Intervista con Evgenij Fedorov, deputato di Russia Unita nella Duma di Stato, Capo della commissione parlamentare per la politica economica e l’imprenditoria.

 

 

1. Dopo l’entrata della Russia nel WTO, quali sono le conseguenze geopolitiche nello scenario internazionale?

Innanzitutto bisogna dire che la Russia sta entrando nel WTO già da 20 anni. E il processo di ratifica di ora è il completamento del processo di adesione. Il mercato russo si è effettivamente aperto nel corso di questi 20 anni. Questo che cosa significa? Che ancora 20 anni fa, dall’emissione del decreto del Presidente Eltsin sul libero commercio, l’economia russa si è trasformata in un luogo aperto e la Russia ha iniziato ad acquistare merci in tutto il mondo. Nel corso di questi 20 anni, il volume delle merci che la Russia importa dall’estero, è aumentato dall’ 1% iniziale all’attuale 60%. In realtà è uno scambio di mercati. La Russia ha aperto il suo mercato senza formale adesione al WTO. Per noi la ratifica in sé è già ottenere un vantaggio dall’entrata. Ci siamo aperti, abbiamo consegnato il nostro mercato ad importatori ed esportatori. E ora il nostro compito è di ottenere da questo i vantaggi che ci spettano. Cioè avere la possibilità di esportare i nostri prodotti ai membri del WTO in tutto il mondo. Prima di tutto, contiamo sull’esportazione di tecnologia, di prodotti d’alta tecnologia, sulla crescita della ricerca scientifica e tutto il resto. Contiamo su quell’obiettivo che ci siamo prefissi quando abbiamo iniziato il processo di adesione. È difficile non fare parte di un’organizzazione che include il 94% dell’economia mondiale. Ora con l’entrata nel WTO ci sarà una diversificazione dell’economia russa. Ci sarà maggiore esportazione di macchinari ad alta tecnologia e high-tech, e anche di prodotti della scienza, quindi di proprietà intellettuale. Di tutto quello che finora non ha rappresentato per la Russia un mercato di sbocco globale. Con l’entrata nel WTO cambiamo i mercati di sbocco per le merci russe. Invece che soltanto i mercati delle materie prime, adesso diventano diversificati. Stiamo cambiando il posto della Russia nella divisione internazionale del lavoro.

 

2. L’entrata della Russia nel WTO ha fortemente diviso gli esperti, per alcuni la Russia poteva evitare di farlo avendo un mercato interno molto vasto, forte e vario, per altri invece era necessario. Secondo lei quella della Russia è stata una scelta obbligata, visto la presenza nel WTO di altre grandi economie, come quella cinese, o se ne poteva fare a meno?

La Russia aveva necessità di aderire al WTO. Di fatto la Russia si è trovata nella zona del WTO dagli anni ’90. In effetti il WTO è lo scambio dei mercati. Un paese consente l’importazione dei prodotti nel suo territorio in cambio di autorizzazione ad esportare le sue merci. La Russia ha aperto il suo mercato ancora prima dell’adesione, dalla firma formale dei documenti. Questo significa che non avevamo altre opzioni oltre all’entrare e completare i negoziati, altrimenti non avremmo ricevuto nulla in cambio. Quindi, avendo già aperto il nostro mercato, in cambio non avremmo ricevuto nulla se avessimo bloccato il processo. Sotto questo aspetto, non avevamo nessuna scelta, perché in realtà la decisione è già stata presa negli anni ’90. In seguito, il compito del gruppo di negoziatori è stato quello di realizzare le condizioni più favorevoli per le esportazioni russe e per il mercato interno della Russia, poi la firma degli stessi documenti, e il ricevimento dei massimi obblighi dai partner nel processo negoziale. A mio parere, il nostro gruppo negoziale ha ottenuto dei buoni risultati. Abbiamo ottenuto le migliori condizioni possibili. Abbiamo protetto il nostro mercato per un periodo di transizione fino a 15 anni, e dall’altra parte le parti hanno convenuto nel garantire l’esportazione delle merci russe, delle tecnologie russe. Altra cosa è che ora queste tecnologie bisogna crearle. È necessario sviluppare un settore intero dell’industria high-tech, il settore delle scienze, per cui la Russia ha un potenziale enorme, è ovvio. Anche perché più di un milione di scienziati russi  lavorano in laboratori stranieri nel mondo. Si sono preparati in Russia, ma lavorano all’estero. Ciò dimostra che in Russia per loro non ci sono posti di lavoro. Abbiamo intenzione di crearli. Anche grazie all’entrata nel WTO.

