Nella visione geopolitico-economica dell’Unione europea il Marocco, Paese africano, mediterraneo e atlantico, è la Porte d’Afrique. Gli innumerevoli accordi bilaterali siglati dal Regno nordafricano retto dal monarca Muhammad VI offrono l’accesso ad un mercato che, nel complesso, si estende a più di cinquanta Stati, per un totale di oltre un miliardo di consumatori e con una produzione che copre circa il 60% dell’intero prodotto lordo mondiale. D’altro canto Rabat si muove in una dimensione multipolare e aperta a tutti quegli agenti internazionali in grado di garantire uno sviluppo economico, politico e sociale al Regno mettendo in evidenza una sempre più spiccata vocazione europea, realtà di riferimento. D’altronde, le carte geografiche ci dicono che i quattordici chilometri che separano Punta de Tarifa e Punta Cires costituiscono il punto di maggior vicinanza tra l’Europa e l’Africa. Qui, nel punto in cui le acque impetuose dell’Oceano Atlantico si mescolano con quelle tranquille e riparate del Mar Mediterraneo, il Marocco si protende verso la penisola iberica in un metaforico desiderio di incontro con il Vecchio Continente. E qui, secondo la mitologia classica, in corrispondenza della Rocca di Gibilterra e del Jebel Musa arrivò l’eroe Eracle in una delle sue dodici fatiche: giunto ai limiti estremi del mondo, separò i monti Calpe, in Spagna, e Abila, in Marocco a formare le due colonne oltre le quali era vietato il passaggio a tutti i mortali. Nell’antichità, oltre tale limite si figuravano terre ricche e fertili e se, ad esempio, Platone vi colloca Atlantide, la mitica isola ricca di argento e di metalli (Innanzi a quella foce stretta che si chiama colonne d’Ercole, c’era un’isola. E quest’isola era più grande della Libia e dell’Asia insieme, e da essa si poteva passare ad altre isole e da queste alla terraferma di fronte (1)) nei giorni economici della modernità l’Unione europea vi colloca la possibilità di aprirsi a nuovi, ricchi e prosperi mercati.
La strategia UE è chiara: fare in modo che quello che Eracle divise torni ad unirsi, che Abila e Calpe si avvicinino e con loro le due sponde del Mediterraneo in modo da creare una grande area di libero scambio commerciale. Leader regionale nell’Indice Mondiale della libertà economica stilato dalla Heritage Foundation (2), con prodotto interno che ha fatto registrare una crescita negli ultimi anni, stimata al 4% per il 20153 e grazie alla sua stabilità politica è interlocutore privilegiato nell’area del Maghreb.
Divenuto indipendente da Parigi nel 1956, il Marocco di Re Muhammad V, riconosciuto nuovamente sovrano e richiamato dall’esilio nel 1957, manifestò una vocazione europea del suo Regno che pare estesa sino ad oggi: i dati del sondaggio Baromètre du voisinage de l’UE – Sud de la Méditerranée – Automne 2014 rivelano come i cittadini del Marocco abbiano un’immagine positiva dell’UE, pensino che le istituzioni comunitarie stiano muovendo nella giusta direzione e considerino l’Europa unita quale partner fondamentale per lo sviluppo del Regno. Per i primi passi concreti nelle prime relazioni tra Rabat e i prodromi delle istituzioni europee comunitarie bisogna attendere la fine degli anni ’60: è del 1969 la firma di un primo accordo di Associazione bilaterale della durata di un quinquennio, rinnovato, poi, nel 1976 da un’intesa sulla cooperazione stipulata nell’ambito della Politica Mediterranea della CEE avviata nel 1972.
Alla morte di Muhammed V sul trono del Regno succede il figlio Hassan II che, nel 1987, incoraggiato dalle politiche di allargamento della CEE e dalle prospettive di una integrazione con l’Europa, si spinge sino ad avanzare una formale richiesta di adesione alla comunità economica continentale. Questo è stato senza dubbio ha più simbolica che altro: il Re, pur essendo a conoscenza dalle informative elaborate dai propri diplomatici che non si presentava alcuna possibilità di ammissione, perseverò con la richiesta per dare un chiaro segnale al continente africano che il futuro del Marocco era destinato a orientarsi altrove se non si fosse risolta la questione relativa alla sovranità delle province del Sahara marocchino.
