Mercoledì 7 Dicembre il progetto Narcoleaks diffonde sulla sua piattaforma web un documento interessante, dal titolo particolarmente incisivo: “Le bugie di Obama sul traffico internazionale di cocaina”. Narcoleaks è un gruppo di lavoro sorto un anno fa con lo scopo di monitorare il traffico internazionale di stupefacenti – cocaina in particolare – e lo fa con un attento e meticoloso monitoraggio dei dati forniti al riguardo da fonti ufficiali di governi, istituzioni internazionali e media. Metodologicamente ben lontani dunque dalla famigerata Wikileaks – a cui pure parrebbero richiamarsi nella denominazione – giacché nulla del lavoro del gruppo si basa su fonti confidenziali e documenti top secret. Eppure già la ‘semplice’ raccolta e il confronto incrociato di dati ufficiali ha portato ad evidenziare anomalie davvero interessanti riguardo al traffico internazionale di cocaina e a dir poco imbarazzanti per il governo statunitense. Dal testo del documento apprendiamo infatti che “ad un mese dalla fine dell’anno, sono state intercettate sulle rotte mondiali oltre 734 tonnellate [di cocaina]” mentre “il Dipartimento di Stato americano afferma che al mondo se ne producono soltanto 700”, senza contare le previsioni del gruppo di studio, che stimano un totale della merce sequestrata fra le 744 e le 794 tonnellate entro il termine dell’anno solare.
Prosegue il documento affermando che “non tornano i conti neanche con le ultime dichiarazioni ufficiali dell’Unodc (Ufficio Onu per la droga e la criminalità), delle autorità Usa e del Governo colombiano secondo cui la produzione di cocaina in Perù avrebbe superato quella colombiana”. Questo perché di tutta la cocaina sequestrata nel 2011 nel mondo, della quale sia stato appurato e reso noto il Paese d’origine, l’80% è di provenienza colombiana e solo poco più del 10% peruviana.
Apprendiamo poi che “l’ultima stima fornita dagli americani sulla produzione annua di cocaina in Colombia parla di 290 tonnellate. Ad oggi, però, i sequestri di cocaina colombiana effettuati da diversi paesi è pari a 351,8 tonnellate, cioè al 121.3% della produzione colombiana stimata dal Dipartimento di Stato americano”. E gli stessi dati forniti dalla polizia colombiana riguardo a numero e capacità produttiva dei cristalizaderos nel paese rende ancora meno credibili le stime di cui sopra.
Da ultimo una imbarazzante smentita ‘interna’, con un dispaccio ufficiale della U.S. Cost Guard che dichiara di aver accertato un traffico di cocaina entro i propri confini pari a 771 tonnellate, smentendo miseramente gli stessi dati diffusi dal Dipartimento di Stato (e dalle Nazioni unite), secondo i quali il traffico verso gli Stati Uniti negli ultimi anni si sarebbe ridotto a 200 tonnellate, attestandosi per l’anno in corso – come ricordato – a circa 700 tonnellate.
Narcoleaks ricorda infine come nel 2005 la stessa United States Senate Committee on Foreign Relations (SFRC), di cui Obama era allora membro, riconosceva in buona parte i deludenti risultati della lotta al traffico di cocaina verso gli States dalla Colombia, nonostante gli ingenti mezzi forniti dal Congresso al Plan Colombia appositamente elaborato.
Il gruppo di Narcoleaks ha cercato di suscitare con il suo documento un certo interesse nel mondo del giornalismo e dei centri di studio sul narcotraffico nazionali ed esteri ma probabilmente non si aspettava di poter ricevere immediata ed ufficiale attenzione dallo stesso governo USA; Narcoleaks è infatti una piccola e recente realtà italiana, composta da appena sette membri operativi che non fanno affidamento ad alcun mezzo finanziario o tecnico che non sia, in quest’ultimo caso, come già ricordato, l’analisi e l’interpretazione di dati ufficiali.
Ed invece, poche ore dopo la diffusione del documento, giunge un comunicato ufficiale (1) dalla Casa Bianca che cerca di smentire la portata delle affermazioni di Narcoleaks; quest’ultima risponde con un nuovo comunicato che decostruisce le affermazioni governative e ripropone le domande alle quali l’Office of National Drug Control Policy ha glissato nel suo comunicato ufficiale, ovvero:
1. Come è possibile che il Dipartimento di Stato affermi che nel mondo si producono 700 tonnellate di cocaina, quando la U.S. Coast Guard afferma che il solo traffico di cocaina dal Sud America agli Usa è di ben 771 tonnellate?
