Per comprendere correttamente la propaganda omosessuale esercitata dall’America e dai suoi alleati contro la Russia, è necessaria una premessa che permetta d’inquadrare la questione nel più vasto contesto di quelli che vengono definiti i “valori occidentali”.
Tra questi si contano senz’altro quelli della “libertà” e della “tolleranza”.
Bisogna però intendersi bene su cosa s’intende con queste parole.
Per l’occidentale medio moderno – ovvero colui che è il portato di almeno due secoli e mezzo di speculazione filosofica illuminista e laicista, delle “rivoluzioni” politica, industriale e tecnologica, oltre che di due guerre mondiali che ne hanno minato le preesistenti “certezze” – concetti come “libertà” e “tolleranza” trovano il loro fondamento nell’idea che ciascuno disponga di un inalienabile “diritto di scelta”.
Un “diritto” che si esplica dall’acquisto di un prodotto all’abbigliamento preferito, dalla preferenza per il luogo in cui vivere a quella per una religione o un’altra, fino alla libertà di scelta del genere sessuale.
Di pari passo, l’occidentale soddisfatto di essere “moderno” considera il “relativismo” quale la pietra angolare di ogni relazione sociale e culturale. Ogni “assoluto” è apertamente considerato un retaggio di una mentalità “barbara e retrograda”.
Il “relativismo”, a sua volta, si sposa con l’individualismo e l’utilitarismo: l’essere umano, che si concepisce come mero “individuo” in grado di prescindere da ogni dimensione nazionale e comunitaria, opta per ciò che più gli fa comodo in un certo momento.
Siccome tutti sono incoraggiati (dai “media” e dagli “intellettuali”) a pensare e a comportarsi in questo modo, ecco che l’Occidente postula un mondo senza più “confini”, fisici o mentali che siano. La nozione stessa di “limite” dà tremendamente fastidio.
L’uomo moderno si considera di conseguenza come il più “aperto” tra tutti i suoi simili che lo hanno preceduto o che ancora si “attardano” su visioni del mondo “del passato”.
Ma sebbene tutto ciò sembri preludere ad una radiosa “nuova era” dell’umanità, di cui l’Occidente coi suoi “valori” sarebbe l’avanguardia, c’è da considerare il fatto che vi è un Grande Assente.
Il Grande Assente è Dio.
Bisogna tuttavia intendersi. Anche nell’Occidente propriamente detto esistono uomini per i quali Dio ha un posto nella loro vita. Ma il più delle volte “l’idea di Dio” che si fanno è quanto mai distante da quella che tradizionalmente si sono fatti tutti i popoli e le civiltà precedenti.
Il ‘dio occidentale’ – ovvero la maniera in cui i moderni s’immaginano il Principio, l’Origine di tutte le cose – è una proiezione delle loro predilezioni e dei loro desideri più o meno frustrati ed inconfessati. Un “dio” siffatto è l’anticamera del “mondo senza Dio”, poiché per tutte le tradizioni religiose che ci hanno preceduto Dio “ha parlato”, indicando chiaramente ciò che è giusto e ciò che è sbagliato per le Sue creature. Destinate alla beatitudine o alla dannazione.
Per il “pensiero moderno”, detto “laico”, ciò è inconcepibile. Per esso è l’uomo a dover decidere, in prima persona, quel che è “bene” e quel che è “male” per lui. La religione, in un simile contesto, finisce per svolgere un ruolo ‘consolatorio’, oltre che quello di agenzia per il sostegno di alcune categorie di “bisognosi”.
Le conseguenze devastanti dell’ateismo di fatto occidentale non sono forse ancora state considerate appieno, né si sono manifestate in tutta la loro funesta tragicità.
Il risultato, comunque, comincia a delinearsi chiaramente, e va sotto il minimo comun denominatore del “caos”. Una mancanza di un Ordine, quello patito dalle “società occidentali”, che non può non estendersi al basilare ambito dei sessi e delle relazioni tra di essi.
Nelle suddette aggregazioni umane regolate in base allo schema “contrattualistico” (simulata societas), opposto a quello “natural-comunitario” (innata societas), ciascuno viene educato alla massima del “fai come vuoi”, la quale, tanto per chiarire ulteriormente le cose, era la stessa di Aleister Crowley, considerato uno dei capostipiti del Satanismo moderno.
Siamo partiti dalla “libertà” e dalla “tolleranza” e ci troviamo nel Satanismo.
