L’evento che per estensione, durata, rivolgimenti politici e diffusione mediatica ha sicuramente segnato maggiormente l’anno 2011 è stato il fenomeno delle Rivolte Arabe. Dall’Africa all’Asia innumerevoli sollevamenti popolari hanno sconvolto quelli che erano gli assetti stabili (o in via di stabilizzazione) di intere aree macroregionali. Partendo dalla Tunisia, l’ondata rivoluzionaria, presto ribattezzata dai media “Primavera Araba”, si è diffusa a macchia d’olio di stato in stato. Eppure, l’area occidentale del globo, che tanto ha discusso, osservato e interpretato (spesso male) i fenomeni rivoluzionari, ancora non ha ben chiari né le ragioni scatenanti, né tanto meno gli scenari che questi sconvolgimenti comporteranno su scala globale. Se da una parte non si comprende la profonda relatività e differenza tra ogni fenomeno di questo genere, dall’altro le previsioni che se ne traggono sono tra le più differenti, ed oscillano dalle aspettative (ormai quasi tutte tradite) ed i timori. Se è facile comprendere la radicale differenza esemplificativa tra la guerra civile libica, nella quale sono inseriti insieme fattori di contrapposizione tribale ed interessi economici diretti dei paesi intervenuti nel conflitto, e le rivolte popolari dei Paesi del Golfo Arabo, da leggere attraverso le aspettative di rovesciamento dei regimi monarchici preesistenti, non è altresì facile però discutere delle dirette influenze di fattori extranazionali in questi eventi stessi: il ruolo dei contractors e dei servizi segreti sul territorio libico, quello delle organizzazioni del “business delle rivolte” occidentali in Egitto, quello iraniano in Bahrein, quello turco in Siria, per estendere la propria influenza regionale, e così via. D’altronde le interpretazioni semplicistiche dell’evento hanno fatto sì che lo stesso venisse prima propagandato quale la lotta per la democrazia dei popoli arabi, definendo il fenomeno quale un 1989 arabo, lasciando spazio ad incredulità rispetto l’ascesa dei gruppi politici legati all’islam radicale, che ha fatto parlare addirittura di “inverno islamista”. Eppure, se una qual certa continuità si volesse trovare tra gli elementi che compongono le Rivolte, questa potrebbe essere dettata dal comune denominatore della destabilizzazione: in buona parte dei casi l’influenza diretta nordatlantica, o dei suoi alleati principali nel semicontinente asiatico (i paesi della Lega Araba, ad esempio) è evidente. È così che le Rivolte possono essere facilmente inquadrate in una più ampia strategia del caos che, mettendo in crisi i precedenti assetti regionali (ma anche internazionali), potesse creare un fecondo scenario per l’eliminazione definitiva dei governi degli stati non allineati, fino a raggiungere l’Iran, perno di una possibile strategia comune macrocontinentale. “Non sarebbe forse stoltezza rendere permanente una crisi e credere che lo stato febbrile sia la condizione di autenticità e di salute alla cui conservazione l’uomo debba continuamente operare?” scriveva Novalis a proposito degli sconvolgimenti del secolo. A distanza di mesi dallo scoppio delle Rivolte Arabe, mentre queste si spengono progressivamente, nuove stabilità si creano o procedono a sedimentarsi, nuove strategie economiche si profilano sulla scena del mercato globale, nuove alleanze e nuovi governi si stanziano negli scenari sconvolti dal conflitto o dalla lotta civile.
Millennium organizza il 26 novembre c.a., in collaborazione con l’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG) ed alle edizioni Fuoco, la conferenza “Dopo la “Primavera”. Dalle Rivolte Arabe ai nuovi assetti globali”, per discutere insieme ai relatori, Giacomo Guarini (ricercatore IsAG) e Fabrizio Di Ernesto (giornalista e saggista, esperto in geopolitica e relazioni internazionali), del nuovo panorama mondiale che si profila all’orizzonte del 2012, influenzato direttamente dalle Rivolte, evento di svolta e futura chiave di lettura degli avvenimenti del XXI secolo. La conferenza, orientata specialmente sull’influenza delle rivolte nel settore vicino e medio orientale e nordafricano, inizierà alle ore 16:00 presso le sale della Biblioteca Provinciale di Fontenuova (Roma), in Via Machiavelli. L’evento propone una discussione non solo utile, ma fondamentale per la nostra epoca, perché gli esperti possano formulare una corretta interpretazione del caso “Primavera Araba”, inserendolo coerentemente nel profilo unitario della storia globale, e prevedendone i diretti risvolti geopolitici, geoeconomici e sociali.
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