Intervista al Professor Evgeni Pašencev

Con la risoluzione dell’Unione Europea adottata nel 2016 la Russia è stata definita come un attore esterno che sfrutta i propri contatti all’interno dei paesi europei per effettuare la propria propaganda e sferrare un attacco all’unità ed ai valori europei. Guardando alla risoluzione dell’Ue è possibile affermare che la comunicazione ed i media sono divenuti un elemento importante nelle relazioni tra Mosca e Bruxelles e che il loro utilizzo può incidere sulle opportunità di dialogo e sul grado di scontro tra le parti. Per approfondire il ruolo della comunicazione strategica nelle relazioni Ue-Russia abbiamo incontrato il Professor Evgeni Pašencev, ricercatore presso l’Accademia Diplomatica del Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa e direttore del Centro Internazionale per gli Studi Sociali e Politici e Consulenza (ICSPSC), esperto di guerra psicologica.

L’incontro è avvenuto a seguito della Terza Conferenza Internazionale “Trasformazione delle Relazioni Internazionali nel XXI secolo: Sfide e Prospettive” che si è svolta il 27-28 aprile 2017 presso l’Accademia Diplomatica del Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa col sostegno del Fondo di Diplomazia Pubblica Aleksandr Gorčakov ed ha visto la partecipazione di più di cento ricercatori e specialisti provenienti da quindici paesi differenti. Tra le diverse tematiche affrontate dai relatori russi ed internazionali di grande importanza è stata la Tavola Rotonda “Le relazioni tra i paesi dell’Unione Europea e la Russia: gli Aspetti della Comunicazione” moderata dallo stesso Professor Pašencev e dal Segretario Generale dell’Istituto di Studi Politici, Economici e Sociali (EURISPES) Marco Ricceri. Quest’ultimo ha posto l’accento sulla necessità di rafforzare la cooperazione tra l’Unione Europea e la Russia nel campo della comunicazione, al fine di superare gli ostacoli e quel clima di diffidenza che negli ultimi tempi “demonizza” la Federazione Russa descrivendola come il nemico numero uno per l’Europa e negando così l’importanza delle relazioni euro-russe.

 

D – Che cosa reputa importante in merito alla comunicazione nelle relazioni tra Ue e Russia, in particolare in termini di comunicazione strategica? E come giudica i problemi della comunicazione strategica dell’Ue con la parte russa?

R – Nella comunicazione strategica le azioni sono cruciali per la trasmissione di messaggi ai gruppi selezionati e all’intera popolazione che, in larga misura, determinano le loro attività. È molto naturale che gli Stati e gli enti statali sviluppino la loro comunicazione strategica, anche se questo termine non è presente nei documenti ufficiali di un determinato paese.

Quale tipo di messaggi l’Unione Europea, sfortunatamente, trasmette attraverso le proprie azioni? Ahimé, segnali di disunione interna e incapacità di affrontare problemi crescenti. Le parole sul desiderio di rafforzare l’unità europea da parte degli alti funzionari (anche quando dietro di essi c’è un potente apparato propagandistico) non possono trasmettere l’impulso all’unità per lungo tempo alla maggior parte degli europei se le azioni e le immagini della realtà oggettiva parlano di tutt’altro (lo sviluppo diversificato dell’Europa Nord e Sud, la crescita del debito estero, il problema della migrazione, la crescente stratificazione delle proprietà della popolazione ecc.). L’apparente mancanza di sincronizzazione delle azioni, delle parole e delle immagini indicano in pratica l’assenza dell’Unione europea, bloccando l’intero sistema complesso di meccanismi nazionali, interstatali e sovranazionali dell’UE, che è pieno delle conseguenze più gravi per la sua unità.

La mancanza di sincronizzazione porta ad una diminuzione delle aspettative e dell’effetto di tutte le iniziative di integrazione, perché le persone cessano di credere in esse. L’appello di investimento a lungo termine della regione sta diminuendo, la disunità interstatale e i conflitti interetnici si stanno intensificando, nella società comincia a crescere un senso crescente di incertezza della gente sul proprio futuro ecc. Tutto questo può essere confermato dai parametri quantitativi contenuti in molte relazioni europee, report, statistiche internazionali e indagini sulla popolazione.

