In questi giorni, praticamente dietro quasi tutte le importanti decisioni economiche ci sono motivazioni politiche. Più che in qualsiasi altro settore, è questo il caso dell’industria aerospaziale, consumatrice di risorse e di conoscenze.

Il progetto dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) relativo al vettore VEGA (Vettore Europeo di Generazione Avanzata) è un esempio lampante di una iniziativa commerciale senza speranza, ma politicamente opportuna.

L’idea di partenza non era male: sette leaders dell’industria aerospaziale – Italia, Francia, Belgio, Spagna, Svezia Svizzera e Paesi Bassi – hanno pianificato lo sviluppo di un sistema spaziale ultramoderno per scopi commerciali nell’interesse dell’Europa.

In tal modo l’Unione Europea avrebbe intrapreso una via indipendente per lo spazio, beneficiandone finanziariamente.

E’ emerso, tuttavia, che le decisioni politiche adeguate e le forti iniziative non necessariamente garantiscono il successo, anche quando sono sostenute da potenti risorse amministrative.

Le specifiche tecniche del progetto VEGA non sono esattamente al livello moderno, e l’integrazione nel Vecchio Mondo dovrebbe essere ancora più forte.

Il progetto Vega è stato ufficialmente approvato dal Consiglio dell’Agenzia Spaziale Europea nel giugno del 1998, ma i finanziamenti sono rimasti limitati alla prima fase.

Sebbene fosse inizialmente previsto che Arianspace (Francia) avrebbe svolto il ruolo guida nel progetto, la Francia entro il 1999 ha fornito solo l’8% dei fondi necessari, mentre l’Italia, per esempio, ne prevedeva già il 55%.

Ulteriori provvedimenti richiedevano l’approvazione del progetto a livello ministeriale dei paesi membri della Agenzia Spaziale Europea nel corso della riunione tenutasi a Bruxelles nel maggio 1999. All’epoca, tuttavia, non venne raggiunto un accordo a causa delle controversie riguardanti il ruolo dei vari paesi nel programma.
Il periodo di incertezza che ne seguì generò una serie di colloqui finalizzati alla ricerca di un compromesso, che infine venne raggiunto rivificando gli sforzi per lo svolgimento del progetto.

Tuttavia, in seguito, il progetto è stato ancora ostacolato dalla Francia. Ad un certo momento, infatti, la Francia intendeva di ritirare le sue quote, sostenendo che il progetto Vega, non sarebbe stato in grado di competere con altri vettori che erano già in uso, come ad esempio il Rokot russo.
La principale fonte delle difficoltà incontrate dal progetto VEGA è stata l’approccio della Agenzia Spaziale Europea, la quale assegna contratti industriali in proporzione ai contributi finanziari dei rispettivi paesi. La posizione complica l’attuazione di progetti di alta tecnologia e crea tensioni tra le agenzie nazionali entro l’Agenzia Spaziale Europea.

Inizialmente venne annunciato che che il primo lancio sarebbe avvenuto nel 2002. Successivamente è stata rinviato al 2006, al 2007 e al 2008.
Il CEO di Arianespace, Jean-Yves Le Gall, nel luglio dello scorso anno, dichiarò che i primi lanci del VEGA avverrano alla fine del 2009 e ammise alcune difficoltà tecniche emerse durante il processo di costruzione del vettore. Le Gall affermò, inoltre, che il progetto procedeva a rilenato a causa della competizione tra le imprese coinvolte.

Siamo nel 2009 , ma il progetto ancora è in alto mare. Nel frattempo, la totale mancanza di coordinamento tra le imprese aerospaziali europee spinge i potenziali clienti verso vettori alternativi.

Misure politiche adeguate hanno fallito nel tentativo di aiutare il progetto VEGA. L’UE e l’ESA hanno notificato con durezza ai clienti europei che essi devono utilizzare il vettore in costruzione per inviare nello spazio i loro carichi. Comunque, mentre i clienti aspettano la costruzione del vettore, i paesi coinvolti nel progetto continuano a litigare sulle quote da pagare per il lavoro svolto; ed intanto il tempo passa.

La Germania ha abbandonato il VEGA e spostato il suo SAR-Lupe verso il russo Kosmos-3M. Anche altri progetti congiunti dell’ESA fanno ora affidamento sui razzi Dnepr.

Consapevole dei problemi con la realizzazione del progetto, l’Agenzia Spaziale Europea si avvale del Rokot russo come backup ufficiale di VEGA; ciò indica che l’Europa, non essendo sicura che il suo lanciatore leggero sarà pronto entro una ragionevole breve periodo di tempo. Ci sono ragioni per aspettarsi che quanti più i satelliti europei sono pronti per essere lanciati l’Agenzia spaziale europea dovrà metterli in orbita con l’ausilio di mezzi di trasporto concorrenti. Da un lato, il processo minerà la fiducia nei nuovi vettori, e dall’altro – esporrà l’inefficienza delle politiche protezionistiche adottate dall’UE e l’Agenzia spaziale europea nel quadro del progetto VEGA
Un altro mal di testa associati al nuovo vettore è il problema dei detriti. La previsione, basata sull’esame delle traiettorie del VEGA, è che i detriti atterreranno nelle regioni densamente popolate dell’Europa. Attualmente il problema viene messo a tacere, ma la sua esistenza è evidente agli esperti, e questo fatto da solo ha reso impossibile che l’interessante progetto spaziale comune chiamato VEGA possa materializzarsi.
Quindi, potrà mai decollare il VEGA? Che cosa prevarrà – la volontà politica o la fattibilità commerciale? Solo il tempo potrà dimostrarlo…

* Strategic Culture Foundation
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