In un contesto di crisi internazionale, dove le politiche protezionistiche sono all’ordine del giorno, la firma di un Accordo di Libero Scambio sembrerebbe andare contro corrente – soprattutto quando tra le parti ci sono immense differenze strutturali dalle quali deriverebbe quasi sicuramente un rapporto asimmetrico. Una lettura meramente economica ci porta ad un riduzionismo che non permette di capire i retroscena di questo accordo e, per evitare ciò, è importante fare un breve percorso storico dove poter appurare la volontà statunitense di influenzare l’America Latina e come questa politica è riscontrabile, in modo particolare, nelle relazioni con la Colombia. In tutto ciò, non possiamo dimenticare il ruolo centrale che il conflitto interno colombiano occupa nelle relazioni con gli Stati Uniti.
In fine, entrati nel XXI secolo, è essenziale ragionare nell’ottica del declino relativo del potere americano nei confronti della regione e di conseguenza la sua necessità nel mantenere legami con i suoi alleati storici. Importante risulta l’analisi di un contesto geopolitico regionale in cui la stessa Colombia è immersa ed in cui Bogotà intende riservarsi l’opzione su un ruolo dominante nonostante, nel primo decennio del secolo, si sia guadagnata il sospetto e la diffidenza delle altre Nazioni Latinoamericane.
L’America per gli Stati Uniti
Nel 1823 il Presidente degli Stati Uniti, James Monroe, proclamò un famoso messaggio comunemente riconosciuto come “Dottrina Monroe”. Nel campo della politica ci sono poche fedi più incondizionate di quella del popolo statunitense nei confronti di questa dottrina[1]. In essa si affermava che il sistema politico delle potenze europee era diverso dall’America[2] e fondamentalmente che: gli Stati Uniti non potevano ammettere alcuna interposizione – sugli Stati latinoamericani da poco indipendenti in quegli anni – allo scopo di opprimerli o controllare in qualsiasi altro modo il loro destino, nel caso fossero state considerate azioni ostili nei loro stessi confronti.
Con la suddetta dottrina gli Stati Uniti si riservavano il controllo del continente. Nonostante questo avvertimento, per gran parte del XIX secolo Washington non fu un attore importante per il subcontinente – il Paese aveva bisogno di questo tempo per consolidarsi internamente e realizzare uno spettacolare sviluppo capitalistico – concedendo alla Gran Bretagna un ruolo predominante nella regione latinoamericana.
Il velo “altruistico” che copriva il messaggio di Monroe cominciò ad attenuarsi verso la fine del secolo. Nel 1889 la Prima Conferenza Panamericana tenutasi a Washington fu il primordiale tentativo di istituzionalizzare le relazioni (asimmetriche) con l’America Latina. In seguito gli Stati Uniti intrapresero una politica ben più dura ed interventista verso la regione – meglio conosciuta come il grande bastone: America Centrale e Caraibi sarebbero divenuti il laboratorio di prova per la propria politica espansionistica; un vero cortile di casa.
Un rapporto speciale
La Colombia, geograficamente più vicina agli Stati Uniti rispetto a qualsiasi altro Paese del Cono Sud, non sfuggì al raggio di influenza che il gigante statunitense allungava in America Centrale e nei Caraibi.
All’inizio del ventesimo secolo la Colombia viveva una situazione drammatica. La “Guerra dei Mille Giorni” -una guerra civile- finì con la perdita del Dipartimento di Panama, che nel 1903 divenne una Repubblica “indipendente”. Questo fu fondamentale per la politica estera colombiana: l’incidente sottolineò la sua impotenza di fronte agli Stati Uniti – sponsor dell’indipendenza panamense – e la sua politica estera acquistò un profilo basso e introverso. Da questo momento la soddisfazione degli obiettivi diplomatici sarebbero stati subordinati ad una associazione con il Paese del nord[3].