2. Come è possibile che diverse autorità americane siano in netta contraddizione tra di loro?
3. Perché si continua ad affermare che la produzione di cocaina colombiana è calata quando tutti i dati disponibili dicono il contrario?
4. Alla luce di queste contraddizioni, sono giustificati i miliardi di dollari spesi per finanziare il Plan Colombia?
Senza contare che l’unica risposta ricevuta nel comunicato (alla domanda che chiedeva il motivo della discrepanza notevole fra i dati sulla cocaina prodotta e su quella effettivamente sequestrata) viene controargomentata e neutralizzata nella sostanza.
Ma perché, in ogni caso, la premura di diffondere addirittura un comunicato ufficiale, per rispondere ai rilievi di un piccolo gruppo di ricercatori volontari il cui documento – per quanto già oggetto di certo interesse – non è di certo giunto alla ribalta fra i titoli della grande stampa?
Alcune interessanti considerazioni preliminari ad una possibile risposta sono offerte da Sandro Donati, direttore scientifico della stessa Narcoleaks, in una intervista pubblicata all’indomani della diffusione del documento. Donati fa riferimento ad esempi interessanti della strumentalizzazione geopolitica della lotta al narcotraffico; si pensi alla sovrastima dei dati sul narcotraffico nel 2001, atta a giustificare l’intervento degli Stati Uniti in Colombia, con il famigerato Plan Colombia prima ricordato. O ancora l’inversa operazione di sottostima dei dati sul traffico (oggetto d’interesse – come si è visto – anche del documento di Narcoleaks) che ha permesso di giustificare davanti al Congresso gli ingenti finanziamenti stanziati per lo stesso Plan Colombia dopo alcuni anni di attività. Ma di là da certe, pur rilevanti, contingenze politiche, Donati fa riferimento a questioni ben più spinose quale – ad esempio – l’atterraggio fortuito di un aereo statunitense in Messico, nel 2008. Individuato dall’esercito messicano, il velivolo trasportava 1300 chili (2) di cocaina e gli occupanti dello stesso chiesero immediatamente di poter parlare con il console statunitense. Prosegue Donati affermando che “dai documenti di bordo emerse che l’aereo aveva all’attivo due viaggi dall’Europa a Guantanamo e diversi viaggi dalla Colombia agli Stati Uniti: era un aereo della Cia. E queste sono solo poche pennellate di un affresco enorme”. Il ricercatore chiude l’intervista affermando che un’altra importante finalità della sottostima del traffico di stupefacenti nasce dalla necessità di “non sollevare il problema dell’immissione dei capitali sporchi nell’economia legale”.
Tornando alla domanda formulata più sopra – il motivo di tanta premura nei riguardi del documento da parte di organi governativi statunitensi – vi sarebbe una ipotetica ed interessante chiave di lettura, che è data da quei rumors, riportati anche dal New York Times di alcuni giorni fa, che preannunciano un’inchiesta sulle operazioni coperte della DEA (agenzia antidroga statunitense). Una simile scottante questione potrebbe aver messo in allerta il Dipartimento di Stato che avrebbe agito con troppa fretta e poca accortezza di fronte al documento di Narcoleaks ed è intervenuto pubblicamente per controbatterlo, nel timore che simili denunce fossero un preludio ed un collegamento alle indagini sulle operazioni coperte; in sostanza un passo falso. Che l’ipotesi sopra espressa risulterà o meno fondata, resta il fatto che il comunicato governativo ha svelato tutto il nervosismo (3) che simili temi suscitano a Washington, senza nemmeno riuscire a dare risposte soddisfacenti ai ricercatori di Narcoleaks.
* Giacomo Guarini è ricercatore presso l’IsAG
Note
- Traduzione del comunicato: http://dl.dropbox.com/u/13210473/Traduzione%20ONDCP.pdf
- C’è un refuso nella trascrizione dell’intervista. In realtà il carico era ben più consistente e ammontava a più di 3 tonnellate (vedi anche la fonte indicata nell’intervista stessa).
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Interessante al riguardo notare che il comunicato ufficiale è stato preceduto da stizziti tweets alla pagina Twitter di Narcoleaks da parte di Rafael Lemaitre, Direttore della Comunicazione dell’Ufficio Politiche di Controllo sulla droga (ONDCP) della Casa Bianca.
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