storica, contrapponendo la prima alla seconda: per vivere realmente la società deve sapersi ancorare alla sua Kulturseele, la sua anima culturale.

Si accennava prima al dominio – puntualmente evidenziato dall’Autore – della tecnica e della finanza nella modernità; “Ecco, allora – precisa Zuccaro – più che mai attuali le parole di George Simmel per cui il denaro sarebbe stato la tecnica che unirebbe tutte le tecniche, la chiave di volta si potrebbe dire, ed è attraverso questo sistema che può esistere anche la civiltà occidentale come la conosciamo oggi”. Questo ci riporta a considerazioni sul depotenziamento del concetto di politica, ossia alla mortificazione dell’idea di Bene Comune, abbandonata in nome della centralità dei cosiddetti diritti umani. Poiché l’idea di Stato è vilipesa e mortificata, sono sempre più attuali norme e sanzioni private assunte pubblicamente, norme e sanzioni dal profilo extrapolitico e “liberale”.

L’Autore ci segnala opportunamente possibile vie d’uscita, oltre a personaggi e filosofi che hanno preceduto o seguito la Rivoluzione Conservatrice anticipandone o riprendendone i contenuti ; particolarmente interessanti le pagine su Marx e su Pound, ove il primo, dal suo punto di vista materialista “ha riconosciuto la produzione e la riproduzione della vita reale come il momento in ultima analisi determinante della storia”, mentre il secondo “con il suo viaggio dantesco presente nei Cantos vede nella borghesia una casta prona al potere di Usura, una sorta di divinità truce e sanguinaria”; se vi è differenza notevole nell’impianto dottrinario dei due, è tuttavia comune la valutazione del potere entropico della concentrazione di capitale – dell’Usura – e la consapevolezza del predominio (già in epoca marxiana) dell’economia – in particolare della speculazione finanziaria, usuraria e improduttiva – sulla politica.

Zuccaro non trascura l’aspetto geopolitico, già anticipato nel significativo titolo dell’opera “Heartland o del Romanticismo politico” – si stabilisce pertanto un giusto collegamento fra Rivoluzione Conservatrice e coscienza dell’Isola del Mondo. È d’altra parte in Germania che prende forza la geopolitica: con Ratzel alla fine dell’Ottocento e con due traduzioni dell’opera di Kjellen nel 1916 e nel 1924 e soprattutto con Karl Haushofer, sostenitore della necessaria alleanza fra Germania (anche Terzo Reich) e Russia (anche Unione Sovietica).

Sono tante le suggestioni e i suggerimenti contenuti in questo libro, che può essere letto anche estraendone paragrafi e capitoli secondo modalità che possono apparire disordinate ma che possono favorire l’approfondimento di singoli argomenti.

Completa il saggio la corposa postfazione di Andrea Virga su il lascito della Rivoluzione Conservatrice, con un attento esame dei suoi rapporti con fascismo e nazionalsocialismo e annotazioni circa i lasciti alla scuola di Francoforte, all’esistenzialismo e ad altre correnti di pensiero.


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Aldo Braccio ha collaborato con “Eurasia. Rivista di studi geopolitici” fin dal primo numero ed ha pubblicato diversi articoli sul relativo sito informatico. Le sue analisi riguardano prevalentemente la Turchia ed il mondo turcofono, temi sui quali ha tenuto relazioni al Master Mattei presso l'Università di Teramo e altrove. È autore dei saggi "La norma magica" (sui rapporti fra concezione del sacro, diritto e politica nell'antica Roma) e "Turchia ponte d’Eurasia" (sul ritorno del Paese della Mezzaluna sulla scena internazionale). Ha scritto diverse prefazioni ed ha pubblicato numerosi articoli su testate italiane ed estere. Ha preso parte all’VIII Forum italo-turco di Istanbul ed è stato più volte intervistato dalla radiotelevisione iraniana.