Andrea Perrone
Alla conquista dell’Antartide
Dominio geostrategico e controllo delle risorse idriche ed energetiche del Polo Sud

prefazione di Tiberio Graziani

ISBN 978-88-904658-8-8, pag. 144,
Euro 12,00,

Fuoco Edizioni
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La crescente domanda di idrocarburi per soddisfare il mondo industrializzato potrebbe aprire nei prossimi anni l’Antartico alle multinazionali del petrolio e non solo. Complice il surriscaldamento globale e la riduzione lenta e inesorabile della banchisa. Il Polo Sud è ricco di minerali, materie prime e risorse ittiche, insieme all’80% circa dell’acqua di tutto il globo terrestre. A partire dal XIX secolo, da quando cioè ha avuto luogo la scoperta dell’Antartico, è iniziata la contesa per il controllo di questo continente e delle isole limitrofe. Dal 1833 l’Arcipelago delle Malvinas/Falkland contrappone la Gran Bretagna all’Argentina, mentre lo stesso Antartico si trova diviso in sette zone d’influenza sulle quali i rispettivi Stati rivendicano la propria piena sovranità. Dal XX secolo si sono intensificate le spedizioni e le missioni scientifiche per costruire basi e ottenere il controllo geostrategico dell’area. Negli anni Trenta in particolare e durante la Seconda Guerra Mondiale i tedeschi hanno cercato di insediarsi nel Continente, tentando anche di espandersi alle isole adiacenti con l’aiuto dell’Argentina per ottenere petrolio e carbone utili a sostenere l’immane sforzo bellico. Dal 1945, con l’inizio della Guerra Fredda, anche gli Stati Uniti non sono rimasti a guardare e hanno intrapreso spedizioni militari che vengono ancora oggi effettuate. Il Trattato Antartico, firmato nel 1959 da 47 Paesi, limita le esercitazioni militari al di sopra del 60° Parallelo, ma personale scientifico-militare è dislocato permanentemente in tutto l’Antartide e nelle isole dell’Oceano Atlantico meridionale. Tuttavia, nonostante le norme di diritto internazionale che rendono la regione un grande parco naturale, la necessità di reperire sempre nuove materie prime potrebbe spingere tutti a rivedere il Trattato del 1959 ed aprire il Polo Sud all’ingordigia delle multinazionali, come ha richiesto la British Petroleum già nel 2008.




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