Tra gli effetti che la nuova amministrazione statunitense produrrà verosimilmente in Europa, è prevedibile il rafforzamento dell’ala destra del collaborazionismo atlantista, la quale, dopo essersi schierata decisamente a favore di Donald Trump nel corso della presidenza 2017-2021, nel periodo dell’amministrazione Biden ne ha fervidamente caldeggiato il ritorno alla Casa Bianca e ne ha accolto con grande giubilo la vittoria elettorale. Alla fine di ottobre 2024 la grandiosa manifestazione preelettorale in favore di Trump tenuta al Madison Square Garden di New York ha visto la partecipazione di una rappresentanza del gruppo europarlamentare Patriots for Europe, recatasi negli Stati Uniti per quella speciale circostanza. In un video pubblicato sulla pagina X (ex Twitter) dei Patriots hanno espresso la loro identità di vedute con Trump, auspicandone la rielezione, diversi eurodeputati del gruppo suddetto: l’austriaco Harald Vilimsky (Freiheitliche Partei Österreichs), il ceco Ondřej Knotek (Ano 2011), lo spagnolo Jorge Buxadé (Vox), l’olandese Tom Vandendriessche (Vlaams Belang), la polacca Anna Bryłka (Ruch Narodowy) e, per l’Ungheria, Tamás Deutsch (Fidesz).

Quest’ultimo è senz’altro la personalità più eminente del drappello dei Patriots in trasferta a New York: originario di una famiglia ebraica di Budapest, nel 1988 Tamás Deutsch fu con Viktor Orbán tra i fondatori del FideszFiatal Demokraták Szövetsége (Alleanza dei Giovani Democratici), nel quale ricoprì la carica di vicepresidente. Il Fidesz ha intessuto da tempo una rete di legami col partito repubblicano degli Stati Uniti e col centro studi conservatore Heritage Foundation, mentre il governo di Viktor Orbán ha ospitato in Ungheria le ultime tre edizioni annuali del CPAC (Conservative Political Action Conference), un raduno di politici di destra provenienti da vari paesi[1].

Patriots for Europe o Patriots.eu, denominazione che richiama quella dei missili terra-aria statunitensi (i MIM-104 Patriots), è dunque il nome ufficiale del gruppo politico della destra liberal-conservatrice, populista ed euroscettica nato nel luglio 2024 (prima come alleanza e poi come gruppo parlamentare europeo) per iniziativa del primo ministro ungherese Viktor Orbán, dell’ex primo ministro ceco Andrej Babiš e dell’ex ministro degl’interni austriaco Herbert Kickl. In qualità di rappresentanti dei rispettivi partiti (Fidesz, Ano 2011, Freiheitliche Partei Österreichs), Orbán, Babiš e Kickl hanno firmato un testo ideologico intitolato A Patriotic Manifesto for a European Future[2], secondo il quale l’unica politica europea legittima è quella che, radicata nella pluralità delle diverse nazioni, ne tutela l’eredità greco-romana-giudeo-cristiana preservandone l’identità, le tradizioni e i costumi.

Al nucleo iniziale dei Patriots si sono aggiunti il partito portoghese Arriva! (Chega!), il Partito Popolare Cristiano Democratico (Kereszténydemokrata Néppárt) ungherese, il partito spagnolo Vox, il Partito per la Libertà (Partij voor de Vrijheid) olandese, il Partito Popolare Danese (Dansk Folkeparti), Interesse Fiammingo (Vlaams Belang), il Raggruppamento Nazionale (Rassemblement National) francese e, per l’Italia, la Lega per Salvini Premier.

Costituitosi in maniera formale, il gruppo parlamentare ha ricevuto l’ulteriore adesione del deputato greco di Voce della Ragione (Foní Logikís), del deputato di Prima la Lettonia (Latvija pirmajā vietā), dei due deputati del Movimento Nazionale polacco (Ruch Narodowy), nonché dei due deputati cechi di Giuramento (Přísaha) e di Automobilisti per sé stessi (Motoristé sobě). Presidente del gruppo parlamentare Patriots.eu, che conta in totale ottantasei deputati[3], è Jordan Bardella, presidente del Rassemblement National; ma la personalità più autorevole e prestigiosa dei Patriots è indubbiamente il primo ministro ungherese Viktor Orbán.