Non è affatto uno scherzo, né un’esagerazione.
Il Satanismo, ridotto alla sua essenza, è – più che l’adorazione di qualche strano essere raffigurato con le sembianze d’un caprone – la deificazione di se stessi, di quell’ego illusorio che ogni tradizione religiosa regolare indica come il “nemico principale” (e fondamentalmente l’unico).
Questo nemico dell’uomo, che gli è più vicino della sua stessa vena giugulare, che non l’abbandona mai e, anzi, eleva il tiro a seconda del grado di realizzazione spirituale di ognuno, è alla base di ogni deviazione moderna, da quelle teologiche a quelle politiche, da quelle economiche a quelle culturali eccetera.
Non si va lontani dal vero affermando che il “mondo moderno” è un ambiente nel quale le forze più basse che traggono l’uomo nei recessi più reconditi ed oscuri della sua coscienza confusa hanno avuto, mai come ora, una piena libertà di esprimersi.
Ad ogni modo, di fronte a tali forze, provvidenzialmente, si erge sempre un “katéchon”, ovvero “ciò che trattiene o colui che trattiene”, che con la sua stessa presenza dilaziona l’avvento del Regno parodistico dell’Anticristo.
Non è facile individuare nel concreto chi o che cosa svolga tale funzione nella nostra epoca. Tuttavia, ci sono vari indizi che permettono di scorgere nella dirigenza della Federazione russa, e, nello specifico, in Vladimir Putin, un elemento che frena lo scatenamento di quelle forze, evitando il crollo definitivo della “muraglia”.
Tale ruolo non è appannaggio esclusivo di nessuno, pertanto si può ascrivere a questa provvidenziale funzione anche l’azione di altre organizzazioni o altre personalità. È universalmente noto, infatti, il ruolo dei santi e delle loro preghiere.
Ma qui stiamo parlando di politica, e poiché ciascuno fa la sua parte, va detto che Putin ha contribuito non poco, con le sue iniziative, a non far precipitare la parte di mondo che egli amministra nella medesima spirale “egoica” che altrove ha visto dispiegarsi, uno dopo l’altro, fenomeni edonistici di massa o elitari, tutti parimenti distruttivi.
Questo ruolo la dirigenza russa lo condivide con altre dirigenze “non allineate”: si pensi alle pressioni mediatiche esercitate su Ahmadinejad, il quale, ospite in Europa, venne bersagliato con domande sui “diritti degli omosessuali” in Iran, rispondendo ai giornalisti che “il problema non sussiste”, poiché nella Repubblica Islamica non è previsto un “terzo genere”, visto che ad un certo punto chi non si sente bene nel sesso che la Natura gli ha dato deve prima o poi cambiarlo (cosa non proibita dall’Islam sciita, che ammette il necessario intervento chirurgico), senza restare indefinitamente coi proverbiali piedi in due staffe.
L’Occidente, nel frattempo, è andato molto più avanti, avendo cernito ben ventitré “generi sessuali” (1)! Ciò non è affatto strano, poiché, come premesso, una volta reso l’ego (cioè il proprio Satana interiore) la propria guida e il proprio metro di giudizio, ogni “libertà” è ammessa.
Ma questa “libertà” richiede, a suo modo coerentemente, di essere legittimata e resa perciò “legale”.
Di qui la propaganda e le pressioni che investono in primis i Paesi posti sotto diretto controllo dell’America, che devono adeguare le loro leggi in materia, accogliendo le nuove idee sui diversi “orientamenti sessuali” (2), mentre il medesimo apparato persuasivo viene scatenato contro il resto del mondo non ancora “al passo coi tempi”.
Le occasioni non mancano, in particolare in Russia: dalla mancata concessione delle autorizzazioni per il “Gay Pride” a Mosca (3), all’inaugurazione delle Olimpiadi invernali a Sochi nel febbraio del 2014.
Proprio in concomitanza con quest’evento, in un articolo per il sito della rivista, che invito a leggere (4), mi sono occupato della questione, cercando di individuare alcuni elementi che val la pena di ripetere ed approfondire.
Per prima cosa, è da rilevare che non si tratta di mera “propaganda”.
