Il presidente siriano Bashar Al Assad ha tenuto un discorso il 10 gennaio 2012 riguardante la situazione interna del Paese e della regione.
Di seguito i passaggi più importanti del discorso, tenuto nell’aula magna dell’Università di Damasco:
“Vi parlo oggi a distanza di 10 mesi dallo scoppio degli spiacevoli eventi che hanno colpito il nostro paese imponendogli nuove condizioni che rappresentano per noi tutti una prova per il nostro sentimento nazionale, che non riusciremo a superare se non con un duro lavoro e con intenzioni sincere.
La cospirazione straniera ormai non è più un tabù per nessuno, poichè ciò che era stato pianificato in segreto ha iniziato ad apparire sotto gli occhi di tutti ed è diventato chiaro. Le lacrime che hanno versato per le nostre vittime coloro che si dicono paladini della libertà e della democrazia non riusciranno a nascondere il ruolo che essi hanno avuto in questo spargimento di sangue, su cui hanno speculato.
Le maschere che questi personaggi indossavano sono ormai cadute dai loro volti e siamo ora in grado di disinnescare quel congegno virtuale che hanno creato per spingere i siriani verso un’illusione e, da lì, verso la caduta. Lo scopo di questo attacco mediatico senza precedenti era quello di farci arrivare ad uno stato di paura, che conduce alla paralisi della volontà e, di conseguenza, alla sconfitta.
Ci sono attualmente oltre sessanta canali televisivi nel mondo che lavorano contro la Siria, alcuni sono impegnati a destabilizzare il Paese dall’interno, altri lavorano per screditare l’immagine della Siria all’estero. L’obiettivo era di spingerci al collasso in modo da evitare di combattere vere battaglie e, nonostante abbiano fallito nel loro piano, non demordono.
Stiamo sopportando con pazienza una battaglia che non ha precedenti nella storia della Siria moderna e che non ci ha lasciato altro che la nostra tenacia e se questa lotta comporta grandi rischi e sfide cruciali, allora la vittoria è molto vicina, dal momento che siamo in grado di resistere, investendo sui nostri punti di forza, che sono tanti e sulla conoscenza dei punti deboli degli avversari, che sono ancora di più.
La sensibilità popolare, basata sulla realtà e non sull’allarmismo o sulla sottovalutazione dei fatti, nè sulla loro esagerazione o semplificazione, ha giocato un ruolo fondamentale nel portare alla luce il piano che era stato preparato e a restringerne il campo d’azione, in preparazione del suo totale fallimento. Non credo che una persona ragionevole possa oggi negare la presenza di questo piani che hanno portato le azioni di sabotaggio e terrorismo verso un altro livello di criminalità che mira a colpire gli ingegni, le competenze e le istituzioni, allo scopo di creare uno stato di panico e distruggere il morale, causando così uno stato di disperazione che aprirà la strada alla realizzazione di quanto è stato pianificato all’estero, ma questa volta per mano di agenti locali.
In seguito al fallimento di tutti gli altri tentativi, è ora naturale che venga giocata la carta dell’intervento straniero. Con “straniero” intendevamo qualcosa che veniva dall’esterno, ma purtroppo dobbiamo constatare che esso è piuttosto diventato una combinazione di elementi stranieri e arabi, e in molti casi la parte araba si è rivelata essere più ostile di quella straniera. Non voglio però generalizzare, dal momento che l’immagine non è così fosca, visto che non tutti i Paesi arabi adottano la stessa politica.
In realtà sono stato io stesso a suggerire l’iniziativa della missione degli osservatori durante l’incontro con una delegazione della Lega Araba qualche mese fa, pensando che dal momento che molte organizzazioni internazionali erano arrivate in Siria e si erano rese conto della realtà dei fatti. La risposta è stata positiva, anche perchè in questo modo avrebbero potuto personalmente constatare la situazione, che non sempre è positiva, soppesandone gli aspetti positivi e quelli negativi. Noi stessi non vogliamo altro che far sapere la verità, perciò da parte degli arabi era più opportuno che mandassero una delegazione che vedesse quanto accade in Siria.