Per quanto riguarda la linea di politica estera perseguita da Viktor Orbán, occorre ricordare che fu durante il suo primo mandato, nel 1999, che l’Ungheria entrò a far parte della NATO insieme con la Repubblica Ceca e la Polonia. L’appartenenza all’organizzazione militare dell’Alleanza Atlantica comportò il coinvolgimento ungherese nella guerra del Kosovo in Jugoslavia, nonché la partecipazione dell’Ungheria alle missioni ISAF e alla guerra in Iraq a sostegno dell’intervento statunitense. D’altronde non è privo di significativo il fatto che nel giugno 2011, durante la visita di Condoleezza Rice a Budapest, nella centrale Piazza della Libertà (Szabadság tér) sia stata inaugurata una statua del presidente americano Ronald Reagan. “Oggi – disse Orbán in quella circostanza – noi qui erigiamo una statua all’uomo, alla guida, che cambiò e rinnovò questo mondo creandovi per noi un nuovo mondo nell’Europa Centrale, un uomo che credeva nella libertà, nella forza morale degli uomini liberi, e credeva che i muri che ostacolano la strada della libertà possono essere abbattuti”.

Negli anni della prima amministrazione Trump, Orbán instaurò un rapporto privilegiato con la Casa Bianca: nel 2019 fu accolto calorosamente dal presidente nordamericano, il quale dichiarò il proprio sostegno al “sovranismo” europeo, di cui Orbán era già l’esponente di punta. Il primo ministro ungherese, che in seguito espresse più volte la speranza di rivedere Trump alla guida degli Stati Uniti, nel marzo 2024 lo incontrò nuovamente a Mar-a-Lago di Palm Beach e al termine della visita scrisse in un post: “Rendi di nuovo grande l’America, signor Presidente!”[4].

A favorire l’intesa fra Trump e Orbán è stato Benjamin Netanyahu, che con l’attuale primo ministro ungherese intrattiene uno stretto rapporto fin dal 2005, quando Orbán era all’opposizione e Netanyahu era ministro delle finanze. Questo rapporto, che a Orbán è servito a neutralizzare le iniziative ostili delle ong di Soros (peraltro finanziatore del Fidesz dal 1992 al 1999), ha progressivamente accentuato la posizione filoisraeliana di Budapest, al punto che l’Ungheria, insieme con l’Austria, la Croazia e la Repubblica Ceca, si è allineata agli Stati Uniti e ad Israele votando contro la risoluzione proposta dall’ONU per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Quando László Toroczkai, capo del partito Mi Hazánk (Patria nostra), ha chiesto in Parlamento a Orbán perché l’Ungheria avesse espresso voto contrario, il primo ministro gli ha risposto: “La politica estera è complicata, affrontatela solo se capite di cosa stiamo parlando”[5].

Il presidente dei Patriots, Jordan Bardella, non è da meno in fatto di filosionismo. “Riconoscere uno Stato palestinese significherebbe riconoscere il terrorismo”, ha detto Bardella, il quale prima delle elezioni francesi aveva assicurato che, qualora fosse diventato primo ministro, sarebbe stato “uno scudo per i connazionali ebrei dinanzi ad un islamismo che non vuole solo separare la Repubblica, ma conquistarla”[6]. D’altronde Marine Le Pen, madrina politica di Bardella, ha dichiarato: “È assolutamente legittimo che Israele voglia sradicare il gruppo armato terroristico Hamas e che si doti dei mezzi per farlo”[7].