Il cosiddetto “soft power” – nel quale possiamo inscrivere la propaganda pro-omosessuali – è importante per l’America e gli occidentali quanto le armi vere e proprie. L’attacco a quelle realtà rimaste immuni dal contagio edonistico viene portato, in mancanza della possibilità di attaccare con le “cannoniere”, con una capillare opera di penetrazione nelle mentalità di cui si fanno carico “intellettuali” e “giornalisti”. A montare “il caso” bastano inoltre pochi “attivisti”, circondati dalle telecamere dei “media”: ciak, si gira, va in scena la “repressione”! Come da manuale della “sovversione” nella quale si sono specializzate alcune agenzie governative e non, appositamente create per diffondere la retorica dei “diritti umani”.
Nel succitato articolo rilevavo anche lo sprezzo del ridicolo da parte dei dirigenti americani quando affermano di “difendere la diversità” (5). Ricordavo infatti la fine che hanno fatto i popoli nativi del “nuovo continente”, al confronto con quelli d’Eurasia che hanno conosciuto da secoli la colonizzazione russa. Da una parte lo sterminio e la riduzione alla fame, dall’altra l’inglobamento in una “casa comune” che conta una miriade di etnie e religioni, di cui periodicamente il presidente Putin tesse orgogliosamente l’elogio in quanto rappresenta il fiore all’occhiello del “rispetto delle differenze” così come viene concepito dalla dirigenza russa (6).
Il contrasto tra il “communitarianism” anglosassone e la naturale interazione di popoli diversi, che vivono sulle loro terre storiche nell’ambito di una compagine plurinazionale con una guida comune non potrebbe essere più evidente.
Oltretutto, le “comunità”, tra cui si annovera anche quella LGBT (7), sono un terreno fertile per le “rivendicazioni” all’insegna proprio di quella “libertà” astratta che abbiamo testé denunciato e che viene alimentata coi mezzi più subdoli. Si tratta della strategia del divide et impera che crea per l’appunto “minoranze”, “popoli oppressi” ed altre “categorie” – tra cui quelle “di genere” – meritevoli d’un qualche tipo d’interessamento da parte dell’America e delle sue schiere di nuovi “missionari” (8).
Siamo di fronte a due modelli antitetici: la Russia persegue l’unione nella diversità, cercando ciò che unisce seppur nelle inevitabili differenze; l’America alimenta ed esalta le “differenze”, con l’obiettivo di appiattire tutti quanti su una parvenza di unità che si regge non sul riconoscimento della fondamentale unità delle rispettive radici e tradizioni (“modello russo”), quanto su un “contratto sociale” di tipo utilitaristico che permette, proprio a scapito delle radici e delle tradizioni, di dare libero sfogo alle “libertà individuali”.
La Russia, consapevole della portata distruttiva della cosiddetta “ideologia del genere”, che sta producendo altri capolavori come l’idea balzana che possa esistere una particolare forma di omicidio denominata “femminicidio” (9), nel gennaio 2013 ha così proibito ogni forma di propaganda da parte dei militanti per la “causa omosessuale”.
Subito, le catene mediatiche occidentali, hanno parlato di “legge anti-gay”. Ma non è vero che questa legge, approvata da 388 membri della Duma (con un voto contrario ed un astenuto), sia “contro i gay”. Essa è semplicemente contraria alla propaganda omosessuale (10). O meglio, è “contro i gay” nella misura in cui il termine “gay” indica il militante di una causa che i nemici della Russia utilizzano per scardinarvi ogni ordine naturale (11).
La legge in questione colpisce in maniera particolarmente severa la diffusione di quest’ideologia tra i bambini. Tutto il contrario delle scuole occidentali, nelle quali appositi “programmi educativi” sono destinati proprio alle scolaresche d’ogni ordine e grado, senza risparmiare quelle delle scuole materne…(12). Ma è tutto il sistema occidentale che va adeguandosi, con l’industria dello spettacolo a fare da “avanguardia dell’Inferno” (si pensi a video di certe “popstar”) e le amministrazioni locali che istituiscono “servizi” appositamente dedicati (13).
Il “politicamente corretto” fa il resto. Così, appena qualcheduno esce dai “limiti del discorso”, peraltro sempre più ridotti, ecco che viene bollato come “omofobo”.
Le leggi “contro l’omofobia” sono così diventate all’ordine del giorno dei Paesi cosiddetti “avanzati”, e quel che più sbalordisce chi osserva questo fenomeno è il pressoché completo allineamento all’opinione pro-gay di tutti coloro che hanno una qualche “posizione” nella società.
