Traduzione a cura di Oriana Costanzo
Fonte: voltairenet.org

Molte credenze storiche,che sono giunte fino a noi, sono basate su mezze verità o su cose per niente vere. Secondo l’analista politico indipendente, Jerry R. Hammond, la visione predominante, riguardo la creazione di Israele,che non dice la verità sul cuore del, così chiamato, conflitto Israelo-Palestinese, non è un eccezione. Egli presenta un resoconto dettagliato sulla manipolazione, l’ingiustizia e il fallito tentativo dell’ONU di far rispettare le proprie regole, cosa che ha causato i devastanti tumulti e la catastrofe umanitaria nella regione del Medio Oriente, per più di sessant’anni. La visione comune della risoluzione n° 181 dell’Assemblea Generale, delle Nazioni Unite, che ha “creato” Israele è basata sulla convinzione che tale risoluzione ha diviso la Palestina, e d’altro canto, ha conferito l’autorità legale e la legittimità per la dichiarazione dello stato di Israele. Comunque, nonostante la sua popolarità, tale credenza non è basata su fatti, come dimostra incontrovertibilmente, la revisione della storia della risoluzione e la riesami nazione dei principi legali.

La Gran Bretagna ha occupato la Palestina durante la prima guerra mondiale, e, nel luglio 1922, la Lega della Nazioni ha emanato un mandato per la Palestina, che riconosce il governo britannico come potere occupante e, effettivamente, gli conferisce il potere legale di amministrare, temporaneamente il territorio. Il 2 Aprile 1947, si cercò l’estratto del mandato, da cui è scaturito il conflitto, in Palestina tra ebrei e arabi, come fine del movimento sionista, che stabiliva in Palestina: “La nazione per il popolo ebreo”; il Regno Unito sottoscrisse una lettera all’ONU per chiedere al Segretario Generale di inserire la questione Palestinese nell’agenda dell’Assemblea Generale, durante la regolare sessione annuale, e chiese ,all’Assemblea, di fare raccomandazioni , secondo l’articolo dieci della Carta, sul futuro governo della Palestina. Alla fine, il 15 maggio, l’Assemblea Generale adottò la risoluzione n°106, che istituì il” Comitato speciale dell’ONU per la Palestina”, che si occupasse della “questione palestinese”, che preparasse un resoconto all’Assemblea Generale sui propri risultati, e che presentare delle proposte che sarebbero potute essere appropriate per la soluzione del “problema della Palestina”. Il 3 settembre l’UNSCOP, presentò il suo resoconto all’Assemblea Generale, dichiarando, come prima raccomandazione, che la Palestina venisse suddivisa in uno stato per gli ebrei,e in uno per gli arabi. Si notò, che la popolazione palestinese ,alla fine del 1946, era stimata intorno ai 1,846,000 persone, di cui 1,203,000 arabi (65% ) e 608,000 ebrei (33%). La crescita della popolazione ebrea era dovuta all’immigrazione, mentre quella della popolazione araba era quasi completamente dovuta a un incremento naturale delle nascite. L’UNSCP notò, che non c’era una netta separazione tra l’area ebrea e quella araba, e persino nella zona di Giaffa, che includeva Tel-Aviv, gli arabi erano la maggioranza. Le statistiche territoriali, del 1945, mostravano che gli arabi avevano molte più aree degli ebrei in ogni zona della Palestina. La zona più densamente abitata da ebrei era Giaffa, dove il 39% delle terre erano degli ebrei, paragonate al 47% delle terre degli arabi.

In Palestina, quando UNSCOP ha emanato il suo resoconto, gli arabi possedevano l’85% delle terre, mentre gli ebrei meno del 7%. Nonostante tale cosa, l’UNSCOP propose di istituire lo stato arabo su solo il 45.5% del territorio palestinese, mentre agli ebrei fu conferito il 55.5% del territorio totale, per costruire il loro stato .Il resoconto dell’UNSCOP riconobbe che:

“Secondo il principio di autodeterminazione, nonostante tale principio fu riconosciuto a livello internazionale alla fine della Prima guerra mondiale, fu accettato da molti territori arabi,e , al tempo del primo mandato ,non fu applicato in Palestina, ovviamente per rendere possibile la creazione dello stato ebraico in quei territori. Attualmente è ben noto, che lo stato ebraico, e in particolare il mandato per la Palestina, va contro tale principio.”