Perchè è iniziata la missione araba? Gli stessi Paesi che dicono di interessarsi al popolo siriano all’inizio ci avevano consigliato di avviare le riforme. Ovviamente essi non hanno la minima conoscenza di cosa sia la democrazia e non hanno nessuna eredità in questo senso. Pensavano però che non saremmo andati avanti sul percorso delle riforme e perciò inizieranno ad usare, a livello internazionale, lo slogan secondo cui in Siria ci sarebbe una lotta interna fra lo stato che non vuole le riforme e il popolo che invece le chiede.
Quando invece abbiamo dato avvio alle riforme, sono rimasti confusi e hanno dunque spostato la loro attenzione sul tema della Lega Araba e della sua iniziativa. In realtà, se avessimo voluto seguire i consigli offertici da questi Paesi, saremmo dovuti tornare indietro di almeno un secolo e mezzo.
La Lega Araba è semplicemente un riflesso, uno specchio della miserevole situazione in cui si trova il mondo arabo: se ha fallito in sessant’anni nel fare in modo che si risolvesse il conflitto arabo, non dobbiamo stupirci che oggi il contesto generale sia rimasto lo stesso, senza nessun cambiamento se non quello verso una situazione ancora peggiore e ciò che prima avveniva in segreto ora avviene alla luce del sole e sotto lo slogan degli interessi della nazione.
Non vogliamo oggi scagliarci contro la Lega Araba poichè siamo una parte di essa, nonostante la fase di decadimento che sta attraversando il mondo arabo. Non dico questo perchè alcuni Paesi arabi hanno deciso di far uscire la Siria dalla Lega o di congelarne l’adesione, dato che il problema non ci riguarda nè da vicino nè da lontano, ma lo dico perchè ho notato la frustrazione popolare, che dovremmo far tornare nel suo quadro naturale.
Molti arabi sono convinti panarabisti, ma per la Siria questo punto non è solo uno slogan, rappresenta piuttosto un fatto concreto, dal momento che nessuno più della Siria ha supportato le questioni nazionali, pagandone il prezzo ancora oggi. E se alcuni Paesi hanno intenzione di sospendere la nostra identità araba presso la Lega, possiamo dire loro che possono sospendere l’identità araba della stessa Lega, ma non quella della Siria, perchè l’identità araba della Lega senza la Siria viene sospesa.
Non chiuderemo però la porta a nessuno sforzo arabo nel momento in cui rispetti la sovranità del nostro Paese e l’indipendenza delle nostre decisioni e sia nell’interesse del nostro popolo.
Non possiamo portare avanti un processo di riforma interna senza avere prima fatto i conti con la realtà dei fatti, che ci piaccia o meno. Per quanto riguarda la riforma interna stiamo lavorando su due fronti: la riforma politica e la lotta al terrorismo, che si è ampiamente diffuso recentemente in diverse zone della Siria.
C’è una relazione fra il processo di riforma e il piano ordito all’estero, per cui procedendo con il processo di riforma tale piano dovrebbe cessare di esistere. Posso dirvi però, sulla base di quanto sappiamo circa le discussioni che si stanno tenendo all’estero, soprattutto in occidente, rispetto a quanto sta avvenendo in Siria, che nessuno di loro è interessato nè al numero delle vittime nè alle riforme nè ai risultati raggiunti o che si raggiungeranno. Parlano invece della politica siriana e del cambiamento del comportamento siriano dall’inizio della rivolta ad oggi. La parte straniera del piano contro la Siria è contro le riforme che renderanno la Siria più forte.
Un altro punto importante è quello del rapporto fra le riforme e il terrorismo, quindi andando avanti con le riforme le azioni terroristiche dovrebbero fermarsi. Ma i terroristi, che uccidono e distruggono, si interessano della legge sul multipartitismo, o di quella sulle elezioni, o di quella sulle amministrazioni locali o altre? Le riforme ai terroristi non interessano e non gli impediscono di commettere i loro crimini. Qual è quindi l’elemento centrale?
La maggior parte del popolo siriano vuole le riforme ed è questo popolo colui che non ha infranto la legge, che non ha distrutto e che non ha ucciso. Per noi le riforme rappresentano un contesto naturale, perciò le abbiamo annunciate fin dal 2000.
Non ci sono ombrelli protettivi per nessuno, ma i crimini di omicidio richiedono prove. Alcuni pensano che non sia stato catturato nessuno di coloro che hanno perpetrato degli omicidi, intendo coloro che lavorano per lo stato, ma questo non è vero, dal momento che alcuni di loro sono stati arrestati. Dico sono alcuni poichè le prove disponibili che conducevano a queste persone erano limitate.
