Il congresso del popolo circasso, il 5 giugno scorso a Čerkessk, capitale della Repubblica della Karačaj-Circassia, ha avanzato formale richiesta al presidente russo Medvedev, al primo ministro Vladimir Putin e al presidente del Distretto del Caucaso, Aleksandr Khloponin di ricreare l‘oblast indipendente della Circassia. In 17 anni è la terza domanda ad essere stata avanzata. L’ultima nel novembre 2008, all’indomani dell’elezione del presidente Boris Ebzeyev quando, dal congresso informale del popolo circasso emerse la proposta di creare una Republica autonoma di Circassia, comprendente anche le minoranze circasse presenti nella vicina Repubblica Cabardino-Balcaria e della Repubblica dell’Adighezia.
La richiesta di separazione della Repubblica della Karačaj-Circassia e la creazione di una regione autonoma si rifanno principalmente a due argomentazioni legate all’accusa di discriminazione politica, culturale ed economica dell’etnia dei karačaj nei confronti dei circassi.
La prima discriminazione fa riferimento alla decisione di Ezbeyev di escludere un rappresentante della etnia cherks dai vertici del governo, violando la lunga tradizione non scritta nella nomina delle più alte cariche dello Stato secondo un criterio etnico. Essendo il Presidente di nazionalità karačaj, il primo ministro e il portavoce del Parlamento sarebbero dovuti essere rispettivamente un circasso e un russo. All’indomani della sua elezione, Ezbyev nominò, altresì un greco, Vladimi Kayshev, come primo ministro e un russo come portavoce del Parlamento. Le crescenti tensioni fra le componenti etniche, sfociate in violenti manifestazioni e scontri di strada, del resto frequenti negli ultimi dieci anni, hanno motivato l’intervento, nell’aprile scorso, del presidente del Distretto Federale del nord del Caucaso, Khloponin, il quale ha esortato la nuova nomina della cariche secondo i criteri etnici entro il 1 maggio. Il ritardo di Ebzbeyev nel rispettare tale termine – le nuove nomine sono avvenute solo il 3 giugno- ha causato nuovi dissapori ed esacerbato le tensioni.
La seconda rivendicazione è da ricondurre al riscatto sociale e politico e alla conseguente crescita di potere della etnia karačaj, che possiede un esponente alla presidenza da due legislature, ai danni del peso politico dei circassi.
Ex membro della corte costituzionale della Federazione Russa, Ezbeyev sin dal suo discorso di insiedamento, ha sottolineato la volontà di lavorare per un radicato rinnovamento politico, economico e sociale del paese, cominciando dal non governare su base etnica, ma adottando, anche nella nomina delle cariche, un criterio di competenza e capacità. Stante questa enunciazione di buoni propositi, Ezbeyev sembrerebbe non considerare l’importanza dell’elemento etnico in un paese in cui le tensioni interetniche foraggiano quelle politiche e in cui la carica di Presidente è fondamentale perché rappresentativa di tutti i cittadini e non solo di una parte di essi. Un caso analogo a quello del Presidente Izebegvic che a pochi giorni dall’esplosione della lotta interetnica in Bosnia-Erzegovina, invocava l’unità nazionale e il rispetto del principio della cittadinanza, trascurando di rappresentare una maggioranza espressa in base alla nazionalità.
La Karačaj-Circassia è nata come oblast autonomo nel 1922. Nel 1926 fu diviso nella Regione Autonoma di Karačaj e nel Distretto Nazionale di Circassia. Nel 1928 quest’ultimo fu elevato anch’esso a regione autonoma. Durante la seconda guerra mondiale la popolazione dell’oblast della Karačaj, accusata di collaborazionismo con i nazisti, fu deportata in Asia centrale e l’oblast abolito. I territori dei karačaj furono spartiti fra la Georgia e Stavropol. Nel gennaio 1957 fu ristabilito l’oblast della Karačaj-Circassia nei suoi confini originali. Con legge RSFSR del Luglio 1991 e le seguenti modifiche del 1992, è stata trasformata nella Repubblica di Karačaj-Circassia.