In altre parole, il resoconto riconosce esplicitamente, che il rifiuto dell’indipendenza palestinese per dare la possibilità di creare lo stato ebraico, rinnega alla maggioranza araba il principio di autodeterminazione. Eppure, nonostante tale riconoscimento, UNSCOP, accetta tale oltraggio ai diritti degli arabi,come limite legittimo e ragionevole per l’ossatura della soluzione. In seguito all’emissione del resoconto del UNSCOP, il Regno Unito ha emanato un comunicato per dichiarare il suo consenso alle raccomandazioni contenute nel resoconto, ma ha aggiunto che se l’Assemblea attuerà una politica che non sarà accettata sia da arabi, sia da ebrei, il governo del Regno Unito non darà il suo favore. La posizione degli arabi era chiara fin dall’inizio,ma il Supremo Comitato Arabo ha emanato un documento che ripeteva che gli arabi palestinesi sono pronti ad opporsi con ogni mezzo alla loro suddivisione,a ogni progetto che prevede la segregazione o la partizione, o, che sia volto a dare alla minoranza un trattamento preferenziale. Esso diceva:

“Sosteniamo la libertà e l’indipendenza per il mondo arabo in tutta la Palestina, che rispetti i diritti umani,le libertà fondamentali, e l’uguaglianza di tutte le persone di fronte alla legge e che protegga i legittimi diritti e interessi di tutte le minoranze, che garantisca la libertà religiosa e l’accesso ai luoghi sacri.”

Il Regno Unito rispose con un comunicato, il quale ripeteva che il governo di Sua Maestà non può giocare un ruolo chiave, nell’attuazione di un progetto che non sia accettato da entrambi, arabi e ebrei, ma aggiunge che, comunque,essi non ostacoleranno l’implementazione di una raccomandazione approvata dall’Assemblea Generale. La commissione, per la “questione palestinese”, fu istituita dall’Assemblea Generale poco dopo l’emissione del resoconto dell’UNSCOP, per continuare a studiare il problema e fare raccomandazioni. Fu istituita, inoltre, una sottocommissione, con il compito di individuare le questioni legali coinvolte nella situazione in Palestina. Essa ha rilasciato un resoconto sulle sue conclusioni l’11 novembre. Si osserva che il resoconto dell’UNSCOP ha accettato, come premesse basilari ,che, in effeetti le rivendicazioni sia degli arabi che degli ebrei sono valide,ma che tali rivendicazioni. non sono supportate da convincenti ragioni e non sono dimostrabili rispetto l’evidenza. Con la fine del mandato, e con il ritiro inglese, che è stato un ostacolo alla conversione della Palestina in uno stato indipendente, ci sarebbe stato il culmine logico degli obiettivi del progetto, e del patto delle Nazioni Unite. Esso si basa sul fatto, che l’Assemblea Generale non è competente a raccomandare, e, ancora meno ad imporre alcuna soluzione ,diversa dal riconoscimento dell’indipendenza palestinese, e che, l’accordo con il futuro governo della Palestina, è un problema unicamente del popolo. Esso conclude dicendo che, nessuna discussione sul problema della Palestina sembra essere necessaria, o appropriata, e tale cosa dovrebbe essere eliminata dall’agenda dell’Assemblea Generale, ma, se c’è una disputa su tale punto,essa deve avere necessariamente l’opinione della Corte Internazionale di Giustizia, sulla questione. Cosa, che è già stata richiesta da parecchi stati arabi. Si conclude dicendo che il piano della spartizione è contrario al principio della Carta, e che, le Nazioni Unite non hanno il potere di dargli effetto. Le Nazioni Unite non posso:

“ Privare la maggior parte del popolo palestinese dei propri territori e darli all’utilizzo esclusivo della minoranza del Paese… L’Organizzazione delle Nazioni Unite non ha il potere di creare un nuovo stato. La decisione può essere presa solo liberamente, dalla popolazione dei territori in questione. Tale condizione non è soddisfacente per la maggioranza, in quanto questa implica la fondazione dello stato ebraico, senza riguardo per i desideri e, gli interessi del popolo arabo in Palestina.”

