Amin Hoteit, Global Research, 27 giugno 2013
Quando i portavoce dei “nemici della Siria” s’incontravano a Doha, parlavano di “decisioni segrete” [1] che sarebbero state attuate rapidamente per ristabilire “l’equilibrio militare” [2] tra il governo siriano e coloro che hanno delegato sul terreno per attuare i loro progetti con la violenza e il terrorismo, la grande questione ruotava intorno alla natura di queste decisioni volte a consentirgli di raggiungere i loro criminali obiettivi…
La risposta non si è fatta attendere, Ahmad al-Asir [3] veniva spinto a lanciare un'”operazione terroristica”, chiaramente preparata da tempo, contro l’esercito libanese a Saida. Così, iniziava un processo il cui primo passo era scacciare l’Esercito dalla città e dai suoi dintorni, prima di dispiegare i propri simpatizzanti terroristi in tutta l’area, nella speranza d’isolare la Resistenza e il Sud a maggioranza sciita del Libano. Una volta raggiunto il primo obiettivo, la Resistenza e la maggioranza sciita legata alla sua causa avrebbero dovuto scegliere fra due mali: accettare il “fatto compiuto” e lasciarsi strangolare in una Sidone sigillata o prendere l’iniziativa spezzando l’assedio. Quest’ultima scelta avrebbe portato inevitabilmente all’agognata guerra per diffondere la discordia [fitna] che avrebbe gettato la resistenza in un bagno di sangue, impedendogli di continuare la lotta contro il piano occidentale-sionista sulla regione. Saida è stata scelta come centro della “Fitna” per tre principali sue caratteristiche di base: una posizione che la rende “la porta verso il sud del Libano”, una demografia che la rende il punto di partenza ideale per una guerra settaria, essendo la sua popolazione prevalentemente sunnita e circondata da una maggioranza sciita, e una rappresentanza politica formale che la rende la roccaforte del “Movimento del Futuro”, contrario alla Resistenza. Pertanto, ogni iniziativa della Resistenza per aprire una breccia nell’assedio, avrebbe potuto tranquillamente essere interpretata come una guerra degli sciiti contro i sunniti e il potere politico predominante a Sidone; la missione di al-Asir era scatenare la scintilla che avrebbe raggiunto, in poche ore, i campi palestinesi presumibilmente pronti a prendere fuoco, prima di raggiungere il resto del Libano il giorno dopo.
Al-Asir ha eseguito l’ordine ricevuto dai suoi padroni riunitisi in Qatar. Questi, a sangue freddo e senza preavviso e senza alcuna considerazione per la legge, la fede o la morale, ha aggredito l’esercito libanese. In tal modo, ha davvero pensato che avrebbe potuto destabilizzare l’esercito e spingerlo a lasciare le sue posizioni, rafforzato in ciò dal clima d’illusione estatica che l’ha privato della copertura politica necessaria ad operare al meglio sul campo. Un errore di calcolo, perché l’esercito non ha atteso tale copertura! Il sangue dei caduti è stato più che sufficiente per una risposta rapida ma ponderata contro il terrorismo di al-Asir, allevato in seno al “Movimento del Futuro” e che infliggeva ai cittadini di Sidone ogni tipo di danni e sofferenze. Questa controffensiva ha sconvolto i padrini internazionali e regionali di al-Asir, che si sono affrettati a chiedere un cessate il fuoco! E’ stato lo stesso con la posizione ufficiale del “Movimento del Futuro” che sperava di gettare l’esercito nell’arcana complessità della politica con l’intenzione di riprodurre il processo contraddittorio dell’incidente del checkpoint Koueikhat, nel maggio 2012 [4]. Ma l’esercito libanese ha deciso di proseguire salvando il Libano dal terrorista al-Asir e dai suoi simili, indipendentemente dal pesante silenzio dei politici libanesi, tra cui quello assordante del capo del governo, che ha preso posizione solo una volta che l’operazione era terminata. L’esercito libanese era ben consapevole di dover controllare la situazione entro al massimo 24 ore, altrimenti avrebbe subito delle complicazioni che avrebbero potuto seriamente minare il morale e subire uno scacco difficilmente recuperabile. I suoi soldati d’elite furono inviati in battaglia, al fine di salvare la vita dei civili e dei prigionieri presi come scudi umani da al-Asir e dalla sua banda, dotati di armamento leggero e medio individuale, e senza ricorrere all’artiglieria pesante. In tal modo, ha accettato di pagare un conto pesante [5]!
