MAFIA: MASSIMO CIANCIMINO,USA DIETRO NOSTRO ‘QUARTO LIVELLO’
IN UN LIBRO DI TORREALTA L’ANALISI DEI NOMI DELLA “STRUTTURA”
IN UN LIBRO DI TORREALTA L’ANALISI DEI NOMI DELLA “STRUTTURA”
(ANSA) – ROMA, 20 APR – Qualcuno la chiama “la struttura” o anche la “sovrastruttura”. Vito Ciancimino, il sindaco mafiosodi Palermo, chiamava questa area il “Quarto livello”, quello dello Stato e dei presunti referenti che cercavano di “mantenere un equilibrio” politico in anni di profonde trasformazioni in tutti i modi, compresi quelli “non ortodossi”.
Ciancimino indicò alcune nomi di questo “quarto livello” in un elenco che è il vero protagonista del libro del giornalista
Maurizio Torrealta in uscita oggi dalla Bur-Rizzoli. Un libro difficile, scritto con giuste cautele ma che rappresenta un
salto di qualità nella ormai sterminata bibliografia sugli anni delle stragi. A fare da filo narrativo è l’analisi dei nomi che compongono l’elenco che Vito scrisse su una cartolina e che si spedì il 30 ottobre del 1990, quando il cambiamento a suon di bombe doveva ancora arrivare.
Un elenco che serviva da “assicurazione” per Vito Ciancimino che coinvolse nella redazione e conservazione di quell’elenco suo figlio, Massimo, che ha una idea netta della logica politica che muoveva il tutto in quegli anni, stragi comprese: quello “era vento che veniva d’Oltreoceano”. In Italia c’era gente nel “Quarto livello” che sapeva quello che sarebbe avvenuto a Capaci e in via D’Amelio. Il “Quarto livello” poteva infatti anche essere l’ispiratore ma non si trattava di “quelli originali” perché quelli erano negli Usa. “Dopo il crollo di quella che era la garanzia americana c’e’ stato lo sfascio o c’è stata una corsa a riparare dagli americani che avevano lasciato andare il paese italiano che da solo si è andato a sfracellare”.
Le stragi avevano una logica strategia di grande respiro: all’origine una grande operazione della Cia, dice con chiarezza Massimo Ciancimino, per investire i capitali della mafia in territori che fossero funzionali alla nuova strategia americana dopo il crollo del Muro di Berlino. Ad esempio Vito Ciancimino investi immensi capitali in Egitto in quegli anni.
Ma il protagonista è l’elenco di nomi: Restivo, Ruffini, Malpica, Gross-De Gennaro (che ha querelato Massimo Ciancimino), Parisi,Sica, De Francesco, Contrada, Narracci, Finocchiaro, Delfino, La Barbera e Finocchi. Un elenco che contiene due condannati per gravi reati, Contrada e Delfino, e discussi uomini dei servizi segreti, come Narracci.
“Mio padre lo definiva anche ‘la cricca’”, un sistema “snello di potere, fatto di persone chiave ad alto livello,
soprattutto a livello dei servizi segreti. Persone nei posti chiave nella lotta alla mafia, che cercano di mantenere
quell’equilibrio vitale e fondamentale”. Per mantenere ferma l’indicazione popolare c’era la necessità,l’esigenza anche di sedersi al tavolo con la mafia perché “senza quella forza rappresentativa che in quel momento si chiamava Cosa Nostra, non si riusciva ad andare da nessuna parte e questo fu chiesto mio padre: un collegamento diretto tra questi uomini, tra questo sistema trasversale di potere e questo elenco di nomi”.
(ANSA).
Ciancimino indicò alcune nomi di questo “quarto livello” in un elenco che è il vero protagonista del libro del giornalista
Maurizio Torrealta in uscita oggi dalla Bur-Rizzoli. Un libro difficile, scritto con giuste cautele ma che rappresenta un
salto di qualità nella ormai sterminata bibliografia sugli anni delle stragi. A fare da filo narrativo è l’analisi dei nomi che compongono l’elenco che Vito scrisse su una cartolina e che si spedì il 30 ottobre del 1990, quando il cambiamento a suon di bombe doveva ancora arrivare.
Un elenco che serviva da “assicurazione” per Vito Ciancimino che coinvolse nella redazione e conservazione di quell’elenco suo figlio, Massimo, che ha una idea netta della logica politica che muoveva il tutto in quegli anni, stragi comprese: quello “era vento che veniva d’Oltreoceano”. In Italia c’era gente nel “Quarto livello” che sapeva quello che sarebbe avvenuto a Capaci e in via D’Amelio. Il “Quarto livello” poteva infatti anche essere l’ispiratore ma non si trattava di “quelli originali” perché quelli erano negli Usa. “Dopo il crollo di quella che era la garanzia americana c’e’ stato lo sfascio o c’è stata una corsa a riparare dagli americani che avevano lasciato andare il paese italiano che da solo si è andato a sfracellare”.
Le stragi avevano una logica strategia di grande respiro: all’origine una grande operazione della Cia, dice con chiarezza Massimo Ciancimino, per investire i capitali della mafia in territori che fossero funzionali alla nuova strategia americana dopo il crollo del Muro di Berlino. Ad esempio Vito Ciancimino investi immensi capitali in Egitto in quegli anni.
Ma il protagonista è l’elenco di nomi: Restivo, Ruffini, Malpica, Gross-De Gennaro (che ha querelato Massimo Ciancimino), Parisi,Sica, De Francesco, Contrada, Narracci, Finocchiaro, Delfino, La Barbera e Finocchi. Un elenco che contiene due condannati per gravi reati, Contrada e Delfino, e discussi uomini dei servizi segreti, come Narracci.
“Mio padre lo definiva anche ‘la cricca’”, un sistema “snello di potere, fatto di persone chiave ad alto livello,
soprattutto a livello dei servizi segreti. Persone nei posti chiave nella lotta alla mafia, che cercano di mantenere
quell’equilibrio vitale e fondamentale”. Per mantenere ferma l’indicazione popolare c’era la necessità,l’esigenza anche di sedersi al tavolo con la mafia perché “senza quella forza rappresentativa che in quel momento si chiamava Cosa Nostra, non si riusciva ad andare da nessuna parte e questo fu chiesto mio padre: un collegamento diretto tra questi uomini, tra questo sistema trasversale di potere e questo elenco di nomi”.
(ANSA).
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