Fonte: Strategic Culture Foundation

La presente lista dei 10 maggiori sviluppi nell’Asia centrale del 2010 è stata compilata sulla base della valutazione dell’autore a seconda del loro impatto nell’area, sia al livello politico che socioeconomico. Ad ogni modo, gli eventi sotto elencati avranno, fortunatamente, ripercussioni di lunga durata per l’Asia Centrale stessa.

1. La seconda rivoluzione in Kirghizistan. Nel aprile del 2010 il regime di K. Bakiyev, apparentemente stabile, crollò inaspettatamente a seguito di massive proteste culminate con l’ occupazione del palazzo del governo kirghiso. La coalizione di gruppi di oppositori formò un governo provvisorio, mentre Bakiyev trovava rifugio nella provincia di Jalalabat, sua zona natia kirghisa, nonché roccaforte dei suoi sostenitori. Più tardi, Bakiyev fuggì  in Bielorussia, dove risulta attualmente nascosto. Il colpo di Stato – il secondo all’epoca dell’indipendenza del  Kirghizistan (il precedente aveva avuto luogo nel marzo del 2005) – gettò in un lungo caos questa repubblica.

2. Conflitti interetnici nel Kirghizistan meridionale. All’indomani dell’uscita di scena di K. Bakiyev, tensioni tra le comunità kirghise e uzbeche del Kirghizistan iniziarono ad aumentare. Gli Uzbechi ammontano ad un terzo della popolazione occupante le tre regioni meridionali del Kirghizistan. Avendo sostenuto il governo temporaneo, i leaders uzbechi rivendicarono per loro cariche politiche e un riconoscimento per le leggi della comunità uzbeca. A giugno, il conflitto che ne derivò, sfociò con scambi infuocati tra Osh e le provincie di Jalalabat, mietendo circa 2000 vittime  tra la distruzione della maggior parte della prima e molto della seconda. Maggiori perdite si contarono all’interno della comunità uzbeca, ma l’amministrazione, in questo caso, sostenne il fronte kirghiso. Qualcosa come 100 000 uzbechi fuggirono verso l’Uzbekistan e furono accolti nei campi profughi.

3. L’espansione della base aerea di Manas nel Kirghizistan. Già durante le proteste che portarono alla cacciata di Bakiyev, gli esperti predissero che la base aerea statunitense sarebbe continuata ad esistere nella kirghisa Manas, anche dopo calmatesi le acque. La previsione fu confermata il giorno 2 di Dicembre, quando il Segretario di stato statunitense H. Clinton, in visita a  Bishkek, confermò il rinnovo della locazione di Manas fino al 2014, anno in cui i piani statunitensi si sarebbero completati con la ritirata delle truppe dall’Afganistan. Considerando che il ritiro delle truppe sarebbe dovuto avvenire al massimo nel 2011, come programmato in precedenza da Washington,  prorogare la situazione di Manas ad un non-così-lontano 2014,  non dovrebbe cogliere nessuno di sorpresa.

4. La transitoria guerra Uzbeco-Tagica. Tensioni tra Tashkent e Dushanbe, in fermento da anni, cessarono solo quanto il Tagikistan decise di completare la costruzione della controversia Roghun Dam, senza clausole di esenzione russe al progetto. Nel Dicembre del 2009, l’Uzbekistan impose de facto un blocco ai lavori ferroviari nel Tagikistan con l’evidente tentativo di non far portare la costruzione a termine. Il Tagikistan si interrogò sul disappunto che le Nazioni Unite avevano per tale situazione, che venne poi provvisoriamente risolta, anche se l’approvvigionamento di materiali continuò a non arrivare.

5. Lo spettro di una guerra civile in Tagikistan. In Agosto a Dushanbe, 25 detenuti, parenti e conoscenti dei recenti prigionieri chiave dell’opposizione, vengono rilasciati grazie alle agevolazioni delle misure preventive dei servizi di sicurezza tagichi. Serrate azioni di sicurezza all’interno del Tagikistan non ridussero l’alto numero degli evasi. Alle fughe seguì da un’intensa lotta nella Rash Valley, territorio utilizzato come roccaforte dall’unione tagika opposta, situazione questa del tutto simile a quella della passata guerra civile in Tagikistan. Un convoglio militare subì un’ imboscata e 25 di 40 soldati furono uccisi a settembre nel distretto di Rash. Nello stesso mese, attacchi terroristici, attribuiti agli ormai dispersi mujahideen, furono lanciati sia a Khujand che a Dushanbe. Il governo inviò l’esercito nella Rash Valley e bloccò le comunicazioni in tutta l’area. I resoconti ci dicono che la situazione ritornò sotto controllo, alcuni evasi neutralizzati dalla caduta, ma tensioni evidenti permangono tutt’ora.