Il processo di avvicinamento tra le due sponde del Mediterraneo riprende con rinnovata enfasi nel novembre del 1995 quando le relazioni tra l’UE e il Marocco si inquadrano all’interno della cornice di quello che è noto come Processo di Barcellona o Partenariato Euromediterraneo, nome che indica la strategia europea adottata in relazione alla regione mediterranea. Gli obiettivi delineati a Barcellona afferiscono alla sfera politica (creare stabilità e sicurezza nella regione), economica (favorire lo sviluppo e la crescita con l’obiettivo nel medio-lungo periodo di istituire una zona di libero scambio) e culturale. Gli accordi bilaterali firmati nell’ambito del partenariato hanno reso il Marocco il principale interlocutore dell’Europa unita sulla sponda meridionale del Mar Mediterraneo.
Firmato il 26 dicembre 1996 ed entrato in vigore il 1° marzo 2000, l’Accordo di Associazione tra Unione europea e Marocco ne regola le relazioni commerciali oltre a definire in modo dettagliato le aree specifiche all’interno delle quali le linee guida elaborate nel processo di Barcellona possano essere sviluppate bilateralmente al fine di delineare una road map avente l’obiettivo finale di istituire un’area di libero scambio modellata sull’esempio comunitario e capace di unire nel concreto le due sponde del Mediterraneo già entro il 2012. Le disposizioni dell’Accordo si applicano ai prodotti industriali importati dall’UE in Marocco, ad esclusione di una lista di prodotti che continuano ad essere sottoposti al pagamento dei dazi e delle tasse previsti dal regime di diritto comune; prodotti industriali importati dal Marocco nell’UE; alcuni prodotti agricoli trasformati importati dall’UE in Marocco e viceversa; alcuni prodotti agricoli importati dall’UE in Marocco e viceversa; alcuni prodotti agricoli e della pesca importati dal Marocco nell’UE.
Dopo aver firmato nel luglio del 2005 un piano di azione condiviso nell’ambito della Politica Europea di Vicinato, nel 2008, in seguito alle riforme politiche, sociali ed economiche, il Marocco è diventato il primo Paese della regione ad ottenere lo status avanzato nelle relazioni con Bruxelles, primo passo concreto di quel processo di allargamento del soft power dell’UE che Romano Prodi nel 2002, quale Presidente della Commissione Europea, esaltò nel voler vedere un “cerchio di amici” circondare l’Unione e i suoi vicini più immediati, dal Marocco alla Russia e al Mar Nero. Il cerchio di amici sarà composto da paesi molto diversi e il tipo di relazioni dell’Unione con i rispettivi paesi dipenderà in gran parte dalle loro performance politiche e dalla loro volontà politica. Naturalmente, anche la geografia farà la sua parte. E’ compito della Commissione pensare a come migliorare i rapporti con tutti questi Paesi (4).
L’allora ministro degli Affari Esteri marocchino, adesso consigliare personale del Re, Taieb Fassi Fihri nel commentare lo storico evento riprese il concetto espresso dall’ex premier italiano: noi rispondiamo in concreto alla definizione di Prodi: “tutto tranne le istituzioni”. Noi siamo vicini a raggiungere il “tutto”. Questo impegno europeo sullo stato avanzato è, prima di tutto, una testimonianza di una fiducia nello sforzo del Marocco in termini di riforme politiche, di consolidamento dello Stato di diritto, di una giustizia migliore, di riforme economiche, di coesione sociale e di lotta contro la povertà.(5) Sua Maestà, Muhammed VI, spronò tutti gli attori nazionali a “mettere in comune i loro sforzi al fine di assicurare la messa in opera al livello previsto per aumentare le sfide inerenti questo Statuto, mettendo a profitto tutte le opportunità che offre in tutti i campo”.
