Che succede in Siria?
Breve sguardo sull’opposizione siriana
Martedì 6 settembre 2011-09-15
Intervista concessa da Gilles Munier, il 3 settembre 2011, dopo la pubblicazione del suo “diario di viaggio Damas-Hama” (1). Domande poste da Denis Gorteau del sito Que faire. (2)
Denis Gorteau: tutti sono d’accordo nel dire che le riforme sono tardate in Siria. Cosa avrebbe dovuto fare Bachar al-Assad per evitare l’attuale crisi?
Dal momento del suo arrivo al potere, il presidente Assad avrebbe dovuto fare ciò che egli fa oggi. A quel tempo era sua intenzione. Adesso, egli dà l’impressione di proporre delle riforme con il coltello alla gola, e l’opposizione ha colto l’occasione per fare delle proposte ed i paesi occidentali gettano olio al fuoco. Ma, qualunque sia il motivo, ci si aspettava una crisi in Siria l’ennesimo tentativo di destabilizzazione. L’amministrazione Obama, come quella di G W Bush, vuole rimodellare il Vicino Oriente, ciò vuol dire smantellare gli Stati creati dalle grandi potenze dopo la Prima guerra mondiale con le spoglie dell’Impero Ottomano. Questo passa per ciò che gli ideologi mondiali chiamano un “caos costruttivo e controllati”. Dal disordine provocato, non ne uscirà né l’uno né l’altro, come nel caso di Iraq e Libia. Ciò importa poco ai gruppi capitalisti mondiali che conducono il gioco, per loro l’importante è controllare le risorse naturali del pianeta ed occupare delle posizioni strategiche – la Siria ne è una – nella prospettiva di futuri conflitti.
Denis Gorteau : Senza sottovalutare le qualità del Presidente, la Siria non è un paese retto da una piccola minoranza privilegiata come in Egitto o in Tunisia prima delle rivolte ?
In tutti i paesi ci sono dei privilegiati, a cominciare dalla Francia con gli amici di Sarkozy. È ciò che Michel Poniatowski, ministro dell’interno del Presidente Giscard D’Estaing, chiamava « amici e nemici ». Gli Stati Uniti che si autoproclamano « la più grande democrazia del mondo » non mancano dei privilegiati, per non dire profittatori senza vergogna. La cerchia di G W Bush ne era farcita. Lo si sono visti all’opera in Iraq. Perchè volete che la Siria faccia un’eccezione ? L’importante in un paese è anzitutto e sopratutto il tenore di vita dei suoi abitanti, poi la sicurezza, l’educazione, la salute…E’ tutto quello che gli Occidentali vogliono ridurre. La corruzione è sostenuta dalle imprese occidentali. Essa mina non solo la fiducia dei cittadini verso le loro istituzioni ma mina la sicurezza dello Stato. Corrompere qualcuno con una buona posizione consente di tenerlo al guinzaglio e di farne una fonte d’informazione. Quando egli non serve più, lo si può gettare in pasto all’opposizione.
Ma, siamo chiari…parlando di “minoranza privilegiata”, voi pensate può essere agli Alawiti, comunità religiosa alla quale appartiene la famiglia al-Assad. Perché vorreste, ancora una volta, che la Siria faccia eccezione? In tutto il mondo, le minoranze hanno la tendenza a fare blocco, a privilegiare i loro membri. Nei paesi occidentali, i musulmani non sono ancora organizzati in gruppi di pressione, ma è il caso – insieme ad altri – dei giudei, evangelisti, o dei cattolici (gli Stati Uniti, per esempio). In Siria non ci sono che degli Alawiti – circa il 12% della popolazione – ai posti di responsabilità, anche se sono numerosi. Essi non sono tutti baasisti d’altronde, e tra quest’ultimi non tutti sostengono Bachar al-Assad. Io non penso che si possa dirigere un paese come la Siria senza stabilire un saggio e giusto equilibrio tra le differenti comunità religiose e gruppi etnici che lo compongono.
Denis Gorteau : sembra chiaro che i gruppi armati hanno deliberatamente condotto la politica al peggio in applicazione della legge, ma la maggior parte delle manifestazioni non furono pacifiche e popolari ?
Ciò che sta succedendo in Siria è stato preparato per porre fine alle rivolte che, dopo la Tunisia e l’Egitto, rischiavano di importare altri regimi filo americani. A Deraa, i manifestanti erano, in stragrande maggioranza delle persone pacifiche. Le loro richieste erano legittime, ma esse avrebbero potuto essere espresse in altro modo. Quando degli agenti provocatori infiltrati nei cortei hanno sparato alle forze dell’ordine, queste ultime hanno replicato come fanno in tutto il mondo. L’armata e la polizia non sparano per piacere sul proprio popolo. In seguito c’è stato un problema di cambio, rivolte, saccheggi. Ci sono state molte morti da entrambe le parti…troppo. Quando uno dei vostri genitori è stato ucciso e Al-Jazeera, nuova portavoce della NATO, afferma che è stato assassinato dal regime voi non pensate che a scendere in strada e a vendicarvi. Reclamate il “prezzo del sangue”. Bachar al-Assad ha annunciato che delle inchieste saranno avviate, che “tutti coloro che hanno commesso un crimine contro un cittadino siriano, che esso sia civile o militare, renderà conto”. Ma è ancora possibile visto il numero delle vittime?
