L’ex presidente carioca Jair Bolsonaro ha fatto rientro nel suo Paese dopo quasi tre mesi passati in Florida evitando, per ora, l’arresto; ma su di lui pendono 28 processi che potrebbero vederlo condannato in assenza dell’immunità parlamentare. Nel frattempo, pur aprendo ad un timido riconoscimento dell’esito elettorale, ha annunciato che non guiderà l’opposizione al nuovo inquilino di Palácio do Planalto.
Jair Bolsonaro è nuovamente in territorio brasiliano. L’ex presidente della nazione verde-oro ha effettuato il proprio rientro dalla Florida qualche giorno fa dopo esservi rimasto per ben ottantanove giorni. Se sui motivi del così lungo autoesilio del controverso politico liberale si erano addensate molte nubi e altrettante ipotesi, ciò che sembra aver convinto Bolsonaro a fare ritorno a Brasilia sembra essere la relativa quiete che regna sulla principale inchiesta che lo riguarda.
Il tentato golpe e gli altri processi
Il primo e più importante dei casi spinosi che riguardano nell’immediato presente Bolsonaro è il processo sul tentato golpe dello scorso 8 gennaio. Forte anche della sua assenza a partire dalla settimana precedente ai fatti, l’ex presidente si è sempre dichiarato completamente estraneo all’incitamento e all’organizzazione dei suoi sostenitori, che per diverse ore hanno occupato i palazzi del potere nella capitale carioca. Il Supremo Tribunale Federale (STF) del Brasile ha anche permesso il reinsediamento di Ibaneis Rocha, governatore dello stato di Brasilia, dopo i novanta giorni di sospensione. Alexandro de Moraes, giudice del SFT, ha sostenuto, a tal proposito, che non c’è, al momento, la possibilità di una reiterazione dei reati contestati né la possibilità che possano essere compromesse le indagini.
Sventato l’arresto per la principale accusa pendente sulla sua testa, Bolsonaro difficilmente potrà dormire sonni tranquilli, considerando che tutti gli altri ventotto processi che lo vedono imputato potrebbero arrivare alla sentenza, in assenza dell’immunità politica di cui egli si è potuto avvalere nei quattro anni in cui ha ricoperto la massima carica istituzionale.
Tra i principali processi figurano quello per l’appropriazione indebita dei gioielli regalati alla primeira-dama Michelle, che sembrava intenzionata a tenere per sé il regalo proveniente dall’Arabia Saudita, e l’inchiesta per genocidio contro il popolo yanomami aperta dalla Policia Federal.
Riguardo alla prima inchiesta Bolsonaro sembra intenzionato a minimizzare, negando ogni irregolarità e sostenendo che i doni erano stati tutti regolarmente registrati e sperando anche di evitare un coinvolgimento della moglie, che egli intende sempre più lanciare nell’agone politico.
Relativamente all’inchiesta formulata sugli ammanchi di medicinali, principalmente albendazol, per le popolazioni indios, i sospetti ricadono sul ministero della Salute e sull’intero governo Bolsonaro, già oggetto di numerosi scandali di corruzione. Ad essere interessato è lo stato settentrionale di Roraima, dove la Procura Generale della Repubblica ha scoperto un considerevole ammanco di forniture mediche che ha comportato un picco di mortalità infantile, cresciuta al terribile dato di 133 bambini morti ogni 1.000 nati, esattamente dieci volte più alto del dato nazionale.
In passato criticato per aver proposto l’eliminazione della riserva indigena e artefice dei numerosi valzer che hanno coinvolto il ministero della Salute alla cui guida era perfino arrivato a nominare un militare senza competenze mediche, Bolsonaro rischia di vedersi recapitare molto presto un mandato di comparizione.
Da cane sciolto a organizzatore del Partito Liberale?
Dal punto di vista politico, pur essendo un veterano delle istituzioni brasiliane, Bolsonaro si è sempre mostrato piuttosto allergico ai vincoli dettati dalla forma partitica. Sono ben dodici i soggetti partitici cambiati nel corso della sua lunga esperienza; ma l’ultimo, in ordine cronologico, conosce un legame senza precedenti. Creato come piattaforma per la ricandidatura alla presidenza della Repubblica e uscito vincitore, seppur in maniera relativa, dalla concomitante sfida per i seggi parlamentari di Camera e Senato, il Partito Liberale (PL) potrà contare su Jair e sul suo clan familiare nel breve e medio periodo.
Tra le prime dichiarazioni, infatti, dopo aver assunto la presidenza onoraria del PL Bolsonaro ha chiarito che intende effettuare un tour del Brasile in vista delle elezioni amministrative del 2024, mentre lascerà al nutrito gruppo di eletti la guida e l’orientamento dei gruppi congressuali. Nella stessa occasione a Cnn Brasile per la prima volta si è fatto riferimento al risultato del secondo turno delle elezioni presidenziali, definite “una pagina già voltata conclusasi con un margine molto stretto” aggiungendo che “non vi è necessità di opporsi al governo Lula perché è esso stesso un’opposizione”.
In ogni caso l’ascesa della giovane moglie, la quarantunenne Michelle, alla presidenza femminile del partito sembra annunciare la possibilità che, qualora nel 2026 l’ex presidente venga estromesso dalla nuova corsa per la presidenza, sia proprio lei l’opzione “b” su cui far convergere i sostenitori della destra liberale.
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