Il 13 settembre, tre dipendenti russi della Sukhoj Design Bureau sono morti inaspettatamente, nella base aerea indonesiana Sultan Hasanuddin della città di Macassar nella Provincia di Sud Sulawesi. Stavano lavorando in Indonesia al trasferimento dei caccia acquistati in Russia. L’ambasciata russa ritiene che la morte dei tre ingegneri russi sia un incidente. Il Capo del Dipartimento Consolare presso l’Ambasciata russa in Indonesia, Vladimir Pronin, ha osservato che la teoria dell’avvelenamento premeditato sia priva di fondamento. “Consideriamo la morte di tre cittadini russi come un incidente. La teoria dell’avvelenamento premeditato avanzata da alcuni media russi è priva di fondamento“, ha detto il diplomatico, in diretta sul canale televisivo dei notiziari Rossija 24. “L’ambasciata non ha ricevuto alcuna relazione forense ufficiale dai medici indonesiani sulle cause della morte dei tre specialisti russi. Nel frattempo, abbiamo prestato attenzione a una dichiarazione che aveva fatto il capo del servizio medico alla stampa locale, che considera l’avvelenamento da metanolo causa della morte dei cittadini russi“. L’ambasciata russa “né smentisce questa affermazione e nè può sostenerla“, perché tale documentazione forense non è stata presa in considerazione dagli specialisti russi, ha osservato Pronin.
Il Capo medico della polizia, Brigadier Generale Musaddeq Ishaq aveva riferito dei risultati dell’autopsia a Giacarta. L’avvelenamento da metanolo, che ha indotto problemi di respirazione e un attacco di cuore, potrebbe avere causato la morte degli ingegneri russi, ha osservato. Ma solo il mese precedente, il 2 agosto, moriva misteriosamente il Maggior-Generale Jurij Ivanov, vice capo dell’intelligence militare russa, il cui corpo in decomposizione è stato trovato su una spiaggia turca ad agosto, dopo che era scomparso nella vicina Siria. Il 28 agosto, 12 giorni dopo, il corpo di Ivanov è stato trovato da pescatori turchi nella provincia di Hatay, il giornale l’esercito russo, Stella Rossa, ha riferito che il Generale era morto in un “incidente di nuoto“, in prossimità del porto siriano di Tartus. Ma si specula sul fatto che il Generale sia stato ucciso, l’ultimo di una serie di omicidi politici in Medio Oriente in questi anni. Sebbene sia possibile che la morte di Ivanov sia legata al suo lavoro nell’intelligence militare russa (GRU), nell’ambito del quale, nel periodo 2000-2006, ha condotto la campagna contro i separatisti ceceni, in effetti avrebbe diretto la liquidazione di vari dirigenti, tra cui Zelimkhan Jandarbiev, eliminato in Qatar nel 2004, i media russi tuttavia hanno messo in dubbio la versione ufficiale della morte di Ivanov, notando che, come ufficiale dell’intelligence di alto livello, sarebbe sempre stato sotto la costante protezione delle guardie del corpo. Commenta Svobodnaja Pressa: “Spie di tale rango sono ben protette, come regola generale, e non muoiono per caso…”
Ivanov è stato visto l’ultima volta il 2 agosto, mentre visitava il sito in cui una base navale russa è in costruzione, presso Tartous, per la flotta del Mar Nero. Il giornale turcoVatan ha riferito, il 1 settembre, che Ivanov era scomparso dopo aver lasciato la base per un incontro con ufficiali dei servizi segreti siriani. Non è chiaro se era accompagnato da aiutanti o guardie del corpo, ma se non lo era, sarebbe stato altamente inusuale.
Intanto, aldilà dai dubbi sollevati da queste morti improvvise e oscure, gli israeliani sono preoccupati dal fatto che Mosca utilizzerà la base navale di Tartous, pronta per il 2013, insieme a una stazione di sorveglianza elettronica, che potrebbero spiare le loro comunicazioni e movimenti militari. I russi stanno costruendo la base, che potrebbe ospitare le navi da guerra di grandi dimensioni, in caso di alta tensione tra Israele e la Siria, Libano e Iran dall’altra. Gli israeliani hanno avvertito Damasco che rischia di essere colpita, se continua a fornire missili e altre armi a Hezbollah, a dispetto della risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu emessa dopo la guerra di 34 giorni tra Israele ed Hezbollah, nel 2006. Inoltre, Israele si è scagliato contro la vendita alla Siria, da parte della Russia, di missili da crociera. L’attacco è venuto poco dopo il ministro della difesa russo, Anatolij Serdjukov, aveva detto ai giornalisti che Mosca potrebbe procedere col contratto del 2007 per la fornitura a Damasco di 72 missili cruise anti-nave P-800 Jakhont, del valore di 300 milioni di dollari. Dotati di una testata di 200 kg e una gittata di 300 km, i nuovi missili cruise siriani sono enormemente precisi, progettati per volare a pochi metri sopra la superficie dell’acqua, rendendo estremamente difficile intercettarli e identificarli con il radar.