6. La nuova politica del gas nel Turkmenistan. Le relazioni tra Russia e Turkmenistan sull’argomento gas, affondano al loro minimo storico nel 2009, per poi ritornare alla normalità. Un accordo tra le due nazioni fu firmato alla fine del 2009, dato che la Russia avrebbe voluto ristabilire il passaggio del gas dal Turkmenistan all’Europa, ma le previsioni sulla capacità – 10 bcm all’anno contro il precedente  40-50 bcm – avrebbero scontentato Ashgabat. Un’erogazione più ampia non poteva essere garantita dato che il Turkmenistan stava già distribuendo a prezzi scontati, mentre la Russia non poteva offrire nulla di meglio data la drastica riduzione della domanda. La controversa situazione portò Ashgabat ad adottare una nuova politica sula gas, direzionandosi ai mercati cinesi e iraniani. Nel Dicembre del 2009, fu inaugurato il gasdotto tra Turkmenistan-Uzbekistan-Kazakistan-Cina con un obbiettivo sul rendimento di 40 bcm all’anno entro il 2013. Nel 2010, il gasdotto Turkmenistan-Iran fu rafforzato fino ad una capacita’ di 20 bcm all’anno. Inoltre, Ashgabat si mosse verso una cooperazione con le compagnie europee con la speranza di implementare il progetto del gasdotto Trans-Caspio, progetto questo fortemente criticato dalla Russia e dall’Iran, dato il loro appoggio alla proposta sul gasdotto del Nabucco.

7. La Russia rafforza la campagna contro i traffici di droga dall’Afganistan. Consapevole della mole di aumenti del traffico di droga dall’Afganistan, nel 2010 il governo russo si sforza decisamente nel sottolineare la situazione. Da anni, Mosca combatte senza apparenti successi, discutendo con gli Stati Uniti sullo sradicamento delle coltivazioni di droga in Afganistan e del giro di vite attorno a questa rete di fabbricazione di stupefacenti. Parallelamente, La Russia rafforza la cooperazione con quelle stesse nazioni, famose per l’alta concentrazione di illecite attività legate al giro di droga alli’ interno dei loro territori. A Dicembre, le forze anti-droga russe, tagike, afgane e pachistane firmano un coordinamento tra le iniziative dei loro centri antidroga e  il “quadrilatero antidroga Centro-Asiatico”.

8. Il Kazakistan assiste al cambio di presidenza dell’ OCSE. Per il Kazakistan, il 2010 è l’anno segnato dal cambio di presidenza all’ OCSE, evento tenuto sotto controllo da un gruppo di analisti come speciale regalo di compleanno per il presidente della repubblica, l’anziano 70enne N. Nazarbayev.  L’incontro di Dicembre all’ OCSE, tenutosi ad Astana, fu una rara opportunità per mettere in vetrina la repubblica stessa, che a soli due decenni dalla sua nascita mostra di aver sviluppato una stabile e dinamica economia. Inoltre,  non e’ un segreto che il primato democratico kazaco non e’ misurabile con gli standard europei, e la presidenza automaticamente evidenzia il declino dell’OCSE, organizzazione che, sempre più spesso, perde contatto con i presupposti della sua stessa esistenza.

9. La guerra uzbeca contro i monumenti. In Uzbekistan, lo scorso anno, l’ha fatta da protagonista la restaurazione del centro di Tashkent, i cui parchi, caratterizzati dall’influenza artistica di epoca imperiale russa, furono rasi al suolo e i suoi luoghi di interesse architettonico – demoliti oppure ricostruiti sotto stretto controllo. Cosi, la città perse la chiesa ortodossa russa di S. Alessandro di Neva (1898) disegnata dall’importante architetto russo Alexei Benois, nonché l’albergo Stolitza, di epoca Staliniana. Un monumento a ricordo della II guerra mondiale e tutte le più antiche mostre furono sostituite con la radicale ristrutturazione dei musei delle forze armate, così che la loro nuova forma non riflettesse il periodo storico sovietico. Il monumento al Gen. Sabir Rakhimov, eroe della II guerra mondiale, unico generale dell’epoca di etnia uzbeca, fu distrutto il 06 gennaio 2011. Il sottile scopo che si celava nella campagna, fu di cancellare ogni traccia dell’impero russo e dell’ epoca sovietica nel paesaggio della città e – a livello quotidiano – di cancellare ogni sorta di referenza mentale degli uzbechi ad eventuali contributi della Russia e russi.

10. L’Asia Centrale vista da WikiLeaks. Le rivelazioni di WikiLeaks gettano luce sugli oscuri aspetti delle politiche statunitensi in Asia Centrale. Per esempio, i materiali di WikiLeaks che riguardano il Kirghizistan, evidenziano la rivalità tra Mosca e Washington riguardo la base aerea statunitensi a Manas, situazione questa in cui Washington programmò di coinvolgere Maxim, figlio minore del presidente kirghiso, nonché politico evidentemente pro-Stati Uniti. Sensazione questa, causata dai contatti fra le rappresentanze statunitensi e l’ex ambasciatore tagico in Kirghizistan e l’attuale ministro degli esteri Hamronkhon  Zafiri è colui il quale, come varie fonti confermano, Washington programmò di inserire come successore alla presidenza tagika di Emomalii Rahmon. Senza nulla aggiungere, il Sig. Zafiri non accolse di buon grado tale fuga di notizie.

Traduzione Tiziana Nelli


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