Fonte: “LaSpecula.com”, 20 marzo 2010
Il nuovo volume del prof. Bruno Sergi – docente dell’Università di Messina – segna la svolta nell’analisi complessiva della Russia contemporanea, fornendo un punto di vista alternativo a quello dominante nell’Occidente e più consono ad una rilettura dell’operato di Vladimir Putin durante gli otto anni al Cremlino.
L’autore sottolinea come la Russia moderna sia stata infelicemente interpretata dall’Occidente a causa di una frettolosa lettura del contesto economico, politico e sociale nel quale si è venuta a trovare Mosca dopo i fallimentari anni ieltsiniani.
L’opera – scritta in inglese e pubblicata nell’estate 2009 a New York – consente la corretta comprensione della svolta compiuta da Putin, plasmando quattro aspetti-chiave: primo, l’ascesa di Putin, ex colonnello del Kgb a Dresda, il quale rappresentava l’ala più riformista e moderata dell’entourage di Boris Yeltsin. Secondo, le privatizzazioni realizzate negli anni compresi tra la capitolazione dell’URSS e la nomina di Putin hanno incrementato corruzione e ingiustizia, inoltre l’economia ha ripreso a correre solo dopo il 1999; una siffatta interpretazione, osserva Sergi, consente una maggiore presa di coscienza delle tante riforme controproducenti “imposte” dagli esperti occidentali e dal FMI, oltre che l’impatto negativo degli oligarchi – in esilio durante la presidenza Putin (Berezovsky, Khodorkovsky e gli altri cosiddetti “Manhattan Boys”). Terzo, la rovinosa gestione politico-economica di Gorbaciov e Yeltsin, osannati nelle cancellerie occidentali. Quarto, la Russia è ancora un Paese che si muove verso la “normalità”, conseguenza per la quale bisogna comprendere il bisogno di Mosca di riportare un po’ di stabilità nell’area.
Il prof. Sergi chiarisce i maggiori tabù occidentali circa Vladimir Putin, ponendo una relazione comparativa tra questi e i suoi predecessori Gorbaciov e Yeltsin. L’analisi è volta a sottolineare il merito di Putin nell’aver condotto il suo Paese al ritorno da protagonista sulla scena internazionale, traendo profitto dal forte controllo del settore energetico nonché comportandosi da “perfetto agente capitalistico” nell’avvantaggiarsi del rialzo internazionale dei prezzi e della tassazione degli ingenti proventi derivanti dall’export energetico.
Il Paese eurasiatico “è un partner credibile su scala regionale e mondiale”, sentenzia l’autore, mettendo in risalto come gli investitori abbiano classificato la Russia – prima della crisi internazionale – tra i primi dieci paesi dove investire.
Malgrado la realtà dell’ex impero sovietico sia ancora tristemente legata a un alto tasso di corruzione, il giudizio complessivo dell’economista calabrese sulla Russia moderna è positivo: tralasciando le critiche occidentali, a detta di Sergi, Putin è un personaggio carismatico ma non pericoloso, motivo per cui i leader mondiali dovrebbero dialogare maggiormente con il Cremlino, in particolare per quanto concerne la comune stabilità e il terrorismo internazionale, senza tralasciare il non indifferente contributo russo in materia di risorse energetiche.
Titolo dell’opera: “Misinterpreting Modern Russia: Western Views of Putin and His Presidency”
Autore: Bruno Sergi, PhD (dottorato) in Economia dei Paesi dell’Est a Londra, è docente di Economia Internazionale e Politica Economica nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Messina e Adjunct professor alla New York University
Edito da: Continuum
Anno di pubblicazione: 2009
Pagine: 296
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