Il giornale israeliano Haaretz ha riferito che la Siria ha già ricevuto i missili. “Le armi“, ha detto il giornale, “hanno raggiunto l’esercito siriano in queste ultime settimane, nonostante la forte pressione israeliana su Mosca per sabotare l’accordo.” Ha citato anonime fonti diplomatiche, e indica anche che contatti e iniziative diplomatiche con il Cremlino sarebbero stati fatti. Tra questi rientra anche la minaccia di recedere dal contratto con la Russia, per la fornitura dei Velivoli Senza Pilota (UAV). Difatti l’esercito russo avrebbe bisogno di 100 UAV e almeno di 10 sistemi di controllo guida e per assicurare la ricognizione efficace dei campi di battaglia, perciò Mosca ha firmato due contratti per la fornitura di UAV da Israele. Col primo contratto, firmato nell’aprile del 2009, Israele ha consegnato due sistemi Bird Eye 400 (del valore di 4 milioni di dollari), otto UAV tattici Vista MK150 (37 milioni) e due UAV multi-missione Searcher Mk II (12 milioni). Il secondo contratto riguardava l’acquisto di 36 UAV, per un valore complessivo di 100 milioni di euro, da consegnare entro la fine dell’anno. Russia e Israele stavano anche negoziando la creazione di una joint venture da 300 milioni per la produzione di UAV.
Ma alla minaccia di Tel Aviv, Mosca ha risposto puntando alla produzione di UAV in Russia e in Ucraina, la quale ultima può produrre e consegnare i motori per gli UAV russi. La Motor Sich ucraina sta discutendo la possibile fornitura dei motori ucraini per i veicoli senza pilota prodotti in Russia dalla Vega. “Siamo in ritardo su tali veicoli. Prima di tutto, vi è un deficit di motori“, ha detto Vladimir Verba, CEO della Vega, mentre il CEO della Motor Sich, Vjacheslav Boguslaev, ha confermato che le società sono in trattative. “Stiamo discutendo questioni riguardanti questo argomento“. La Motor Sich fornisce motori a 11 paesi in tutto il mondo, e Boguslaev ha aggiunto che “non abbiamo nulla contro al fatto che la Russia sia il dodicesimo paese.” Il Servizio di Sicurezza Federale (FSB) russo apprezza la qualità degli UAV russi, ha detto Verba, secondo cui gli UAV della Vega saranno in grado di competere con quelli prodotti all’estero, entro il 2013.
Intanto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto, in una riunione dei ministri del Likud, che la vendita di armi alla Siria di Mosca è “problematica“. “Abbiamo saputo di questo affare per un po’ e abbiamo tenuto riunioni con i Russi ad ogni livello. Purtroppo la vendita è andato avanti” ha detto. “Stiamo vivendo sotto la minaccia di nuovi tipi di missili e razzi, e dobbiamo avere una risposta militare a essi“. Netanyahu ha citato l’avanzato jet da combattimento Lockheed-Martin F-35 Lightning II, come parte di questa risposta militare. RIA-Novosti ha riferito che Israele e gli Stati Uniti hanno chiesto alla Russia di por termine alla vendita. Mosca, però, ha rifiutato, sostenendo che le armi non “cadranno nelle mani dei terroristi“. In effetti il ministro della Difesa russo Anatolij Serdjukov dichiarava, il 17 settembre, che Mosca andrà avanti nella vendita dei missili Jakhont alla Siria. Tale dichiarazione sottolinea il fallimento degli israelo-statunitensi nell’ostacolare l’accordo tra Mosca e Damasco. ”La questione della vendita di missili alla Siria e’ stata sollevata nel corso dei colloqui con il segretario alla difesa Usa Robert Gates. – spiegava Serdjukov – Senza dubbio il contratto soddisfa la parte russa”.
Le vendite di armi russe a Damasco, hanno provocato l’ira di Israele già a maggio, dopo che Mosca aveva fornito alla Siria jet da combattimento MiG-29, sistemi di difesa aerea a corto raggio Pantsir e dei veicoli blindati. Haaretz, citando un anonimo diplomatico, ha detto che Damasco continua “a proclamare il suo desiderio di pace con Israele, ma nello stesso tempo sta approfondendo i suoi legami con l’asse radicale regionale Iran-Hezbollah- Hamas“. Inoltre, una raffica di articoli israeliani ha riferito che le organizzazioni radicali in Siria e in Libano, sempre più ricevono sostegno anche dall’Egitto.
