Fonte: “Global Research”
Il governo statunitense sta progressivamente intensificando le azioni offensive nei confronti dell’amministrazione di Chavez nel tentativo di isolare il grande produttore di petrolio e di riuscire a indebolire il presidente venezuelano.
Lo scorso 24 giugno durante un’audizione alla Camera della Commissione Esteri riguardo l’ipotesi di ‘procedere a sanzionare nuove attività in Venezuela’, democratici e repubblicani hanno chiesto all’amministrazione Obama di intraprendere nuove azioni offensive contro il governo di Hugo Chavez. Il capo della Sotto Commissione Affari Esteri per l’emisfero occidentale, Connie Mack, repubblicano della Florida, si è riferito al governo venezuelano con l’appellativo ‘terrorista’ sostenendo che “è giunto il momento di agire per contenere la pericolosa influenza di Hugo Chavez e ridimensionare le sue relazioni con l’Iran”.
Mack è noto per la sua decisa posizione anti Chavez. E per quanto lui possa sembrare ‘ossessionato’ dal presidente venezuelano, la sua posizione al vertice della Commissione Esteri lo rende effettivamente in grado di influenzare l’attività legislativa. I suoi sforzi, assieme a quelli del capo della Commissione, un’altra repubblicana della Florida, Ileana Ros-Lehtinen, hanno già convinto la Casa Bianca a imporre sanzioni contro l’azienda petrolifera statale del Venezuela, la Petroleos de Venezuela SA (PDVSA) lo scorso 24 maggio. Mack ha dichiarato che il suo unico obiettivo di quest’anno è quello di stringere il cerchio intorno a Hugo Chavez.
L’audizione di due settimane fa, dedicata interamente al Venezuela, è stata seguita da alcuni alti funzionari del Dipartimento di Stato, del Tesoro e dell’Ufficio per il Controllo degli Assets Stranieri. In una dichiarazione che aveva preceduto l’audizione, l’assistente Sotto Segretario di Stato per l’America Latina, Kevin Whitaker, aveva rivelato che l’amministrazione Obama starebbe “seriamente considerando” di inserire ufficialmente il Venezuela tra gli ‘Stati Terroristici’. “Ancora nessuna ipotesi concreta è stata messa sul tavolo ma il Dipartimento continuerà a studiare con attenzione quali mosse potrebbero rendersi necessarie nel prossimo futuro”, ha continuato Whitaker.
Le sanzioni unilaterali imposte alla compagnia petrolifera venezuelana sono state inserite nel US Iran Sanctions Act e includono il divieto di firmare contratti diretti di approvvigionamento con il Governo degli Stati Uniti, di chiedere prestiti alla US Import-Export Bank e di ottenere specifiche tipologie di licenze tecnologiche. In realtà questa mossa ostile non ha provocato alcun tipo di conseguenza economica nel paese sudamericano dal momento che l’azienda in questione già da tempo non stringe contatti con il governo degli Usa, né tanto meno ha in sospeso prestiti finanziari con banche nordamericane. Per di più queste sanzioni non hanno minimamente intaccato né le importanti forniture di petrolio che dal Venezuela partono verso gli Stati Uniti né le operazioni della filiale statunitense della compagnia venezuelana, la Citgo.
Le sanzioni hanno invece avuto effetti negativi sulla diplomazia tra Caracas e Washington, deteriorandone ulteriormente le relazioni. Dopo le ultime mosse degli Usa, infatti, il governo venezuelano ha dichiarato ‘congelato’ il rapporto tra i due stati.
Fare affari con la PDVSA è pericoloso
Secondo il Dipartimento di Stato, nonostante le sanzioni contro la Pdvsa non abbiano registrato alcun tipo di impatto negativo sull’economia del Venezuela, “sottolineano a tutto il mondo la pericolosità di stringere rapporti commerciali con il Paese sudamericano e con la compagnia petrolifera in questione”, lasciando ipotizzare eventuali ritorsioni di Washington contro coloro che stringessero accordi o sottoscrivessero trattati con aziende venezuelane.