L’obiettivo rimane il raggiungimento dell’accordo di libero scambio completo e approfondito (DCFTA, in inglese, ALECA in francese), un mercato di oltre 150 milioni di persone rilanciato nel 2013 e comprendente oltre a UE e Marocco anche Egitto, Giordania e Tunisia. Questo allargherebbe alla sponda europea del Mediterraneo l’Accordo di Agadir, siglato nel febbraio del 2004 e considerato a più voci come il primo e decisivo passo nella creazione di quell’Area Euro-Mediterranea di Libero Scambio prevista dal Processo di Barcellona: nella città marocchina, i rappresentanti di Rabat, Amman, Tunisi e Il Cairo hanno apposto le proprie firme su un documento che toglie le barriere non tariffarie al fine di creare una graduale zona di libero scambio con esenzione dai dazi doganali sul modello comunitario del Vecchio Continente.
Il 2013 è un anno di grande attivismo diplomatico sul fronte delle relazioni tra UE e Marocco: il 7 giugno è raggiunta un’intesa per un Partenariato per la mobilità per la gestione ed il controllo dei flussi migratori verso le sponde europee del Mar Mediterraneo (6) mentre il 16 dicembre viene stato varato un piano di azione quadriennale che mette a disposizione del Regno del Marocco aiuti economici per un ammontare di circa duecento milioni annui. assistenza economica dell’UE nei confronti del partner nordafricano si è dispiegata nel corso di quattro fasi: nell’arco temporale 1976-1995 sono stati siglati quattro successivi protocolli finanziari; nel 1996 il Marocco è stato inserito nel programma MEDA I che, nel complesso ha elargito 3.4 miliardi di euro ai Paesi terzi mediterranei; nel 2000 si è passati all’attuazione del MEDA II mentre dal 2007 Rabat usufruisce delle risorse elargite dallo strumento europeo di vicinato e partenariato che contribuirà all’attuazione dell’accordo Euromediterraneo grazie all’elaborazione e all’adozione di misure concrete, concordate tra le parti. Il piano d’azione UE-Marocco nel quadro della Politica Europea di Vicinato (PEV) persegue il duplice scopo di fissare misure concrete affinché le parti possano adempiere gli obblighi derivanti dagli accordi già stipulati e definire un quadro più ampio entro cui intensificare le relazioni UE-Marocco, al fine di raggiungere un livello di integrazione economica più elevato e di approfondire la cooperazione politica, conformemente agli intenti generali dell’intesa. Intanto, al fine di favorire la penetrazione e la competitività dei prodotti europei sul mercato africano e di arginare, così, la concorrenza delle merci asiatiche, sono stati liberalizzati gli scambi industriali oltre che agricoli e dei prodotti derivanti dalle attività legate alla pesca con un risparmio sulle imposte doganali di circa 33.000.000 di euro l’anno.
Ad inizio 2015 è stato siglato un accordo riguardante la tutela dei prodotti IG, soprattutto agricoli, denominazione che identifica un prodotto legato ad un territorio determinato ed usata come strumento di commercializzazione allo scopo di certificare la qualità di un prodotto, evidenziare l’identità di una marca e preservare le tradizioni culturali.
Di importanza strategica è il partenariato nel settore della pesca. Siglato a Rabat il 24 luglio 2013, approvato dal Parlamento Europeo il 10 dicembre 2013 con 310 sì, 204 voti contrari e 49 astenuti e ratificato nel luglio dello scorso anno dal Marocco, visto dall’ottica di Rabat il nuovo protocollo sulla pesca si può considerare come un successo diplomatico e negoziale considerato che assicura al Regno un reddito di 40 milioni di euro l’anno da destinare allo sviluppo del settore in cambio della possibilità di sfruttamento delle acque. L’accordo si applica ai territori posti sotto la sovranità o la giurisdizione di Rabat, formula che con cui l’UE risolve l’impasse relativa all’annosa controversia sulle province del Sahara marocchino reclamate dal Fronte Polisario.