Nonostante ciò, l’Assemblea Generale approvò la risoluzione 181, il 29 novembre, con 33 voti a favore e 13 contrari, e 10 astenuti. La parte più rilevante della risoluzione espone:

“L’Assemblea Generale..

Raccomanda al Regno Unito, come protettore della Palestina, e ,a tutti gli altri membri delle Nazioni Unite, l’adozione, e l’implementazione per quanto riguarda il futuro governo della Palestina, di un piano per la spartizione,insieme son un piano economico;

Si richiese che: a) Il Consiglio di sicurezza prenda le misure necessarie per il piano e per la sua attuazione. b) Il Consiglio di sicurezza dovrà valutare la situazione durante il periodo di transizione e se, tale situazione in Palestina costituirà una minaccia per la pace. Se verrà deciso che tale minaccia esiste, e per mantenere la pace e la sicurezza internazionale, il Consiglio di sicurezza può sollecitare l’autorizzazione dell’Assemblea Generale a prendere misure, secondo l’articolo 39 e 41 della Carta, per autorizzare la Commissione delle Nazioni Unite a provvedere alla risoluzione, e,a esercitare le funzioni in Palestina, come previsto dalla stessa risoluzione. c) Il Consiglio di sicurezza stabilisce quando la pace viene minacciata, quando c’è un’infrazione, o un atto di aggressione, in accordo con l’articolo 39 della Carta,e, ogni attentato ad altri con la forza previsto da tale risoluzione. d) Il Concilio Fiduciario deve essere informato sulle presunte responsabilità previste dal piano. Gli abitanti della Palestina vengono chiamati per sostenere tale scalinata come necessaria per loro, al fine di rendere effettivo il piano. L’appello a tutto il governo e a tutto il popolo è di impedire azioni volte ad ostacolare ,o a rallentare il raggiungimento delle raccomandazioni…” Una semplice lettura del testo è abbastanza per mostrare come la risoluzione non suddivida la Palestina, o offra alcuna base legale per farlo. Essa semplicemente “raccomanda” che, l’eventuale divisione venga programmata, e solleciti il Consiglio di Sicurezza a rimuovere il problema.

Un piano mai attuato

La questione fu sollevata dal Consiglio di Sicurezza, quando il 9 Dicembre, il rappresentante siriano all’ONU, Faris El-Khouri, osservò che l’Assemblea Generale non è un governo internazionale che può dettare ordini, dividere i Paesi, o attuare costituzioni, regole, regolamenti, o accordi tra popoli senza il loro consenso. E, quando il rappresentante sovietico, Andrey Gomyko dichiarò la sua visione, opposta a quella di El-Khouri, ovvero che la risoluzione dell’Assemblea Generale doveva essere attuata dal Consiglio di Sicurezza, El-Khouri replicò, dicendo il contrario:

“Alcuni paragrafi della risoluzione dell’Assemblea Generale, che riguardano il Consiglio di Sicurezza, si riferiscono al Concilio, cioè i paragrafi (a),(b), e (c), accennando alle funzioni del Consiglio di Sicurezza, rispetto alla questione Palestinese. Tutti i membri del Consiglio di Sicurezza conoscono le funzioni del Concilio, che sono ben definite e chiaramente stabilite dalla Carta delle Nazioni Unite. Io non posso credere che la risoluzione dell’Assemblea Generale possa aggiungere o eliminare qualcosa a tali funzioni. Le raccomandazioni dell’Assemblea Generale sono ben conosciute per essere delle raccomandazioni, e, agli Stati membri ,non è richiesto con la forza di accettarle. Gli Stati membri possono accettarle o non accettarle, e lo stesso viene detto per il Consiglio di Sicurezza.”

