Fonte: Strategic Culture Foundation, http://en.fondsk.ru/print.php?id=2483 04.11.2009
Più di un anno fa, gli Stati Uniti e i loro vassalli europei riconoscevano l’indipendenza del Kosovo. Ciò che non sarà dimenticato è la forza dei patrioti serbi e i disgustosi processi dell’Aia, durante il quale sentenze incredibilmente ingiuste sono stati loro comminate. Eppure, la storia è ben lungi dall’essere conclusa. In questi giorni, centinaia di ONG, con sede negli Stati Uniti, Europa e paesi arabi “promuovono la democrazia” in Kosovo. Dovrebbe essere compreso in quale misura le loro attività si mescolano con quelle della malavita albanese.
In Kosovo, una fitta rete di fondazioni non-governative e di organizzazioni islamiste, sta creando numerose scuole, apparentemente per lo studio del Corano, ma praticamente per perseguire un programma che non si limita alla diffusione della conoscenza religiosa. In particolare, il sistema include un certo numero di organizzazioni come la saudita Al-Haramain Islamic Foundation, Comitato unico per il salvataggio del Kosovo e la Cecenia, e il Comitato unico saudita per il soccorso del Kosovo, così come le ONG musulmane provenienti da altri paesi – Al Vakh Al Islami, l’Assemblea mondiale per la gioventù musulmana, L’International Islamic Relief Organization, la Società del Revival dell’Eredità Islamica, e Kaliri il Merilis.
Tutte le fondazioni sono gestite dal Comitato di soccorso dell’Arabia saudita, con sede a Riyadh. La sua sede in Kosovo si trova sul Boulevard Bill Clinton, a Pristina. Il ramo del Kosovo è guidato da Hamza Dzalaidan Jael, un individuo legato a Osama Bin Laden. La missione del Comitato è quello di coordinare gli sforzi di tutte le ONG saudite nella ex Jugoslavia, allo scopo di diffondere la versione wahhabita dell’Islam, di cui la popolazione della regione non era nemmeno a conoscenza, prima della occupazione della NATO. Il Comitato fornisce sostegno finanziario a una serie di organizzazioni albanesi che sposano le posizioni estremiste, come il Fronte degli Studenti Islamici, la gioventù di Prizren, e la gioventù albanese del Kosovo, ed è noto anche per avere sponsorizzato il terroristico Esercito Nazionale Albanese.
Quando la beneficenza araba in Kosovo, offre aiuti ai villaggi e alle città, il consenso dei residenti alla costruzione di nuove moschee è dato per scontato. Agenti dei servizi d’intelligence sauditi stabiliscono i contatti con gli imam dei nuovi centri religiosi ed i fedeli che vi partecipano sono, poi, considerati come candidati per il reclutamento. Abitualmente le moschee vengono visitate dai predicatori arabi – in genere persone con esperienza di combattimento dal Libano, Iran, Iraq e Pakistan – che fungono anche da istruttori militari. Insieme con l’indottrinamento religioso, insegnano alle generazioni più giovani dei kosovari, il combattimento in ambienti urbani e il sabotaggio. Gli ufficiali di collegamento del gruppo della terroristica Jihad islamica, fondata in Egitto, sono stati avvistati in Kosovo. C’è una comunità di studenti albanesi presso l’Università del Cairo, una scuola nota allevare in serie terroristi islamici.
I terroristi islamici sono particolarmente attivi nelle regioni di Prizren e Pec. Comunità di seguaci dei movimenti islamici più aggressivi risiedono a Pec e, purtroppo, il loro sostegno nei Balcani si sta allargando. Si ritiene generalmente che esistono tre centri principali dell’estremismo islamico nei Balcani – Skopje (Macedonia), Tirana (Albania), e il Kosovo.
L’esperto di sicurezza degli Stati Uniti e responsabile della missione OSCE in Kosovo, Thomas Gimble, afferma che il Kosovo è diventato un paradiso per le organizzazioni terroristiche islamiche e che al Qaeda sta massicciamente versando denaro nella regione. L’Arabia Saudita, Iran, Bahrein, Qatar, così come il gruppo terrorista Hezbollah, stanno congiuntamente formando un intero esercito di jihadisti, che conterebbe fino a 75.000 persone.
Il processo in corso in Kosovo non è una rinascita islamica, ma l’avvento del wahabismo, che è l’aberrazione più aggressiva e inconciliabile dell’Islam. Essa è guidata non solo dall’Arabia Saudita, ma anche dal suo “fratello maggiore” – gli Stati Uniti. Questi ultimi possono pretendere di aver sradicato il wahhabismo in Afghanistan, ma, per quanto strano possa sembrare, gli Stati Uniti non hanno alcun problema di convivenza con esso in Kosovo. Le Manipolazioni perpetrate dagli Stati Uniti, sono destinate a creare una fonte di tensione e di destabilizzazione permanente in Europa. Non c’è da stupirsi, quindi, che le missioni umanitarie occidentali – Charles Stuart Mott Foundation, East-West Management Institute, Foundation for Democratic Initiatives, The Balkan Trust for Democracy, The German Marshall Fund, Rockefeller Brothers Fund – stanno lavorando fianco a fianco con i predicatori wahhabiti.
