Fonte: http://en.fondsk.ru/ 07.10.2009
Il ritiro del sistema anti-missile degli Stati Uniti dall’Europa dell’Est, ha portato al dibattito sulle prospettive di un sistema cooperativo di sicurezza in Eurasia centrale. Il sistema anti-missile annunciato dall’amministrazione di George Bush Jr. nel 2007, aveva portato a gravi tensioni nella regione, quasi a ricordare la rivalità della guerra fredda. Con il nuovo presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che si concentra a ‘resettare’ le relazioni con la Russia, la prospettiva della cooperazione Russia-USA appare luminosa nella regione dell’Eurasia centrale, con la Russia che già permette il transito nel suo territorio per rifornire l’Afghanistan e rimodellare la sua posizione nei confronti dell’Iran, in materia di disarmo nucleare.
Lo scudo anti-missile è stato svelato nel gennaio 2007. Esso mirava a implementare dal 2012 un sistema radar nella Repubblica Ceca e 10 intercettori in Polonia. Lo scopo principale dello scudo anti-missile, come affermato dai diplomatici degli Stati Uniti, era quello di intercettare i potenziali attacchi missilistici dagli ‘Stati canaglia’, come la Corea del Nord e l’Iran. Alle obiezioni che i paesi come l’Iran non hanno missili che possono colpire gli Stati Uniti o l’Europa, i sostenitori dello scudo hanno affermato che ciò riguardava il possibile possesso di tali armi nel prossimo futuro. Sia la Polonia che la Repubblica Ceca hanno espresso la volontà di ospitare nei loro territori, i componenti del sistema di difesa missilistico degli Stati Uniti.
Mentre gli Usa hanno giustificato ciò col fatto dei pericoli da parte degli ‘Stati canaglia’, la Russia l’ha considerata una mossa per minare la sicurezza della Russia e la sua sfera di influenza. Il rifiuto degli Stati Uniti della proposta della Russia, per un utilizzo congiunto della stazione radar di Gabala, in Azerbaigian ha dato luogo al sospetto dell’uso del sistema anti-missile contro la Russia e i suoi alleati. L’opposizione russa ha trovato forte risonanza nella conferenza di Monaco, nel febbraio 2007. Definendo il progetto statunitense un elemento di disturbo, l’allora presidente russo Vladimir Putin ha avvertito l’inevitabilità di una corsa agli armamenti. Ha anche risposto che le prospettive di un attacco missilistico da parte degli stati canaglia come la Corea del Nord, attraverso l’Europa occidentale, sono ‘in evidente contraddizione della legge della balistica’, poiché si possono colpire gli Stati Uniti attraverso il Pacifico. E per quanto riguarda l’Iran, Putin ha affermato che il paese è ben lungi dall’essere in grado di effettuare una tale attacco.
La situazione ha una nuova svolta, dopo che Obama è salito al potere nel gennaio 2009. Ha tentato di modificare i metodi del suo predecessore. Anche lo scenario prevalente necessitava di una correzione di rotta. Come riportato, i programmi missilistici stavano diventando difficili da sostenere, di fronte ai suoi apparenti insuccessi. Dalla fine degli anni ‘80, gli Stati Uniti hanno speso circa 150 miliardi di dollari per sviluppare tali sistemi. La rivelazione sul ‘Wall Street Journal’ del 17 settembre 2009 che, il “piano dell’Iran per entrare in possesso di missili a lungo raggio non ha fatto quei progressi rapidi, come era stato precedentemente previsto”, potrebbe avere incoraggiato il governo degli Stati Uniti a ritirare il piano. Gli altri fattori come, ad esempio, il sostegno della Russia alla lotta al terrorismo e all’estremismo in Afghanistan, portare l’Iran nell’orbita della non proliferazione nucleare, e le differenze con potenze europee come Germania e Francia, avrebbe motivato l’amministrazione Obama a ritirare il piano dell’antimissile, nonostante l’opposizione di alcuni alleati europei, in particolare in Polonia e Repubblica ceca, dove il sistema doveva essere installato.