 

3. E avete già iniziato a investire in questo settore?

Certo. Il nostro potenziale principale sono i nostri scienziati. Non abbiamo però le istituzioni. Le vecchie istituzioni sovietiche non funzionano, hanno diversi principi di funzionamento. Non funzionano secondo i principi della scienza di mercato, lavorano su ordine. Gli si danno i soldi, e con questi soldi producono qualcosa. Ma a questa condizione non possono lavorare secondo le regole di mercato. Inoltre, c’è il problema della natura dell’economia russa. Le banche russe non sanno finanziare la scienza. Quelle italiane lo sanno fare. Un quarto dei crediti bancari italiani sono crediti investiti nella sfera della scienza e dell’alta tecnologia. Qui in Russia non ci sono in circolazione proprietà intellettuali per le esigenze dell’economia, e non ci sono difese e garanzie per i prestiti. Interi enormi settori dell’economia che esistono in Italia, in Russia non esistono come business. È ciò che occorre creare. Ma il potenziale della sua creazione è enorme. A questo proposito il progetto “Skolkovo” è il primo progetto per noi per la trasformazione dell’economia in un’economia innovativa, per la creazione di attività scientifica in senso moderno.

 

4. Come procede ora il progetto “Skolkovo”?

Mi farebbe piacere se andasse più forte. Procede con difficoltà. Non ha un impatto profondo. Questo è un fatto. Skolkovo di per sé funziona bene, ma quelle centinaia di istituti che ci sono, non si sono ancora riconvertiti ai metodi di mercato, ancora non possono vendere i loro prodotti in forma di proprietà intellettuale, anche per l’esportazione attraverso Skolkovo. Di conseguenza non sono ancora in grado di lavorare secondo i rapporti di mercato e per ciò siamo molto indietro. Per ora. Se avremo un mercato di sbocco con l’aiuto del WTO allora ci saranno anche i soldi. E sulla base dei soldi il potenziale dei centri di ricerca aumenterà al punto tale che anche il loro lavoro si espanderà. Prevediamo che lavoreranno 100 volte più efficientemente rispetto ad oggi.

 

5. La Russia, da questa mossa, in quali settori trarrà maggior giovamento e dove invece avrà difficoltà? In particolare nei settori dell’agricoltura, dell’energia e dei servizi finanziari quali possono esser le previsioni?

Prima di tutto ci aspettiamo la creazione di nuovi settori dell’economia nel campo delle alte tecnologie e nel campo della ricerca scientifica. In Russia dovranno nascere aziende come le più grandi al mondo: Apple, Google, Nokia. Non le abbiamo ancora in Russia. Attendiamo che in Russia appaiano questi tipi di aziende. Questa è la prima direttiva. Se il WTO ha portato alla fase della concorrenza diretta, la Russia deve diventare concorrenziale in tutti i settori. Se le imprese industriali italiane ottengono crediti al 1-5% annuali, le società russe al 15%, questo significa che non si può parlare di nessuna concorrenza. La Banca Centrale Europea finanzia le banche europee al 0,75%, e il tasso di rifinanziamento delle banche russe è del 8,25%. Questa è una disuguaglianza.

È chiaro che abbiamo bisogno di cambiare i principi di tutta l’economia. Entrando nel WTO e mettendoci in concorrenza nel campo delle merci, dobbiamo metterci in concorrenza anche nel campo degli investimenti. E per questo dobbiamo cambiare gli stessi principi del sistema economico russo. Ora ci proponiamo di cambiare la legge sulla Banca centrale di Russia, per far funzionare la Banca centrale basandosi sul supporto all’industria, come fanno le banche europee. E così abbassare il tasso d’interesse al livello vicino a quello europeo.

Questo è il primo aspetto. Questo crea una concorrenza equa. Il secondo aspetto è che, come possiamo vedere, l’Europa per molti versi nel suo rapporto stretto con la Russia si basa sulle sue risorse, comprese quelle finanziarie. Ci piacerebbe vedere più uguaglianza anche qui. Ad esempio, durante l’ultima visita del Primo Ministro italiano, lui ha chiesto alla Russia e a Putin di non toccare l’euro nelle riserve valutarie e d’oro. Dato che noi abbiamo il 40% delle riserve in euro. Qui ci vorrebbero rapporti tra partner più vantaggiosi. Perché non solo l’Europa deve guadagnare sul nostro rublo, ma anche noi stessi.

 

6. Come giudica le riforme politiche richieste dal WTO per accettare l’entrata della Russia nell’Organizzazione? Una opinione personale sul WTO: come giudica l’operato della stessa, può esser considerato il libero mercato un vantaggio per i popoli, o solo per alcuni stati e/o una elite della popolazione mondiale?

Presumo che il libero mercato sia l’arena della lotta per i più forti. Più lo stato è forte, più efficace lo è la sua economia, la sua produzione, i suoi cervelli, la sua egemonia, quindi vince più facilmente nel mercato aperto.  Se lo Stato è debole, non ambizioso, le persone  vivono senza ambizioni, le imprese non sono ambiziose, non patriottiche, allora nel mercato libero si comportano come sponsor dello sviluppo degli altri. Ma questo avviene in qualsiasi arena, nell’arena dello sport, per esempio. Per la Russia l’entrata nel WTO è una sfida. Sfida, che richiede la mobilitazione interna. Storicamente la Russia è in grado di mobilitarsi internamente. Anche nel sistema finanziario e economico saranno necessarie delle modifiche. Servirà una trasformazione dell’economia russa in un tipo più competitivo, la creazione di un’economia realmente europea. In Russia l’economia è altamente specializzata, non esistono i settori esistenti in Europa. La stessa situazione c’è nel campo della scienza e con i principi di finanziamento dell’industria. Per noi il WTO è l’inizio della lotta per creare una forte economia russa. Compreso il potenziale della Russia, la Russia se posta in condizioni competitive, eguali, avanzerà significativamente nel suo potenziale economico. Quello che non avevamo prima è la concorrenza. Per la Russia questo è utile. Quando un paese è chiuso, non risponde alle sfide, sta dormendo. La concorrenza costringe la Russia a svegliarsi.