Si afferma con orgoglio, sul sito della Charles Stuart Mott Foundation, che attualmente le ONG si stanno moltiplicano in Kosovo. Secondo il responsabile della filiale del Kosovo, Bakshim Rahmani, il numero di ONG registrate in provincia ha raggiunto i 5.000!
Attuando i loro progetti politici nella regione, gli Stati Uniti collaborano strettamente con i capi della mafia albanese. Curiosamente, la “democrazia più importante del mondo” e dei gruppi criminali albanesi, sembrano avere obiettivi comuni. I leader più influenti della malavita albanese sono Rami Mustafi, leader dei Rami-Guys, gruppo che controlla l’est del Kosovo (Kacanik-Gnilana-Vitina), il politico albanese Hashim Thaci, Recep Salemi e Agim Cheku. La fusione della politica albanese e della criminalità organizzata ha portato in vita un mostro, che rappresenta una minaccia per l’intera Europa centrale e meridionale. Sostenuta da Tirana e Washington, la criminalità organizzata albanese forgia dei partiti politici, con cui infiltrarsi nell’amministrazione del Kosovo. Per esempio, Thaci, Salemi, e Cheku hanno costituito il Partito Democratico del Kosovo. I loro alleati sono noti individui come Havit Haliti, Suleyman Semimi, Agim Shyla, e Samid Lushtaku. Lushtaku e Semimi sono i fondatori dell’UCK ed ex comandanti del Corpo di Difesa del Kosovo. Tutte queste persone hanno dei singoli settori di responsabilità, nella politica e nella sfera della criminalità organizzata, mentre agiscono sotto il controllo del Partito democratico del Kosovo. Così, Thaci è il leader del partito, e Haliti è il direttore dei servizi segreti e delle operazioni finanziarie.
Attualmente le posizioni del vertice del crimine in Kosovo sono condivisi dai ‘ragazzi di Rami’ e da molti altri gruppi che hanno legami con gli Stati Uniti ed i servizi segreti albanesi. Alcuni di essi sono descitti più avanti.
Il gruppo Brakai è guidato dai fratelli Albert, Ilin, e Fatmir Brakai. Mantengono stretti legami con l’ex Primo Ministro albanese e attuale parlamentare, Fatos Nano. Informazioni sulle connessioni tra Nano e la mafia albanese in Italia emergono regolarmente nei media italiani. Il gruppo Brakai controlla Pristina ed i territori della valle Drenica.
Il dominio del gruppo dell’ex Primo ministro del Kosovo, Ramush Haradinaj, si spande su Pec-Dakovica-Decani. E’ sponsorizzato dal maggiore affarista e contrabbandiere di armi albanese, Ekrem Luka. Le consegne delle armi sono controllate dal fiduciario di Luka, Ali Haski, che è collegato al servizio di sicurezza dell’Albania, il Shik. Luka è un alleato del clan di Thaci, ed è collegato ad esso tramite Haliti.
Molti altri gruppi dominano nell’ex serbo Kosovo. Florim Maloku controlla il contrabbando di sigarette, auto e alcol in Kosovo (è noto per aver donato 300 dollari all’UCK, in passato). Ismet Aslani, un individuo legato a Thaci e al numero uno del contrabbando in Kosovo, Nuredin Ibishi, controlla lo spaccio di marijuana, eroina e del combustibile nella regione. Salli Nimani, le cui donazioni alla causa dell’UCK ammontano a 3 milioni di dollari, fornisce armi provenienti dall’Albania, occasionalmente trasportandole con la sua auto con targa diplomatica. Aiuta anche gli ex guerriglieri dell’Esercito di Liberazione del Kosovo, trovandogli lavoro a Presevo, Medveda e Bujanovac, ampliando così la nicchia delle sue attività criminali. Di conseguenza, attualmente Nimani è anche contrabbandiere di armi nella regioni di cui sopra. Shukri Buya, un contrabbandiere e un confidente dello Shik e della mafia albanese, è sponsor della formazione paramilitare Black Eagle.
In conseguenza di tutto ciò, l’islamizzazione dei territori ex serbi procede di pari passo la loro criminalizzazione. La mafia albanese, patrocinata da Washington, sta penetrando nell’amministrazione del Kosovo e spinge i suoi agenti nelle posizioni politiche e governative più significative. Data la situazione attuale, la minoranza serba, abbandonata nella regione, non ha praticamente alcuna possibilità di sopravvivenza.
“Mia amata Serbia, sono pronto a sacrificare la mia vita in tuo nome. So cosa lascerò e perché”. Questo è il voto dei volontari serbi che si preparano a combattere i nemici del loro paese. Si spera che i serbi trovino la forza di non cedere di fronte a nuove privazioni.
Traduzione di Alessandro Lattanzio
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