Su tutta l’area eurasiatica si trova diffuso, in numerose varianti, il tema mitico del re (o dell’eroe) che, in attesa di ricomparire per intraprendere un’azione restauratrice, rimane per un periodo indefinito in uno stato di occultamento. La forma più nota di questo archetipo è costituita dalla figura del Mahdi, la quale riveste un particolare rilievo nel contesto dell’Islam sciita, dove è identificata con la persona del Dodicesimo Imam.
Ma l’archetipo in questione è presente anche in altre culture dell’Eurasia: da quella celtica (Re Artù) a quella medioevale (Carlo Magno, Federico I e Federico II di Svevia) a quella tibetana (Gesar de Ling). Secondo una leggenda serba, Marko Kraljevic è vivo e dorme nel monte Urvina col suo cavallo Sarac; quando la sua spada sarà uscita tutta quanta dal monte, Marko si sveglierà e libererà il suo popolo. Una leggenda analoga riguarda il re boemo Wenzel. Meno noto, ma altrettanto interessante, è il fatto che presso i Lipoveni (“vecchi credenti” stabilitisi nel Delta del Danubio) era diffusa fino a poco tempo fa l’attesa di un futuro ritorno di Napoleone.
A questa galleria di figure storiche transitate nel mito appartiene anche Stefano il Grande, voivoda di Moldavia. Secondo il saggio di Vasile Lovinescu tradotto in questo “elettrolibro” delle Edizioni all’insegna del Veltro, sarebbe proprio Stefano il Grande il personaggio raffigurato in un’icona del XVII secolo ai piedi dell’Arcangelo Michele “che fa il gesto dell’androgine ermetico” (come osservò René Guénon commentando la foto dell’icona).
Vasile Lovinescu, Rex absconditus, Edizioni all’insegna del Veltro, Parma 2012, pp. 52, € 2,99
http://www.insegnadelveltro.it/libreria/?p=1808
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