Nonostante lo status di questi territori sia ancora al centro di un controversia internazionale irrisolta e che si trascina dagli anni settanta, il Governo marocchino ha varato un piano di sviluppo destinato a queste difficili zone di deserto che vada oltre le contese di sovranità (siamo tutti fratelli. Io sono saharawi, ho combattuto a Tantan contro i francesi così come la famiglia del Presidente del Fronte Polisario. Il Marocco è il nostro Paese, siamo un Regno stabile, ci interessa lo sviluppo umano e offrire lavoro ai cittadini. Le altre questioni vengono dopo (7)) volto a incrementare il settore della produzione ittica e il suo indotto, puntando fortemente sullo sviluppo delle infrastrutture portuali e marittime. Sono stati progettati lavori per ammodernamento e ampliamento dei porti El-Marsa (letteralmente “il porto”) e Tarfaya (8).
Completato a metà degli anni ottanta portando a termine i lavori iniziati dalle autorità coloniali spagnole che hanno amministravano la regione sino al 1975, e posizionato a 25 km della città di Laâyoune, il porto commerciale di El-Marsa è diventato un mezzo di sviluppo sostenibile per l’intera cittadina. La baia è stata allargata ed è stata costruita una zona in acque profonde che permette, al contempo, il traffico di merci e le attività inerenti la pesca. Questo porto ha la capacità di veicolare fino a 2 milioni di tonnellate di merce annualmente: “questo è lo scalo principale per movimentare merci e prodotti ittici. Si pensi che da qui transitano circa 300.000 tonnellate di pesce l’anno, soprattutto polpi e sardine, con un giro di affari di 900.000.000 di dirham (90.000.000 di euro). Oltre alle unità di produzione interne al porto, c’è una zona industriale legata a questa infrastruttura. La parte più esterna dello scalo è riservata alla movimentazione dei fosfati, quella più interna all’attracco dei pescherecci e delle barche dei pescatori artigianali. C’è la possibilità di far attraccare circa 450 barche di medie dimensioni e circa 12.000 piccole imbarcazioni. Un altro molo è riservato ad altre attività come la produzione di farina di pesce e i prodotti congelati da destinare al mercato estero. El – Marsa dispone di tutte le certificazioni internazionali di sicurezza e di qualità e occupa circa 12.000 persone” (9).
Il Presidente del Comune Urbano di El Marsa, Badr El Moussaoui, spiega come la cittadina che appartiene alla provincia di Laayoune e alla regione economica di Laâyoune-Boujdour-Sakia El Hamra viva di attività legate alla filiera del pesce e come le infrastrutture moderne di cui si è dotata la città permettano di rimanere a vivere nelle zone in cui siamo cresciuti, ci tengono vicini. Gli introiti derivanti dalle attività portuali consentono al Comune di sviluppare il tessuto urbano mentre le prospettive di sviluppo attraggono investimenti, locali e stranieri (10).
Il wali, rappresentante del Re, della regione, Yahdih Bouchaabi, saharawi, rappresentante del Polisario a Parigi fino agli anni ’70 per poi tornare al servizio del Regno come Ambasciatore del Marocco in Svezia e in Norvegia, spiega come2 il piano di sviluppo per le regioni del Sahara marocchino sia l’unica soluzione credibile, realistica e concreta per risolvere la questione e, al contempo, attuare uno sviluppo sostenibile della regione. Il Governo è aperto agli investimenti esteri, soprattutto europei visto che l’UE è il nostro partner commerciale privilegiato e io in prima persona, in nome del Re Muhammad VI, sono disponibile ad aiutare chiunque voglia portare ricchezza nel Sud del Marocco. La regione, così come tutto il Marocco, è accogliente per gli investitori, locali e stranieri” (11).
Centotrenta chilometri a nord del porto di Laayoune, troviamo lo scalo di Tarfaya, cittadina nota per aver ospitato Antoine de Saint-Exupery, autore de Il Piccolo Principe. Anche qui, sfruttando le risorse provenienti da Rabat, le autorità locali e regionali stanno progettando un progressivo allargamento dello scalo portuale: “i lavori stanno andando avanti secondo i tempi previsti. Tarfaya ha intenzione di mettersi al pari delle altre province marocchine. La città avrà un porto turistico internazionale e contatti con le compagnie che servono la tratta con le Canarie sono già stati avviati. Per quanto riguarda il porto commerciale, invece, sono previsti l’ampliamento delle zone di attracco delle imbarcazioni e lavori per aumentare la profondità delle acque di ingresso al porto. Tarfaya diventerà una porta aperta verso l’Europa e viceversa” (12).