La questione presenta varie analogie con quella dell’“antisemitismo”. In entrambi i casi nessuno può fiatare, pena l’esclusione e la morte civile, ma la “categoria intoccabile” non è né amata né fondamentalmente rispettata dai “padroni del discorso”. Tant’è vero che né gli omosessuali non militanti (che non pretendono di essere sposati, per esempio) né gli ebrei non appiattiti sulla politica e l’ideologia israeliane dispongono di qualche spazio sui “media” (14).
Le possibilità che questa propaganda attecchisca anche in Russia non sono molto alte. È evidente che il lavaggio del cervello funziona solo nei Paesi prima occupati militarmente e poi sottoposti ad una rieducazione forzata mirante a snaturarne completamente il carattere (15).
Ma una falla può sempre aprirsi.
La disponibilità ad ammettere che una famiglia (con figli!) possa essere formata da due elementi del medesimo sesso nasce in un contesto destabilizzato per quanto riguarda ciò che forma le basi stesse della vita delle persone: gli stili di vita, il cosiddetto tempo libero, l’arte e la cultura, per finire col lavoro e le norme che lo regolano. Queste non sono “neutre”, ma condizionano pesantemente l’assetto familiare, quando non vi sono più orari definiti, “feste comandate”, la certezza del deprecato “posto fisso” e, soprattutto, ruoli e funzioni diverse ma complementari nella relazione coniugale.
L’idea che sta alla base delle “società moderne” è quella della fluidità. Nulla è stabile, nulla è dato una volta per tutte. Nulla è “così come è”.
I giorni sono perciò tutti uguali, tutti utili per fare “shopping”. La “flessibilità” e la “mobilità” sono la regola aurea non solo dei rapporti di lavoro, ma anche familiari. Si divorzia con disinvoltura come ci si cambia un paio di scarpe, così, mentre il terreno diventa sempre più instabile, qualcuno può cominciare a porsi seri dubbi sulla sua normalità (16), a maggior ragione se fin dalla scuola è stato indottrinato e “aiutato” a scoprire il suo vero “orientamento sessuale”.
L’interesse delle élite che mirano all’instaurazione d’un “Governo mondiale” è evidente: un essere destabilizzato ed in balia delle correnti “sociali”, “economiche” eccetera è senz’altro più facile da controllare e manipolare. Questo perché è in preda al proprio ego, che in ogni tradizione religiosa regolare è indicato come quell’anima concupiscente che si pone come ostacolo ad ogni autentica “liberazione”. La quale sta ad uno stato dell’essere che trascende quello della mera individualità come la parodistica “liberazione” dei moderni sta ad una completa resa alle forze più basse e confuse che si agitano nel profondo (il cosiddetto “subconscio”).
Stia bene in guardia, dunque, la Russia, nel non fare alcuna concessione a questo tipo di propaganda e ai suoi aedi (17). E, in particolare, a non adeguarsi a quelle manifestazioni della “modernità” più distruttive per l’integrità delle basilari cellule sulle quali si fondano l’unità e salute della nazione.

NOTE
1) “Maschio e femmina li creo?”. Ma va là, esistono 23 generi sessuali, “Tempi”, 20 gennaio 2013 (http://www.tempi.it/maschio-e-femmina-li-creo-ma-va-la-esistono-23-generi-sessuali).
2) Qui si può consultare una mappa dei Paesi che ammettono le cosiddette “nozze gay”: http://it.wikipedia.org/wiki/Matrimonio_fra_persone_dello_stesso_sesso.
3) Nel 2007, la lobby omosessuale ed i suoi “attivisti” hanno provato ad imporre alla città di Mosca, sebbene non fosse autorizzata, una “marcia dell’orgoglio omosessuale” (il cosiddetto “Gay Pride”). Cfr. “La Repubblica” [giornale di proprietà dei De Benedetti dichiaratamente schierato con la suddetta lobby] del 27 maggio 2007, Gay Pride a Mosca, aggrediti i radicali. Picchiata anche Vladimir Luxuria [si noti la “a” di “picchiata”, nda]: http://www.repubblica.it/2007/05/sezioni/esteri/mosca-gay-pride/mosca-gay-pride/mosca-gay-pride.html.
4) E. Galoppini, Sochi 2014: di nuovo “sport e politica”, Eurasia-rivista.org, 19 dicembre 2013 (http://www.eurasia-rivista.org/sochi-2014-di-nuovo-sport-e-politica/20543/).