La Russia non è interessata a questo sviluppo della situazione. Anche se affrontiamo il problema puramente da posizioni mercantili: perché la Russia dovrebbe perdere dei mercati stabili? Ma la caduta dei prezzi dell’energia, i problemi crescenti nell’UE e la politica delle sanzioni stanno facendo il proprio lavoro. Allo stesso tempo, la Russia ha possibilità alternative per sviluppare relazioni economiche come ad esempio la Cina ed in generale il continente asiatico.

 

D – In Italia è stata data particolare attenzione alle “notizie false” (le cosiddette fake news) ed alla comunicazione strategica utilizzata dai partiti politici, movimenti sociali, compagnie mediatiche ed anche paesi esteri per influenzare l’opinione pubblica. In che modo queste “notizie false” possono influenzare le relazioni tra i paesi e la fiducia della popolazione verso il mondo dell’informazione? Crede che questo tipo di disinformazione possa creare tra i paesi e tra i cittadini ed il governo centrale un divario impossibile da colmare? Chi beneficia di questa disinformazione?

R – Le notizie false sono ovunque nei media e giocano un ruolo importante nella costruzione di un Fake Matrix dove ogni nuova notizia falsa contribuisce a quella precedente e tutte insieme creano una Fake Reality. Così anche se una notizia falsa “muore” una nuova è pronta a sorgere e la società reale con le contraddizioni reali continua ad essere in una condizione di vaghezza ed inesattezza. Possiamo vedere un sofisticato assalto a pieno spettro sul libero arbitrio a cui si aggiunge l’azione di milioni di persone abituate a questa Fake Reality le quali costruiscono notizie false da sole. Ad esempio, Facebook ha recentemente riportato che 83 milioni di profili su Facebook sono falsi.

Le fake news giocano un ruolo negativo nelle relazioni tra gli stati sia nel mondo della politica che in quello dei rapporti economici. Nell’ottobre 2016 il quotidiano russo RBC ha riportato la notizia circa l’esistenza di sette compagnie registrate tra marzo e luglio 2016 in Gran Bretagna con nomi simili a quelli di famose e ben note compagnie russe. Le compagnie registrate nel Regno Unito avevano i nomi Rosneft Oil Company Ltd, PJSC Tatneft Ltd, JSC Transneft Ltd, Oil Company LUKOIL Ltd, Surgutneftegas Ltd, PJSOC Bashneft Ltd, ePublic Joint Stock Company Gazprom Neft Ltd. Come è possibile notare questi nomi sono dei falsi e non avevano nessuna connessione con le compagnie russe; registrazioni avvenute in maniera fraudolenta che riportava uno schema societario che faceva sembrare tali compagnie gestite dalle stesse persone che sono i top manager delle società reali. Tutto questo si verifica in un paese dove la registrazione di società a responsabilità limitata risulta facile perché è possibile farla online 24 ore su 24 e costa solo 12 sterline.

All’inizio del 2017 cinque società petrolifere russe hanno vinto appelli e cause nel Regno Unito per avere i loro “sosia” fraudolenti non collegati alle compagnie originali e per rimuoverli dalla UK Companies House secondo le sentenze del tribunale. Senza la “sveglia” della RBC e senza l’azione legale intrapresa dalle compagnie russe i media britannici avrebbero potuto riprodurre “l’unica realtà” in merito ad un grande scandalo connesso con le attività di importanti compagnie petrolifere russe nel Regno Unito. E forse Vladimir Putin sarebbe potuto essere il nuovo “eroe” di questo falso scandalo. Questa storia, come abbiamo visto, riguarda le false notizie le quali sono state scoperte e svelate e non hanno prodotto gravi danni; in alcuni casi, però, le fake news funzionano correttamente.