Il Marocco occupa una posizione strategica, un hub capace di servire Africa, Europa e Stati Uniti, aprendo opportunità di investimento su mercati nuovi e consolidati e, in quest’ottica, di notevole rilevanza strategica sono le scelte operate da Rabat nella geopolitica dei trasporti (13). Se gli scali di El-Marsa e Tarfaya sono orientati ad uno sviluppo sempre più crescente delle provincie del Sahara marocchino, a livello internazionale, invece, si impone l’infrastruttura Tangeri Med. Dove Calpe guarda Abila, a 14 km dalle coste spagnole, collocazione strategica sulla via di passaggio tra Asia, Europa, Nord America e Sud America, si sviluppa questo scalo marittimo circondato da una zona franca di attività industriali e logistiche. Grazie a questa posizione strategica, è divenuto una piattaforma logistica di vari porti europei, basandosi sul funzionamento della produzione just in time: in meno di 24 ore, una commessa può lasciare il nord del Marocco e raggiungere il porto di Barcellona o di Marsiglia oppure in 48 raggiungere le coste francesi. Il porto è situato sulla seconda via marittima più frequentata al mondo, lo stretto di Gibilterra da dove transitano più di centomila imbarcazioni l’anno ed ha nel trasbordo di container la sua attività principale.
I rapporti tra UE e Marocco, quindi, diventano sempre più saldi: il Marocco è strategico nella visione di Bruxelles in cerca di stabilità e opportunità nel Nordafrica e, vantaggio della posizione geografica, rappresenta la migliore piattaforma di distribuzione dei prodotti destinati ai diversi mercati; dall’altra parte gli Europei rimangono uno dei partner privilegiati di un Regno che comincia a muoversi in una dimensione multipolare che guarda con interesse anche a Cina, Russia e Stati Uniti oltre che al proprio continente di appartenenza. In Marocco la spinta centripeta attrae interessi e capitali mentre le due sponde del Mediterraneo tendono ad avvicinarsi. Calpe e Abyla, le antiche colonne di Ercole si cercano mentre il Mediterraneo anela il suo mercato unico.
Andrea Turi
NOTE
1) Platone, Timeo, Capitolo III. Nel 1803, la mappa congetturale di Bory de Saint-Vincent la posiziona davanti alle coste marocchine.
2) Il Marocco si colloca all’89° posto a livello mondiale, all’8° a livello continentale. http://www.maroc.ma/fr/actualites/le-maroc-gagne-14-places-dans-lindice-de-liberte-economique
3) http://www.ehijournal.it/articoli/economiamondo/marocco-finanza-in-chiave-africana
4) http://europa.eu/rapid/press-release_SPEECH-02-619_it.htm
5) Le Maroc obtient le “statut avancè” auprès de L’UE, L’Express.
6) Fimatari UE, Marocco, Francia, Spagna, Italia, Belgio, Germania, Olanda, Portogallo, Gran Bretagna e Svezia.
7) Conversazione privata con il Governatore di Tarfaya.
8) Un terzo sorgerà a Boujdour ma è ancora in costruzione.
9) Conversazione con le autoità portuali di El-Marsa.
10) Conversazione con le autorità comunali di El-Marsa.
11) Conversazione con Yachid Bouchaab.
12) Conversazione con il pacha di Tarfaya.
13) Oltre ai porti che servono le vie marittime, per le regione sahariane di rilevante importanza è l’aeroporto internazionale Hassan I di Laayoune: inaugurato nel 1985 dal Re Hassan II, questo scalo aeroportuale è una arteria vitale, risorsa e ricchezza per la regione, oltre ai voli regionali che legano la città di Laâyoune a tutte le altre città marocchine, i viaggiatori possono prendere anche dei voli diretti verso le Isole Canarie.
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