Il 6 febbraio 1948, l’Alto Comitato Arabo, comunicò nuovamente al Segretario Generale dell’ONU la sua posizione, ovvero che il piano di spartizione era contrario a ciò che è scritto e allo spirito della Carta delle Nazioni Unite. Le Nazioni Unite non hanno giurisdizione per ordinare, o raccomandare la divisione della Palestina. Non c’è nulla nella Carta che giustifichi tale potere, conseguentemente, la raccomandazione per la partizione è “ultra vires” e perciò nulla. Inoltre, l’Alto Comitato Arabo notò che:

“ La delegazione araba avanzò delle proposte al Comitato “ad hoc”, per affidare la questione della gestione legale alla Corte Internazionale di Giustizia. Le proposte avanzate non furono mai poste al voto del presidente in assemblea. Le Nazioni Unite sono un corpo internazionale, a cui è affidato il compito di far mantenere la pace ,e la giustizia negli affari internazionali. Come si potrebbe avere fiducia in tale corpo, se questi rifiuta evidentemente e immotivatamente di affidarsi, in caso di dispute, alla Corte di Giustizia?”

“ Gli arabi palestinesi non hanno mai riconosciuto la validità delle raccomandazioni che esortavano la divisione, o l’autorità delle Nazioni Unite di fare ciò”,dichiara l’Alto Comitato Arabo, e esso considera che ogni tentativo da parte degli ebrei, di un potere o di un gruppo di poteri, di istituire lo stato ebraico nei territori arabi, è un atto di aggressione che deve essere contrastato con la forza. Il 16 febbraio, la Commissione dell’ONU per la questione palestinese è stata accusata dall’Assemblea Generale, di star preparando il trasferimento d’autorità dal mandato dell’ONU al successivo governo, secondo il piano di spartizione emanato dal primo resoconto del Consiglio di Sicurezza. Esso concluse, sulla base della reazione araba, che confrontando i documenti si nota il tentativo di trovare imperfezioni nei propri fini e di annullare la risoluzione dell’Assemblea Generale e,si chiamò il Consiglio di Sicurezza per provvedere ad armarsi,il quale da solo doveva essere in grado di sollevare la commissione dalle sue responsabilità sul termine del mandato. Il effetti, la Commissione palestinese ha determinato che il piano di divisione dovrebbe essere attuato, contro la maggioranza del popolo palestinese, con la forza. Per controbattere a tale suggerimento, la Colombia preparò una bozza al Consiglio di Sicurezza, evidenziando che la Carta delle Nazioni Unite, non autorizza il Consiglio di Sicurezza a creare una forza speciale per il fine indicato dalla Commissione palestinese dell’ONU. Il delegato USA, Warren Austin, in modo simile dichiarò, durante il 253esimo meeting del Consiglio di Sicurezza, il 24 febbraio che:

“ Il Consiglio di Sicurezza è autorizzata ad utilizzare misure forti nel rispetto della Palestina, per rimuovere gli ostacoli alla pace internazionale. La Carta delle Nazioni Unite non autorizza il Consiglio di Sicurezza a forzare gli accordi politici, conformemente alla raccomandazione dell’Assemblea Generale e del Consiglio di Sicurezza stesso. Ciò significa che:Il Consiglio di Sicurezza, secondo la Carta, può intervenire a prevenire aggressioni alla Palestina dall’esterno. Il Consiglio di Sicurezza, secondo gli stessi poteri, può intervenire a prevenire le minacce alla pace internazionale e alla sicurezza, all’interno della Palestina. Tale azione può essere diretta, solo,al mantenimento della pace internazionale. Le azioni del Consiglio di Sicurezza, in altre parole, sono dirette al mantenimento della pace e non a forzare la divisione.”