Denis Gorteau : Chi compone l’opposizione siriana ?Qual è la posizione dei comunisti ? Dei fratelli musulmani ?
Non sono un esperto dell’opposizione siriana, ma credo sia necessario fare la differenza tra l’opposizione esterna spesso tagliata fuori dalla realtà del paese, e l’opposizione interna. All’estero, delle personalità e dei piccoli gruppi si riuniscono, formano dei coordinamenti, firmano dei manifesti, aprono delle pagine Facebook. Stiamo assistendo ad una battaglia di leaders. Nel mese di agosto una Istanza generale della rivoluzione siriana dichiarante raggruppare 44 gruppi e comitati di coordinamento, ha stimato che la proliferazione d’organismi e di riunioni nuoce all’immagine dell’opposizione, e dei Comitati locali di coordinamento hanno reso pubblica una Dichiarazione del popolo siriano mettendo in guardia contro gli appelli alle armi o ad un intervento straniero lanciati da alcuni contestatori. Ultimamente, degli oppositori hanno creato un Consiglio nazionale di transizione (CNT) ! Essi hanno eletto come loro Presidente, senza consultarlo, Burhane Ghalioun, professore di sociologia politica alla Sorbonne. L’intellettuale che diffida BHL come la peste, ha firmato lo scorso luglio un appello domandando al pseudo filosofo di « risparmiarsi il suo sostegno ». Trova anche che chiamare CNT la nuova organizzazione è di più di cattivo effetto.
A sinistra, le comunità siriane sono divise in due o tre tendenze concorrenti. Una di loro, membro del Fronte nazionale progressista raggruppano notamente il partito Baas, i Nasseriani e il partito social nazionalista siriano (fondato da Antoun Saadé), dichiara che bisogna « ascoltare le rivendicazioni popolari, promuovere delle riforme democratiche, rifiutare le manipolazioni esterne ». Una delle figure storiche del PC siriano essendo avanzato verso idee più liberali, Riad al-Turk – 79 anni, totalizzante 17 anni di prigione – supporta anche le richieste dei manifestanti. Nel 2005, egli reclamava « un cambiamento democratico e radicale » di modo « pacifico e graduale ». Egli trova che le riunioni organizzate « in fretta » all’estero non sono utili nella fase attuale e il carattere islamico che prevale « non è in sintonia con la diversità della società siriana ».
I Fratelli musulmani sono la principale forza d’opposizione all’estero. Essi sono più radicali dei loro omologhi egiziani e molto ambiguo. L’opposizione laica li teme. In agosto, essi hanno creato un Consiglio nazionale ad Instabul. Obiettivo: aumentare la pressione sul regime baahtista e distruggerlo. Essi sono sostenuti dalla Turchia e senza dubbio da Saad Hariri. Nel 2006, dei documenti pubblicati da WikiLeaks rivelarono che Hariri esortava la « comunità internazionale » a isolare Bachar al- Assad ed ha chiesto la sua sostituzione con un’alleanza comprendente i Fratelli musulmani, ed ex funzionari siriani come l’ex vice presidente Abdel Halim Khaddam, un rifiugiato a Parigi. Il quotidiano Al-Akhbar ha accusato uno dei suoi parenti di finanziare i movimenti di protesta. Oggi, non sembra più avere importanza per i Fratelli musulmani di partecipare a delle elezioni democratiche comprendenti il partito Baas e i comunisti, come si augurava nel 2005 Issam Al-Attar, il loro ex leader rifugiato ad Aix-la-Chapelle.
La politica attuale del « tutto o niente » dei Fratelli musulmani e di una parte dell’opposizione siriana è pericolosa per l’avvenire della Siria. La NATO aspetta soltanto un’occasione per distruggere il paese nel nome dei diritti dell’uomo e della protezione dei civili. E’ anche ciò che si augurano gli estremisti di Al-Qaida nel Cham o di Jund al-Cham, ma in nome della loro interpretazione del Corano o degli ordini ricevuti altrove.
Traduzione dal francese a cura di Silvia Starrentino
(1) Gilles Munier, La Siria nel mirino della NATO, http://www.eurasia-rivista.org/la-siria-nel-mirino-della-nato/11144/
(2) http://quefaire.e-monsite.com/rubrique,g-munier-parle-mars-2011,369230.html
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