La Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato il disegno di legge che prevede uno stanziamento di 1,6 miliardi di dollari per arginare quella che viene etichettata come “maligna propaganda cinese”.

Il titolo stesso del disegno di legge (H.R.1157[1]), ufficialmente sottoposto al vaglio iniziale del Congresso il 24 febbraio 2023, proprio in ragione del mantenimento esclusivo di una determinata visione del mondo, si contraddistingue per retorica: “Contrastare la legge sull’autorizzazione del fondo per l’influenza maligna della RPC [Partito Comunista cinese] del 2023”. La terminologia “influenza maligna”, che tanto ricorda l’ampolloso “impero del male” di reaganiana memoria, lascia ampi margini di interpretazione e, conseguentemente, di applicazione.

Entro i perimetri dell’ “influenza maligna” vanno infatti ricondotti atti, da parte dell’RPC e del governo cinese, tesi a “minare un ordine internazionale libero e aperto”, “promuovere un ordine internazionale alternativo e repressivo che rafforzi le ambizioni egemoniche del Partito Comunista Cinese o del governo della Repubblica Popolare Cinese caratterizzato da coercizione e dipendenza”, “minare la sicurezza nazionale o la sovranità degli Stati Uniti o di altri paesi” e, infine, “minare la sicurezza economica degli Stati Uniti o di altri paesi, anche promuovendo la corruzione e promuovendo pratiche economiche coercitive”.

Il disegno di legge, sottoposto dal repubblicano Andy Barr, già giovane collaboratore del neocon Mitch McConnel e dell’influente think tank conservatore Heritage Foundation, ha passato l’esame della Camera con un sostegno bipartisan: 351-36. Plastica dimostrazione dello spostamento strategico della politica estera a stelle e strisce, già inaugurata dal Pivot to Asia obamiano e ribadito dal National Security Strategy del 2017 e dal National Defense Strategy del 2018.

Se è acclarato che l’egemone ambisce realisticamente a mantenere il proprio ruolo di predominanza culturale e geopolitica incardinatosi entro il perimetro occidentale americanocentrico, proprio in ossequio alla demistificazione del placebo liberal-democratico, non ci si può esimere dal riportare testualmente quei canali che il disegno di legge vorrebbe sfruttare: “sostenere la società civile e i media indipendenti per sensibilizzare e aumentare la trasparenza riguardo all’impatto negativo delle attività legate all’iniziativa Belt and Road (BRI), alle iniziative associate, ad altre iniziative economiche con scopi strategici o politici e alle pratiche economiche coercitive.”

Riprendendo nuovamente la retorica chiave dell’“influenza maligna”, il disegno di legge in oggetto si presterebbe a contrastare, entro un disegno geopoliticamente più ampio che comprende l’intero indopacifico, l’espansione commerciale e diplomatica cinese insita nella stessa BRI. Il documento A Vision for 2021 and Beyond[2], elaborato dal Primo Comando delle Forze Speciali di Fort Bragg (California) ipotizza uno scenario per contrastare l’influenza cinese nell’immaginario paese africano di Naruvu, offrendo un caso di studio efficace per comprendere l’attuazione dell’integrazione tra guerra dell’informazione (PsyOp) e obiettivi geopolitici.

Inoltre, il sostegno alla cosiddetta “società civile e media indipendenti” potrebbe coinvolgere anche quei canali di informazione e divulgazione più informali tra cui le varie personalità (influencer e youtuber) che sulla rete possono annoverare un pubblico ampio e stratificato. Restando in tema di influenze straniere, non si può non far menzione alle accuse di infiltrazioni recentemente imputate al Cremlino nei confronti di Tenet media, rilevante canale di divulgazione sulla rete. Il tema dell’influenza russa nella politica americana ha radici profonde e lontane ed è recentemente tornato in primo piano tramite l’indagine denominata Russiagate.

Impressionante il volume economico complessivo destinato alla futura legge: trecentosessantacinque milioni per anno fiscale fino al 2027. Per fare un esempio, l’intero budget annuale di un’enorme corporate come la CNN ammonta a circa ottocento milioni di dollari.

Gli organi preposti a coordinare l’intera operazione saranno il Global Engagement Center (GEC) e l’USAID (United States Agency for International Development).

GEC è un importante ente del Dipartimento di Stato il cui budget di spesa non raggiunge i cento milioni di dollari e la cui mission[3] è: “Dirigere, guidare, sincronizzare, integrare e coordinare gli sforzi del governo federale degli Stati Uniti per riconoscere, comprendere, denunciare e contrastare gli sforzi di propaganda e disinformazione statali e non statali stranieri volti a indebolire o influenzare le politiche, la sicurezza o la stabilità degli Stati Uniti , i suoi alleati e le nazioni partner.” A quest’ultimo spetterà il compito di contrastare quello che verrà individuato come disinformazione e propaganda cinese.

All’ USAID la responsabilità di estendere il raggio d’azione all’estero, come da mission[4] dello stesso ente: “La nostra missione: a nome del popolo americano, promuoviamo e dimostriamo i valori democratici all’estero e promuoviamo un mondo libero, pacifico e prospero. A sostegno della politica estera americana, l’USAID guida lo sviluppo internazionale e l’assistenza in caso di calamità da parte del governo degli Stati Uniti attraverso partenariati e investimenti che salvano vite umane, riducono la povertà, rafforzano la governance democratica e aiutano le persone a emergere dalle crisi umanitarie e a progredire oltre l’assistenza.” Lo stesso USAID, autentico strumento di soft power, come ammesso dall’intervento di Andy Barr alla Camera, accusato di ingerenze nella politica interna moscovita: dopo aver operato per circa due decenni e aver ufficialmente investito tre miliardi di dollari in “aiuti e programmi democratici”[5], l’USAID viene espulso dalla Russia nel 2012.

La futura approvazione della legge H.R.1157 incardinerà legislativamente i prossimi passi della politica estera americana, amplificando ulteriormente la diffusione e l’imposizione, sostenuta da ingenti fondi pubblici americani, dell’unica narrazione plausibile, quella geo-politicamente corretta.


NOTE

[1] https://www.congress.gov/bill/118th-congress/house-bill/1157

[2] https://www.soc.mil/USASFC/Documents/1sfc-vision-2021-beyond.pdf

[3] https://www.state.gov/about-us-global-engagement-center-2/

[4] https://www.usaid.gov/about-us/mission-vision-values

[5] https://www.bbc.com/news/world-europe-19644897


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Valerio Savioli dopo la laurea in Scienze Internazionali Diplomatiche (Università di Bologna), ha conseguito vari percorsi formativi postuniversitari, tra cui il Corso di Alta Formazione in “Dialogo Interreligioso e Relazioni Internazionali” presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “A. Marvelli”. Si occupa principalmente di editoria e iniziative culturali. È responsabile regionale dell’associazione culturale Identità Europea. Per le edizioni Il Cerchio ha pubblicato Verso Est. In moto da Riccione a Tokyo, L’Uomo Residuo. Cancel Culture, Politicamente Corretto e Morte dell’Europa. Collabora da anni con varie testate giornalistiche locali e nazionali, tra cui «Il Primato Nazionale», «Fuoco», «Domus Europa e i Quaderni di Domus» e «Verticale», trattando tematiche di geopolitica, filosofia, religione e attualità.