Gli Stati Uniti, tuttavia,presentarono una loro bozza, molto ambiguo, che accettava le richieste della Commissione palestinese, sottomessa all’autorità del Consiglio di Sicurezza, secondo la Carta. Faris El-Khouri obiettò alla bozza degli USA, basandosi sul fatto che” prima di accettare le tre richieste, è un nostro dovere accertarci se esse sono conformi oppure no al progetto del Consiglio di Sicurezza, come limitato dalla Carta. Se si trova che esse non sono conformi, noi dobbiamo rifiutare di accettarle”. Egli, richiamando il documento di Austin, sulla mancanza di autorità del Consiglio di Sicurezza, dice,” esso dovrebbe seguire l’innegabile fatto che ogni raccomandazione sull’assetto politico può essere attuata, solo se le parti coinvolte l’accettano di loro volontà e la integrano.” Inoltre,” il piano di partizione, in se, costituisce una minaccia alla pace, essendo apertamente rifiutato da tutti coloro che ne pagherebbero le spese se fosse eseguito. Austin, a turno, spiega che l’intento della bozza statunitense, sull’accettazione della risoluzione n°181 è:

“ soggetto alla limitazione che le forze armate possono usare la violenza per attuare il piano,perché la Carta limita l’uso della forza per l’ONU, espressamente alle minacce e alle violazioni della pace, e alle aggressioni che influenzino la pace internazionale. Quindi, noi dobbiamo interpretare la risoluzione dell’Assemblea Generale con il significato che le misure dell’ONU,per attuare tale risoluzione ,sono misure pacifiche.”

Per di più, spiega Austin,la bozza degli USA:

“non autorizza l’uso di imposizioni, secondo l’articolo 39 e 41 della Carta, per dare il potere alla Commissione delle Nazioni Unite di esercitare in Palestina le funzioni che le sono assegnate dalla risoluzione, perché la Carta non autorizza nemmeno l’Assemblea Generale o il Consiglio di Sicurezza di fare una cosa simile.”

Quando il Consiglio di Sicurezza alla fine ha adottato la risoluzione, il 5 marzo, esso ha semplicemente scritto una nota, “Si è ricevuta dall’Assemblea Generale la risoluzione n°181”, e il resoconto del primo mese della Commissione per la Palestina,e chiarisce:

“Chiedo ai membri permanenti del Concilio di consultare ,e informare il Consiglio di Sicurezza per quanto riguarda la situazione, rispettando la Palestina,e, di fare, come risultato di tale consultazione,raccomandazioni che concernono la guida e le istruzioni che il Concilio dovrebbe ,utilmente dare alla Commissione palestinese, con un parere su come attuare la risoluzione dell’Assemblea Generale.”

Durante un lungo dibattito, alla sede del Consiglio di Sicurezza,su come procedere, Austin osservò che, è iniziato” a esser chiaro che il Consiglio di Sicurezza non è capace di andare avanti con il tentativo di attuare il piano, nella situazione attuale. Allo stesso tempo è chiaro che, il Regno Unito,annunciando il termine del mandato al 15 Maggio, “ vuole porre l’attenzione, alla luce dell’informazione al momento disponibile, sul caos, i violenti combattimenti e la forte perdita di vite in Palestina.” L’ONU non può permettere ciò,egli dice, e il Consiglio di Sicurezza ha la responsabilità e l’autorità, secondo la carta,di agire per prevenire le minacce alla pace. Gli USA proposero anche di istituire un’amministrazione fiduciaria della Palestina, per dare l’opportunità, a arabi e ebrei, di raggiungere un accordo comune. In attesa di riunire una sessione speciale dell’Assemblea Generale, alla fine “ noi crediamo che il Consiglio di Sicurezza potrebbe dare istruzioni alla Commissione palestinese, per sospendere le proprie iniziative di attuare il piano di divisione.”