La nascita di tale regione rientra nei tentativi di Stalin di indebolire le opposizioni dividendo i gruppi etnici in unità amministrative disomogenee, facendo leva sulle conflittualità interetniche e le rivendicazioni territoriali per indebolirme la capacità di reazione e rafforzare il controllo sovietico sulla regione. Segueno dunque la logica del divide et impera le due principali etnie presenti nell’area, i karačaj-balcari e i circassi – composti dai circassi, adighei e cabardini- sono state divise e accorpate in diverse Repubbliche federali che insieme compongono la regione ciscaucasica. In Karačaj-Circassia le principali etnie sono i Karačaj (38.5%), i Russi (33.6%) e i Circassi ( 11.3%). Sono inoltre presenti molti altri gruppi fra cui Abazin (7.4%), Nogai (3.4%), Osseti (3.33%), Ucraini(3,33%), Armeni (3.19%), Tatari (2,02%).
La ricerca di uno Stato unitario, costruito su base etnica-nazionale, accomuna tanto l’etnia karačaj che quella circassa.
Di origine turca musulmana, i karačaj sono presenti sul territorio caucasico come etnia dal 1400. Durante la conquista russa nel XIX secolo, come le altre popolazione della regione, buona parte della popolazione karačaj emigrò in Turchia. La deportazione durante la seconda guerra mondiale, sotto accusa di collaborazionismo con i Nazisti, pesano ancora oggi sulle coscienze dei karačaj e sulle relazioni con il governo federale russo. Solo alla fine degli anni ’50 fu loro accordato di rientrare in patria, pur senza esserci mai stato un disconoscimento ufficiale dell’accusa di collaborazionismo e tradimento. Fino alla fine degli anni ’80 i karačaj sono stati oggetto di una campagna di screditamento da parte del governo centrale, che vedeva in loro una minaccia al controllo russo sull’area. Di contro, questa avversione nei loro confronti ha portato i karačaj a riscoprire, vivificare e rafforzare le proprie tradizioni culturali. L’emarginazione sociale ha portato alla nascita durante gli anni ’90 del movimento nazionalista di forte stampo musulmano- la Ğaga’amat. L’approvazione della legge sulla “riabilitazione dei popoli repressi” durante il periodo del glasnost, significò per i karačaj un riscatto storico e culturale, ma anche l’occasione per pretendere un ruolo politico ed economico di predominanaza nel paese.
La rivalsa culturale e politica dei karačaj ha provocato una rumorosa reazione delle altre minoranze, sospettose nei confronti di un popolo per anni relegato ai limiti dei giochi politici e bollato come sovversivo nei confronti del regime sovietico.
Fra questi i circassi, terza etnia nel paese, che teme più di altri di veder spodestato l’ampio margine di controllo politico e territoriale conquistato durante gli anni della deportazione dei karačaj e del loro esilio politico fino ai primi anni ’90. Da qui la richiesta di riprendere l’esperienza del 1928- 1957 e di ricreare una regione autonoma. Il movimento nazionalista circassi si rifà al più ampio movimento per il popolo circasso, che mira a rafforzarne l’identità culturale e politica. Questo popolo di origine propriamente caucasica-adighea di religione musulmana sunnita, condivide con l’etnia karačaj un passato non dissimile. In seguito alla conquista della capitale adighea, Sochi, da parte dell’ esercito zarista, la maggioranza dei circassi furono vittime di uccisioni e deportazioni di massa nei territori dell’impero ottomano. Sotto l’URSS subirono la politica sovietica nei confronti delle minoranze: smembrati in tre differenti etnie e suddivise in Repubbliche limitrofe – l’Adighezia, la Cabardino-Balcaria e la Karačaj-Circassia – e oggetto di una politica di repressione culturale e sociale a favore della lingua e cultura russa. Il movimento nazionalista circasso, guidato dall’ “Associazione Internazionale Circassa” istituita nel 1994, pressa oggi per la rivalutazione e la preservazione delle tradizioni culturali, in primis la lingua, come passaggio determinante per la ricostituzione di uno Stato unitario istituito su base nazionale.
