Dmitrij Medvedev si è recato negli Stati Uniti d’America, su invito del suo omologo americano Barack Obama, per una visita ufficiale. Al centro dei colloqui fra i due capi di stato la situazione delle relazioni bilaterali con particolare riferimento alle questioni del commercio, degli investimenti e della innovazione tecnologica. Questo è quanto prevedeva l’agenda ufficiale dell’incontro ma possiamo star certi che lontano dai taccuini e dalle telecamere dei giornalisti si sia discusso anche di altri e ben più importanti temi. Si può credere che il viaggio negli USA di Medvedev possa aver rappresentato una buona occasione per Obama di discutere anche della presenza russa nell’emisfero occidentale e particolarmente in the United State’s backyard. Quell’America centromeridionale che soprattutto durante il secondo mandato presidenziale di Putin, è tornata prepotentemente tra le prime posizioni dell’agenda politica del Cremlino(1).
«In 2008, Russia, like Columbus, discovered Latin America. Or so Western and Russian media would us believe…However, Russia’s quest for influence in Latin America began in 1997, and it’s goals have been remarkably consistent»(2). L’atteggiamento russo nei confronti di quell’immensa regione che si estende dal confine fra Messico e USA e arriva fino alla Terra del Fuoco, ha conosciuto due fasi nell’era postsovietica. Durante la prima, che abbraccia gli anni immediatamente successivi al crollo del’URSS (per la quale l’America Latina era una testa di ponte essenziale nello scacchiere geopolitico della guerra fredda), la nuova elite al potere in Russia attuò una politica del “vorrei ma non posso”. Per chiarire: la presidenza El’cin fu caratterizzata da una perdita di capacità della Russia di proiezione politica verso l’esterno e di un conseguente forte allentamento dei vincoli che legavano Mosca con l’America Latina e Caraibica. Questa situazione fu causata dalla cattiva situazione economica e dalla instabilità politica interna ma non solo. Infatti, l’allora establishment russo decise di adottare un basso profilo in politica estera anche per non irritare il governo degli Stati Uniti(3). La seconda fase si apre con l’elezione a presidente di Vladimir Putin. Il nuovo corso politico inaugura un cambiamento nella postura russa all’interno del sistema internazionale che va verso una deriva unipolare caratterizzata dall’allargamento della NATO in est Europa e dall’accerchiamento USA attraverso l’installazione di basi militari in quell’estero vicino (Asia centrale, in primis) che la stessa Russia considera come il proprio cortile di casa.
Con le presidenze Putin e Medvedev, l’atteggiamento in politica estera diviene proattivo; l’intraprendenza russa manifestata negli ultimi tempi in America Latina viene considerata da analisti e addetti ai lavori come un approccio geopolitico con una componente economica diretto contro gli Stati Uniti d’America. E lo stesso governo USA si è mostrato irritato per le buone relazioni che Mosca coltiva con Chavez e altri leader di sinistra che fanno dell’antiamericanismo una delle loro bandiere; anche se ufficialmente la Casa Bianca è costretta a fare buon viso a cattivo gioco perché non può più sventolare lo spauracchio della minaccia rossa alle porte. Durante l’ultimo decennio la Federazione Russa ha rinsaldato maggiormente i legami con governi sudamericani di tendenza socialista esplicitamente in contrasto con il governo degli Stati Uniti d’America; malgrado ciò, la presenza russa è sopportata da Washington che non può apertamente osteggiarla militarmente come ai tempi del blocco di Cuba.
La presenza di plenipotenziari russi in visita nel continente americano può essere considerata come una costante nelle relazioni diplomatiche est-ovest del periodo che si pone a cavallo dei secoli XX e XXI, ed indubbiamente durante il duplice mandato presidenziale di Vladimir Putin (2000-2008) è stata l’America Latina, e più precisamente il Venezuela, la meta privilegiata dei viaggi provenienti da Mosca. Una tendenza che è proseguita anche il primo biennio di presidenza Medvedev(2008-2010). Ma gli incontri ad alto livello sono solo una parte, anche se la più mediaticamente percepibile, della complessa rete politico-diplomatica intessuta fra le cancellerie di Mosca e di un buon numero di stati centro e sudamericani. Prendendo in considerazione il solo biennio 2008-2010, si può valutare l’intensità delle relazioni diplomatiche instauratesi fra Mosca e alcuni stati sudamericani.
La panoramica sulla presenza di autorità russe a sud degli Stati Uniti si apre con il “Giorno della Russia in America Latina”, celebrato nell’ottobre del 2008. Questo evento si realizzò attraverso un viaggio che toccò sette diversi paesi sudamericani e caraibici (fra gli altri Cuba e Venezuela), compiuto da una folta delegazione russa della quale facevano parte leader politici e del mondo degli affari nonché figure religiose di spicco della Chiesa Ortodossa. Preme sottolineare la presenza fra le autorità provenienti da Mosca, dell’allora metropolita di Smolensk e Kaliningrad Kiril, attuale patriarca della Chiesa Ortodossa russa, che fu ricevuto a Cuba da Raul Castro e si recò in visita anche da Fidel Castro.