Quanto alla Lega per Salvini premier, le sue posizioni filotrumpiste e filosioniste sono sempre state caratterizzate da un plateale estremismo. “Non ho mai nascosto – ha detto Salvini prima delle elezioni nordamericane – la mia speranza in una vittoria repubblicana, per mille motivi (…) ci siamo sentiti [con Trump] non più tardi di qualche settimana fa. Io non ho mai nascosto la mia simpatia umana e la mia sintonia culturale”[8]. E sul genocidio in corso in Palestina Salvini ha dichiarato: “Il nostro pensiero va al popolo israeliano (…) Per ricordare sempre il diritto di Israele ad esistere, a difendersi e a convivere finalmente in pace coi popoli vicini, contro l’orrore del terrorismo islamico”[9]. Il 6 ottobre 2024, al termine del suo intervento dal palco di Pontida, Salvini ha posato per una foto con i Patriots presenti alla manifestazione leghista: oltre a Viktor Orbán, c’erano l’olandese Geert Wilders, il portoghese André Ventura, l’austriaca Marlene Svazek, lo spagnolo Antonio Fúster, il generale Roberto Vannacci. Hanno inviato videomessaggi di adesione e di solidarietà Jordan Bardella per il Rassemblement national e l’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro.

Anche Geert Wilders (Partij voor de Vrijheid), che nel 2009 ha ricevuto il Premio Oriana Fallaci per aver prodotto un cortometraggio di propaganda antislamica, è noto per il suo estremismo filosionista. “Gerusalemme, la Giudea e la Samaria – a suo parere – sono tutte di Israele (…) La patria dei Palestinesi è il Regno di Giordania (…) Obama e Kerry devono smettere di criticare Israele per gli insediamenti. Giudea e Samaria appartengono agli israeliani”[10]. Nel programma di Wilders, “distintosi da due decenni per la sua battaglia anti-islamizzazione, – scrive compiaciuto un sito sionista – c’è anche il riconoscimento di Gerusalemme capitale di Israele, con trasferimento dell’ambasciata d’Olanda”[11].

André Ventura, presidente di Chega!, ha ribadito a Pontida la posizione filosionista del suo partito dichiarando convinto: “Noi siamo con Israele e rimarremo a fianco di Israele in questa battaglia di diritti umani e di democrazia”[12]. A chi lo paragona a Donald Trump e a Jair Bolsonaro, André Ventura risponde: “Sono abituato a questi paragoni. Sono queste le idee in cui credo”[13]. Quanto alla guerra in Ucraina, il capolista di Chega! alle elezioni europee, António Tânger Corrêa, ha detto che “la sconfitta dell’Ucraina sarebbe la sconfitta dell’intero Occidente e che il Portogallo, in caso di estrema necessità”[14], invierebbe le sue truppe.

Marlene Svazek rappresentava a Pontida il Freiheitliche Partei Österreichs, i cui “eccellenti contatti”[15] con la destra israeliana sono garantiti da David Lasar, membro del Consiglio nazionale (Nationalrat) del partito austriaco. Lasar non è l’unico ebreo presente nel FPÖ: è ebreo anche l’ex segretario generale del partito ed ex parlamentare europeo Peter Sichrovsky, il quale ha negato di essere un agente del Mossad, ma ha ammesso di aver avuto “molti incontri con funzionari israeliani”[16].

José Antonio Fúster è il nuovo presidente di Vox a Madrid. Il capo del partito da lui rappresentato, Santiago Abascal, nel 2023 ha guidato in Israele una delegazione che ha incontrato due ministri di Tel Aviv. “Durante la visita, Abascal ha trasmesso il sostegno e la solidarietà della Spagna al Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu e ha difeso l’urgente necessità di porre fine ad Hamas che, secondo Abascal, è un gruppo terroristico che ‘incarna il male assoluto’”[17]. Dopo l’incontro della delegazione di Vox con Netanyahu, il candidato elettorale Jorge Buxadé Villalba ha affermato che le azioni genocide commesse dal regime sionista nella Striscia di Gaza sono “operazioni antiterroriste” che devono proseguire “finché non rimanga un solo terrorista”[18].

Quanto a Roberto Vannacci, eletto parlamentare europeo nelle liste della Lega per Salvini, il suo curriculum di patriot può vantare un’attiva partecipazione alle operazioni statunitensi nel Medio Oriente. Il generale ha comandato per due turnazioni (2005-2006) lo Special Forces Task Group in Iraq ed è stato il primo comandante della Task Force 45 in Afghanistan, schierata a Herat e a Farah. Tornato in Afghanistan nel 2013, poco prima della transizione dalla International Security Assistance Force alla Resolute Support Mission, Vannacci ha assunto l’incarico di capo di stato maggiore delle forze speciali della NATO, “un’organizzazione che ha garantito la pace per più di cinquant’anni, un’alleanza politica e militare che ha funzionato bene”[19]. Avendo prestato agli USA i suoi servigi “per la stabilizzazione dell’Iraq”[20] in qualità di Deputy Commanding General e Director of Training, il 21 agosto 2018 Vannacci è stato insignito della Legion of Merit, la decorazione militare statunitense creata dal presidente Franklin D. Roosevelt. La sua parola d’ordine prima e dopo l’elezione di Trump è stata: “Go, Donald, go!