Il presidente del Consiglio di Sicurezza, parlando in qualità di rappresentante, dalla Cina, rispose:”Le Nazioni Unite sono state create principalmente per mantenere la pace internazionale. Sarebbe davvero tragico se, le Nazioni Unite, nel tentativo di un assestamento politico causassero una guerra. Per tale ragione, la mia delegazione supporta i principi generali della proposta della delegazione delle Nazioni Unite.” Alla fine del meeting del Consiglio di Sicurezza, la delegazione canadese, dichiarò che il piano per la ripartizione è basato su molte ipotesi, la prima delle quali è :” è noto che le due comunità in Palestina dovrebbero cooperare per dare effetto alla soluzione del problema palestinese, che è stata raccomandata dall’Assemblea Generale. Il delegato francese, che ha rifiutato di esprimessi a favore oppure no, sulla proposta degli USA,osservando che si potrebbero accettare alcune soluzioni alternative del piano di partizione, per esempio “ un singolo stato con sufficienti garanzie per le minoranze.” Il rappresentante dell’ agenzia ebraica per la Palestina, letto il comunicato, ha subito controbattuto “non ci deve essere nessun piano per istituire un regime di amministrazione fiduciaria in Palestina.”, che “ vuole necessariamente rinnegare i diritti degli ebrei per l’indipendenza nazionale”.

Conscio del peggioramento della situazione in Palestina, e sperando di evitare un altro dibattito, gli USA proposero una nuova bozza sulla risoluzione, basata su una tregua tra le milizie arabe e quelle ebree,che Austin chiarì” che non pregiudicasse lo scopo dell’uno o dell’altro gruppo” e che “ non si parlasse di un’amministrazione fiduciaria.”

Questa fu adottata come risoluzione n°43, il primo aprile. La risoluzione n°44, fu, anche, approvata lo stesso giorno e prevedeva” il segretariato generale, secondo l’articolo 20 della Carta delle Nazioni Unite,che convocasse una seduta speciale dell’Assemblea Generale per considerare nuovamente, la questione del futuro governo palestinese.” La risoluzione n°46 ripeteva che il Concilio di Sicurezza è stato istituito per far cessare le ostilità in Palestina, e la risoluzione n° 48 creò una “Commissione per l’armistizio”, per favorire l’attuazione della risoluzione, invocando la fine della violenza. Il 14 maggio, il leader sionista, unilateralmente ,dichiarò l’esistenza dello stato di Israele, citando la risoluzione n°181, parlando del “riconoscimento da parte delle Nazioni Unite del diritto del popolo ebreo di creare il proprio stato”. Come anticipato, la guerra era garantita.

L’autorità dell’ONU, per quanto riguarda la divisione.

L’articolo n°1, del primo capitolo della Carta delle Nazioni Uniti, definì i propri fini e principi, che sono, di “mantenere la pace e la sicurezza internazionale”, “ di migliorare le relazioni tra Paesi, basate sul rispetto del principio di uguaglianza e di autodeterminazione dei popoli”, e di “ raggiungere la cooperazione internazionale”, in varie questioni, e di “promuovere e di incoraggiare il rispetto dei diritti umani e, essenzialmente la libertà per tutti.”

