Che tra la visione del mondo e l’economia, nella loro rispettiva configurazione, debbano esserci strette relazioni, risulta evidente fin da principio, né mai, in nessun momento, ciò è stato posto in dubbio, quando si è riflettuto su questi due concetti. Queste relazioni assursero a problema centrale della concezione della storia nel corso del XIX secolo, allorché – soprattutto per influsso del marxismo – si diffuse la concezione secondo cui vi sarebbe una necessaria relazione tra visione del mondo ed economia, nel senso che l’economia e le sue forme storiche semplicemente determinerebbero la visione del mondo; l’economia, in una regolarità immanente ed autonomamente determinata nel processo storico, sarebbe l’unica realtà, mentre tutto il resto nell’esistenza umana sarebbe solo una funzione del fattore economico.
Oggi noi siamo convinti che questa spiegazione della cultura umana, presentata in questa forma generica e nota sotto la denominazione di concezione materialista o economicistica della storia, sia falsa. Noi oggi sappiamo che è sempre lo spirito – proprio nella forma in cui si realizza nella concezione dominante del mondo – a dare alla cultura, dunque anche all’economia, la loro forma; e sappiamo che anche dove l’economia è diventata dominante su tutti gli altri ambiti della cultura – come nella nostra epoca, che io perciò ho chiamata epoca economica – questa situazione deve essere vista come il risultato di un’altra ben determinata concezione del mondo. Poi la conformazione dell’economia può a sua volta influire sulla visione che l’uomo ha del mondo; tuttavia la realtà primaria è la visione del mondo.
Che sia così, ce lo insegna la disamina intellettuale delle relazioni sociali e ce lo conferma l’esperienza.
L’influenza determinante della visione del mondo sull’economia la possiamo però vedere soprattutto in due situazioni: nel posto che di volta in volta viene assegnato all’economia nella totalità culturale, più precisamente nella totalità del mondo dei valori, e poi nel significato che viene dato all’economia ed alla sua essenza, ossia nel posto che ad essa si assegna nell’esistenza.
Werner Sombart
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