Il resto del secolo è stato inquieto per la Colombia. L’abbandono e la violazione dei diritti dei contadini da parte dello Stato[4] scaturì in una lotta sociale. Così, la necessità degli stessi contadini di difendersi dalla paradossale assenza/presenza dello Stato generò le condizioni per la forte radicazione del pensiero d’influenza marxista. Disuguaglianza sociale e corruzione, aggiunte al risentimento anti-americano – rafforzato dopo la perdita di Panama[5]- furono l’incubatrice delle organizzazioni guerrigliere. Se esternamente, la storia colombiana ha il suo momento decisivo nel 1903, l’emergere del gruppo di guerriglieri è il momento decisivo a livello interno.
A metà degli anni ’60, in un clima di violenza alimentato da guerriglieri, dai diversi partiti politici e dallo stesso Stato, iniziarono le attività delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC) – attualmente l’organizzazione guerriglia più antica e importante[6] – protagonista all’interno, ma certamente con implicazioni che trascendono i confini nazionali.
Negli anni ’70 e ’80 il problema della droga è in prima linea. Da qui in avanti, il distacco tra FARC e narcotraffico sarà meno chiaro.
Durante la presidenza di Belisario Betancur le relazioni bilaterali con gli Stati Uniti rafforzano l’associazione dipendente. La Colombia si inchina alla politica antidroga della Casa Bianca che implicava l’identificazione del narcotraffico come una minaccia alla sicurezza nazionale – o la sua securitization – e contestualmente proponeva l’adozione di strategie repressive e proibizioniste per combatterlo[7].
Nonostante il deterioramento delle relazioni negli anni ’90, gli attacchi terroristici dall’ 11/9/2001 e l’arrivo alla presidenza di Alvaro Uribe nel 2002, hanno riportato il governo di Bogotà al sostegno incondizionato nei confronti degli Stati Uniti e, di conseguenza, è stato compromessa seriamente la risoluzione del conflitto interno colombiano.
Bilateralità come alternativa al fallimento multilaterale
Come abbiamo visto, gli Stati Uniti da sempre hanno considerato come una zona di influenza esclusiva quella dell’America Latina. Gli anni ’90 sono stati un momento speciale nel rapporto. La maggior parte dei governi – sebbene con intensità diversa- hanno accettato le linee guida del nuovo ordine internazionale che è emerso dopo la fine della Guerra Fredda ed hanno rafforzato i loro legami con l’unico grande vincitore. Un ottimismo eccessivo si è propagato in tutto il continente in modo che gli stessi Stati Uniti ambivano a creare una zona di libero scambio emisferica che si sarebbe dovuta materializzare nell’Iniziativa per le Americhe, diventata poi zona di libero scambio continentale (ALCA). Questa proposta non rappresentava l’abbandono della proiezione egemonica, bensì costituiva “il commercio fatto strategia”[8].
Nel 1994 cominciarono i negoziati dell’ALCA, ma con il progredire degli anni si complicò la questione. Al IV Vertice delle Americhe nel 2005, la storia si ripeteva: le asimmetrie tra gli Stati tornano a condannare a morte un progetto di libero scambio emisferico.
Dato questo fallimento straordinario della politica estera degli Stati Uniti, gli sforzi per raggiungere questo progetto continuarono attraverso Accordi di Libero Scambio (ALS) bilaterali – sebbene già anni prima del 2005 e nel contesto dei negoziati in stallo, gli Stati Uniti utilizzavano già questa strategia complementare.
La Colombia ha raggiunto l’approvazione ampliata della Legge di Preferenza Commerciale Andina[9] nel 2003[10] ed ha iniziato i negoziati con la Casa Bianca per firmare un ALS. Le questioni di sicurezza e la precipitosa volontà del presidente Uribe di raggiungere un accordo di libero scambio – a qualsiasi condizione – hanno indebolito gravemente la posizione negoziale del Paese sudamericano.
La vittoria del Partito Democratico statunitense alle elezioni legislative del 2006 ha congelato i negoziati. Il Congresso degli Stati Uniti, come condizione per riprendere il dialogo ed eventualmente approvare il trattato, pretendeva una forte lotta alla violenza contro i sindacalisti[11]. Proprio di recente (ottobre 2011) il Congresso degli Stati Uniti ha approvato l’ALS con la Colombia.