L’altro punto cruciale delle riforme è la costituzione. E’ stato varato il decreto per la formazione di una commissione che prepari una costituzione fissando un tempo limite di quattro mesi e penso che il loro lavoro sia arrivato alle fasi finali. La nuova costituzione sarà incentrata su un punto fondamentale, cioè il multipartitismo politico. Si è parlato solamente dell’articolo 8, ma abbiamo convenuto sul fatto che sia necessario cambiare tutta la costituzione, dal momento che esiste una correlazione fra le varie materie. La costituzione sarà basata sull’idea che la fonte dell’autorità è il popolo, in particolare attraverso le elezioni, e fra i principi basilari c’è quello dell’importanza del ruolo delle istituzioni e delle libertà del cittadino.
Con la crisi è arrivata una nuova carta politica e con la nuova costituzione e la nuova legge sul pluripartitismo sono apparse delle nuove forze politiche che dobbiamo tenere in considerazione. Qualcuno vuole che esse partecipino al governo con tutte le loro correnti, mentre altri si concentrano sull’opposizione. Tutte le parti politiche possono contribuire, sia quelle che sostengono il governo che quelle di centro o dell’opposizione, dal momento che il governo è il governo della nazione, non di un partito o di uno stato. E più amplieremo la partecipazione meglio sarà, sotto tutti gli aspetti e in generale per il sentimento nazionale.
Come stato o come partito o come autorità siamo pronti ad iniziare questo dialogo da domani senza nessun problema, ma una parte delle forze dell’opposizione non lo è. Alcuni vogliono portare avanti un dialogo con noi in segreto per guadagnarci qualcosa, mentre altri vogliono aspettare l’evolversi degli avvenimenti per decidere. Non aspetteremo però queste forze per iniziare un dialogo che sia solo di facciata e di propaganda, ma siamo pronti a farlo con chi è disponibile ad aprire dei negoziati pubblicamente.
La Siria ha bisogno di tutti i suoi figli più leali, a prescindere dalla loro appartenenza politica, e bisogna parlare della fase futura dal momento che siamo all’inizio di un nuovo anno. Alcuni parlano di una nuova Siria, ma io preferisco parlare di una Siria rinnovata.
In una situazione di guerra o di scontro i Paesi devono rivedere le loro priorità, e la massima priorità adesso è il ripristino della sicurezza di cui abbiamo goduto per decenni e che è sempre stata una nostra caratteristica, non solo nella nostra regione, ma a livello mondiale. Ciò non si potrà realizzare se non colpendo i terroristi assassini con pugno di ferro, dal momento che con il terrorismo non c’è tregua e non bisogna scendere a compromessi con chi usa le armi per creare divisioni e confusione, nè ci può essere tolleranza con chi terrorizza degli innocenti nè compromesso con chi collabora con lo straniero contro la propria patria e il proprio popolo.
Certo, ci sono dei casi che non vengono coronati dal successo, perciò penso che la fermezza e la risolutezza siano necessarie, anche se a volte perseverare nella tolleranza e nel perdono su basi chiare e in modo pacifico è necessario e bisogna andare avanti in questo modo senza fermarsi. Ho spiegato questo punto perchè alcuni non capiscono a cosa pensiamo quando variamo dei decreti di amnistia in queste condizioni di sicurezza: noi dialoghiamo con tutte le forze, ad eccezione di chi ha commesso dei crimini.
Posso riassumere tutto questo con una sola parola, e cioè la dignità siriana, a cui non possiamo rinunciare poiché è il bene più prezioso del popolo siriano e la nostra dignità è più forte dei loro eserciti e più preziosa delle loro ricchezze.
Tentano di far credere che la Siria sia isolata e continuano a ripetere questa parola. Il nostro punto di forza è la nostra posizione strategica e se vogliono imporci un embargo lo imporranno a tutta la regione, ma abbiamo anche altri punti di forza su cui fare affidamento.
La mia fiducia viene da voi e dagli uomini delle nostre forze armate, uomini di coscienza e di forte volontà, che esprimono la coscienza del popolo e ne tutelano i valori e le aspirazioni e offrono i loro sacrifici per darci sicurezza. Quindi li saluto a nome di tutti voi e di ogni cittadino onesto, sapendo che loro sono pronti a difendere l’onore della nazione e l’integrità del suo territorio e della sua gente.
