Introdotta nel 1966 col nome di MediCare, dopo un lungo dibattito nel 2010 è stata riformata per volere del presidente statunitense Obama, ampliando il numero di cittadini coperti dall’assicurazione sanitaria federale. Si preannunciava, quindi, una rivoluzione nel modo di concepire l’assistenza sanitaria, ma, a distanza di quattro anni, ObamaCare (come è stata ribattezzata) pare essere diventata un importante e critico banco di prova per la credibilità dei Democratici. A novembre, infatti, si terranno le consuete elezioni di midterm e i sondaggi sembrano poco favorevoli al partito attualmente alla Casa Bianca.

 

Cosa è ObamaCare

ObamaCare è una assicurazione federale che si è posta, alle origini, l’obiettivo di rivoluzionare il sistema assicurativo sanitario nazionale, offrendo una copertura dei costi per le spese mediche per un bacino di cittadini più ampio del precedente.
MediCare ha al suo interno diverse “parti”, rispettivamente, Parte A -Assicurazione ospedaliera, Parte B -Assicurazione medica, Parte C e D coperte da un’assicurazione privata (introdotte nel 1997).
I dati recentemente diffusi dalla Casa Bianca parlano di 7 milioni di nuovi iscritti, con una copertura totale di circa 50 milioni di cittadini. I numeri presentati sembrerebbero presagire un buon risultato per la riforma, ma è stata davvero così rivoluzionaria e recepita positivamente? Stando ai risultati ottenuti e all’opinione pubblica, non sembrerebbe.

Il dibattito si intensifica

Già alle sue origini, la riforma di MediCare era stata oggetto di un feroce dibattito, ed era stata approvata con una esigua maggioranza. A quattro anni di distanza, il Washington Post e l’emittente ABC hanno condotto un sondaggio congiunto sull’opinione dei cittadini in merito alla legge che riformava il sistema assicurativo sanitario, ma i risultati sono stati controversi.
In effetti, il risultato è stato di 49% a favore e 48% contrari, cosa che, vista la prevalenza seppur minima dei favorevoli, dovrebbe far preoccupare i Democratici. Sebbene, infatti, rispetto all’ultimo sondaggio condotto che vedeva solo il 40% a favore, l’opinione pubblica sia più positiva, è altresì vero che la perfetta spaccatura a metà dei cittadini richiama i dati emersi alla vigilia della riforma. Questo è molto indicativo. Ciò che emerge, in effetti, è che la riforma ha “toccato” un numero esiguo di persone, se comparato con la popolazione complessiva degli Stati Uniti, e, dunque, non ha avuto veri impatti a livello macro. Allo stesso tempo, l’assicurazione sanitaria federale prevede quasi sempre il pagamento di un premio annuale per tutti coloro che sono indigenti, ma non così tanto da aver diritto a cure gratuite o a un sostegno per l’acquisto di farmaci.

Il principale punto di scontro fra Democratici e Repubblicani risiede nella copertura dei costi, che proviene direttamente dalle tasse versate dai cittadini. Stando a Paul Ryan, a capo del Republican Budget Committee del Wisconsin, un taglio di ben 5,1 trilioni di dollari sulla spesa pubblica potrebbe essere fatto in 10 anni grazie a una vera riforma del sistema assicurativo sanitario. Sebbene, infatti, gli Stati Uniti abbiamo messo in atto una serie di manovre volte a far ripartire l’economia del Paese, l’uscita dalla crisi economica è ancora lenta, e la riduzione della spesa pubblica è un tema molto caldo sia a livello politico, sia fra i cittadini.
La proposta di Ryan, in sostanza, è di trasformare MediCare in un sistema di voucher per finanziare la sottoscrizione di un’assicurazione sanitaria privata. Oltre a ciò, Ryan, e i Repubblicani più in generale, puntano il dito contro i forti tagli ai fondi stanziati per dottori e ospedali (qualcosa come 500 miliardi di dollari) legati all’entrata in vigore di ObamaCare, che hanno avuto una forte ripercussione sull’occupazione.

Se ciò non bastasse, il passaggio a ObamaCare ha portato un discreto numero di importanti compagnie (ad esempio, Target, Home Depot, Forever 21 e Trader Joe’s) a ritirare la copertura sanitaria per i propri dipendenti.

 

Un banco di prova per i Democratici

Come accennato, a novembre si terranno le elezioni di medio termine. Se dovessero vincere i Repubblicani, quindi, si prospetterebbe una fine di mandato decisamente ostica per il presidente Obama.

Stando agli analisti, saranno proprio la riduzione della spesa pubblica e l’andamento dell’economia interna (disoccupazione in primis) a costituire l’ago della bilancia delle prossime elezioni. Ecco perché la preoccupazione dei Democratici non appare infondata. Ad aggiungere ulteriori questioni di dibattito ha pensato la testata The Hill, che ha riportato un’intervista anonima a un assicuratore, nella quale si affermava che i premi da pagare per gli iscritti a MediCare, attualmente di circa 300 dollari al mese, triplicheranno nel 2015. Poche settimane dopo, la società di assicurazioni WellPoint Inc., che opera all’interno di MediCare, ha previsto almeno un raddoppio nei premi che gli assicurati pagheranno il prossimo anno.

Alla luce di questi elementi si comprende, quindi, perché un certo numero di Democratici stia cercando di prendere le distanze da ObamaCare, in previsione delle elezioni che si terranno fra pochi mesi.

Cercare di convincere l’opinione pubblica che ObamaCare è una riforma efficace e che giova alla popolazione pare essere solo un’ulteriore sfida, visto che l’analista John Fortier del Bipartisan Policy Center ha evidenziato come durante le elezioni di midterm il partito che governa la Casa Bianca tenda sempre a perdere voti.

La scarsa popolarità recentemente registrata da Obama, inoltre, non sarà di aiuto. Per usare le parole di Fortier, “and if the economy is worse, it’s even worse. And if the president’s unpopular, it’s even worse“. Le previsioni vedono i Repubblicani guadagnare almeno sei seggi, ma potrebbero essere considerevolmente di più. Infatti, molti dei senatori democratici che correranno per l’elezione lo faranno in Stati che appoggiavano il candidato presidenziale Romney nel 2012; e la recente decisione della Corte Suprema di ampliare la possibilità di fare donazioni ai candidati rema a favore dei Repubblicani, storicamente appoggiati in gran parte dalle classi sociali più facoltose e da soggetti altri che sono portatori di interessi specifici.

Le aspettative del Partito Repubblicano sono rosee e si auspica addirittura di raggiungere la maggioranza sia alla Camera che al Senato. Sempre Fortier ha, infatti, aggiunto: “I think we will be wondering whether they get to 50 seats or 51 seats, but there is a reasonable chance for Republicans to eke out a majority in the Senate as well as holding their majority in the House“. Di sicuro, a meno che Obama non compia un qualche miracolo economico, le previsioni per le elezioni di novembre sembrano essere segnate. E non a suo favore.

Eleonora Peruccacci è collaboratrice di Eurasia e tutor dell’area anglosassone


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