L’ALS
Il 15 maggio 2012 è entrato in vigore l’ ALS. Questo accordo viene a soddisfare l’obiettivo colombiano di accesso unilaterale e permanente al gigante mercato statunitense. Fino a tale data l’accesso era consentito attraverso l’estensione del ATPDEA[12], che si è concluso il 15 febbraio 2011.
L’Accordo di Libero Scambio inizialmente crea benefici ai settori esportatori che potranno vendere i loro prodotti e servizi a condizioni molto favorevoli nel mercato statunitense[13]. Quindi il suo obbiettivo principale è trasformare la Colombia in una piattaforma di esportazione verso gli Stati Uniti. Gli investitori stranieri – provenienti da Paesi che non hanno i vantaggi di un ALS – potranno produrre in Colombia ed esportare[14].
Il governo, dell’attuale presidente Juan Manuel Santos, celebra questo trattato. Seguendo le parole di Santos: “aspettiamo che l’Accordo di Libero Scambio creerà in Colombia almeno 500.000 posti di lavoro nei prossimi cinque anni e gli scambi tra i due Paesi aumenteranno del 25%”[15].
Questo ottimismo, a livello ufficiale, non è offuscato dal sempre presente conflitto interno: “La Colombia ha sofferto “un sacco” della violenza, ma ora gli investitori stanno arrivando in Colombia perché vedono che la situazione della sicurezza è migliorata perché il governo combatte con politiche efficaci”[16] ha dichiarato lo stesso Santos.
Nonostante i significativi vantaggi che possa portare alla Colombia, non dobbiamo dimenticare che l’ALS è stabilito su un parametro di relazioni asimmetriche. É logico che in tale situazione molti settori siano riluttanti di fronte a tale accordo, che istituzionalizza questo parametro: ad esempio le ONG hanno avvertito che gli agricoltori colombiani sarebbero gravemente colpiti, perché l’ALS consente agli Stati Uniti di continuare la sua politica di protezionismo attraverso il sostegno interno sulla produzione agricola[17].
Riflessioni
L’ALS ha come fondamento le relazioni asimmetriche, di cui la Colombia non è l’unica vittima. Nonostante il declino relativo del potere americano, le differenze economiche e politiche sono ancora enormi e solo pochissimi Stati hanno la capacità di ridurre singolarmente queste disparità.
Si tratta di un accordo che rientra, come abbiamo detto, nell’opzione di negoziati bilaterali – accentuati soprattutto dopo il fallimento dell’ALCA[18]- dove gli attori hanno meno autonomia rispetto al potere egemonico. È inoltre un esempio di come il perimetro di sicurezza degli Stati Uniti si è ampliato dopo gli eventi dell’11 Settembre[19] ed è coerente con la caratterizzazione delle FARC quale organizzazione terroristica e con l’internazionalizzazione del conflitto interno che si estende sempre più oltre i confini della Colombia.
In questo contesto è logico che gli Stati Uniti vogliano istituzionalizzare i collegamenti. La violenza domestica ha smesso di rappresentare una scusa per ritardare il trattato. Ora è prioritario (pragmaticamente) rafforzare le relazioni con, forse, uno dei pochi alleati in una regione che si sente sicura come non mai ed in grado di diversificare i suoi legami con i nuovi Paesi emergenti.
Per la Colombia, circondata da vicini fino a poco tempo fa ostili, è geopoliticamente un mezzo per assicurarsi opzioni di potere contro la possibile rinascita del conflitto. Commercialmente, è una mossa rischiosa: dovrà valutare costantemente gli effetti che le dinamiche del libero commercio generano al fine di evitare che le dimensioni del mercato statunitense influenzino negativamente la sua struttura economica la quale necessita di una forte vitalità per affrontare elevati livelli di conflitto sociale (e prevenirne l’emergere di nuovi).