Di seguito i passaggi più importanti del discorso, tenuto nell’aula magna dell’Università di Damasco:
“Vi parlo oggi a distanza di 10 mesi dallo scoppio degli spiacevoli eventi che hanno colpito il nostro paese imponendogli nuove condizioni che rappresentano per noi tutti una prova per il nostro sentimento nazionale, che non riusciremo a superare se non con un duro lavoro e con intenzioni sincere.
La cospirazione straniera ormai non è più un tabù per nessuno, poichè ciò che era stato pianificato in segreto ha iniziato ad apparire sotto gli occhi di tutti ed è diventato chiaro. Le lacrime che hanno versato per le nostre vittime coloro che si dicono paladini della libertà e della democrazia non riusciranno a nascondere il ruolo che essi hanno avuto in questo spargimento di sangue, su cui hanno speculato.
Le maschere che questi personaggi indossavano sono ormai cadute dai loro volti e siamo ora in grado di disinnescare quel congegno virtuale che hanno creato per spingere i siriani verso un’illusione e, da lì, verso la caduta. Lo scopo di questo attacco mediatico senza precedenti era quello di farci arrivare ad uno stato di paura, che conduce alla paralisi della volontà e, di conseguenza, alla sconfitta.
Ci sono attualmente oltre sessanta canali televisivi nel mondo che lavorano contro la Siria, alcuni sono impegnati a destabilizzare il Paese dall’interno, altri lavorano per screditare l’immagine della Siria all’estero. L’obiettivo era di spingerci al collasso in modo da evitare di combattere vere battaglie e, nonostante abbiano fallito nel loro piano, non demordono.
Stiamo sopportando con pazienza una battaglia che non ha precedenti nella storia della Siria moderna e che non ci ha lasciato altro che la nostra tenacia e se questa lotta comporta grandi rischi e sfide cruciali, allora la vittoria è molto vicina, dal momento che siamo in grado di resistere, investendo sui nostri punti di forza, che sono tanti e sulla conoscenza dei punti deboli degli avversari, che sono ancora di più.
La sensibilità popolare, basata sulla realtà e non sull’allarmismo o sulla sottovalutazione dei fatti, nè sulla loro esagerazione o semplificazione, ha giocato un ruolo fondamentale nel portare alla luce il piano che era stato preparato e a restringerne il campo d’azione, in preparazione del suo totale fallimento. Non credo che una persona ragionevole possa oggi negare la presenza di questo piani che hanno portato le azioni di sabotaggio e terrorismo verso un altro livello di criminalità che mira a colpire gli ingegni, le competenze e le istituzioni, allo scopo di creare uno stato di panico e distruggere il morale, causando così uno stato di disperazione che aprirà la strada alla realizzazione di quanto è stato pianificato all’estero, ma questa volta per mano di agenti locali.
In seguito al fallimento di tutti gli altri tentativi, è ora naturale che venga giocata la carta dell’intervento straniero. Con “straniero” intendevamo qualcosa che veniva dall’esterno, ma purtroppo dobbiamo constatare che esso è piuttosto diventato una combinazione di elementi stranieri e arabi, e in molti casi la parte araba si è rivelata essere più ostile di quella straniera. Non voglio però generalizzare, dal momento che l’immagine non è così fosca, visto che non tutti i Paesi arabi adottano la stessa politica.
In realtà sono stato io stesso a suggerire l’iniziativa della missione degli osservatori durante l’incontro con una delegazione della Lega Araba qualche mese fa, pensando che dal momento che molte organizzazioni internazionali erano arrivate in Siria e si erano rese conto della realtà dei fatti. La risposta è stata positiva, anche perchè in questo modo avrebbero potuto personalmente constatare la situazione, che non sempre è positiva, soppesandone gli aspetti positivi e quelli negativi. Noi stessi non vogliamo altro che far sapere la verità, perciò da parte degli arabi era più opportuno che mandassero una delegazione che vedesse quanto accade in Siria.
Perchè è iniziata la missione araba? Gli stessi Paesi che dicono di interessarsi al popolo siriano all’inizio ci avevano consigliato di avviare le riforme. Ovviamente essi non hanno la minima conoscenza di cosa sia la democrazia e non hanno nessuna eredità in questo senso. Pensavano però che non saremmo andati avanti sul percorso delle riforme e perciò inizieranno ad usare, a livello internazionale, lo slogan secondo cui in Siria ci sarebbe una lotta interna fra lo stato che non vuole le riforme e il popolo che invece le chiede.