L’entrata nel WTO comporterà il fatto che tra 5-10 anni non riconoscerete la Russia sul piano dello sviluppo economico e politico e delle potenze economiche globali.

 

7. Come mai ci sono voluti i negoziati più lunghi della storia per ottenere l’entrata della Russia nel WTO? Se durante l’Urss era una questione ideologica, dopo quali sono stati i problemi principali che ne ostacolavano l’entrata?

In effetti, i negoziati sono andati avanti 20 anni, le condizioni dettate dal WTO la Russia le ha soddisfatte anche prima della metà del tempo trascorso per i negoziati, dato che ha aperto i mercati completamente. Oggi abbiamo più di metà delle merci importate. Quando abbiamo iniziato il processo di negoziazione ne avevamo solo l’1%. Aver soddisfatto le condizioni principali del WTO,  chiaro che poi sono stati discussi alcuni dettagli e sfumature. Ma le richieste principali del WTO sono state realizzate fin dall’inizio. Ciò è legato alla situazione in Russia negli anni ’90. In effetti, l’Unione Sovietica è stata sconfitta in uno scontro mondiale. La Russia, come l’Ucraina, era nel campo degli sconfitti. In questa situazione la Russia ha semplicemente aperto i suoi mercati senza porre alcuna condizione. Con il rafforzamento del governo russo, il rafforzamento dello Stato russo, la Russia ha iniziato a imporre le condizioni. Alla fine, dopo 20 anni, abbiamo raggiunto una proposta adeguata da parte della comunità internazionale riguardo l’apertura dei mercati russi. Quindi arriva l’adesione della Russia al WTO e la possibilità per noi di lavorare sui mercati mondiali.

 

8. Qual è la situazione attuale delle piccole e medie imprese russe? L’entrata nel WTO potrebbe danneggiare le piccole e medie imprese, o al contrario, sarà per loro utile?

Il WTO oggi colpisce abbastanza pesantemente le PMI in generale. Il piccolo e medio business in Russia oggi non è adeguato. Si trova in uno stadio arretrato. A differenza di quello italiano, in Russia praticamente non esistono le piccole e medie imprese industriali, a parte poche eccezioni.

In Italia ci sono le panetterie, le piccole fabbriche, i produttori di componenti per auto, ecc.. Questo settore rappresenta il 50% delle aziende. Innanzitutto in Russia le piccole imprese sono solo il 15% del totale. Secondo: sono tutte nella sfera del commercio e dei servizi. Non abbiamo praticamente nessuna produzione tra le piccole imprese. Questo significa che abbiamo un enorme potenziale per lo sviluppo delle piccole imprese. Riteniamo che il primo passo da compiere sia la riforma dell’economia russa. Riteniamo che in Russia, lo sviluppo delle piccole imprese aumenterà fino al 50% del volume del PIL a causa della comparsa del settore industriale delle piccole imprese, che adesso non c’è in Russia, tramite la trasformazione dei centri industriali di monoproduzione in tanti centri industriali di piccole e medie imprese. Lo si è direttamente imposto nella strategia 2020 (fino all’anno 2020) e l’entrata nel WTO spingerà questo processo. Inoltre, dobbiamo concedere crediti alle piccole imprese non all’interesse del 20% annuo, ma almeno  allo stesso tasso come in Italia. Perciò bisogna modificare i principi dell’economia del Paese. Modificare i principi di funzionamento della Banca Centrale, dell’emissione interna e del funzionamento del sistema bancario. Che ci permette di ridurre l’interesse indirizzando le emissioni attraverso le banche e non attraverso la borsa. Oggi l’emissione viene effettuata dalla Banca centrale, tramite l’acquisto di dollari e di euro. Altri principi di emissione non esistono. Per le banche europee l’emissione viene effettuata attraverso il trasferimento del denaro tramite il sistema bancario in Europa. In Russia non esiste una possibilità del genere. Vogliamo cambiare i principi, rendendoli europei. In questo caso, se la banca centrale può ridurre il tasso all’1%, questo  permetterà di avviare un meccanismo del finanziamento dell’intera industria. Ciò è particolarmente utile per le piccole imprese. Le piccole imprese avranno accesso ai crediti al 3-5%. Per la Russia, questo significa una crescita enorme delle piccole imprese. In Russia ci sono tante persone creative, ma non hanno delle possibilità concrete di mettere in pratica le loro idee. Consideriamo quindi il WTO come una spinta verso la modernizzazione del Paese e non come un evento dal quale bisogna difendersi. Bisogna utilizzare questa energia per lo sviluppo del Paese, la sua trasformazione e modernizzazione.

 

(A cura di Antonio Grego e Danilo Della Valle)


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