Decine di persone sono rimaste uccise in scontri tra elementi dell’etnia Tebu e di altre tribù a Sebha, nel deserto del sud della Libia, mentre le nuove autorità tardano a reagire per contenere una situazione che sta diventando incontrollabile nel sud del Paese. “Oggi (martedì 27 marzo) il bilancio è stato di quindici morti e sessantatre feriti”, ha detto ‘Abd er-Rahmân ‘Arîsh, il quale ha aggiunto che sedici persone erano state uccise e sessanta ferite il giorno precedente. Fino a lunedì il totale dei morti in questi scontri nel sud era stato di dieci.

Questa valutazione tiene conto solo delle vittime delle tribù della città di Sebha che combattono contro membri armati delle tribù Tebu. Il loro capo, ‘abd el-Majîd ‘Isà Mansûr, cita quaranta morti tra i membri della sua tribù, accusando le autorità libiche d’aver usato aerei militari e carri armati per bombardare le posizioni dei Tebu nel sud della città di Sebha.

‘Abd er-Rahmân Sayf an-Nasr, capo del Comitato per la sicurezza della Regione del Fezzan (nel sud), ha confermato all’AFP che degli aerei hanno bombardato una colonna di veicoli diretti a Sebha dalla zona di Qatroun, non lontana dai confini col Niger e il Ciad, dopo che questi “aerei da ricognizione” erano stati fatti oggetti di tiro da parte della contraerea.

Il colonnello Muhammad Boussîf, direttore della Sicurezza Nazionale a Sebha, ha affermato che la situazione è “drammatica” in questa città, ed ha puntato il dito contro dei “fuorilegge appoggiati da elementi provenienti da fuori del paese”. “La situazione è molto brutta”, ha dichiarato alla televisione libica «al-Hurra».

Il rappresentante della città di Sebha nel Consiglio Nazionale di Transizione (CNT, che è al potere), ha dichiarato alla televisione le sue dimissioni come forma di denuncia della “passività” del governo e della sua “incapacità a reagire”. Il capo dei Tebu, dal canto suo, ha accusato degli ex “ribelli” di combattere contro la sua tribù sotto la bandiera del CNT.

Egli ha denunciato martedì 27 marzo all’AFP un piano di “pulizia etnica” nei confronti della sua tribù, agitando per la prima volta la minaccia separatista. “Annunciamo la riattivazione del Fronte Tebu per la salvezza della Libia (FTSL, già movimento d’opposizione sotto il vecchio sistema) per proteggere i Tebu dalla minaccia di pulizia etnica, e, se necessario, chiederemo un intervento internazionale per uno Stato come il Sud Sudan”.

‘Abd el-Majîd ‘Isà Mansûr, un ex oppositore del regime di Gheddafi, aveva annunciato lo scioglimento del suo movimento dopo la caduta del precedente regime nel mese di agosto. “Risulta che il CNT e il regime di Gheddafi non sono diversi. Il CNT ha in programma di sterminarci”, ha accusato Mansûr, la cui tribù aveva giocato un ruolo chiave nella ribellione contro Gheddafi dal sud del paese.
“Avevamo detto che l’unità della Libia era al di sopra di ogni altra considerazione. Ma ora dobbiamo proteggere noi stessi e le altre minoranze”, ha affermato. I Tebu, dalla pelle scura, che vivono tra il sud della Libia e il nord del Ciad e del Niger, avevano ripetutamente rifiutato ogni aspirazione separatista.

I Tebu sono coinvolti da febbraio in scontri mortali con le tribù locali del sud del paese.
“Oggi, il problema s’è trasformato da un conflitto tribale in conflitto razziale”, ha affermato Mansûr, il quale ha affermato che “gli attacchi prendono di mira chiunque abbia la pelle nera”. Per parecchi giorni, a febbraio, scontri con vittime avevano visto fronteggiarsi i Tebu e la tribù Zwei a Cufra (nel sud-est), dove la situazione è ancora tesa.

Fonte: AFP, 27 marzo 2012


Traduzione di E. Galoppini


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