Questa non è la prima volta nella memoria recente che delle aziende false hanno fatto notizia. Il 17 ottobre Scott Dworkin, attivista contro il candidato presidenziale Donald Trump, ha rilasciato ciò che credeva fosse prova di legami illeciti tra Trump e la Russia: un elenco di 249 società russe con “Trump” nel loro nome. L’elenco sarebbe diventato il primo articolo in una relazione completa sui presunti collegamenti russi di Trump rilasciati dalla coalizione democratica Against Trump, dove Dworkin è stato consigliere senior. Decine di articoli sono apparsi molto velocemente come quello dal titolo An Investigation Just Found Trump Has Hundreds Of Businesses In Russia sui siti dei sostenitori del Partito Democratico. Per molti osservatori della Russia, però, la lista delle aziende era un’arringa rossa ovvia, soprattutto a causa della violenta applicazione della legge contro il cosiddetto “branding illegale“.

In generale se si volesse credere nella forza magica dei brand falsi occorre sottolineare come la Russia non poteva preoccuparsi di un risultato delle elezioni negli Stati Uniti: dal 1993 sono state registrate 19 società con il nome “Clinton” in Russia di cui 12 sono fallite. L’OJSC “Clinton” a San Pietroburgo è sembrato il progetto di maggior successo: la compagnia si occupa dello sgombero dei rifiuti.

Ho dato solo due esempi di fake news. Nel primo caso, i falsi sono stati il risultato di attacchi sincronizzati nel tempo e nello spazio su una serie di aziende leader russe, ma non ha funzionato. Sono detrattori privati di aziende reali coinvolte nella comparsa di società duplicate che, usando la consonanza di nomi avrebbero, inflitto danni finanziari o di immagine che possono essere calcolati con molti zeri? Oppure questo processo vede il coinvolgimento dei servizi segreti? A quanto pare, lo sapremo molto più tardi. Non dimentichiamo che l’intelligenza psicologica tra stati ha i suoi livelli: quelli tattici, operativi e strategici, ed ognuno di loro ha i propri problemi da risolvere.

Nel secondo caso, un miliardario carismatico come Donald Trump con il suo successo aziendale consolidato da diversi decenni ha stimolato una decina di piccoli imprenditori russi a registrare le proprie società sotto il nome di “Trump”. È stato fatto in un momento cruciale della campagna elettorale (diverse settimane prima della votazione) per dimostrare i legami illegali di Trump con la Russia. Il signor Trump si sarebbe dovuto scusare dunque su cose che non aveva mai fatto, e deve farlo anche ora, durante la presidenza. Il suo avversario politico può essere contento e questa strategia danneggia l’efficacia della politica estera dell’attuale presidente statunitense.  Inoltre colpisce il prestigio nazionale del paese con ovvie conseguenze negative sui suoi interessi nazionali.

Penso che se Clinton Hillary avesse vinto, avrebbe dovuto giustificarsi circa dubbiosi legami con la Russia. Nell’aprile 2016 John Schindler, ex analista dell’Agenzia per la Sicurezza Nazionale, chiese a Hillary Clinton di spiegare i dettagli della connessione tra il direttore della sua campagna politica ed il Cremlino. A questi attacchi se ne sono aggiunti altri simili.

Questi esempi permettono di dimostrare come la falsa realtà ha un notevole impatto sui processi politici e sulle relazioni internazionali e, in qualche modo, li deforma con l’aggravamento dei problemi individuali e della situazione internazionale nel suo complesso.”

 

Evgeny Pashentsev. Dottore in Storia, Ricercatore capo presso l’Accademia Diplomatica del Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa, Direttore del Centro Internazionale per gli Studi Sociali e Politici e Consulenza (ICSPSC). Professore presso la Cattedra di Filosofia del Linguaggio e della Comunicazione presso l’Università Statele di Mosca Lomonosov. Autore ed editore di 33 libri e di più di 100 articoli accademici. Membro dell’Advisory Board di Comunicar (Spagna) e dell’Editorial Board del Journal of Political Marketing (Stati Uniti d’America).


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Dottorando presso l’Università di Roma Tor Vergata, Direttore della OSINT Unit dell’Associazione di Studio, Ricerca ed Internazionalizzazione in Eurasia ed Africa (ASRIE), analista geopolitico specializzato nel settore Sicurezza, Conflitti e Relazioni Internazionali. Laureato in Scienze Storiche presso l’Università Tor Vergata di Roma, ha conseguito un Master in Peace Building Management presso l’Università Pontificia San Bonaventura specializzandosi in Open Source Intelligence (OSINT) applicata al fenomeno terroristico della regione mediorientale e caucasica.