Sanzioni contro Conviasa
I funzionari Usa hanno inoltre chiesto al Dipartimento di Stato di imporre sanzioni contro la compagnia aerea venezuelana Conviasa per sospetto ‘appoggio al terrorismo’, basando la loro ipotesi sui collegamenti che questa compagnia effettua tra Caracas, Siria e Iran. Senza nemmeno uno straccio di prova i membri del Congresso degli Usa sostengono che i voli incriminati, che in realtà non sono nemmeno più operativi, avrebbero trasportato materiale radioattivo, armi, droga e noti terroristi iraniani e collegati ad Hezbollah.
A sostegno di questa accusa i deputati nordamericani avevano citato un articolo apparso nei giorni scorsi sul quotidiano tedesco Die Welt, in cui si sospettava che Iran e Venezuela stessero collaborando alla costruzione di una nuova base missilistica nella regione occidentale del paese sudamericano da cui attaccare gli Usa. In tutta risposta il presidente Chavez ha mostrato le foto di una fattoria a mulini a vento che si troverebbe esattamente nella stessa posizione che le fonti avevano indicato come sede della fittizia base militare.
Più sanzioni
Il Congresso ha inoltre chiesto con insistenza al Dipartimento di Stato di considerare l’ipotesi di varare ulteriori sanzioni contro il Venezuela, tra cui il divieto di importare prodotti dagli Usa e di effettuare transazioni in dollari. Ma i rappresentanti della Casa Bianca hanno dichiarato che nonostante l’amministrazione stia effettivamente valutando l’applicabilità di nuove azioni offensive contro il governo di Hugo Chavez, considerato ufficialmente come un ‘governo nemico’, dovranno tenere in considerazione il fatto che il Venezuela continua a fornire il 15% del petrolio che gli Stati Uniti importano dall’estero. Solo qualche giorno fa il presidente Obama ha autorizzato l’estrazione di greggio in una nuova area protetta dell’Alaska, lasciando intendere che prima di rompere del tutto le relazioni con il paese sudamericano, Washington intende assicurarsi la propria autosufficienza energetica.
Sanzioni fino ad oggi
Oltre alle sanzioni imposte a maggio contro la Pdvsa, già in precedenza gli Usa avevano intrapreso azioni aggressive contro il governo venezuelano. Nel giugno del 2006, infatti, dopo aver inserito il Venezuela nella lista dei paesi che ‘non cooperano sufficientemente alla lotta contro il terrorismo’, gli Stati Uniti vietarono la vendita al Paese di armi statunitensi o provenienti da qualsiasi altra azienda che utilizzasse tecnologia nordamericana.
Per di più già nel 2005 Washington aveva inserito il Venezuela nella lista dei paesi che non collaborano proficuamente alla lotta contro il traffico di droga, facendo scattare automaticamente delle sanzioni economiche contro il paese sudamericano. Di contro il governo degli Usa ha chiarito che allo stato attuale nessuna banca statunitense ha in sospeso prestiti finanziari con Caracas e di conseguenza gli unici finanziamenti che potrebbero essere tagliati consisterebbero nei milioni di dollari che ogni anno gli Usa ‘donano’ ai gruppi di opposizione che lavorano per indebolire il governo di Chavez. E per aggirare questa clausola gli Usa hanno varato insieme alle sanzioni un emendamento secondo il quale è escluso dal provvedimento il supporto americano alle organizzazioni civili che sostengono lo sviluppo della democrazia, assicurandosi così di poter continuare ad appoggiare la destabilizzazione politica del Venezuela.
Nel 2007 il Dipartimento di Stato sanzionò tre alti funzionari venezuelani con l’accusa di collegamento al terrorismo internazionale e al traffico di droga e anche in quel caso le accuse si rivelarono infondate. Tra i funzionari ‘incriminati’ figuravano il direttore dei servizi militari, il generale Hugo Carvajal, ex direttore dell’intelligence bolivariana (SEBIN), il generale Henry Rangel e l’ex ministro degli Interni e della Giustizia, Ramon Rodriguez Chacin.
L’anno successivo, il Dipartimento del Tesoro indicò due venezuelani di origine siriana, Fawzi Kan’an e Ghazi Nasr al Din, come fornitori di materiale di supporto al terrorismo basandosi su loro presunti collegamenti con Hezbollah, considerato un gruppo terroristico dagli Stati Uniti.
Tutte le mosse di Washington lasciano intendere che il governo continuerà ad aumentare l’offensiva contro il Venezuela e attraverso nuove sanzioni tenterà di demonizzare, isolare e screditare l’amministrazione di Chavez.
Traduzione di Matteo Finotto
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