Infine, nessuna manovra o piagnisteo degli sponsor del “neo-fenomeno al-Asir” ha potuto impedire all’esercito d’eliminare una forte organizzazione terroristica di 250 persone, per lo più stranieri che si erano barricati per mesi in una specie di castello di cunicoli sotterranei riempiti da un’impressionante quantità di armi e munizioni. Tutti coloro che hanno seguito da vicino le operazioni hanno assistito alla straordinaria performance dei militari, ma la cosa più importante è trarre le implicazioni politiche, di sicurezza, militari e strategiche da questa missione, descritta da alcuni come una “missione per la vita o la morte dell’esercito libanese”. Eccone alcuni:
1. Scacco della prima “decisione segreta” presa a Doha. Il Libano è sfuggito a una “fitna” che doveva portare alla “guerra civile” e al “caos”, voluta dal Congresso per pareggiare la vittoria dell’esercito arabo siriano ad al-Qusayr, una vittoria che ha posto fine all’uso del Libano come testa di ponte per l’invio di terroristi e armi in Siria.
2. Dissoluzione dei sogni di coloro che vorrebbero trascinare la Resistenza in un conflitto civile, per compensare la sconfitta d’Israele nel 2006. Non abbiamo dimenticato la famosa raccomandazione strategica del comando militare israeliano a non impegnarsi in una guerra contro la resistenza libanese, se ciò non fosse preceduto da un conflitto interno che la danneggi. Il Libano è sfuggito a una nuova aggressione israeliana!
3. Distruzione delle barriere artificiali “alla porta verso il sud del Libano”, barriere che non erano riuscite a separare i cittadini della regione. Sidone è di nuovo una città aperta a tutti i libanesi, senza distinzione confessionale o ideologica. Sidone è di nuovo la capitale della Resistenza!
4. Conferma a coloro che lo mettono in dubbio, l’identità dell’esercito libanese, pronto a combattere per il Libano, tutto il Libano, qualunque siano le macchinazioni di coloro che professano il settarismo, il regionalismo, le faziosità…
5. Indubbia dimostrazione che le “armi della Resistenza sono destinate alla Resistenza”, che ha sopportato insulti e provocazioni per più di due anni, senza mai interferire con i doveri dello Stato e ha lasciato che l’esercito nazionale lo risolvesse. La Resistenza ha scommesso sull’esercito nazionale e ha vinto!
Infine, la battaglia di Abra [la roccaforte dello sceicco salafita al-Asir], ha portato non solo all’eliminazione di un’organizzazione terroristica, ma ha anche ostacolato il piano statunitense-sionista, poiché il campo degli aggressori sperava di compensare la sua disfatta ad al-Qusayr, accumula sconfitte. D’altra parte, contrariamente a quanto avvenuto nel 1975 nella stessa città di Sidone, dove la sconfitta dell’esercito fu seguita da una guerra durata 14 anni, il 2013 ha visto l’esercito libanese uscirne in modo sicuro, e tutto il Libano con esso!
Dottor Amin Hoteit, 26/06/2013
al-Tayyar http://www.tayyar.org/Tayyar/News/PoliticalNews/ar-LB/amine-hoteit-assir-hh-606.htm
Articolo tradotto da Mouna Alno-Nakhal per Mondialisation.ca
Note:
[1] Gli amici della Siria evocano “decisioni segrete” (http://www.rfi.fr/moyen-orient/20130622-amis-syrie-evoquent-decisions-secretes-faveur-rebelles-syriens)
[2] Gli “amici della Siria” vogliono cambiare l’equilibrio delle forze (http://www.humanite.fr/monde/les-amis-de-la-syrie-veulent-changer-lequilibre-de-544394)
[3] Ahmad al-Asir, l’imam radicale diventato nemico dell’esercito libanese (http://www.lorientlejour.com/article/820741/ahmad-el-assir-limam-radical-devenu-lennemi-de-larmee-libanaise.html)
[4] La morte di un religioso sunnita ha dato fuoco alle polveri (http://www.jolpress.com/article/la-mort-dun-dignitaire-sunnite-met-le-feu-aux-poudres-683581.html)
[5] Il bastione di Abra conquistato dall’esercito libanese (http://www.lorientlejour.com/article/820853/le-bastion-de-abra-conquis-de-haute-lutte-par-larmee-libanaise.html)
Il Dottor Amin Hoteit è un analista politico libanese, esperto di strategia militare e generale di brigata in pensione.
Copyright © 2013 Global Research
Traduzione di Alessandro Lattanzio
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