L’ipotesi che i servizi segreti esteri di Israele, il Mossad, possano essere dietro la morte di Ivanov sembrerebbe improbabile. Nel mondo dell’intelligence, le agenzie dello spionaggio raramente uccidono i responsabili dei servizi rivali. Inoltre, il 6 settembre Israele ha firmato uno storico accordo di cooperazione militare con la Russia. Uno dei punti salienti del nuovo patto militare da 100 milioni di dollari, è la fornitura Israeliana a Mosca di velivoli senza equipaggio high-tech, per la sorveglianza aerea della Georgia, con cui la Russia ha combattuto una breve guerra nell’agosto 2008. Sarebbe improbabile che Israele organizzasse l’assassinio di alto dirigente dei servizi segreti russi, a un mese dall’accordo.
Certamente, la morte di Ivanov ricorda l’assassinio a Tartous del Brigadier Generale Mohammed Suleiman, un confidente del presidente siriano Bashar al-Assad e presunto principale collegamento di Damasco con Hezbollah. Fu colpito da un cecchino, che apparentemente avrebbe sparato da una barca in mare aperto, mentre prendeva il sole in una località costiera della Siria. Alcuni report hanno identificato il tiratore nel capitano del commando d’elite della marina israeliana ‘Flottiglia 13‘.
Ovviamente in tale quadro s’inserisce lo scontro ai vertici politici della Federazione Russa. Il gruppo del Presidente Medvedev ha deciso di puntare tutte le sue carte su un’allenza con le maggiori potenze occidentali, soprattutto l’asse Washington e Parigi, mentre il Primo Ministro Valdimir Putin e il minsitro degli esteri Sergej Lavrov, espressione del partito dell’Energia, (come Medvedev) ma sostenuti dagli apparati d’intelligence, punta a una cooperazione maggiore con Berlino, Roma e Ankara, motivo per cui hanno sostenuto le sanzioni contro Tehran, egualmente a Medvedev. Vi sarebbero poi altre tendenze, dei gruppi geopolitici, collegati con l’industria bellica e nucleare della Federazione Russa. I cui esponenti sono Rogozin, ambasciatore russo presso la NATO, il ministro della difesa, Anatolij Serdjukov, e importanti figure delle opposizioni patriottiche, come Gennadij Zjuganov, del Partito Comunista della Federazione Russa o il Generale Leonid Ivashov, collegato all’organizzazione Pamjat, la cui critica aspra all’operato di Medvedev è motivata anche dallo scontro all’interno dei vertici delle forze armate russe. Scontro che riguarda la riforma militare promossa da Medvedev e dal Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate, Generale Makarov, cui si oppone buona parte dei vertici militari post-sovietici, di cui Ivashov si fa portavoce. Cosa che ha portato quest’ultimo a lanciare un allarme dai toni estremi, riguardante una imminente totale cedimento di posizioni di Mosca a vantaggio della NATO, sulla questione del nucleare Iraniano. Allarme ingiustificatamente esagerato, alla luce del riposizionamento dei missili da difesa aerea strategica S-300 in Abkhazia, avvicinando l’ombrello antiaereo russo alla regione mediorientale.
E’ certo che in questa fase, dovuto all’apparente politica di conciliazione intrapresa dall’amministrazione statunitense di Obama, si sia voluto giocare, da parte di alcune forza politiche di Mosca, una carta spregiudicata, puntando a un sostegno di Beijing che controllasse le retrovie (Pakistan, Turkestan e Iran), mentre una Mosca ‘medvedizzante’ punterebbe a una massima apertura da parte dell’occidente atlantico, in concorrenza con il gruppo putiniano, maggiormente propenso a un’intesa con la parte continentale dell’Europa occidentale. Difficile, al momento, prevedere gli sviluppi immediati; di certo, l’integrità degli interessi moscoviti, in Iran soprattutto, non mostrano di essere in pericolo immediato.
01/10/2010
*Alessandro Lattanzio, redattore di Eurasia, è esperto di questioni militari. È autore di Terrorismo sintetico (Edizioni all’Insegna del Veltro, Parma 2007), Potere globale. Il ritorno della Russia sulla scena internazionale (Fuoco Edizioni, Roma 2008) e Atomo Rosso. Storia della forza strategica sovietica (Fuoco Edizioni, Roma 2009)
http://www.aurora03.da.ru
http://www.bollettinoaurora.da.ru
http://sitoaurora.xoom.it/wordpress/
Questo articolo è coperto da ©Copyright, per cui ne è vietata la riproduzione parziale o integrale. Per maggiori informazioni sull'informativa in relazione al diritto d'autore del sito visita Questa pagina.