Uranio, oro, petrolio, materie prime, nuove vie di commercio, nuovi mercati da conquistare: non è il Far West né il nuovo Eldorado, ma più semplicemente la Groenlandia dopo il ritiro dei ghiacci più rapido e più consistente del previsto, avvenuto per effetto di quel cambiamento climatico che nel 2017 Mister Trump considerava una pura e semplice invenzione degli scienziati e dei media.
Sono diversi motivi per i quali l’inquilino della Casa Bianca vorrebbe acquistare un’isola che fino a qualche anno fa non rivestiva particolare valore. La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, scaturita dall’imposizione di dazi e tariffe doganali, ha l’effetto di accelerare l’accaparramento delle terre, in particolar modo laddove sono ancora disponibili ingenti risorse e dove sia assente un potere politico forte, come per l’appunto in Groenlandia.
Oltre a diventare un nuovo mercato per le merci e per l’economia statunitense, l’Isola Verde, qualora fosse lasciata libera da altri competitori internazionali, potrebbe diventare il maggior polo logistico per lo sdoganamento delle merci cinesi dirette in Europa. L’interesse della Cina per la regione è testimoniato dalla partecipazione cinese nella costruzione del tunnel Helsinki-Tallin, che, completando la North Belt Road, contribuirebbe a creare una rete infrastrutturale abbracciante l’Unione Europea.
Pertanto, il Presidente statunitense considera l’acquisto della Groenlandia non solo come una nuova fonte di risorse e materie prime, ma anche come uno stratagemma commerciale per arginare l’avanzata economica cinese verso l’Europa, primo mercato mondiale per il volume di esportazioni americane. Inoltre, l’aumento delle temperature ha consentito di scoprire in Groenlandia grandissime quantità di materie prime, che diventano fondamentali nella sfida economica tra Pechino e Washington.
Non solo, ma gli Stati Uniti potrebbero in Groenlandia basi e postazioni missilistiche avanzate, sia per scopi militari sia per lo sfruttamento di possibili risorse artiche quali petrolio, gas naturale, oro e diamanti. Gli Stati Uniti hanno un rilevante deficit tecnologico rispetto alle altre potenze artiche, sicché la possibilità di installare le ultime tecnologie militari permetterebbe di colmare lo svantaggio statunitense e della NATO nei confronti della Russia. Infatti nel 2015 le migliori stime di risposta NATO a un eventuale attacco militare russo proveniente dall’Artico erano di due settimane, il che costituisce un vantaggio enorme in un’eventuale manovra militare.
Nonostante ciò, restano molte perplessità a cui il Presidente Trump dovrà dare una risposta. Si ricordi, ad esempio, che la difesa dell’Islanda, Stato che non possiede un esercito ma è membro della NATO, è nelle mani degli Stati Uniti d’America. I quali, dopo la chiusura della locale base militare nel 2006, mantengono in Islanda un piccolo manipolo di soldati. Ciò ha lo scopo di controllare il varco del GIUK (il varco costituito dall’oceano aperto fra le masse territoriali di Groenlandia, Islanda e Regno Unito), nonché di osservare da vicino le manovre della marina russa, prevalentemente dislocata a Murmansk. Non a caso, le armi in dotazione alle forze NATO nella zona sono prevalentemente sottomarini di ultima generazione, caratterizzati da strumenti e motori supersilenziosi. Ovviamente, tale interesse è aumentato dopo lo scoppio del missile russo avvenuto vicino alla città di Severodvinsk e dopo la creazione del comando militare congiunto russo del nord nel Dicembre 2014.
Infine, vista la posizione strategica della Groenlandia, il suo acquisto permetterebbe di costituire un terreno cuscinetto a una possibile invasione terrestre.
Un altro motivo che potrebbe spingere Trump alla “conquista della Groenlandia” è la possibilità di creare un “accerchiamento” del Passaggio di Nord-Ovest. La rotta marittima che attraversa la costa settentrionale del Canada rappresenta l’unica vera alternativa alla North Sea Route, che collega Vladivostok a Rotterdam; essa permetterebbe agli USA, in un futuro scontro economico e geopolitico, di diventare il secondo attore internazionale nell’Artico, dopo la Russia.
Infine, non sarebbe possibile comprendere il comportamento di Trump senza una rapida e fugace analisi della politica interna statunitense. Nel Novembre 2019 Trump sarà chiamato alle sue prime elezioni di metà mandato; quindi l’acquisto di un nuovo e futuro Stato potrebbe riaffermare la sua posizione. Vista l’epoca di crisi economica che l’Europa sta vivendo, l’acquisto dal regno di Danimarca della Groenlandia sarebbe un affare economico estremamente vantaggioso per gli Stati Uniti d’America, che già in passato provarono ad acquistare l’Isola Verde dal governo di Copenaghen, ma senza successo.
Infine, essendo gli interessi geopolitici e militari collegati con quelli economici, l’acquisto della Groenlandia permetterebbe di tutelare gli uni e gli altri senza dover affrontare alcuna prova di forza.
Riferimenti
- Errico Marro, “Perché la Groenlandia fa gola a Trump (e non solo)”, “Ilsole24ore”, 17 Agosto 2019
- Marco Valsania, Trump vuole comprare la Groenlandia. Il governo: «Non siamo in vendita», “IlSole24ore”, 16 Agosto 2019
- Office of the Under Secretary of Defense for Policy, Report to Congress Department of Defense Arctic Strategy, Giugno 2019,
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