12/03/2012 – Bloc-Notes
Gli esempi continuano ad accumularsi sulla disparità tra gli atti sistematici delle dirigenze politiche e le loro analisi, generalmente presentate dopo l’esplodere di questi atti, e le analisi delle informazioni relative a queste crisi, dove queste dirigenze pongono i loro atti. (Per “atti di dirigenza politica” si intendono evidentemente dei processi di comunicazione, essenzialmente dichiarazioni, pressioni, influenze, ecc. Si tratta naturalmente del comportamento corrente di queste direzioni, più dialettica e virtuale che veramente operativa, anche per quanto riguarda i problemi cosiddetti geopolitici più acuti – come l’attacco a sorpresa contro l’Iran, dibattuto pubblicamente per sette anni, tra quasi un mese…)
Ciò che suscita qui un proposito è l’annuncio di “funzionari di alto livello statunitensi” secondo cui le analisi dello spionaggio statunitense mostrano una situazione siriana significativamente diversa da quella trasmessa dalla dirigenza politica washingtoniana. Secondo queste analisi, il governo Assad è saldamente al potere, dovrebbe sopravvivere alla ribellione attuale, che non rappresenta la maggioranza della popolazione siriana.
Secondo RussiaToday del 10 marzo 2012: “Ufficiali dei servizi segreti [degli USA] hanno rilevato che l’opposizione siriana è disorganizzata, rappresenta una sfida insignificante per il regime e i dirigenti politici del Consiglio Nazionale siriano non cooperano e spesso lottano tra di loro.
“Nel frattempo, le forze governative, sono molto ben equipaggiate, affermano gli esperti dello spionaggio degli Stati Uniti. Descrivono la Siria come una grande potenza militare, con 330.000 soldati in servizio attivo, dotati di droni di sorveglianza nonché una fitta rete di installazioni di difesa aerea che renderebbe difficile stabilire una no-fly zone. “Questa dirigenza combatte sul serio” ha detto uno di loro. […] Mentre la dichiarazione non parla direttamente della progredire del conflitto, ha reso un’impressione secondo cui il conflitto persisterà per molti mesi, se non di più…”
Antiwar.com del 10 marzo 2012, che riporta le stesse informazioni, rileva inoltre le contraddizioni nella politica ufficiale del governo degli Stati Uniti (e degli altri paesi del blocco BAO).
“L’ammissione è significativa, in quanto i funzionari degli USA hanno per mesi definito dei disordini una sollevazione popolare e fatto appello pubblicamente alla fine del regime di Assad, che sosteneva fosse comunque imminente. Il presidente Obama aveva detto, “in ultima analisi, questo dittatore cadrà.” L’amministrazione Obama ha fatto una questione di politica aiutare l’opposizione siriana nel suo tentativo di rovesciare Assad. Ma questo obiettivo politico sarà difficile da giustificare, se perfino i responsabili politici degli Stati Uniti hanno ammesso che i combattenti dell’opposizione rappresentano una piccola minoranza di siriani in una violenta guerra civile”.
Va notato che una situazione in qualche modo simile esiste nella crisi iraniana. Recentemente è stato diffuso il National Intelligence Estimate (NIE 2010), che raccoglie e sintetizza le analisi delle principali agenzie di spionaggio statunitensi. Il 25 febbraio 2012, Antiwar.com ha riferito sui risultati del NIE, che hanno confermato, quello famoso del 2007 (NIE 2007). Lo spionaggio statunitense ha confermato la sua analisi secondo cui l’Iran non sviluppa armi nucleari e non ha ancora preso una decisione definitiva sul caso. Ancora una volta, questa è una contraddizione abbastanza netta alle tendenze attuali del discorso politico, ripetute ad nauseam.
Ci sono elementi sufficienti per osservare che questa è una situazione generale, effettivamente inaugurata dalla diffusione del NIE del 2007, che è poi stata qualificata (il 7 dicembre 2007) come “colpo di stato postmoderno”. La burocrazia degli analisti dello spionaggio, sorpassando il potere politico (il NIE del 2007 è stato reso pubblico, nonostante l’ostruzionismo del vicepresidente Cheney), esponeva pubblicamente la propria posizione e si liberava pure di ogni responsabilità nei confronti di una qualsiasi decisione bellicista della dirigenza politica. Infatti, il NIE del 2007 può aver contribuito in modo decisivo ad annullare tutti gli sforzi dei massimalisti per lanciare un attacco contro l’Iran fino alla fine del mandato Bush, e oltre. Il nuovo NIE (NIE 2010), bloccato per mesi dal potere politico, ha seguito l’esempio e ribadisce la posizione della “comunità dello spionaggio” nei confronti della situazione iraniana.
Il caso siriano rivela la stessa politica autonoma di questa “comunità dello spionaggio” che, anche in questo caso, mette davanti alla loro responsabilità il potere politico, incluso il Congresso, ed i vari organi di comunicazione in generale di tendenza massimalista. (I militari seguono approssimativamente la stessa tendenza ad affermare la loro posizione autonoma di ostilità a un conflitto, sia nel caso siriano che nel caso iraniano.) E’ anche difficile definire la posizione dell’amministrazione in questo affare di minacce di un conflitto, mentre la posizione del presidente Obama oscilla tra il suo discorso bellicista e le sue vere posizioni (soprattutto verso gli israeliani, nel caso dell’Iran).
Va notato che lo spionaggio statunitense, dopo più di 5 anni in cui si trovava sotto i colpi delle manovre di Cheney, Rumsfeld e dei vari imbroglioni neocon, tra il 2002 e il 2007, ed era portata a coprire delle operazioni ritenute ingiustificate, ha introdotto, con il “colpo di stato postmoderno” del NIE 2007, una posizione di indipendenza nei confronti del potere politico, che non ha mai più lasciato. Questa posizione solitamente riflette l’indebolimento degli Stati Uniti, con il dominio crescente dei vari centri che lo compongono, come quello dello spionaggio in questo caso. Il fatto è molto importante, dal momento che queste valutazioni dello spionaggio, se non sono mai decisive, hanno un significativo ruolo nel frenare le iniziative politiche, di solito esponendosi verso le politiche massimaliste, che vengono quindi contraddette dallo spionaggio. L’ultimo intervento sulla Siria, aggiunge un fattore importante in questo conflitto, rendendone più difficile una imperturbabile continuazione, tanto dalla politica della comunicazione quanto dalla politica stessa, che raccomandano un intervento contro il regime di Assad.
Traduzione di Alessandro Lattanzio
http://sitoaurora.altervista.org/home.htm
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