5) “La nostra delegazione a Sochi rappresenta la diversità che gli Stati Uniti costituiscono”, ha affermato la portavoce della Casa Bianca annunciando che la guida della delegazione degli atleti americani era stata affidata ad una “icona” del “movimento gay” nello sport.
6) Concetto, questo, ribadito anche nel mezzo della “crisi ucraina” dallo stesso presidente Putin e dal suo consigliere per le questioni culturali Vladimir Tolstoy: Putin advocate single cultural space within Russian borders, “Russia Today”, 24 aprile 2014: http://rt.com/politics/154292-putin-culture-russian-unity/.
7) Acronimo che sta per Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender.
8) Fondamentale è il ruolo di istituti specializzati nelle tecniche di controllo mentale e di “guerra psicologica”. Cfr. D. Estulin, L’Istituto Tavistock, (trad. it.) Macro Edizioni, Cesena (FC) 2014.
9) E. Galoppini, L’ultima trovata dell’ego ribelle: il “femminicidio”, “Europeanphoenix.it”, 31 dicembre 2012 (http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=44820).
10) Russian Duma gives first not to nationwide ban on gay propaganda, “Russia Today”, 25 gennaio 2013 (http://rt.com/politics/russian-first-ban-gay-722/).
11) E. Galoppini, Aspetti del degrado occidentale: 2 – L’omosessualità ostentata, “Europeanphoenix.it”, 8 agosto 2012 (http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=50938&start=0&postdays=0&postorder=asc&highlight=).
12) Si registrano ad ogni modo delle resistenze da parte di rilevanti settori delle popolazioni occidentali: è il caso della Francia, dove i genitori contrari alla propaganda omosessuale e all’ideologia “di genere” nelle scuole ha proclamato, con un discreto successo, un boicottaggio delle scuole da parte dei loro stessi figli.
13) Per esempio: http://www.comune.torino.it/politichedigenere/lgbt/.
14) Oltre a ciò, è degno di nota il fatto che gli stessi “media” non disdegnano d’insinuare l’omosessualità di personaggi scomodi per il sistema: si pensi all’austriaco Haider, ufficialmente morto in un incidente stradale, sul quale uscirono delle “rivelazioni” riguardanti una sua relazione omosessuale, onde screditarlo in quando uomo politico “di destra”.
15) E. Galoppini, Dalla “Repubblica delle banane” alla Repubblica “Gay-friendly”, “Europeanphoenix.it”, 13 aprile 2013 (http://ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=45383).
16)La parola “eterosessuale” è da respingere poiché anche se di per sé sarebbe l’opposto di “omosessuale” ha preso un significato tendente ad offuscare il fatto che una normalità esiste. Una normalità che contempla, in percentuali ridotte, la presenza di esseri umani attratti da altri dello stesso sesso. I quali, però, per il semplice fatto che la Natura non consente loro la riproduzione devono per forza di cose non costituire la maggioranza, altrimenti la specie umana rischierebbe l’estinzione pura e semplice.
17)A mero titolo d’esempio: Russia, nuova sfida di Navalny a Putin: “Se eletto porterò il gay prode a Mosca”, “La Stampa”, 27 agosto 2013: http://www.lastampa.it/2013/08/27/esteri/russia-navalny-lancia-la-sfida-a-putin-se-eletto-porter-il-gay-pride-a-mosca-EHIQ4TG9Y6GEnogWJwRFfJ/pagina.html [“La Stampa”, di proprietà degli Elkann, è un altro quotidiano apertamente schierato con la propaganda omosessuale].


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Enrico Galoppini scrive su “Eurasia. Rivista di studi geopolitici” dal 2005. È ricercatore del CeSEM – Centro Studi Eurasia-Mediterraneo. Diplomato in lingua araba a Tunisi e ad Amman, ha lavorato in Yemen ed ha insegnato Storia dei Paesi islamici in alcune università italiane (Torino ed Enna); attualmente insegna Lingua Araba a Torino. Ha pubblicato due libri per le Edizioni all’insegna del Veltro (Il Fascismo e l’Islam, Parma 2001 e Islamofobia, Parma 2008), nonché alcune prefazioni e centinaia di articoli su riviste e quotidiani, tra i quali “LiMes”, “Imperi”, “Levante”, “La Porta d'Oriente”, “Kervàn”, “Africana”, “Rinascita”. Si occupa prevalentemente di geopolitica e di Islam, sia dal punto di vista storico che religioso, ma anche di attualità e critica del costume. È ideatore e curatore del sito "Il Discrimine".