Nello scorso febbraio il Patriarca ecumenico e arcivescovo ortodosso di Costantinopoli, Bartolomeo I, è stato ricevuto dalla commissione parlamentare che lavora alla redazione della nuova Costituzione turca. Nel corso dell’audizione si era discusso della possibilità di un riconoscimento della personalità giuridica delle comunità religiose, condizione imprescindibile – fra l’altro – per l’acquisizione diretta di proprietà senza l’intervento di problematici intermediari.

Si ha ora notizia di un ulteriore incontro fra la commissione parlamentare per la Riconciliazione e il presidente della Conferenza episcopale, monsignor Ruggero Franceschini, incontro richiesto dallo stesso ambasciatore turco presso la Santa Sede, Kenan Gűrsoy; monsignor Franceschini nell’occasione era accompagnato dal vicario apostolico di Istanbul, dall’arcivescovo armeno e dall’esarca patriarcale dei cattolici siriani. Anche se sembra che la questione del riconoscimento giuridico della Chiesa cattolica non sia stato direttamente affrontato nel corso di quest’ultima audizione – tenutasi a metà aprile – la commissione ha però preso in considerazione l’ipotesi di una restituzione di una serie di proprietà (chiese, scuole, orfanotrofi e altro) confiscate dal governo di Atatűrk alla Chiesa cattolica, e questo non potrà avvenire senza riconoscimento della personalità giuridica della Chiesa.

Sotto l’impero ottomano il sistema dei millet – le comunità religiose legalmente protette – assicurava in effetti il rispetto delle identità religiose e addirittura, in alcuni casi, il sostegno allo sviluppo di Chiese, come quella ortodossa serba. Con appositi capitolati l’impero permetteva inoltre alle potenze a maggioranza cristiana (Francia, Inghilterra, Russia, Austria – Ungheria fra gli altri) di farsi protettrici di Chiese presenti in territorio ottomano: la Francia era ad esempio protettrice della Chiesa cattolica.

Il sistema dei millet garantiva, in cambio della lealtà verso l’impero, ampia autonomia in campo giudiziario e amministrativo, oltre che ovviamente in quello religioso. Ancora nel 1914 esistevano una quindicina di millet, fra cui quelli riguardanti i cattolici latini, quelli armeni e quelli caldei, i greco-ortodossi, gli ebrei e i bulgari ortodossi.

Con l’avvento della Repubblica kemalista e il suo marcato laicismo di tipo massonico questo sistema organico e pluriculturale venne in buona sostanza cancellato: uno degli obiettivi della futura Costituzione – tacciata di “neottomanesimo” dai suoi avversari, che sembrano ignorare quanto di buono ha espresso l’”ottomanesimo” – potrà essere quello di riconoscere e di valorizzare le molteplici forme religiose di impronta cristiana presenti in Turchia.


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Aldo Braccio ha collaborato con “Eurasia. Rivista di studi geopolitici” fin dal primo numero ed ha pubblicato diversi articoli sul relativo sito informatico. Le sue analisi riguardano prevalentemente la Turchia ed il mondo turcofono, temi sui quali ha tenuto relazioni al Master Mattei presso l'Università di Teramo e altrove. È autore dei saggi "La norma magica" (sui rapporti fra concezione del sacro, diritto e politica nell'antica Roma) e "Turchia ponte d’Eurasia" (sul ritorno del Paese della Mezzaluna sulla scena internazionale). Ha scritto diverse prefazioni ed ha pubblicato numerosi articoli su testate italiane ed estere. Ha preso parte all’VIII Forum italo-turco di Istanbul ed è stato più volte intervistato dalla radiotelevisione iraniana.