Fonte: http://www.strategic-culture.org/pview/2011/01/26/palestine-and-russia.html
26.01.2011
Nel corso dell’anno passato, l’incapacità di Washington nel gestire la complessità della situazione nel turbolento Medio Oriente, in gran parte ha formato i parametri del processo di pace nella regione. Bloccati nella partnership restrittiva con Israele, alleato strategico di Washington, in qualità di loro poliziotto nella regione, gli Stati Uniti non riesce a giocare il ruolo di promotore, ma gli interessi geopolitici impediscono all’amministrazione statunitense di ampliare il suo spazio di manovra a scapito dei legami con Tel Aviv.
B. Netanyahu appoggiato dai radicali israeliani e dalla lobby sionista, immensamente influente a Washington, trae astutamente benefici dalla situazione, mentre il conflitto perpetuo interno al campo arabo, è gioca a favore della destra israeliana.
Il rafforzamento della costruzione delle colonie d’Israele in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, prevedibilmente non lascerà ai palestinesi altra scelta che ritirarsi dai colloqui diretti. In effetti, la domanda dei palestinesi – un blocco temporaneo delle attività di costruzione – suona straordinariamente modesta. La moderazione appare sorprendente, se si considera il fatto che la comunità internazionale ha da tempo condannato gli insediamenti di Israele come illeciti, e una intera massa di documenti dell’ONU riflettono tale visione con massima chiarezza. In queste circostanze, ci si potrebbe aspettare che i palestinesi spingano per il completo ritiro di Israele, ma – nel tentativo di mantenere a galla le “iniziative di pace” degli Stati Uniti – almeno finora, il leader palestinese M. Abbas non chiede più di tanto. Invece, ha presentato al Consiglio di Sicurezza dell’Onu un progetto di risoluzione che presenta pesanti critiche alle politiche di annessione d’Israele. Francia e Russia avrebbero intenso sostenere la risoluzione, ma le sue possibilità sono ancora sottili, con un veto degli Stati Uniti immanente. Washington sostiene che il problema deve essere affrontato su una base bilaterale, che è esattamente ciò di cui Tel Aviv ha bisogno.
La disperazione dei negoziatori palestinesi è facile da capire – la barriera costruita dagli Stati Uniti contro i loro sforzi è insormontabile. Abbas semplicemente sperava di girare attorno al problema, quando ha cercato di sondare il Consiglio di sicurezza dell’ONU sulla situazione. Al momento, la comunità internazionale affronta la sfida di riconoscere la sovranità palestinese nei suoi confini del 1967, come esistevano prima della guerra dei sei giorni. Nessun paese al mondo è con Israele sulla questione delle annessioni. Nel dicembre 2010 Brasile, Bolivia, Ecuador, Paraguay e Argentina hanno riconosciuto il diritto ad avere uno stato dei palestinesi, in particolare, entro i confini del 1967. l’ex leader brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ha detto senza mezzi termini, che non ci sarà pace in Medio Oriente finché gli Stati Uniti saranno responsabili del processo di pace della regione. Washington è sicura di uccidere la recente iniziativa palestinese. Sedici senatori hanno indirizzato alla segretaria di Stato USA, H. Clinton, la richiesta che gli Stati Uniti blocchino il progetto palestinese come anti-israeliano, nel caso in cui il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite voti la risoluzione. Ancora nessuna soluzione, in altre parole. Come reagisce la Russia?
La recente visita in Palestina del presidente russo Dmitrij Medvedev, è stata di grande importanza per il mondo arabo. Le dichiarazioni che ha fatto in Palestina e Giordania, sono risuonate nelle rispettive società. Medvedev ha detto: “Al momento le posizioni del Quartetto degli operatori per la pace in Medio Oriente, sono in gran parte identiche. E’ chiaro che gli Stati Uniti hanno una grande influenza su Israele – o Israele ha una grande influenza sugli Stati Uniti – mentre la Russia ha ottimi rapporti sia con il mondo arabo che con Israele. Tuttavia, l’attività d’insediamento blocca tutto e, idealmente, Israele deve fermarsi”. Parlando di possibili sanzioni ONU contro Israele, per il suo disprezzo per le risoluzioni delle Nazioni Unite, D. Medvedev ha espresso un parere che anche se le sanzioni in genere, non sono la migliore opzione, a volte possono essere necessarie e, in determinate circostanze, l’ONU dovrebbe ricorrere a tutta la gamma di strumenti legali a sua disposizione. Il tono del commento non è sfugge agli osservatori, anche se D. Medvedev ha continuato a dire che le sanzioni contro Israele sono improbabili, a causa della posizione di alcuni dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Dmitrij Medvedev ha sottolineato, subito dopo il colloquio con M. Abbas a Gerico, che passi unilaterali che destabilizzerebbero la situazione, sono inaccettabili. Il leader russo ha ribadito il sostegno della Russia “al diritto dei palestinesi a stabilire un valido e unito stato autonomo con capitale per Gerusalemme est“. Ha detto che la costituzione dello Stato sarebbe vantaggioso per tutti i popoli del Medio Oriente.
La visione ha prevedibilmente sconvolto B. Netanyahu e i suoi alleati politici, ma Israele si è astenuto da commenti ufficiali. La Russia ha inviato ad altri paesi, paesi arabi inclusi, un messaggio significativo e tempestivo dimostrando che la sua politica mediorientale è stabile ed immune da influenze esterne. Questo potrebbe essere descritto come il ritorno della Russia nel mondo arabo, ma si deve tenere conto del fatto che la Russia non ha mai lasciato il mondo arabo.
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Traduzione di Alessandro Lattanzio
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