Tra il 24 e il 28 novembre del 2008, l’appena eletto presidente Dmitrij Medvedev realizzò uno storico viaggio durante il quale si fermò in Perù, Brasile, Cuba e in Venezuela; paese che mai prima di allora aveva ospitato un incontro a un così alto livello. Lo scorso 14 aprile, Medvedev ha compiuto un’altra visita ufficiale di grande importanza in Argentina; la prima di un capo di stato russo a Buenos Aires dal 1885, ossia da quando sono state stabilite relazioni diplomatiche bilaterali. Anche Putin, come primo ministro, ha preso parte ad incontri ufficiali: in particolare, si è recato lo scorso 2 aprile per la prima volta in Venezuela, ospite del presidente Chavez. A Caracas, il primo ministro russo ha tenuto colloqui non solo con il capo di stato venezuelano ma ha anche incontrato il presidente boliviano Morales. Ovviamente ricca di incontri l’agenda del ministro degli esteri della Federazione Russa, Sergej Lavrov. Solo per citare l’attività recente ricordiamo che Lavrov ha realizzato un tour in America Latina lo scorso febbraio, durante il quale ha prima fatto tappa in Messico e a Cuba e si è poi recato per la prima volta in visita ufficiale in Nicaragua e Guatemala. Last but not least, da sottolineare anche l’attivismo politico-diplomatico di Igor Sečin, vice primo ministro del gabinetto Putin nonché plenipotenziario russo in materia di energia e risorse naturali. Nel luglio del 2009 Sečin ha viaggiato in Venezuela, Cuba e Nicaragua per intessere relazioni commerciali nel campo del settore energetico e per supervisionare i colloqui sul nucleare con il governo venezuelano. Le relazioni russo-venezuelane godono di ottima salute considerando che negli ultimi anni lo stesso Hugo Chavez si è recato per ben sette volte in visita ufficiale in Russia e questo ha fatto parlare della nascita di una relazione strategica fra Mosca e Caracas. In realtà, secondo le parole dell’establishment russo è l’intera America Latina, Caraibi compresi, ad essere riconosciuta come un’area strategicamente sensibile per i propri interessi.
Logicamente, l’intensità degli incontri ad alto livello fra autorità russe e latinoamericane ha prodotto una vasta messe di accordi memorandum intese che se da un lato hanno contribuito a rinsaldare enormemente i vincoli politici, dall’altro non hanno assolutamente dato impulso agli scambi commerciali. Basti sottolineare che negli ultimi anni l’interscambio commerciale fra la Federazione Russa e la macroregione dell’America Latina e Caraibica non ha conosciuto una crescita apprezzabile (se si esclude dal novero delle merci e dei servizi: gli armamenti o la nascita di joint-venture nel settore energetico delle telecomunicazioni e in quello delle tecnologie spaziali.) Infatti, nel 2007 alla Federazione Russa corrispondeva un’esigua fetta dell’1% del commercio estero dell’America Latina e secondo recenti stime la percentuale sarebbe aumentata in maniera esigua nell’ultimo biennio(4). La Russia dal canto suo è una grande esportatrice di prodotti energetici e materie prime ma il suo export è prevalentemente diretto verso i paesi membri della UE e della CSI, che nel 2009 si sono accaparrati quasi il 70% del totale delle esportazioni russe. Analoga situazione per le importazioni russe, che per il 58% provengono da paesi membri della UE e della CSI(5). Sul fronte degli IDE le cose non vanno meglio; anzi la percentuale di investimenti diretti in America Latina provenienti dalla Russia non supera l’1%, tanto che la stessa Russia non compare mai fra il novero dei primi cinque paesi investitori nelle statistiche relative agli IDE di ciascun paese dell’area meridionale e caraibica del continente americano(6).
Alla luce di questi dati, per la Russia l’America Latina potrebbe apparire come una regione remota e marginale da un punto di vista commerciale. Ma la situazione si capovolge se si guarda ad altri indicatori come: la vendita di armi, facilitata dalla concessione di linee di credito vantaggiose per gli stati sudamericani; oppure l’aumento della cooperazione in settori strategici come quello energetico (idrocarburi, idroelettrico), della difesa, del nucleare per scopi civili e della tecnologia aerospaziale; o la collaborazione per la realizzazione di grandi infrastrutture. Per ciò che concerne il commercio di armi nel solo 2009, la Russia ha venduto in America Latina armamenti per un totale di 5,4 miliardi di dollari superando gli Stati Uniti nella speciale classifica dei fornitori per quell’area geografica. In particolare, il Venezuela ha beneficiato di un credito di 2,2 miliardi di dollari per l’acquisto di: 92 carri armati T-72 e vari tank T-90, lanciamissili multipli Smerč, sistema di missili antiaerei S-300V Buk M-2 e Pechora 2-M.