Il presidente russo Dmitry Medvedev ha accolto favorevolmente l’iniziativa degli Stati Uniti. Sebbene il ritiro inaugurerà una nuova era della cooperazione tra gli Stati Uniti e la Russia o meno, si vedrà nei prossimi giorni, ma resta il fatto che il ritiro ha infuso fiducia in entrambi i giocatori nel definire un approccio comune su una varietà di temi, tra cui due sono molto importanti.
In primo luogo, entrambi i paesi sono vicini a sviluppare un approccio comune sulla questione Iran. Al vertice del G20 a Pittsburgh, nel settembre 2009, Medvedev ha descritto la costruzione del secondo impianto di arricchimento dell’uranio a Qom, in Iran, come ‘fonte di grave preoccupazione.’ La Russia ha già ritardato il programma per consegnare all’Iran il sistema di difesa S-300. Secondo quanto riferito, ha rifiutato di vendere all’Iran i più avanzati sistema di difesa S-400. Ha anche esortato l’Iran a rispettare le norme e i regolamenti internazionali in materia di non proliferazione nucleare. In questo contesto, l’incontro delle sei parti con l’Iran, il 1° ottobre 2009 a Ginevra, è stato un passo positivo. Nel corso della riunione, l’Iran ha accettato di aprire all’ispezione il suo impianto di arricchimento dell’uranio a Qom. Ha inoltre deciso di inviare la maggior parte del suo uranio arricchito in Russia e in Francia, per trasformarlo in combustibile per la produzione di isotopi medici. Il direttore dell’Agenzia internazionale dell’energia atomica (AIEA), Mohamed ElBaradei, ha correttamente indicato, in un’intervista, che, nel caso dell’Iran ‘il linguaggio della forza è inutile. Conduce al confronto …’ Il gruppo di ispezione dell’AIEA dovrebbe visitare il sito nucleare il 25 ottobre 2009. I tentativi della Russia per rendere trasparente il controllo del programma nucleare dell’Iran, può essere una indicazione positiva verso la emergente cooperazione sulla sicurezza nella regione.
In secondo luogo, la Russia ha espresso il suo sostegno alle forze della coalizione nella lotta contro le forze talian nella regione. Anche se di recente, gli Stati Uniti hanno compreso che l’enigma afgano non può essere risolto agendo da soli e devono avere fiducia verso gli altri giocatori, come la Russia. La comprensione degli Stati Uniti di una cooperazione reciproca e la lungimiranza della Russia nel cogliere l’occasione, ha portato a un clima di reciproca collaborazione nella lotta contro la minaccia dei taliban. La situazione in Afghanistan s’è protratta troppo a lungo. Ora si comprende che nel quadro internazionale, e con la collaborazione di altre potenze regionali, sarà possibile contenere la minaccia.
La recente riunione di Ginevra delle sei parti, sulla questione Iran, è un passo nella giusta direzione, come dimostra le prospettiva della cooperazione sulla sicurezza nella regione, dopo una rivalità prolungata e intensa. Il recente rapporto dell’Unione Europea, che punta il dito contro la Georgia per l’avvio della guerra dell’agosto 2008, è giunto anche come una rivendicazione della posizione della Russia sul conflitto trans-caucasico. Ha rafforzato la posizione russa nella regione, corroborandone la posizione sulla questione. Una Russia fiduciosa, può utilizzare lo scenario prevalente per ulteriori suoi interessi nella sicurezza nella regione, in un quadro di collaborazione. Non ci si può forzare a predire se l’alleanza Medvedev-Obama sarà in grado di eliminare la maggior parte delle animosità e di portare avanti la costruzione della architettura della cooperazione per la sicurezza in Eurasia centrale.
Il Dr Debidatta Aurobinda Mahapatra è un ricercatore presso il Centre for Central Eurasian Studies, Università degli Studi di Mumbai, India.
Traduzione di Alessandro Lattanzio
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