Quando invece abbiamo dato avvio alle riforme, sono rimasti confusi e hanno dunque spostato la loro attenzione sul tema della Lega Araba e della sua iniziativa. In realtà, se avessimo voluto seguire i consigli offertici da questi Paesi, saremmo dovuti tornare indietro di almeno un secolo e mezzo.
La Lega Araba è semplicemente un riflesso, uno specchio della miserevole situazione in cui si trova il mondo arabo: se ha fallito in sessant’anni nel fare in modo che si risolvesse il conflitto arabo, non dobbiamo stupirci che oggi il contesto generale sia rimasto lo stesso, senza nessun cambiamento se non quello verso una situazione ancora peggiore e ciò che prima avveniva in segreto ora avviene alla luce del sole e sotto lo slogan degli interessi della nazione.
Non vogliamo oggi scagliarci contro la Lega Araba poichè siamo una parte di essa, nonostante la fase di decadimento che sta attraversando il mondo arabo. Non dico questo perchè alcuni Paesi arabi hanno deciso di far uscire la Siria dalla Lega o di congelarne l’adesione, dato che il problema non ci riguarda nè da vicino nè da lontano, ma lo dico perchè ho notato la frustrazione popolare, che dovremmo far tornare nel suo quadro naturale.
Molti arabi sono convinti panarabisti, ma per la Siria questo punto non è solo uno slogan, rappresenta piuttosto un fatto concreto, dal momento che nessuno più della Siria ha supportato le questioni nazionali, pagandone il prezzo ancora oggi. E se alcuni Paesi hanno intenzione di sospendere la nostra identità araba presso la Lega, possiamo dire loro che possono sospendere l’identità araba della stessa Lega, ma non quella della Siria, perchè l’identità araba della Lega senza la Siria viene sospesa.
Non chiuderemo però la porta a nessuno sforzo arabo nel momento in cui rispetti la sovranità del nostro Paese e l’indipendenza delle nostre decisioni e sia nell’interesse del nostro popolo.
Non possiamo portare avanti un processo di riforma interna senza avere prima fatto i conti con la realtà dei fatti, che ci piaccia o meno. Per quanto riguarda la riforma interna stiamo lavorando su due fronti: la riforma politica e la lotta al terrorismo, che si è ampiamente diffuso recentemente in diverse zone della Siria.
C’è una relazione fra il processo di riforma e il piano ordito all’estero, per cui procedendo con il processo di riforma tale piano dovrebbe cessare di esistere. Posso dirvi però, sulla base di quanto sappiamo circa le discussioni che si stanno tenendo all’estero, soprattutto in occidente, rispetto a quanto sta avvenendo in Siria, che nessuno di loro è interessato nè al numero delle vittime nè alle riforme nè ai risultati raggiunti o che si raggiungeranno. Parlano invece della politica siriana e del cambiamento del comportamento siriano dall’inizio della rivolta ad oggi. La parte straniera del piano contro la Siria è contro le riforme che renderanno la Siria più forte.
Un altro punto importante è quello del rapporto fra le riforme e il terrorismo, quindi andando avanti con le riforme le azioni terroristiche dovrebbero fermarsi. Ma i terroristi, che uccidono e distruggono, si interessano della legge sul multipartitismo, o di quella sulle elezioni, o di quella sulle amministrazioni locali o altre? Le riforme ai terroristi non interessano e non gli impediscono di commettere i loro crimini. Qual è quindi l’elemento centrale?
La maggior parte del popolo siriano vuole le riforme ed è questo popolo colui che non ha infranto la legge, che non ha distrutto e che non ha ucciso. Per noi le riforme rappresentano un contesto naturale, perciò le abbiamo annunciate fin dal 2000.
Non ci sono ombrelli protettivi per nessuno, ma i crimini di omicidio richiedono prove. Alcuni pensano che non sia stato catturato nessuno di coloro che hanno perpetrato degli omicidi, intendo coloro che lavorano per lo stato, ma questo non è vero, dal momento che alcuni di loro sono stati arrestati. Dico sono alcuni poichè le prove disponibili che conducevano a queste persone erano limitate.