*Maximiliano Barreto è laureando in Relazioni internazionali all’Università Nazionale di Rosario (Argentina)
NOTE:
[1]PERKINS, Dexter. “La historia de la Doctrina Monroe”. Eudeba, Buenos Aires, 1964, Pag. 9.
[2]Contrasto tra l’Europa monarchica e l’America repubblicana.
[3]TICKNER, Arlene B. “Intervención por invitación. Claves de la política exterior colombiana y de sus debilidades principales”. Colombia Internacional, nro 65, Bogota, gennaio-giugno 2007.
[4] “La violencia que generó más violencia”. Disponibile sul sito: http://www.colombia.com/especiales/2002/farc/historia/
[5]Ibídem.
[6] “Si tratta di una organizzazione di guerriglia il cui obiettivo dichiarato è quello di eliminare le ineguaglianze sociali, politiche ed economiche, l’intervento militare e capitale statunitense in Colombia, attraverso la costituzione di uno Stato marxista-leninista e bolivariano”. fonte: Perfil.com. “La historia de las FARC”. Disponibile sul Sito: http://www.perfil.com/contenidos/2008/01/13/noticia_0010.html
[7]Ibídem.
[8]LOZANO, Lucrecia. “La iniciativa para las Américas. El comercio hecho estrategia”. NUEVA SOCIEDAD NRO. 125 MAGGIO-GIUGNO 1993, Pag. 121-134. Disponibile sul Sito: http://www.nuso.org/upload/articulos/2241_1.pdf
[9]“Si tratta di un programma attraverso il quale gli Stati Uniti consentono l’ingresso duty-free merce da Bolivia, Colombia, Ecuador e Perù. La legge è stata emanata il 4 dicembre 1991. Lo scopo del “ATPA” è quello di lotta contro la produzione e traffico di droga attraverso la concessione di benefici commerciali per aiutare i Paesi a diversificare e rafforzare le industrie legittime”. Fonte: Sistema de Información sobre Comercio Exterior. Organización de los Estados Americanos. Disponibile sul Sito: http://www.sice.oas.org/TPD/USA_ATPA/USA_ATPA_s.ASP
[10]Rivista ‘Semana’. “La otra verdad”. 03/04/2006 -edizione 1244 Cit. per ROJAS, Diana Marcela. “Balance de la Política internacional del gobierno Uribe”. Analisi político. vol.19 no.57 Bogotá Ago. 2006. Disponibile sul Sito: http://www.scielo.org.co/scielo.php?pid=S0121-47052006000200005&script=sci_arttext
[11]Óp. Cit. TICKNER, Arlene B.
[12]Una proroga del citato ATPA quando si aggiunge l’acronimo “ED”: sradicamento della droga.
[13]Sito ufficiale del Ministero del Commercio, dell’Industria e del Turismo della Repubblica di Colombia. Indirizzo Web: https://www.mincomercio.gov.co/tlc/publicaciones.php?id=723
[14]CORREA, Jorge C. “TLC hace más atractivo producir en Colombia”. Portfolio.co. Disponibile sul Sito: http://www.portafolio.co/economia/tlc-hace-mas-atractivo-producir-colombia-0
[15]Radio Nacional de Colombia. “Santos espera que el TLC genere al menos 500 mil empleos en Colombia”. Disponibile sul Sito: http://www.radionacionaldecolombia.gov.co/index.php?option=com_topcontent&view=article&id=
[16]Ibídem.
[17]La Prensa Latina. “Los ingresos del 70 por ciento de los campesinos bajarán por el TLC Colombia-EEUU”. Disponibile sul Sito: http://laprensalatina.com/los-ingresos-del-70-porciento-de-los-campesinos-bajaran-por-el-tlc-colombia-ee-uu-segun-estudio/
[18]Gli Stati Uniti hanno già accordi di libero scambio con Canada, Messico, Cile, Paesi centroamericani, Repubblica Dominicana, Panama, e Paesi andini.
[19]Molti concordano il fatto che il nuovo perimetro di sicurezza comprende anche il Venezuela. Inoltre mostra che per gli Stati Uniti i problemi di sicurezza sono la base della matrice dei rapporti con la Colombia.
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