Descrizione
EURASIATISMO
Il brano qui tradotto comprende le prime e le ultime pagine dell’opera di Franz Altheim intitolata Attila und die Hunnen (Baden-Baden 1951), Precedentemente Altheim si era occupato delle “rune” unne (Hunnische Runen, Halle an der Saale 1948); in seguito pubblicò Die Hunnen in Osteuropa (Baden-Baden 1948), la monumentale Geschichte der Hunnen (5 voll., Tübingen 1959) e, in collaborazione con Ruth Stiehl, Das erste Auftreten der Hunnen (Baden-Baden 1953).
Individuando il denominatore comune del Confucianesimo e dell’Islam negli ideali del buon governo, della solidarietà comunitaria, dell’equità distributiva, della sovranità monetaria, Ezra Pound indica i presupposti dell’“asse islamico-confuciano” auspicato da Gheddafi e paventato da Huntington.
Profilo biografico di Sándor Körösi Csoma (1784-1842), che, partito a piedi dalla Transilvania, arrivò in Tibet, dove visse isolato tra i monti. Autore di opere pionieristiche di tibetologia, viene attualmente ricordato come il bodhisattva Skendher bheg.
Orazione commemorativa di Sándor Körösi Csoma pronunciata nel centenario della morte dal tibetologo italiano all’università di Kolozsvár.
DOSSARIO: CINA
Presentata come un pericolo, la Cina vorrebbe avere altre preoccupazioni che non la guerra. Solo che, per garantire la pace, essa deve essere pronta a questa eventualità., che per i suoi militari è una certezza.
Dati essenziali su superfice, popolazione, densità demografica, gruppi etnici, ordinamento politico, difesa, risorse economiche, indicatori sociali.
In un mondo dominato e governato da cifre e percentuali, quotazioni borsistiche, potere d’acquisto e capacità di consumo, i risultati ottenuti dall’economia cinese e le potenzialità che essa lascia intuire e che si celano dietro un territorio immenso e una popolazione di un miliardo e mezzo di persone inducono economisti, osservatori internazionali e studiosi di scienze sociali ad affermare che “bisogna prendere la Cina sul serio”.
L’Islam e il Taoismo si definiscono in funzione della relazione che unisce l’Ideatore dell’universo agli elementi costitutivi di quest’ultimo. Mentre la parola araba islam designa la sottomissione dei secondi al Primo, la parola cinese tao designa la Via che conduce all’identificazione degli esseri col loro Principio.
Anche in Italia la comunità cinese, poco appariscente, silenziosa, ma assai attiva, occupa una posizione di rilievo nel panorama complessivo degl’insediamenti stranieri e si colloca al secondo posto fra le comunità asiatiche presenti nel nostro Paese.
La presenza musulmana in Cina interessa per lo più le regioni occidentali, precisamente quelle poste tra Mongolia e Tibet. Molto meno le regioni costiere. Ciò si riflette, naturalmente, sulla composizione etnica dell’Islam cinese.
Durante la dinastia Tang (618-907), un monaco buddhista cinese si recò in India per raccogliere alla fonte le Scritture buddhiste. Nell’odierno periodo di competizione globale, la Cina è alla ricerca della propria identità; ora, come nel passato, essa può attingere al tesoro metafisico dell’India.
La Cina vuole ritornare a Confucio ? Benissimo. Mille volte meglio Confucio che l’unico modello omologato di società occidentale. Riflessioni sulla Cina di un filosofo europeo, a trent’anni dalla morte di Mao Tse Tung (1976-2006).
Dopo la dissoluzione dell’URSS, la Federazione Russa e gli Stati centroasiatici hanno proseguito il dialogo con Pechino per trovare un assetto definitivo ai confini con la Repubblica Popolare. L’intesa ha aperto la strada ad una collaborazione più assidua e proficua tra i cinque Paesi, che sarebbero poi stati chiamati “i Cinque di Shanghai”.
L’aspetto più sorprendente della Cina è la continuità delle sue istituzioni. Da oltre duemila anni, essa ha un sistema che perdura al di là delle persone che esercitano il potere. Sulla solida base stabilita dal genio politico del primo Imperatore, fu possibile costruire una burocrazia che poté esercitare il potere in nome di valori, formulati in testi scritti, che possiamo definire del bene comune.
Non è irrealistico pensare ad un attacco americano contro la Cina di tipo indiretto, analogo a quello condotto contro l’URSS: sostegno a movimenti secessionisti, campagne per la democrazia e i diritti umani, embargo e blocco economico selettivo, liberalizzazione del commercio ecc. Le possibilità di riuscita di un tale attacco indiretto sono superiori a quelle di una qualsivoglia operazione militare.
La questione tibetana riveste per i dirigenti cinesi una doppia problematica, interna ed esterna allo stesso tempo, perché connessa con l’altra “spina” storica della loro geopolitica, la rivendicazione di Taiwan ; eccessive concessioni alla dirigenza di Lhasa potrebbero infatti essere sfruttate dall’isola per alzare la posta.
INTERVISTE
Claudio Alemagna ha lavorato come topografo in diversi Paesi, tra cui l’Iraq. Qui riferisce dell’esperienza acquisita in Viet Nam.
Fabio Mini è generale di Corpo d’Armata dell’Esercito Italiano. Nel 2001 ha curato la versione italiana del libro Guerra senza limiti, i cui autori sono due colonnelli della Repubblica Popolare Cinese.
Sergio Romano è un ex diplomatico, autore di opere a carattere storico.
Lorenzo Trombetta è analista e studioso del Vicino Oriente contemporaneo.
RECENSIONI, POSTILLE E DOCUMENTI
Giovanni Armillotta, Il significato di “civiltà” nelle relazioni geopolitiche e la rimozione di Marx ed Engels
Aldo Braccio, Viaggio nella terra di mezzo
Marco Hamam, La forza delle parole. Il limes linguistico israeliano/palestinese
Eduard Erkes, Credenze religiose della Cina antica (Claudio Mutti)
Angelo D’Orsi, I chierici alla guerra (Costanzo Preve)
Magdi Allam, Vincere la paura (Costanzo Preve)
Domenico Losurdo, Controstoria del liberalismo (Costanzo Preve)
Francesco Vietti, Cecenia e Russia. Storia e mito del Caucaso ribelle (Federico Roberti)
M. Conserva e V. Levant, Lev Nikolaevič Gumilёv (Daniele Scalea)
Discorso del presidente bielorusso, Aleksandr Lukashenko, in occasione dell’anniversario della fondazione dell’ONU
Dichiarazione di Russia e Cina sull’ordine internazionale del XXI secolo
Discorso del presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, alla conferenza “Un mondo senza sionismo”