Sia come sia – ci riferiamo alla genesi del fenomeno WikiLeaks e alle effettive ragioni della diffusione dell’immensa mole di documenti per lo più provenienti dalla diplomazia statunitense – il quadro delle relazioni turco/occidentali esce ulteriormente chiarito dalle comunicazioni pubblicate.
I rapporti ufficiali dell’ambasciata USA ad Ankara – e tali sono, se non si dimostra che siano falsi – e altre fonti testimoniano la diffidenza e ostilità americana verso il Paese della Mezzaluna, ponendola spesso in relazione con l’atteggiamento turco verso Israele: il Capo del governo Erdoğan “odia Israele”, per “fanatismo e ostilità sul piano religioso”; è “nemico della modernità e dell’Occidente”, un “islamista, il cui unico fine è il riavvicinamento con Iran e Siria”.
Il ministro degli Esteri Davutoğlu è “eccezionalmente pericoloso”, e in generale il governo di Ankara è da ritenersi “inaffidabile e pieno di islamisti”; d’altra parte, si osserva ancora su Erdoğan, il Primo ministro è “isolato e male informato” da uno stuolo di consiglieri che esteriormente lo adulano ma in realtà lo disprezzerebbero.
Apprezzamenti di diplomatici rozzi o prevenuti, pettegolezzi? È quello che magari Hilary Clinton paradossalmente cercherà di sostenere, minimizzando il tutto, ma le segnalazioni più inquietanti riguardano fatti asseriti, e non valutazioni : documenti militari USA parlano dei terroristi del PKK come di “combattenti per la libertà” e di armi e bombe fornite al PKK dagli americani nell’Iraq del nord, oltre che di membri dell’organizzazione arrestati e successivamente rilasciati dalle autorità militari statunitensi.
In compenso si denuncia una sorta di complicità della Turchia con… Al-Qaida e un suo coinvolgimento in attività terroristiche, come nel finanziamento di un attentato a un ponte di Baghdad, oltre che l’effettuazione di “massacri di curdi”, nell’Iraq settentrionale : insomma tutto quanto può “bilanciare”, agli occhi dell’attonita opinione pubblica occidentale, la conferma grave della responsabilità americana (cui andrebbe aggiunta quella – comprovata da più fonti – israeliana) nel sostegno al terrorismo del PKK.
Laconico e non privo di ironia il primo commento del Presidente Abdullah Gül, secondo cui “le informazioni pubblicate non costituiscono una grossa novità – tuttavia non so quali possano essere le conseguenze”; anche Erdoğan ha affermato che “prima saranno valutati i documenti, studiandone i contenuti, poi faremo le dichiarazioni del caso”.
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