NOTE

[1] Cfr. C. Mutti, Alla destra degli USA, “Eurasia” 1/2023.

[2] In seguito alla confluenza dei gruppi di Identity and Democracy nel gruppo dei Patriots, è stata approvata una nuova versione del manifesto politico. Vedi https://patriots.eu/manifesto

[3] Freiheitliche Partei Österreichs (Austria), 6; Vlaams Belang (Belgio), 3; Dansk Folkeparti (Danimarca), 1; Rassemblement National (Francia), 30; Foní Logikís (Grecia), 1; Fidesz – Magyar Polgári Szövetség (Ungheria), 10; Kereszténydemokrata Néppárt (Ungheria), 1; Lega per Salvini Premier (Italia), 8; Latvija pirmajā vietā (Lettonia), 1; Partij voor de Vrijheid (Paesi Bassi), 6; Ruch Narodowy (Polonia), 2; Chega! (Portogallo), 2; ANO (Repubblica Ceca), 7; Motoristé sobě (Repubblica Ceca), 1; Přísaha (Repubblica Ceca), 1; Vox (Spagna), 6.

[4] Angela Napoletano, La “visita”. Orbán incorona Trump: “Lui è il presidente della pace”, avvenire.it, 9 marzo 2024.

[5] András Dezső, The roots of Orbán’s strong bond with Israel and its PM, https://balkaninsight.com, 14 novembre 2023.

[6] Bardella, ‘riconoscere Palestina è riconoscere terrorismo’.’Sarò uno scudo per i nostri connazionali ebrei’, ANSA, 26/6/2024.

[7] Mauro Zanon, Sorpresa, lo “scudo” degli ebrei in Francia è il partito della Le Pen, www.tempi.it/, 27 Ottobre 2023.

[8] Stefano Baldolini, Salvini punta su Trump: “Spero che vinca. Andrò negli Usa prima del voto”. Tensioni con Meloni? “Governo durerà 5 anni”, repubblica.it, 13 luglio 2024.

[9] Nova.News, 7 ottobre 2024.

[10] Elezioni in Olanda, chi è il sovranista Wilders: anti-Islam, contro l’Ue e sostenitore del Grande Israele, www.open.online, 23 novembre 2023.

[11] www.informazionecorretta.com/, 26 ottobre 2024.

[12] agenzianova.com, 6 ottobre 2024.

[13] Especial: André Ventura. “Sou contra o aborto mas nunca condenaria uma mulher que aborta”, “Jornal SOL”, 12 luglio 2022.

[14] Ventura admite tropas portuguesas na Ucrânia e tem uma posição clara sobre Putin, “CNN Portugal”, 11 marzo 2024.

[15] Sophie Makris, Austria’s Jews wary of far-right charm offensive, timesofisrael.com, 3 marzo 2019.

[16] Yossi Melman, Sichrovsky Denies He Was a Mossad Agent, www.haaretz.com, 3 giugno 2005.

[17] Fernando Heller, Spagna: il leader di Vox pretende le scuse di Sánchez per aver messo in dubbio l’offensiva israeliana contro Hamas, https://euractiv.it, 6 dicembre 2023.

[18] El ultraderechista Vox defiende los ataques de Israel en Gaza tras la polémica reunión con Netanyahu, euronews, 29 maggio 2024.

[19] Bruno Vespa, Vannacci: “Dopo l’UE tornerei nell’esercito”, “La Verità”, 30 ottobre 2024, p. 7.

[20] Missione Iraq: Riconoscimento al Generale Roberto Vannacci, su difesa.it, cit. in wikipedia.org


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