L’altro punto cruciale delle riforme è la costituzione. E’ stato varato il decreto per la formazione di una commissione che prepari una costituzione fissando un tempo limite di quattro mesi e penso che il loro lavoro sia arrivato alle fasi finali. La nuova costituzione sarà incentrata su un punto fondamentale, cioè il multipartitismo politico. Si è parlato solamente dell’articolo 8, ma abbiamo convenuto sul fatto che sia necessario cambiare tutta la costituzione, dal momento che esiste una correlazione fra le varie materie. La costituzione sarà basata sull’idea che la fonte dell’autorità è il popolo, in particolare attraverso le elezioni, e fra i principi basilari c’è quello dell’importanza del ruolo delle istituzioni e delle libertà del cittadino.
Con la crisi è arrivata una nuova carta politica e con la nuova costituzione e la nuova legge sul pluripartitismo sono apparse delle nuove forze politiche che dobbiamo tenere in considerazione. Qualcuno vuole che esse partecipino al governo con tutte le loro correnti, mentre altri si concentrano sull’opposizione. Tutte le parti politiche possono contribuire, sia quelle che sostengono il governo che quelle di centro o dell’opposizione, dal momento che il governo è il governo della nazione, non di un partito o di uno stato. E più amplieremo la partecipazione meglio sarà, sotto tutti gli aspetti e in generale per il sentimento nazionale.
Come stato o come partito o come autorità siamo pronti ad iniziare questo dialogo da domani senza nessun problema, ma una parte delle forze dell’opposizione non lo è. Alcuni vogliono portare avanti un dialogo con noi in segreto per guadagnarci qualcosa, mentre altri vogliono aspettare l’evolversi degli avvenimenti per decidere. Non aspetteremo però queste forze per iniziare un dialogo che sia solo di facciata e di propaganda, ma siamo pronti a farlo con chi è disponibile ad aprire dei negoziati pubblicamente.
La Siria ha bisogno di tutti i suoi figli più leali, a prescindere dalla loro appartenenza politica, e bisogna parlare della fase futura dal momento che siamo all’inizio di un nuovo anno. Alcuni parlano di una nuova Siria, ma io preferisco parlare di una Siria rinnovata.
In una situazione di guerra o di scontro i Paesi devono rivedere le loro priorità, e la massima priorità adesso è il ripristino della sicurezza di cui abbiamo goduto per decenni e che è sempre stata una nostra caratteristica, non solo nella nostra regione, ma a livello mondiale. Ciò non si potrà realizzare se non colpendo i terroristi assassini con pugno di ferro, dal momento che con il terrorismo non c’è tregua e non bisogna scendere a compromessi con chi usa le armi per creare divisioni e confusione, nè ci può essere tolleranza con chi terrorizza degli innocenti nè compromesso con chi collabora con lo straniero contro la propria patria e il proprio popolo.
Certo, ci sono dei casi che non vengono coronati dal successo, perciò penso che la fermezza e la risolutezza siano necessarie, anche se a volte perseverare nella tolleranza e nel perdono su basi chiare e in modo pacifico è necessario e bisogna andare avanti in questo modo senza fermarsi. Ho spiegato questo punto perchè alcuni non capiscono a cosa pensiamo quando variamo dei decreti di amnistia in queste condizioni di sicurezza: noi dialoghiamo con tutte le forze, ad eccezione di chi ha commesso dei crimini.
Posso riassumere tutto questo con una sola parola, e cioè la dignità siriana, a cui non possiamo rinunciare poiché è il bene più prezioso del popolo siriano e la nostra dignità è più forte dei loro eserciti e più preziosa delle loro ricchezze.
Tentano di far credere che la Siria sia isolata e continuano a ripetere questa parola. Il nostro punto di forza è la nostra posizione strategica e se vogliono imporci un embargo lo imporranno a tutta la regione, ma abbiamo anche altri punti di forza su cui fare affidamento.
La mia fiducia viene da voi e dagli uomini delle nostre forze armate, uomini di coscienza e di forte volontà, che esprimono la coscienza del popolo e ne tutelano i valori e le aspirazioni e offrono i loro sacrifici per darci sicurezza. Quindi li saluto a nome di tutti voi e di ogni cittadino onesto, sapendo che loro sono pronti a difendere l’onore della nazione e l’integrità del suo territorio e della sua gente.
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