In riferimento agli altri aspetti summenzionati, basti ricordare che durante l’ultimo convegno bilaterale svoltosi in Argentina lo scorso aprile e a cui hanno partecipato i presidenti Kirchner e Medvedev, la delegazione russa si è impegnata a coadiuvare gl’interlocutori sudamericani nello sviluppo del proprio settore petrolifero, partecipare alla realizzazione di nuovi impianti idroelettrici e nucleari collaborando con il trasferimento di competenze e tecnologia all’avanguardia e di coinvolgere gli argentini nel progetto GLONASS che riguarda l’implementazione di un sistema globale di navigazione satellitare. Venezuela e Argentina rappresentano solo due dei 33 stati sudamericani e caraibici con i quali il governo russo ha intensificato le relazioni bilaterali e l’obiettivo di Mosca è anche quello di rinsaldare i legami con le organizzazioni internazionali regionali come il MERCOSUR o l’ALBA.
L’avvicinamento a queste organizzazioni riflette la volontà di Mosca di operare politicamente e diplomaticamente non solo su un piano bilaterale ma anche e soprattutto multilaterale. Un multilateralismo che la Russia persegue più incisivamente attraverso la promozione di incontri ad alto livello con i governi di Brasile India e Cina; ossia i cosiddetti BRIC. Il foro di discussione aperto attraverso le riunioni del BRIC e il conseguente rinsaldamento dell’alleanza col Brasile, che a differenza di Cuba Venezuela Nicaragua o Bolivia è guidato da un governo di sinistra si ma riformista, rappresentano una leva importante per la diplomazia russa per influire sulle gerarchie globali in campo economico e finanziario ma soprattutto una sfida strategicamente cruciale nel riassetto del sistema internazionale. Considerando che i paesi del gruppo BRIC possiedono il 26% del territorio mondiale, il 42% della popolazione, il 14,6% del PIL e che entro il 2050 il peso economico di questi paesi dovrebbe uguagliare quello dei G7.
Il concetto di multilateralismo rimanda direttamente a quello di multipolarismo che rappresenta il nuovo mantra di riferimento che sempre più spesso richiamano nei propri discorsi i rappresentanti governativi di paesi come India, Cina Brasile e in maniera maggiore la stessa Russia; ma a cui hanno fatto riferimento anche capi di stato come Chavez Ortega o Morales. Sembra che l’establishment russo con Medvedev e Putin in testa, abbia compreso che il perseguimento di un sistema internazionale multipolare si coltiva sostenendo il multilateralismo. In questo modo appare chiaro come la diffusione della presenza russa in America Latina si connoti eminentemente come una strategia politica mirante a corrodere le basi dell’attuale sistema internazionale che seppur non definibile come essenzialmente unipolare, vede comunque gli Stati Uniti primeggiare come unica superpotenza politico-militare ma economicamente in declino. La volontà russa si è coniugata perfettamente con le pretese geopolitiche e geostrategiche di attori emergenti come Argentina, Brasile, Venezuela e Bolivia, di smarcarsi dall’influenza esercitata nell’area dagli USA in qualità di potenza egemone e di ritagliarsi uno spazio di manovra politico-economico attraverso alleanze regionali o intese con attori egemoni extra-continentali, quale la Russia può essere considerata(7).
* Vincenzo Quagliariello è dottore in Scienze internazionali e diplomatiche (Università L’Orientale di Napoli)
- Sul tema si legga anche l’articolo “Russia – America Latina: l’unione di solidarietà e pragmatismo” di Nil Nikandrov nella traduzione di Alessandro Lattanzio, reperibile sul sito di Eurasia al seguente indirizzo: http://www.eurasia-rivista.org/4727/russia-america-latina-lunione-di-solidarieta-e-pragmatismo
- Cfr.: http://www.ifri.org/?page=contribution-detail&id=5332&lang=uk; Stephen Blank, “Russia in Latin America: Geopolitical game in US’s Neighborhood”, in Russie.Nei.Vision n. 38, April 2009, IFRI Research Center.
- Cfr.: “Russia – America Latina: l’unione di solidarietà e pragmatismo”, Nil Nikandrov. http://www.eurasia-rivista.org/4727/russia-america-latina-lunione-di-solidarieta-e-pragmatismo .
- Fonte: Agenzia russa di Informazione NOVOSTI, http://sp.rian.ru/onlinenews/20100416/125936706.html
- Cfr. i dati relativi all’interscambio commerciale della Russia reperibili sui siti: https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/index.html http://www.ice.gov.it/paesi/pdf/russia.pdf
- Fonte: Table I.A-2, p.66, Foreign Investment in Latin America and the Caribbean, Briefing Paper 2008, ECLAC; reperibile al seguente indirizzo internet http://www.eclac.org/publicaciones/xml/4/36094/LCG2406i.pdf
- Cfr.: “La Russia chiave di volta del sistema multipolare”, di Tiberio Graziani, editoriale del numero 1/2010, Eurasia. Rivista di Studi Geopolitici; reperibile in: http://www.eurasia-rivista.org/3861/la-russia-chiave-di-volta-del-sistema-multipolare
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