Le funzioni e i poteri dell’Assemblea Generale sono elencati nel capitolo quarto, articolo n°10, approfondimento n°17. Il compito dell’Assemblea è di iniziare a indagare e, a fare raccomandazioni, per promuovere la cooperazione internazionale e lo sviluppo della legge internazionale, ricevendo resoconti dal Consiglio di Sicurezza e da altri organi dell’ONU, conoscere e approvare il budget dell’organizzazione. C’è anche il compito di assolvere ad altre funzioni, date dall’amministrazione fiduciaria internazionale. Tale autorità è ,d’altronde, limitata a considerare e discutere dei problemi, secondo le diciture della carta, può fare raccomandazioni agli Stati Membri e al Consiglio di Sicurezza,e richiamare l’attenzioni sulle questioni di quest’ultimo. Nel capitolo n°5, articolo 24, approfondimento n°26, ci sono le funzioni degli stati , e i poteri del Consiglio di Sicurezza. C’è il compito di mantenere la pace e la sicurezza, in concomitanza con i fini e i principi dell’ONU. I poteri specifici concessi al Consiglio di Sicurezza, sono citati nei capitoli n°6, 7, 8 e 12. Secondo il capitolo n°6, il Consiglio di Sicurezza può chiamare le parti interessate per calmare le dispute, con misure pacifiche, investigare e emanare decisioni, se ci sono dispute o situazioni che sono una minaccia per la pace e la sicurezza. Esso può raccomandare specifiche procedure per risolvere le dispute, prendendo in considerazione che “legalmente le dispute dovrebbero essere trattate secondo la legge generale, e sottoposte alla Corte Internazionale di Giustizia.” Secondo il capitolo n°7 , il Consiglio di Sicurezza può decidere l’esistenza di una minaccia per la pace e fare raccomandazioni, o decidere che misure dovrebbero essere prese, per mantenere ,o ristabilire,la pace e la sicurezza. Potrebbero essere chiamate le parti interessate per prendere delle misure provvisorie, “ senza pregiudicare, i diritti,i fini o la posizione delle parti coinvolte.” Potrebbero essere chiamati gli Stati Membri per ricorrere a misure che non implichino l’uso delle forze armate, per essere applicate. Il capitolo n°8 stabilisce che il Consiglio di Sicurezza “ può incoraggiare l’utilizzo di soluzioni pacifiche per le dispute locali”, insieme con organizzazioni o agenzie, e utilizzare la forza sotto la sua autorità. Le funzioni e i poteri del sistema di amministrazione internazionale, sono elencati nel dodicesimo capitolo, articolo n°75, approfondimento n°85. Lo scopo del sistema è di amministrare è di amministrare e supervisionare i territori, facenti parte del patto, con l’obiettivo di “ sviluppare la capacità di autogoverno e indipendenza,o, potrebbe essere appropriato in determinate circostanze di ogni territorio e del suo popolo e liberamente esprimere ciò che desiderano le persone coinvolte”. Il sistema è di operare , secondo i fini nell’ONU, scritti nell’articolo primo, che include il rispetto per il diritto di autodeterminazione. L’Assemblea Generale rimproverava tutte le funzioni “non viste come strategiche”, che sono designate al Consiglio di Sicurezza. Al consiglio d’amministrazione è dato di assistere l’Assemblea Generale, e il Consiglio di Sicurezza, per compiere le proprie funzioni secondo il programma. L’articolo n°87 del tredicesimo capitolo, stabilisce che, le funzioni, e i poteri del Consiglio di amministrazione sono divise con l’Assemblea Generale. È garantita l’autorità di esaminare i resoconti,accettare e valutare le petizioni,provvedere alle visite ai Paesi alleati, “avere queste, e altre funzioni , in conformità con i termini previsti dal trattato fiduciario.” Un’altra sezione rilevante è il capitolo, intitolato “ Dichiarazione riguardante i territori non autonomi”, che diceva che:

“Gli stati membri delle Nazioni Unite, che si sono assunti la responsabilità di amministrare i territori, in cui le persone non hanno ancora raggiunto la piena capacità di autogovernarsi,riconoscendo il principio che gli interessi degli abitanti di tali territori sono primari, e, essendo convinti del dovere di promuovere al meglio il sistema di pace e sicurezza internazionale , stabilito dalla presente carta,e il benessere di popoli di tali Nazioni.”

Perciò, gli Stati membri “ devono favorire l’autogoverno,tenendo presenti le aspirazioni politiche delle persone, e assistendole nella progressivo sviluppo di istituzioni libere.

Conclusioni

Il piano di partizione,dell’UNSCOP chiese di creare lo stato ebraico in Palestina,contrariamente al volere della maggioranza della popolazione. Nonostante costituisse solo un terzo della popolazione,e ,possedesse poco meno del 7% delle terre, il piano concedeva agli ebrei più della metà della Palestina,per poter creare lo stato ebraico. Esso voleva, in altre parole, togliere terre agli arabi e darle agli ebrei. L’evidente ingiustizia del piano di partizione era in contrasto con il piano presentato dagli arabi, per uno stato indipendente di Palestina, dove i diritti della minoranza ebrea sarebbero stati riconosciuti e rispettati, e, dove la popolazione ebrea avrebbe potuto avere la rappresentanza nel governo democratico. Il piano di partizione era spudoratamente pregiudiziale per la maggioranza araba, e ripudiava il principio di autodeterminazione. Questa è una delle peggiori controversie, che il resoconto dell’UNSCOP esplicitamente riconosce, che la proposta di creare uno stato ebraico in Palestina è contraria al principio di autodeterminazione.