La balcanizzazione della regione nord caucasica, o perlomeno il rischio della frantumazione delle repubbliche ciscaucasiche, coinvolge delicati giochi politici a livello internazionale, legati al controllo del Caucaso. Come noto, questa striscia di terra è un ponte naturale fra il mar Caspio e il mar Nero. Parte dell’antica via della seta, essa è oggi uno dei più sensibili passaggi della via nera del petrolio e del gas dal Caspio alla Turchia. Esso è il punto di congiunzione fra la Russia, la Turchia e l’Iran. Per la Russia rappresenta il confine sud: le impervie catene montuose, pressocchè impraticabili da forze armate, fungono da barriera naturale e da protezione delle ampie e fertili pianure della russia meridionale. Ankara e Tehran, da loro conto, ritengono storicamente questa regione come il loro naturale “cortile di casa”. Considerata l’importanza geostrategica della regione, anche gli Stati Uniti sono attori attivi e tentano di guidare i giochi nell’area.
La caduta del regime sovietico durante il quale la contesa fra le tre potenze si era congelata, ha riportato alla ribalta le antiche rivalità, che si manifestano in una serie di conflitti secondari combattutti negli Stati della transcaucasia sorti dalle ceneri dell’URSS – Georgia, Azerbaijan, Armenia- e che hanno le loro ripercussioni sulle Repubbliche del caucaso del nord, e vice-versa.
La guerra in Ossezia del sud, e quella georgiano-abkhaza hanno messo in evidenza proprio tale relazione, avendo avuto delle dirette consegenze sullo sviluppo dei movimenti nazionalisti dell’Adighezia, in Cabardino-Balcaria e Karačaj-Circassia. Quest’ultimi, cosi come i movimenti indipendentisti nelle altre regioni del caucaso russo quali la Cecenia, l’Ingushezia e il Dagestan, possono d’altro canto contare sul supporto di Tblisi, che tenta di fare lo stesso gioco del Cremlino, supportando e sostenendo tali momenti a danno della Russia. I movimenti indipendentisti, le Ğaga’amat, hanno assunto uno spiccato carattere islamico, e possono contare sul supporto dei Stati musulmani, quali l´Iran.
Specularmente l’evolversi degli eventi nella ciscaucasia potrebbe cambiare le sorti delle contese nella transcaucasica, Ad esempio costringendo la Russia a un retro-front e a rinunciare alle sue mire sulla Georgia e sull´Arzebaigian a vantaggio degli interessi Stanunitensi o Turchi.
La stabilitá della regione ciscaucasica é legata alle dinamiche etniche e territoriali locali. Come puó la Russia affrontare la situazione?
Se la Karačaj-Circassia fosse autorizzata alla secessione anche i paesi vicini sarebbero legittimati a fare lo stesso, innescando un effetto domino, di cui é facile prevedere la conclusione in aspre dispute territoriali e scontri armati.
Del resto l’adozione di politiche dure nei confronti delle richieste dei gruppi etnici, può portare ad un esacerbarsi delle tensioni e a un rafforzamento dei movimenti indipendentisti, nazionalisti e fondamentalisti nelle vicine repubbliche e l’esplodere di episodi di violenza e di atti terroristici, come in Cecenia dove, appena un mese fa, è stato compiuto un nuovo attentato kamikaze a Grozny ai danni del presidente Ramzan Kadyrov.
Può la politica del divide et impera e dell’uso della forza essere ritenuta una auspicabile soluzione? I recenti eventi, quali appunto la dichiarazione di secessione in Karačaj-Circassia sono un segnale che sarebbe opportuno adottare nuove strategie.
I rischi sono alti. E non solo la Russia, ma anche gli altri soggetti coinvolti, traendo lezione da quanto avvenuto in Jugoslavia nei primi anni ’90 non dovrebbero sottovalutare le dinamiche locali, e prescindere da una buona comprensione delle stesse.
* Sara Bagnato è Dottoressa in Relazioni Internazionali (Università di Perugia)
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