La risoluzione 181 dell’Assemblea Generale dell’ONU, non suddivideva legalmente la Palestina, non conferendo a nessun leader sionista l’autorità di dichiarare unilateralmente la nascita dello stato ebraico d’Israele. Essa,semplicemente, raccomandava che,il piano di partizione dell’UNSCOP, fosse accettato e attuato con un accordo tra le parti. Naturalmente, per avere un peso legale,il piano, come ogni contratto, doveva avere il consenso da entrambe le parti,cosa che non c’era. L’Assemblea Generale non aveva il potere legale di suddividere la Palestina, o d’altro canto di conferire l’autorità, al leader sionista, di creare lo stato di Israele, poiché semplicemente essa non aveva la possibilità di farlo. Quando il Consiglio di Sicurezza ha preso conoscenza della questione, riferitagli dall’Assemblea Generale, non ha dato indicazioni su come procedere nell’attuazione del piano di partizione. È evidente che il piano non sarebbe potuto essere attuato con misure pacifiche, il suggerimento di poterlo attuare con la forza è stato rigettato dai membri del Consiglio di Sicurezza. Il fatto è semplice, ed è che, il piano non verrà mai attuato. Numerosi delegati degli Stati Membri, inclusi gli USA, sono arrivati alla conclusione che il piano è improponibile, e inoltre, che il Consiglio di Sicurezza non ha l’autorità di attuarlo senza il consenso delle parti coinvolte, che è inesistente in tale caso.

Gli USA, la Siria, e altri stati membri, hanno ragione nelle loro osservazioni, che il Consiglio di Sicurezza ha l’autorità di dichiarare minacciata la pace, e autorizzare l’uso della forza per fronteggiare la cosa, e mantenere, o ristabilire la pace e la sicurezza, ma esso non ha alcuna autorità di attuare con la forza il piano di partizione della Palestina, contro la volontà della maggior parte degli abitanti. Qualsiasi tentativo di usurpare l’autorità del Consiglio di Sicurezza, o dell’Assemblea Generale, sarebbe una prima violazione del principio fondante della Carta, di autodeterminazione dei popoli, e sarebbe invalido di fronte alla legge internazionale. In breve, la credenza popolare che l’ONU ha creato Israele è un mito, e, solo Israele rivendica che la Risoluzione 181 dell’ONU, costituisca il proprio documento fondante e ,da l’autorità di creare lo stato di Israele, o d’altro canto il “riconoscimento” dell’ONU del diritto del movimento sionista di espropriare, dalla loro terra, gli arabi e negare, alla maggioranza araba, il proprio diritto all’autodeterminazione, costituisce un’evidente frode. Inoltre, altri corollari sono stati fatti. Il disastro inflitto alla Palestina non era inevitabile. Le Nazioni Unite sono state create con l’intento di prevenire tali catastrofi. Finora, esse hanno fallito miserabilmente su vari livelli. Esse hanno fallito nel dovere di riferire delle questioni legali, nelle rivendicazioni avanzate dalla Palestina alla Corte Internazionale di Giustizia, nonostante le richieste degli stati membri di farlo. Esse hanno fallito nell’uso dei mezzi concessi dalla propria posizione, incluso l’uso delle forze armate per mantenere la pace e prevenire le guerre, che erano previsti nei termini del mandato. E più importante, lontano dal difendere i principi fondanti, l’ONU effettivamente, ha agito per evitare la dichiarazione di uno stato palestinese, indipendente e democratico, in evidente violazione dei principi della Carta. Le conseguenze di ciò e di altri fallimenti, si possono ancora notare nel quotidiano del mondo di oggi. Il riconoscimento delle gravi ingiustizie mosse contro il popolo palestinese, per quanto riguarda ciò, e il disperdersi di questo mito storico, è essenziale per poter ristabilire la pace e la riconciliazione.


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